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Copione (formato .pdf - 84 KB) - I topi di teatro

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1399 – VI Centenario - 1999<br />

Borgo a Buggiano<br />

Manuela Fattorini<br />

2009<br />

Cronache d’amore, <strong>di</strong> lotta e <strong>di</strong> perdono<br />

Il miracolo del 1399<br />

Personaggi<br />

Gemma Locan<strong>di</strong>era, del Borgo<br />

Ugo Guar<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> bestiame, <strong>di</strong><br />

Stignano<br />

Giu<strong>di</strong>tta Mercantessa, della Selva<br />

Orsola Mercantessa, del Colle<br />

Palmira Mercantessa e maga, <strong>di</strong><br />

Malocchio<br />

Gosto Menestrello, giramondo<br />

Tebalda Una donna, madre <strong>di</strong> Agnese<br />

Agnese Una giovane ragazza<br />

Ettore Un giovane<br />

Teresa Madre <strong>di</strong> Niccolao<br />

Niccolao Un giovane<br />

Facinoroso guelfo Di Buggiano<br />

Facinoroso guelfo Del Colle<br />

Padre Guglielmo<br />

Uomo ghibellino<br />

Narratore<br />

Guida Originario <strong>di</strong> Roccalbegna<br />

Turista 1 Curioso<br />

Turista 2 Spiritoso<br />

Turista 3 Sentimentale<br />

Turista 4 Miscredente<br />

Musiche <strong>di</strong> Rambaldo de Vaqueiras, Adalberto Bettini e Bruno D. Niccolai<br />

Hanno collaborato alla stesura dei <strong>di</strong>aloghi Daniele Melani , Bruno D. Niccolai, Patrizia Michelotti e Paolo<br />

Nesi.<br />

Regia <strong>di</strong> Patrizia Michelotti<br />

1


Primo atto<br />

Prima scena<br />

1° quadro - Davanti alla locanda, in un giorno <strong>di</strong> mercato<br />

2° quadro –La magia<br />

3° quadro – L’amore<br />

La scena si svolge all’aperto, in un caldo 18 d’Agosto, <strong>di</strong> fronte alla locanda “La Torre”<br />

che si trova sulla sinistra della Chiesa.<br />

E’ giorno <strong>di</strong> mercato e tre donne stanno preparando la loro mercanzia per la ven<strong>di</strong>ta<br />

al mercato. Seduto ad un tavolo della locanda c’è Ugo, un per<strong>di</strong>tempo, che sta<br />

sorseggiando un po’ <strong>di</strong> vino mentre Gemma, la locan<strong>di</strong>era, è intenta a spazzare e<br />

pulire i tavoli. C’è un viavai <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>tori ( ven<strong>di</strong>trice <strong>di</strong> nastri, ven<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> norcinerie,<br />

ramaio, ecc. che non intervengono <strong>di</strong>rettamente)<br />

1° quadro – Davanti alla Locanda<br />

Giu<strong>di</strong>tta: Venite , venite; da Giu<strong>di</strong>tta le mele più dolci! Nemmeno a Firenze ci sono<br />

delle giugnole più saporite!<br />

Gemma: Ma via, Giu<strong>di</strong>tta, stamani avete voglia <strong>di</strong> scherzare!<br />

Giu<strong>di</strong>tta: Io, non scherzo mai : nel mio podere in Selva, e voi lo sapete ,c’è un sole<br />

che al mondo non ce n’è,! Gemma, sentite che profumo, perché non ne comprate un<br />

po’?<br />

Gemma: E che me ne faccio!<br />

Giu<strong>di</strong>tta: O bella! Per i viandanti che si fermano alla vostra locanda !Dissetano più<br />

dell’acqua <strong>di</strong> sorgente! E poi… anche per voi: mantengono la pelle fresca e<br />

vellutata…!<br />

Gemma: Cara Giu<strong>di</strong>tta, le vostre mele son sicuramente buone,…ma la mia pelle non<br />

