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<strong>L'Azione</strong> 9 MARZO 2<strong>01</strong>3<br />

>CULTURA<br />

Cenacolo,<br />

Leonardo da Vinci<br />

La sindrome di Leonardo<br />

Non uno spirito religioso, ma certo della trascendenza della realtà<br />

di GIAMPIERO DONNINI<br />

Da quel giorno che siamo<br />

entrati nella Mole Vanvitelliana<br />

di Ancona,<br />

or son molti anni, per<br />

visitare la mostra di Leonardo<br />

senza trovare neanche una sua<br />

opera autentica, il solo nominare il<br />

grande genio da Vinci ci provoca<br />

una sindrome. La “sindrome di<br />

Leonardo”, appunto, che ci procura<br />

non pochi inconvenienti di tipo neurologico,<br />

come trasalimenti, ansia,<br />

insicurezza, essudorazioni. Oppure<br />

reazioni scomposte e aggressive<br />

verso gli amministratori che sperperano<br />

il pubblico denaro. In virtù<br />

dell’inesorabile avanzare dell’età,<br />

siamo rassegnati a non guarire più<br />

da simili comportamenti. Eppure<br />

Leonardo è il genio dei geni, è il<br />

genio per antonomasia. E’ persona<br />

che soggioga al solo nominarlo. E’<br />

una gura mitica che di fatto non<br />

appartiene né al mondo dell’arte,<br />

né delle lettere, né della scienza o<br />

della loso a. Leonardo è inclassi-<br />

cabile, alieno a qualsiasi etichetta,<br />

Nei poster raf guranti tutti i Papi<br />

della storia in vendita nei negozi di<br />

souvenir di Roma ma anche nelle<br />

enciclopedie più autorevoli, Leone<br />

XII risulta essere nato a “Spoleto”<br />

o nella migliore delle ipotesi<br />

a “Genga (Spoleto)”, quasi che<br />

Genga fosse un piccolo sobborgo<br />

di Spoleto.<br />

Certamente si tratta di un errore,<br />

costituendo il suo certificato di<br />

battesimo conservato nella parrocchia<br />

di S. Clemente di Genga<br />

un documento inoppugnabile, ma<br />

c’è da chiedersi come sia sorto<br />

un equivoco così universalmente<br />

accettato. In un primo momento<br />

ho pensato ad uno sbaglio di natura<br />

storiogra ca: uno storico particolarmente<br />

autorevole, magari il Pastor<br />

o il suo biografo francese; ma tale<br />

ipotesi poco si concilia con la doppia<br />

traditio di “Spoleto” o “Genga<br />

(Spoleto)”. La soluzione dovrebbe<br />

essere invece contenuta nei dati<br />

forniti addirittura dall’Annuario<br />

Ponti cio del 1828, una fonte se<br />

non proprio uf ciale sicuramente<br />

ufficiosa. Il testo in questione<br />

presenta innanzitutto l’elenco dei<br />

il cui fascino planetario è stato bene<br />

individuato da Giuseppe Pontiggia<br />

quando ha scritto che egli non ama<br />

la citazione ma cerca piuttosto la<br />

sorpresa dell’esperienza. La lingua<br />

scienti ca del tempo, il latino,<br />

Leonardo la conosce poco e male,<br />

ma in compenso è mosso da una<br />

straordinaria tensione che lo spinge<br />

a superare tutto ciò che è frontiera,<br />

limite, perimetro. Non praticando<br />

né accademie, scuole, canoni o<br />

statuti, il suo genio può attestarsi su<br />

frontiere sempre più avanzate, sempre<br />

più inesplorate da mente umana.<br />

Insomma, com’è stato de nito, il<br />

suo “è un paradossale sperimentalismo<br />

fantastico che si sposa con<br />

una fantasia massimamente empirica”.<br />

Il suo Codice Atlantico, che<br />

qualche anno fa ha fatto il giro del<br />

mondo, propone un campionario<br />

emblematico del suo eclettismo. In<br />

esso c’è di tutto: dal bozzetto per la<br />

statua del suo mecenate milanese<br />

Francesco Sforza al progetto del<br />

