crisi globale, oggi come nel 1929? - Liceo Scientifico Antonelli
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SCIENZA E TECNOLOGIA.<br />
MACCHINE COME NOI. LA SFIDA DELL’ INTELLIGENZA ARTIFICIALE<br />
I computer possono<br />
pensare? Questa<br />
domanda ne implica<br />
un’altra, forse ancora<br />
più problematica: <strong>come</strong><br />
possiamo definire il<br />
pensiero umano?<br />
Se alcuni dei più grandi<br />
filosofi dell’antichità, <strong>come</strong><br />
Parmenide, Socrate, Platone e<br />
Aristotele, che incentrarono il<br />
loro pensiero sulla<br />
“gnoseologia”, la teoria della<br />
conoscenza, avessero sentito<br />
che <strong>nel</strong> ventesimo secolo<br />
saremmo arrivati a paragonare<br />
un computer al cervello umano<br />
ci avrebbero preso per pazzi. Ma<br />
prima di tutto, cos’è<br />
l’intelligenza artificiale??<br />
Con il termine “intelligenza<br />
artificiale” (o I.A.) si intende<br />
generalmente l’abilità di un<br />
computer di svolgere funzioni e<br />
ragionamenti tipici della mente<br />
umana.<br />
Per raggiungere questo<br />
obiettivo gli studiosi cercano di<br />
costruire modelli plausibili sul<br />
ragionamento della mente<br />
umana per trasferirla sulla<br />
macchina; questi si basano sul<br />
modello computazionale, su cui<br />
si fondano tre idee-guida:<br />
1. la prima è la convinzione<br />
che l’essenza del fenomeno (il<br />
ragionamento umano) consista<br />
<strong>nel</strong> percepire informazioni,<br />
elaborarle e fornire risposte<br />
autonome al mondo esterno;<br />
2. la seconda è basata<br />
sull’elaborazione di informazioni<br />
che può essere espressa in<br />
forma computazionale, cioè<br />
attraverso calcoli e simboli<br />
matematici<br />
3. la terza afferma che il<br />
sistema di elaborazione presente<br />
<strong>nel</strong>la mente umana è costituito<br />
da più sottosistemi collegati tra<br />
loro, di cui (al momento attuale)<br />
il computer somiglia ai livelli più<br />
bassi.<br />
I ricercatori dell’I.A., quindi,<br />
sono consapevoli dell’enorme<br />
complessità del cervello e della<br />
difficolta’ di stabilire<br />
corrispondenze tra i calcoli<br />
matematici del PC e le facoltà<br />
del cervello umano: di solito ogni<br />
aspetto del pensiero umano ci<br />
appare <strong>come</strong> un’attività non<br />
s<strong>oggi</strong>acente a regole,<br />
caratterizzata da ironia,<br />
creatività e intuizione diversa<br />
per ogni individuo.<br />
Tale attivita’ può, tuttavia,<br />
essere vista <strong>come</strong> una sistema<br />
governato da regole semplici,<br />
formali e meccaniche?<br />
È questo il suggerimento<br />
dell’I.A.<br />
Se risultasse che ambedue i<br />
sistemi sono basati su<br />
meccanismi computazionali,<br />
allora si potrebbe ammettere<br />
che I COMPUTER PENSANO E<br />
SONO INTELLIGENTI GIÀ OGGI.<br />
Come accade alle giovani<br />
ipotesi, ci sono varie obiezioni a<br />
questa tesi, fondate sull’idea che<br />
i computer si comportano <strong>come</strong><br />
se fossero intelligenti ma in<br />
realtà non capiscono nulla delle<br />
operazioni che eseguono.<br />
Tra le molteplici opposizioni<br />
,appaiono particolarmente<br />
rilevanti quella di Winogrand e<br />
Flores e quella di Searle:<br />
1. la prima afferma che<br />
l’interpretazione e comprensione<br />
della realtà sono attività che non<br />
possono essere separate, invece<br />
l’I.A. si basa sull’”idea di<br />
scremabilità” della prontezza di<br />
comprensione, cioè sulla<br />
capacità di poter analizzare<br />
l’intelligenza in astratto,<br />
attraverso linguaggi formali e<br />
matematici<br />
2. la seconda è la<br />
convinzione che la reale<br />
comprensione del significato dei<br />
simboli non è riducibile alle<br />
regole dell’algoritmo, ma è<br />
collegato all’intenzionabilità<br />
delle menti umane. Se i<br />
computer non hanno intenti e<br />
non comprendono i significati ,<br />
non si può certo dire che<br />
pensino. Per sostenere la propria<br />
tesi Searle propone l’esempio<br />
della stanza cinese : egli si<br />
immagina in una piccola stanza<br />
(la stanza cinese) con un libro<br />
contenente la<br />
versione in italiano del<br />
programma utilizzato dal<br />
computer e carta e penna in<br />
abbondanza. Searle potrebbe<br />
ricevere scritte in cinese<br />
attraverso una finestra di<br />
ingresso, elaborarle seguendo le<br />
istruzioni del programma, e<br />
produrre altri simboli cinesi in<br />
uscita, in modo identico a<br />
quanto faceva il calcolatore.<br />
Searle fa notare che egli non<br />
capisce i simboli cinesi. Quindi la<br />
sua mancanza di comprensione<br />
dimostra che il calcolatore non<br />
può comprendere il cinese,<br />
poiché esso è <strong>nel</strong>la sua stessa<br />
situazione.<br />
Searle, tuttavia, non esclude<br />
che in futuro si potranno<br />
costruire macchine pensanti,<br />
infatti gli sviluppi più interessanti<br />
dell’I.A. sono quelli della<br />
cibernetica, che mirano a creare<br />
macchine in grado di<br />
autogovernarsi.<br />
Il divario tra mente umana e<br />
macchina è ancora lontano ma<br />
non incolmabile.<br />
Questo a cosa porterebbe?<br />
Secondo alcune versioni<br />
fantascientifiche le macchine si<br />
ribelleranno e annienteranno<br />
l’uomo ( si pensi al romanzo “La<br />
guerra dei mondi” di Herbert<br />
George Wells oppure ai film<br />
<strong>come</strong> “Io, Robot” diretto da Alex<br />
Proyas e <strong>come</strong> “ Blade runner” di<br />
Ridley Scott).<br />
Per ora possiamo solo notare<br />
l’impigrimento delle menti<br />
umane, che non sono più capaci<br />
di eseguire operazioni<br />
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