28 >FUORI PORTA< Rifi nanziata la legge sugli oratori <strong>L'Azione</strong> 9 MARZO 2<strong>01</strong>3 Corresponsabilità educativa Proseguono gli incontri sul rapporto genitori, insegnanti ed alunni di ADELE GIOIA gestione del con- itto nel rapporto genitori, insegnan- “La ti, alunni” e “Come costruire una relazione positiva: i problemi da risolvere insieme” sono stati gli argomenti trattati da due psicologhe terapeute – il primo – e da una dirigente psicologa e formatrice, il secondo. I loro interventi si sono integrati ef cacemente; se ne offre una sintesi breve e, purtroppo, riduttiva. Oggi educare è particolarmente dif cile perché la società è ferita da indifferenza, dal privilegiare il tornaconto, dalla corruzione, dall’assenza di valori condivisi. Questa amara percezione della realtà induce spesso ad atteggiamenti aggressivi, di sola protesta, ai quali è doveroso contrapporre l’alleanza educativa di tutti quelli – singoli ed associazioni – che sono consapevoli della responsabilità che hanno per la crescita integrale delle nuove generazioni. Famiglia e scuola sono, di diritto, gli attori principali nell’assolvimento di questo compito, in ruoli diversi: fondativi di valori e di comportamenti corretti e collaborativi quello della famiglia, di istruzione e formazione culturale e civica, quello della scuola. Nella scuola, genitori e docenti debbono imparare ad interagire, rispettando PSICOLOGICA...MENTE a cura della psicologa Valeria Catufi nella prassi quotidiana regole di comportamento e di rispetto reciproco, in un clima di collaborazione leale, sereno, costruttivo. La ducia reciproca deve condurre ad un’intesa tale da rendere possibile, da una parte e dall’altra, il cambiamento dei comportamenti che ostacolano un’intesa reale. Pregiudizi e preconcetti rendono molto dif cile, nella realtà, il raggiungimento di questa meta. La simulazione di un incontro-scontro tra una mamma, un’alunna ed una docente (realizzata con l’aiuto volontario di alcuni partecipanti all’incontro) ad opera delle terapeute Anna Rosati e Laura Cascia, ha reso evidenti le difficoltà che si veri cano nei rapporti tra genitori, docenti, alunni, in occasione dei colloqui. La studentessa lamenta l’incomprensione della docente, la mamma grida per la sottovalutazione della propria glia e per la sostanziale incapacità della docente che, a sua volta, è determinata a sottolineare la debolezza della studentessa e la propria valida professionalità. Un quadro spesso vicino alla realtà. Come se ne esce? Strumento indispensabile è una comunicazione reale, unica base per un ascolto autentico; l’uso di Le fi abe sono solo per i piccoli? Durante un laboratorio che prevede l’utilizzo della aba con pazienti psichiatrici adulti, mi hanno domandato: “Ma utilizzare le abe con gli adulti non è infantile?” I motivi per cui ci si avvicina alle abe, anche da adulti, oltre che da bambini/e, possono essere molti. Fin dall’antichità erano note le potenzialità contenute in storie e racconti, basti pensare che Platone, attraverso ‘il mito della caverna’ dispiegò la sua intera teoria loso ca. Da sempre si conosce quanto una narrazione possa alleviare il dolore, ridurre l’ansia, scacciare le paure, la rabbia, stimolare forza e volontà. Attraverso le narrazioni si trasmettono regole, precetti educativi, credenze e valori sociali/individuali. Favole e abe sono metafore delle norme comunemente condivise: si pensi alle abe per adulti di Esopo e di Fedro che si concludono sempre con una morale. Le abe sono utilizzabili quando si cerca di spiegare un concetto astratto, quando si vogliono trasmettere nozioni o dare informazioni: si lasciano scoprire poco alla volta, rendendo l’informazione o il con- Da cinque anni nelle Marche esiste una legge speci ca sugli oratori, circa 300 sul territorio, che è stata ri nanziata alla ne di gennaio con 600mila euro. Nello scorso anno questi fondi sono stati utilizzati per progetti che hanno riguardato la formazione degli operatori; lo svolgimento di ricerche e sperimentazione di attività e metodologie d’intervento, soprattutto a carattere innovativo; la realizzazione di percorsi d’integrazione e recupero a favore di soggetti a rischio emarginazione sociale, devianza in ambito minorile o giovanile, con disabilità; cetto più interessante e mantenendo sempre l’attenzione dell’ascoltatore, capaci come sono di parlare un linguaggio universalmente comprensibile. Secondo la concezione degli allievi di Rudolf Steiner, un antroposo sta, con il racconto della aba si esce per un momento, ogni giorno, dalla frenesia del tempo quotidiano, dando spazio alla calma di chi narra e al silenzio di