ne ha bisogno ! E poi gli affari non è che vadano bene! Ieri neanche un cane si è<br />

fatto vedere !<br />

Giu<strong>di</strong>tta: Via, oggi è giorno <strong>di</strong> mercato, e un po’ <strong>di</strong> gente dovrebbe venire! Vedrete<br />

che prima <strong>di</strong> stasera avrete fatto il pieno. E se poi le mele vi avanzano, ci farete del<br />

sidro!<br />

Gemma: Magari facessi il pieno! Comunque i miei clienti (ammiccando Ugo)<br />

preferiscono il succo d’uva a quello <strong>di</strong> mele!<br />

Ugo: Gemma, non fate altro che lamentarvi! Siete sempre a piangere miseria! Ieri<br />

non avrete avuto neanche un cane, ma due giorni fa cinque persone hanno mangiato,<br />

bevuto e parecchio! Mi piacerebbe contare i soldoni che vi siete messi nella scarsella!<br />

Gemma: O Ugo, sarebbe meglio che pensaste <strong>di</strong> più ai fatti vostri! Ma l’avete sentito<br />

? Mi vuol fare i conti in tasca! Piuttosto voi , pagatemi quel conticino <strong>di</strong> vino che<br />

comincia ad allungarsi un po’ troppo! Guardate se vi riesce <strong>di</strong> sistemarmelo una buona<br />

volta!(minacciosa) Se non pagate, caro Ugo, finisce che li chiedo a vostra moglie!<br />

Giu<strong>di</strong>tta: Povera donna, anche ieri era nel mio podere a opra: è andata via a buio…e<br />

il sole, d’estate, cala tar<strong>di</strong>!<br />

Ugo: Donne, ma ce l’avete con me stamani?! E voi Gemma, niente scherzi eh!<br />

Lasciate stare mia moglie! Lo sapete bene: sabato prossimo venderò un maiale a<br />

Bartolomeo e salderò il vostro conto!<br />

Gemma: Eh… la storia del maiale è <strong>di</strong>ventata lunga. Intanto glielo dovete vendere,<br />

e non è detto che ve lo compri, e se lo compra non è detto che ve lo paghi! Facciamo<br />

così: da oggi niente più vino a debito , poi …si vedrà!<br />

2


Ugo: Gemma! Non vi fidate <strong>di</strong> me? Ho sempre pagato, no?<br />

Gemma: Sì, ma prima <strong>di</strong> vedere i vostri sol<strong>di</strong> m’è venuto il torcicollo, a forza <strong>di</strong><br />

allungarlo! Benedett’uomo! Se invece <strong>di</strong> bighellonare da mattina a sera, vi cercaste<br />

qualche lavoretto , quella povera donna non si spezzerebbe la schiena a raccattar<br />

fieno per gli altri.. .e voi, due sol<strong>di</strong>ni in tasca per pagarmi il vino ce l’avreste!<br />

Ugo: Io il mio lavoro lo faccio: me ne sto in quel <strong>di</strong> Stignano a guardare ai maiali, e<br />

se il Martedì scendo in paese, al mercato, che male c’è ... per il resto, non sono affari<br />

vostri!<br />

2° quadro – La magia<br />

Palmira: Venite donne, la Palmira vi trova un rime<strong>di</strong>o a tutte! Erbe e spezie<br />

miracolose, ad ogni male il suo rime<strong>di</strong>o.<br />

Giu<strong>di</strong>tta: E una mela al giorno , un malanno <strong>di</strong> meno intorno!<br />

