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Maria Callas nella “Norma”<br />
di Riccardo Di Salvo<br />
(info@riccardodisalvo.it)<br />
e Claudio Marchese<br />
(info@claudiomarchese.it)<br />
Gli scrittori<br />
e la Sicilia<br />
La “Norma” di Bellini<br />
e l’attuale miseria<br />
della cultura<br />
Gloriosi i tempi del melodramma<br />
ottocentesco,<br />
quando la musica era<br />
espressione del sentimento<br />
popolare collettivo. il melodramma<br />
ha unifi cato l’Italia dal Nord al Sud,<br />
prima dei mass – media. Possiamo<br />
dire che è stata più risorgimentale la<br />
nostra musica, di tutta quella artifi ciosa<br />
costruzione politica ordita dal Piemonte<br />
sabaudo e dal “gran tessitore<br />
dell’unità d’italia”, alias il conte Camillo<br />
Benso di Cavour. Quanto patriottismo<br />
sentiamo nella musica di Verdi, soprattutto nel memorabile<br />
“Nabucco”. e quanto spirito mediterraneo godiamo nella musica<br />
di Bellini, il genio per eccellenza del melodramma siciliano. Chi<br />
non ricorda “Casta diva”? Ci sembra di sentire la divina Callas che<br />
canta alla Scala di Milano “Casta diva che inargenti / queste sacre<br />
antiche piante, / a noi volgi il bel sembiante / senza nube e senza<br />
vel” ( “ Norma” – atto I). Senza dimenticare che ”Norma “, aveva<br />
già avuto una memorabile messa in scena il 31 maggio 1890 in<br />
occasione dell’inaugurazione del teatro Massimo Bellini di Catania.<br />
Ma ancor più memorabile l’episodio, passato alla storia della<br />
musica lirica, dell’esibizione contemporanea di renata tebaldi e<br />
di Maria Callas che cantarono nella stessa giornata al Bellini. Nel<br />
1951, la Tebaldi, in mattinata, cantò la “Messa da Requiem”. La<br />
sera, la Callas fu una straordinaria Norma. Proprio lo spirito mediterraneo<br />
del musicista catanese fece innamorare di sé il grande<br />
fi losofo tedesco Nietzsche, il quale era profondamente attratto<br />
dalla solarità e dalla inebriante sensualità del melodramma italiano.<br />
a lui parve l’incontro perfetto di dioniso, dio dell’ebbrezza, con<br />
apollo, dio dell’equilibrio e della leggerezza aerea della musica<br />
belliniana. Non è casuale che la fi losofi a entri, dalla porta magna,<br />
nella cultura siciliana. Chi ha memoria storica non può stupirsi di<br />
questa antica sapienza - in greco fi losofi a vuol dire proprio amore<br />
della sapienza – perché in Sicilia la fi losofi a occidentale conosce<br />
la sua seconda stagione d’oro, con il fi losofo Empedocle di Agrigento<br />
(sec. VI a.C.).<br />
Di talenti o meglio geni come Bellini, il mondo è pieno. Oggi, però,<br />
il circo mediatico privilegia e premia il clientelismo di moda, non<br />
tenendo in considerazione i contenuti culturali. Questo avviene in<br />
qualsiasi campo artistico. Nei salotti televisivi e nei talk – show, in<br />
cui si lanciano le nuove ugole d’oro della canzone che subito vengono<br />
paragonate a Mina o Whitney Houston. Non sfugge a questa<br />
orrenda tendenza l’industria culturale che sforna anche i libri come<br />
CD da hitparade imposti dall’editoria o meglio mafi a del libro.<br />
Poi, astuti mercanti ma mediocri uomini di cultura si ergono a<br />
sapienti intenditori e spesso rozzi censori di giovani meritevoli di<br />
successo. e’ accaduto recentemente di leggere su questo magazine<br />
che un libraio milanese di tendenza si è vantato di aver avuto<br />
i loVe SiCilY<br />
58<br />
“a lui non ombre pose<br />
tra le sue mura la città,<br />
lasciva d’evirati cantori allettatrice,<br />
non pietra, non parola”<br />
(dai “Sepolcri” di Ugo Foscolo)<br />
come ospiti alcuni “eminenti scrittori italiani“ degli ultimi anni, che<br />
veri scrittori non sono ma ai suoi occhi sembrano grandi come<br />
oscar Wilde o Gabriele d’annunzio.<br />
Ci hanno confi dato giovani talentuosi scrittori che, in un’ insignifi<br />
cante libreria glbt di Bologna, altri spocchiosi mercanti si sono<br />
rifi utati di presentare le loro opere poiché non hanno gradito i<br />
loro libri e la casa editrice che li ha pubblicati. Questo non accade<br />
solo all’ombra delle torri bolognesi ma anche in tanti borghi di<br />
provincia. “Ma perché questi venditori di libri sono così arroganti?”,<br />
ci hanno chiesto in molti. Noi rispondiamo semplicemente di<br />
averlo già scritto in un nostro racconto di alcuni anni fa edito dalle<br />
edizione libreria Croce “Corpi di brace”. “e’ la società di oggi che,<br />
al posto dell’eccellenza, premia l’ignoranza, trasformando asini in<br />
Soloni”. Ci sembra, dunque, normale che i politici, anziché occuparsi<br />
del bene della Polis, si facciano esclusivamente i cazzi loro,<br />
promettendo brillanti carriere a validi cantautori ma, una volta illusi<br />
i loro giovani clienti, se ne fregano. Tanto il voto è assicurato. E’<br />
accaduto recentemente a Catania, ce l’ha raccontato in lacrime un<br />
aspirante artista che si era rivolto con fi ducia a un borioso ma ottuso<br />
politico della destra siciliana. Fortunatamente Vincenzo Bellini<br />
e altri grandi musicisti o letterati del passato non hanno avuto bisogno<br />
di passare tra i tentacoli vischiosi di questa piovra. Non ci<br />
stupiamo più di nulla. Quando la società considerava la cultura un<br />
valore collettivo, anche il politico la difendeva a spada tratta. Ma<br />
i tempi sono davvero cambiati, perché oggi si insegna ai giovani<br />
che la cultura è un disvalore. Ecco perché molti si adeguano a un<br />
lavoro per cui non hanno alcuna competenza. Basta che paghino<br />
e tutti sono amici di tutti. Peccato davvero che il Bel Paese abbia<br />
perso il senso della bellezza, della poesia e della musica. tanto di<br />
cappello per quei librai che hanno ancora il coraggio di leggere i<br />
libri di notte rubando ore al riposo o al divertimento effi mero.<br />
Vincenzo Bellini - Piazza Stesicoro - Catania (foto Kalon Glbte)