coloro che ascoltano. C’è un genere di abe che può essere de nito sociale, perché al loro interno vengono analizzati, anche sotto forma fantastica, alcuni fra i problemi e i con itti dei nostri tempi, spesso poco chiari ai bambini ma ben comprensibili agli adulti. Basta pensare a ‘Il Piccolo Principe’ di Antoine De Saint-Exupèry, che incontra uomini d’affari schiavi del denaro, spregiudicati e privi di ogni sensibilità umana e con potenti re che non considerano l’uomo una persona ma una cosa, e che nisce con il rimanere da solo. Il Piccolo Principe insegna il valore di ‘addomesticare’ nel senso di ‘creare dei legami’ con le creature che ci circondano valorizzandole, anche se sembrano piccole, insigni canti, uguali a tante altre, poiché por- il funzionamento degli enti come parrocchie, altri enti ecclesiastici della Chiesa cattolica, associazioni nazionali cattoliche degli oratori, ovviamente per attività oratoriali. Di particolare rilievo è stato il corso di formazione regionale per formatori degli oratori “Formati 3” (Forum Oratori Marche) promosso dalla Conferenza episcopale marchigiana, unitamente all’Associazione Amici del Centro Giovanni Paolo II, in accordo con tutti i referenti diocesani. Per il 2<strong>01</strong>3 tra i progetti in cantiere c’è “Oratorio dove sei”, promosso dal Forum Oratori Marche un linguaggio pacato, la capacità di riconoscere la propria parte di torto, il saper porre le domande giuste per conoscere e comprendere quali siano le modalità per rispondere alle giuste esigenze dei gli-alunni. E’ questa comunicazione vera che rende possibile e grati cante l’incontro di genitori e docenti che dovrebbero porsi, insieme, di fronte al glio-studente, per riuscire a conoscerlo nella sua complessità, guardandolo sulla base dei rispettivi angoli visuali, con attenzione, evidente anche dall’espressione del volto con empatia, senza condiscendenza arrendevole, ma con fermezza nel proporre impegni da assumere e regole da rispettare. E’ questo il cammino da percorrere – disponibili sempre alla veri ca del proprio operato – per dare al glio-alunno: consapevolezza di (www.forumoratorimarche.it) con la supervisione scienti ca dell’Istituto Teologico marchigiano. Alleanze educative. “La legge sugli oratori è stata un punto di partenza ma anche un riconoscimento del cammino fatto dalle nostre comunità nelle diocesi - afferma don Francesco Pierpaoli, coordinatore del Forum degli oratori marchigiani -. Questo riconoscimento ha rilanciato le alleanze educative, si è creato un circolo virtuoso e si sono realizzate sinergie molto positive con gli ambiti territoriali sociali e con la realtà degli immigrati sul territorio: sé, capacità di affrontare le prove e le dif coltà che incontrerà, dotato delle ‘competenze’ che gli consentiranno di essere protagonista consapevole delle scelte da compiere e da perseguire con costanza. E’ da ricordare che sono diversi i doveri di genitori e docenti; li accomuna il compito di condividere un percorso dif cile che, condotto da un amore autentico, consentirà il successo del loro impegno. Educare è difficile, è vero, ma è altrettanto dif cile per i - gli-alunni, la fatica dell’apprendere e quella del crescere e conoscersi nel loro essere, per quello cui aspirano. Gli adulti non devono ignorare questa fatica, ma sostenerla e guidarla con amore vigile, con grande attenzione alle reazioni e a quanto accade loro intorno, ai silenzi che vanno talora riconosciuti come segni di vero disagio e di tormentose incertezze. Una carezza non distratta, una domanda non casuale, motivata da genuino interesse alla loro interiorità, li sosterrà, incoraggiandoli. Bisognosi di tutto questo, in modo del tutto particolare, i ragazzi che vivono la separazione dei genitori, con ansia profonda, tatrici di vita. Fare abe non signi ca sfuggire dal mondo, ma trovare delle chiavi per capire la realtà, l’essenza della vita. Le abe sono relazione, rapporto e comunicazione; la loro narrazione può avere effetto terapeutico in quanto si prende cura del rapporto con il bambino e, dal momento che con le abe ci si dedica a qualcuno, si rinsaldano delle relazioni esistenti. Le abe e le favole favoriscono elasticità emotiva, data dal passaggio da un contesto relazionale esterno a una realtà personale interna, da un collegamento tra reale e immaginario, passando dall’esperienza concreta di invenzioni alla ri essione collettiva. Attraverso la aba si può tradurre e trasmettere al bambino, ma anche all’adulto, qualunque messaggio concreto, ma anche astratto, e quindi più dif cile per lui da comprendere: un sentimento, un valore, un’idea. Percorrere una aba è come entrare