TURIDDU 30 ANNI DOPO (di Guido Gerosa, Storia ... - Misteri d'Italia
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Un testimone, Salvatore Fusco, ha raccontato nel 1975 a Giancarlo Graziosi<br />
della Domenica del Corriere che quel mattino con tre amici stava andando a<br />
caccia nella montagna sopra Portella. Furono fermati e catturati da alcuni<br />
uomini armati che gli ficcarono i fucili contro le reni. Poi arrivò un altro<br />
uomo, ben vestito, con abiti militari, che Fusco riconobbe per Giuliano, e che<br />
dopo averli fatti perquisire domandò loro: «Siete comunisti?». Lo videro<br />
impartire gli or<strong>di</strong>ni per la strage e quin<strong>di</strong> lui stesso si mise alla mitragliatrice<br />
e snocciolò il rosario <strong>di</strong> due lunghi caricatori sulla gente che celebrava la festa<br />
del socialismo. La strage si risolse in un tragico bilancio <strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci morti,<br />
ventisei feriti gravi, do<strong>di</strong>ci animali uccisi. Si calcolò che i ban<strong>di</strong>ti che avevano<br />
sparato erano una dozzina e avevano sviluppato una massa <strong>di</strong> fuoco<br />
incre<strong>di</strong>bile.<br />
Chi volle quella strage? È uno dei punti fermi del <strong>di</strong>scorso su Giuliano.<br />
Si sa che Pasquale Sciortino, il «compagno d'armi» e cognato del ban<strong>di</strong>to, pochi<br />
giorni prima dell'ecci<strong>di</strong>o portò a Giliano una lettera che venne letta e subito bruciata.<br />
Il tra<strong>di</strong>tore Pisciotta al processo <strong>di</strong> Viterbo fece tre nomi <strong>di</strong> mandanti: il principe<br />
Giovanni Francesco Alliata e l’onorevole Leone Marchesano, monarchici;<br />
l’onorevole Bernardo Mattarella, grande notabile democristiano. Naturalmente<br />
quando la stampa riprese quei nomi, vi furono smentite, querele, duelli; e i processi<br />
che seguirono scagionarono quei personaggi da ogni responsabilità: anzi,<br />
come <strong>di</strong>ce l'Antimafia, «non è stato possibile rinvenire nemmeno elementi<br />
in<strong>di</strong>zianti». Ma il delitto maturò sicuramente in un clima allucinante. «Fra<br />
Diavolo», al secolo Salvatore Ferreri, un ban<strong>di</strong>to <strong>di</strong> Giuliano che in realtà<br />
faceva il confidente della polizia, pochi giorni prima <strong>di</strong> Portella avvisò i suoi<br />
amici della Questura che stava maturando qualcosa <strong>di</strong> molto grosso. Era sul<br />
punto <strong>di</strong> andare a fare il suo rapporto quando venne convocato d'urgenza<br />
nella caserma dei carabinieri. La versione ufficiale è che a un certo momento<br />
Ferreri si ribellò a chi lo stava interrogando, tentò <strong>di</strong> saltargli addosso; il<br />
capitano dei carabinieri Gianlombardo allora, per legittima <strong>di</strong>fesa, mise la<br />
mano alla pistola e lo uccise.<br />
Con ogni probabilità, negli ultimi mesi della sua vita Giuliano era <strong>di</strong>ventato<br />
scomodo per tutti e i suoi padrini non sapevano come sbarazzarsene: tanto<br />
che egli pensò molte volte alla fuga nel paese d'origine, gli Stati Uniti, dove<br />
s'illudeva <strong>di</strong> trovare molte coperture. E invece il 5 luglio 1950, alle sei in<br />
punto, arriva al ministero dell'Interno a Roma (era ministro Mario Scelba)<br />
questo <strong>di</strong>spaccio spe<strong>di</strong>to venti minuti prima da Palermo: «Da Castelvetrano<br />
(Trapani) colonnello Luca segnala che ore 3.<strong>30</strong> oggi dopo inseguimento<br />
centro quell'abitato et conflitto sostenuto da squadriglia Centro Forze<br />
Repressione Ban<strong>di</strong>tismo rimaneva ucciso ban<strong>di</strong>to Salvatore Giuliano punto<br />
Nessuna per<strong>di</strong>ta parte nostra punto Cadavere piantonato <strong>di</strong>sposizione