tiburio del Duomo ai disegni relativi<br />

alle ricerche idrauliche sui umi<br />

lombardi. E sono molti i casi in cui<br />

i suoi progetti sono diventati realtà.<br />

In ogni caso, Leonardo assume gli<br />

incarichi solo se questi convergono<br />

con ciò che gli interessa in quel<br />

particolare momento. Da un punto<br />

di vista tecnico, la sua mancanza di<br />

concentrazione produce spesso danni<br />

irreparabili. Come col Cenacolo.<br />

In quel frangente, il maestro intende<br />

sperimentare un nuovo modo di<br />

eseguire la pittura a fresco e si af da<br />

a una tecnica mai <strong>prima</strong> praticata.<br />

Tant’è che due secoli dopo Federico<br />

Borromeo, convinto che nel giro di<br />

dieci anni dell’insigne capolavoro<br />

non resterà più traccia, chiama un<br />

pittore di corte a farne una copia.<br />

La verità è che il suo mostruoso<br />

eclettismo lo trascina verso mille direzioni,<br />

e il desiderio di dar corso a<br />

ogni idea che gli passa per la mente<br />

spesso prevale sull’attuazione della<br />

medesima. Il suo più alto desiderio<br />

era quello di aprire nuovi sentieri<br />

alla mente: se poi quei sentieri<br />

raggiungevano la luce o precipitavano<br />

nelle tenebre, la cosa non<br />

lo interessava. Leonardo ci pone<br />

difronte a un paradosso. Egli non<br />

I natali di Leone XII:<br />

la genesi di un errore<br />

A sinistra un'immagine di Leone XII,<br />

sopra l'Annuario Pontifi cio, 1828<br />

manifesta una particolare<br />

predisposizione<br />

religiosa. Per di più,<br />

s’è detto, l’ignoranza<br />

del latino non gli consente<br />

approfondimenti<br />

teologici. Tuttavia, la<br />

sua inesausta ricerca<br />

volta a travalicare ogni<br />

frontiera è propria di<br />

chi sembra volersi impadronire<br />

dello sguardo<br />

di Dio. Cioè dello<br />

sguardo che tutto connette<br />

e tutto collega. E<br />

anche quando veri ca<br />

empiricamente i limiti<br />

della creatura umana,<br />

e li sottolinea apertamente,<br />

non dimentica<br />

mai di tralasciare l’ipotesi<br />

che la realtà sia<br />

in qualche modo passibile<br />

di trascendenza.<br />

Anche per questo non<br />

si spiegherebbe, dopo<br />

cinquecento anni, l’incredibile<br />

persistenza del suo mito. A tutti i<br />

livelli e in ogni strato sociale.<br />

L'equivoco<br />

di Spoleto<br />

23<br />

Leonardo, il disegno anatomico<br />

del cuore umano<br />

Romani Ponte ci che termina con<br />

“Leone XII Della Genga da Spoleto”;<br />

poi, nella pagina accanto è possibile<br />

leggere “Leone XII (<strong>prima</strong><br />

chiamato Annibale Della Genga) da<br />

Spoleto”. Nelle centinaia di nomi<br />

che seguono viene indicato solo<br />

il luogo di nascita, mentre per il<br />

Papa si è voluto indicare<br />

anche l’attuale residenza<br />

della famiglia. Il cognome<br />

Della Genga uguale<br />

al luogo di nascita ed<br />

una lettura super ciale<br />

hanno poi completato<br />

l’equivoco. Del resto<br />

no alla scoperta delle<br />

Grotte di Frasassi quanti<br />

nel mondo conoscevano<br />

l’esistenza di Genga,<br />

e poi come mettere in<br />

dubbio l’attendibilità<br />

dell’Annuario Pontificio?<br />

Solo dopo due secoli<br />

lo storico don Alberico<br />

Pagnani ha rivendicato la<br />

vera origine gengarina di<br />

Leone XII, ma la notizia<br />

è rimasta solo in ambito locale.<br />

Don Leopoldo Paloni<br />

23 cultura.<strong>indd</strong> 2 06/03/13 11.33

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