TURIDDU 30 ANNI DOPO (di Guido Gerosa, Storia ... - Misteri d'Italia
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«tra<strong>di</strong>mento» che portò alla sua sconfitta, sono ancora tenacemente avvolti<br />
nelle nebbie, come tanti altri misteri della recente storia <strong>d'Italia</strong>.<br />
Frank Mannino per esempio, uno degli uomini <strong>di</strong> Giuliano liberati da poco,<br />
sostiene che il ban<strong>di</strong>to fu ucciso dalla mafia e non da Pisciotta. L'antico<br />
fuorilegge, rilasciato dopo quasi trent'anni, non ha voluto tornare in Sicilia<br />
ma ha scelto Genova come sua sede. Di chi ha paura, a tanta <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong><br />
tempo? Probabilmente degli stessi uomini che hanno operato, nel trentennio,<br />
l'ecatombe <strong>di</strong> quattor<strong>di</strong>ci testimoni.<br />
Anche questa è una storia <strong>di</strong> enorme interesse e <strong>di</strong> agghiacciante attualità.<br />
Una catena ininterrotta <strong>di</strong> strane morti e <strong>di</strong> oscure vendette si snoda lungo<br />
tutto questo trentennio e ha colpito un fitto gruppo <strong>di</strong> persone <strong>di</strong> cui si può<br />
ragionevolmente ritenere che conoscessero le responsabilità sulla fine <strong>di</strong><br />
Giuliano.<br />
Il 4 marzo 1952 morì improvvisamente l'ispettore <strong>di</strong> P.S. Ciro Ver<strong>di</strong>ani e sul<br />
suo cadavere non venne mai eseguita l'autopsia. Ver<strong>di</strong>ani aveva stabilito un<br />
buon contatto con i Miceli, personaggi legati alla mafia <strong>di</strong> Monreale: erano<br />
stati loro a convincere Giuliano a trasferirsi da Montelepre a Castelvetrano.<br />
L'8 agosto 1952 i carabinieri scovarono e uccisero, in un conflitto a fuoco nelle<br />
campagne del Trapanese, Salvatore Passatempo detto «il boia», un uomo che<br />
era stato molto vicino a Giuliano.<br />
Il 9 febbraio 1954 Gaspare Pisciotta, dopo aver sorbito una tazzina <strong>di</strong> caffè,<br />
morì tra orribili spasimi nel carcere dell’Ucciardone. Vennero incriminati il<br />
suo stesso padre Salvatore, la guar<strong>di</strong>a carceraria Ignazio Salvaggio e il<br />
detenuto Filippo Riolo, ma furono prosciolti prima ancora <strong>di</strong> arrivare al<br />
processo.<br />
Il 3 marzo 1954 era carnevale a Palermo. Otto detenuti celebrarono gaiamente<br />
la festa con cibi mandati loro all’Ucciardone dai fratelli Genovese, «big» della<br />
banda Giuliano. Ad un tratto Angelo Russo, dopo aver tracannato un<br />
bicchiere <strong>di</strong> vino, crollò al suolo, mostrando gli stessi sintomi <strong>di</strong> Pisciotta.<br />
Dieci minuti dopo moriva in infermeria, mentre tutti i suoi compagni<br />
vomitavano <strong>di</strong>speratamente il cibo ingoiato.<br />
Nel 1955 morì in circostanze misteriose anche l'avvocato Geloso Cusumano,<br />
<strong>di</strong> cui al processo <strong>di</strong> Viterbo si era detto che aveva portato a Giuliano,<br />
come ambasciatore, le volontà dei «mandanti» della strage <strong>di</strong> Portella.<br />
Il 20 settembre 1960 fu assassinato con nove colpi <strong>di</strong> pistola, mentre<br />
rincasava, Nitto Minasola <strong>di</strong> Monreale: si era trasferito a San Giuseppe Jato<br />
perché là sperava <strong>di</strong> sfuggire alla vendetta. Secondo molte testimonianze,<br />
aveva messo in contatto Pisciotta con i carabinieri e aveva fatto cadere in<br />
trappola anche Mannino, Badalamenti, Madonia. Filippo Riolo, il detenuto<br />
che era stato incriminato per la morte <strong>di</strong> Pisciotta, si aggiunse alla tragica<br />
lista il 29 luglio 1961, fulminato da una scarica <strong>di</strong> pallettoni proprio mentre si