Gemma: Palmira, ci avete niente che fa venir la voglia <strong>di</strong> lavorare? Bisognerebbe<br />

dargliela a Ugo, che n’ha bisogno!<br />

Giu<strong>di</strong>tta: Sì, ma non gliene date tanta, sennò si sciupa!<br />

Ugo: Donne, fate meno le spiritose e pensate a casa vostra! Piuttosto…Palmira… per<br />

davvero…ci avete niente per allontanare le zanzare? Sarà l’aria <strong>di</strong> questa palude qui<br />

vicina o che so’ io, ma la notte non riesco a dormire per il prurito: sembra che<br />

vengano tutte da me!<br />

Palmira: Certo che ce l’ho. Ecco delle foglie <strong>di</strong> menta e basilico : queste vanno bene<br />

per tenerle lontane. Per curarvi del prurito invece, eccovi del prezzemolo: lo pestate<br />

ben bene nel mortaio e ce lo mettete sopra. E’ come mettere l’olio nel lume!<br />

Ugo: Grazie Palmira, mi sento già meglio! Sentite, per pagare… ora i sol<strong>di</strong> non ce l’ho,<br />

però sabato prossimo vendo un maiale a Bartolomeo e appena ho riscosso vengo a<br />

saldare il debito!.<br />

Gemma: Palmira, non gli fate cre<strong>di</strong>to a quello lì, che dopo il prurito viene a voi!<br />

Ugo: Gemmaaa, ma perché non vi fate gli affari vostri! Stanotte sono stato sempre<br />

sveglio a grattarmi ! Guardate qui che bolle! (mostra un braccio)<br />

Gemma: Bene, almeno la notte qualcosa fate …vi grattate! (ridono tutte)<br />

Orsola: Donne! Venite! Dall’Orsola le stoffe più belle! Tovaglie <strong>di</strong> lino ricamate a<br />

punto pieno, fazzoletti, asciugamani! (Giungono due donne) Venite, avvicinatevi,<br />

toccate ed ammirate questi tessuti.<br />

Tebalda: Agnese, guarda che bella tovaglia che ci ha l’Orsola stamani, la potresti<br />

mettere nel corredo!<br />

Agnese: E’ vero, ( la prende in mano) è bellissima, ma chissà quanto costa!<br />

Orsola: Non abbiate paura, se per voi costa troppo, me la pagherete un po’ alla<br />

volta, magari si può fare un baratto.<br />

Tebalda: Certo Orsola, se a voi può andar bene, sono pronta a darvi in cambio<br />

pollame, olio e vino: sa’, tutta roba del nostro podere.<br />

Orsola: D’accordo, però un minimo <strong>di</strong> denaro mi ci vuole, almeno per ripagarmi della<br />

stoffa.<br />

Tebalda: Vi bastano <strong>di</strong>eci fiorini? Di più non posso darvi.<br />

Orsola: Dieci fiorini?(ci pensa un po’) Va bene!<br />

Tebalda: Passo dopo a prenderla, me la mettete da parte?<br />

Orsola: Tebalda, non vi date pensiero. Alla chiusura del mercato aspettatemi a casa.<br />

Io, con il ciuco e la mercanzia ci devo passare da Buggiano per risalire al Colle: vi<br />

porto la tovaglia, carico la vostra merce e si conclude l’affare. Ci avevo da<br />

comprare dei polli e così ho risolto il problema.<br />

3


Tebalda: D’accordo, vi aspetto. (si sofferma a guardare altre cose, poi passa agli altri<br />

banchi)<br />

Palmira: Allora, bella fanciulla, sento che vostra madre vi prepara il corredo. Ma<br />

l’innamorato ce l’avete?<br />

Agnese: Non lo so.(titubante) Non è che i miei…!<br />

Palmira: Comunque statemi a sentire: se il vostro giovanotto non è ancora cotto al<br />

punto giusto, ho io l’infuso che fa per voi!<br />

Agnese: Dite davvero?<br />

Palmira: Certo! Vedete questo mazzo d’erbe? Sono un miscuglio rarissimo, piante che<br />

nascono solo sulle montagne più alte, mica a Malocchio. Me le portano dei pastori da<br />

oltre l’Abetone. Crescendo così vicino al cielo acquistano poteri quasi magici.<br />

Agnese: E come si possono usare?<br />

Palmira: Basta farle bollire per mezz’ora in due bicchieri <strong>di</strong> vino rosso e poi farlo bere<br />

alla persona che vi interessa. Lui vedrà solo voi per il resto dei suoi giorni.<br />