in un bosco e lasciarsi trascinare dai suoi colori e dai suoi profumi: è un mondo incantato, dove tutto è possibile, ma non prevedibile, scontato o banale, è un mondo dove il rito è tutt’uno con il magico, dove l’imprevisto diventa determinante, dove la realtà è la fantasia e la fantasia è la realtà, dove la potenza dell’immaginario non diventa onnipotenza, ma genera possibilità, apre delle porte, traccia delle strade, favorisce delle scelte, prospetta cioè dei percorsi evolutivi. basti pensare che su 18mila ragazzi censiti, che frequentano le realtà oratoriali, il 10% è costituito da giovani che appartengono ad altre religioni”. Il coinvolgimento delle famiglie. “Con questa legge le istituzioni hanno capito la valenza di questi luoghi - nota la vice coordinatrice degli oratori della diocesi di Fabriano- Matelica, Elisabetta Cammoranesi - che a livello sociale sono un punto di riferimento per l’intera famiglia”. Questo è tanto più vero in un territorio come quello fabrianese, dove la crisi economica si è fatta particolarmente sentire e spesso gli oratori sono diventati sede di corsi di cucito, d’informatica e altri, per adulti disoccupati o in cassa integrazione. “Negli ultimi anni, da quando sono talvolta con senso di colpa nel timore di essere la causa del loro allontanarsi. I docenti hanno, anche in questo, una grande responsabilità: quella di comprendere che, talvolta, comportamenti devianti o di opposizione degli alunni, sono il tentativo di richiamare l’attenzione su di sé o di cercare una qualche affermazione per sentirsi grandi, importanti. Allora si dovrà inventare l’occasione per lodarli in quel che sanno fare, per renderli consapevoli di far parte di un gruppo unito, solidale: la classe. La scuola dovrà dare un approdo di sicurezza e di solidarietà a questi ‘relitti’ dell’incapacità di amore, dell’egocentrismo egoistico di alcuni adulti. Le relatrici, in particolare la formatrice Cinzia Mion, hanno catturato l’attenzione e l’interesse dei numerosi presenti. L’incontro dell’8 marzo alle ore 18 presso l’Istituto Marco Polo, condurrà alla conclusione di quelli programmati dall’Associazione ‘Genitori in crescita’, in collaborazione con l’Aimc e l’Uciim e con i dirigenti degli Istituti Comprensivi di Fabriano, si tratterà il tema “Corresponsabilità educativa: impegno, dif coltà, speranze”. Lo tratterà il professore, dirigente e docente universitario Piero Cattaneo, sulla base della sua infaticabile esperienza nella realizzazione di questo dif cile, ma ineludibile obiettivo. Le storie possono essere considerate come un ponte gettato dall’età adulta verso l’infanzia e viceversa, tramite il quale è possibile passare dall’una all’altra dimensione senza alcuna limitazione. Tutte le abe possono essere usate a scopo terapeutico perché riproducono tappe fondamentali dello sviluppo individuale e diventano metafore della storia dell’umanità, ma possono essere anche un metodo per rilevare i tratti della personalità infantile e per avere un quadro più completo sulla maturazione dell’individuo. In ogni racconto si possono riconoscere caratteristiche evolutive come la successione temporale, la gradualità, il superamento dei vincoli esistenti, la capacità di ampliare il proprio punto di vista, la capacità di arricchire la propria dimensione cognitiva, la capacità di arricchire la propria dimensione emotiva. Nel gruppo aba, dunque, si incontrano due aspetti apparentemente slegati tra loro, ma in realtà fortemente interconnessi: i fattori terapeutici del gruppo e il valore educativo delle abe. Entrambi, combinati insieme, portano ad un giovamento nel paziente psichiatrico. Dunque, le abe, sono solo per bambini? Per riflessioni o suggerimenti potete scrivere a valeriacatufi@virgilio.it, oppure all’indirizzo de L’Azione, info@lazione.com. nate e cresciute le realtà oratoriali - sottolinea Cammoranesi - è cambiato il volto della città: i ragazzi hanno dei punti di riferimento che <strong>prima</strong> mancavano, trovano dei luoghi sani di crescita e di accoglienza”. La cosa bella poi è che “gli oratori non hanno età: vengono i nonni e i genitori per aiutare e sono quindi un’occasione d’incontro tra generazioni”. La legge regionale “ci ha aiutato molto nella formazione degli operatori e nella creazione della rete”, ma gli oratori sono aperti tutti i giorni per tante ore al giorno, quindi “quello che servirebbe dalle istituzioni, non solo regionali, è un sostegno alle spese ingenti che si affrontano, comprese quelle per gli educatori quali cati, che vanno valorizzati”. 28 fuori porta.<strong>indd</strong> 2 06/03/13 11.09
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