Tebalda: Guardate che mia figlia non ha bisogno delle vostre magie per trovarsi un<br />

fidanzato!<br />

Palmira: Certo che no! Ma non vi scaldate, io sto solo presentando la mia merce.<br />

Avvicinatevi! Venite dalla Palmira! La ricchezza e la bellezza sono importanti, ma solo<br />

la felicità e la salute rendono bella la vita. Io è questo che vendo: felicità, salute e in<br />

più, scaccio i cattivi pensieri! (entra un menestrello <strong>di</strong> passaggio) Venite gente, venite!<br />

Gosto: Chi è che scaccia i cattivi pensieri?<br />

Palmira: Sono io bel giovane, sono io che posso risolvere tutti i vostri guai!<br />

Gosto: E chi siete mai ,con così tanta potenza, una maga?<br />

Palmira: L’avete detto! I poteri delle mie erbe sono così strabilianti, che chi ne trae<br />

beneficio torna sempre a ringraziarmi e a <strong>di</strong>rmi proprio così: voi…voi siete una maga!.<br />

Gosto: E non è tornato nessuno a richiedervi i sol<strong>di</strong>?<br />

Palmira: No, mai! Ma voi chi siete, che osate mettere in dubbio la mia buona fede?<br />

Gosto: Signore, signori mi presento,(si inchina) sono Gosto, menestrello <strong>di</strong> strada.<br />

Non chiedo mai niente, ma dopo ogni canzone la gente non se ne va senza avermi<br />

lasciato qualcosa . Dicono tutti che ho rallegrato così tanto il loro spirito che nessuna<br />

me<strong>di</strong>cina ci sarebbe mai potuta riuscire.<br />

Palmira: Voi siete solo un presuntuoso!<br />

Gosto: Può darsi, ma ho viaggiato tanto e ho visto tanta gente. Gente onesta ed<br />

ingenua e gente furba e ciarliera.<br />

Palmira: Andate via! Voi siete un iettatore! (fa gli scongiuri)<br />

Gosto: An<strong>di</strong>amo signora, non alludevo a voi. Per i mercati ho visto tanti truffatori che<br />

vendevano acqua sporca e tanti ingenui che la bevevano! Via, non vi scaldate, vi<br />

porgo le mie scuse e, per farmi perdonare, vi canterò una canzone: la canzone della<br />

magia.<br />

(canta la canzone “La magia” <strong>di</strong> Adalberto Bettini)<br />

Se vuoi curar qualunque malsania,<br />

un mal <strong>di</strong> capo oppure un’enfiagione,<br />

un porro od una doppia idropisia,<br />

un mal <strong>di</strong> corpo, al fegato o al polmone,<br />

fai quello che ti detta la magia<br />

e pren<strong>di</strong> un grande e grosso calderone<br />

e quin<strong>di</strong> lo porrai sopra un gran foco<br />

che avrai acceso in appartato loco.<br />

4


Ci metterai una coda <strong>di</strong> scorpione,<br />

baffi <strong>di</strong> gatto, lingua <strong>di</strong> serpente,<br />

sangue <strong>di</strong> rospo, barba <strong>di</strong> caprone,<br />

unghie <strong>di</strong> gufo e quin<strong>di</strong> lentamente<br />

mescola bene con un gran bastone<br />

per circa un’ora e dopo finalmente<br />

bevine una gran tazza e per magia<br />

tutti i tuoi mali se ne andranno via.<br />

Se ti serve una magica pozione,<br />

una malia, un filtro, una fattura,<br />

cacciare via il malocchio o un’ossessione,<br />

oppure scongiurar la jettatura,<br />

chiamami pure senza esitazione:<br />

io sono il frutto della tua paura,<br />

son la magia, son la superstizione<br />

e sono in fondo a tutte le persone.<br />

Tutti: Bravo, siete proprio bravo! (Tutti gli lanciano una moneta)<br />

Tebalda: Agnese, io vado un momento in Chiesa, devo parlare con Padre Guglielmo.<br />

Ti lascio sola, ma, eh! Quando torno non voglio trovarti con qualche bellimbusto<br />

<strong>di</strong>ntorno…specialmente con chi ben sai…<br />

Agnese: Va bene, madre, state tranquilla!<br />

Tebalda lascia sola Agnese e si avvia in Chiesa<br />

Gemma( rivolta a Gosto) Venite giovanotto, vi offro un bicchiere <strong>di</strong> vino e … se<br />

restate qualche giorno, vi faccio un trattamento speciale. Voi sì che potreste rallegrare<br />

la gente che viene alla mia locanda! Restate, non ve ne pentirete.<br />

Gosto: Vi ringrazio, bella signora, ma sono <strong>di</strong> passaggio. Qualche canzone e poi via,<br />

si riparte. La mia vita è così ed è così che la voglio. Voi non avete bisogno <strong>di</strong> me per<br />

attirare i viandanti, vi basta un sorriso…<br />

Gemma: (schernendosi) Ma che <strong>di</strong>te… sono vecchia per certe cose.<br />

Gosto: Vecchia? Ma se siete nel fiore degli anni. Lasciatevelo <strong>di</strong>re da me, da uno che<br />

se ne intende: avete ancora tante frecce al vostro arco.<br />

Ugo: Sì, è vero! E con una ci ammazzò il marito. (tutti ridono)<br />

Gemma: Brutto ubriacone impertinente! Il marito mio, Dio l’abbia in gloria, se lo<br />

portò via la febbre gialla della palude!<br />

Giu<strong>di</strong>tta: ( rivolta a Gosto) Giovanotto, siete stato proprio bravo, voglio offrirvi una<br />

mela.<br />

Gosto: Vi ringrazio, mi ci voleva proprio, stamani non ho ancora mangiato un tozzo <strong>di</strong><br />

pane. Ma <strong>di</strong>te un po’, come mai c’è così poca gente in giro, non è giorno <strong>di</strong> mercato?<br />

Gemma: Eh si, è giorno <strong>di</strong> mercato, ma è anche una giornata importante. Si<br />

rinnovano le cariche comunali e gli uomini sono saliti su al comune a sentire chi verrà<br />

eletto. Speriamo bene perché c’è tanta tensione, qua la passione politica è molto<br />

sentita.<br />

Ugo: Non capisco: sono già tanti anni che siamo sotto i fiorentini, e non è che ci<br />

siamo trovati male. Il paese è cresciuto, il mercato è sempre più importante..<br />

Gosto: Capisco: ma anche qui succederà certamente quello che accade da tante altre<br />

parti: i nostalgici ghibellini non si rassegnano alla situazione e sono sempre pronti a<br />

cercare lo scontro.<br />

Gemma: Eh sì! Ieri la tensione si tagliava col coltello. Speriamo che le cose vadano<br />

per il meglio. Basta qualche testa calda per far succedere una rissa!<br />

Ugo: Ma no, vedrete che si troveranno d’accordo!<br />

5


Gemma: Proprio voi parlate?! Da stamani non vi siete mai schiodato da codesta<br />

se<strong>di</strong>a! Andate almeno a vedere come procedono le votazioni! Siete l’unico uomo del<br />

paese che se ne sta in ozio all’osteria in un momento come questo!<br />

Ugo: Guardate Gemma, che senza <strong>di</strong>rmelo, ci andavo lo stesso. C’è Bartolomeo lassù<br />

che mi aspetta. Datemi un altro bicchiere <strong>di</strong> vino e poi vado.<br />

Gemma: Che sia l’ultimo, se non pagate , non ne avrete più!<br />

Ugo: Vi pago, vi pago, Sabato vi pago , e vi pago anche il vecchio conto! Salute a<br />

tutti! (beve ed esce)<br />

Gemma: Che elemento! Non conosco altri per<strong>di</strong>giorno come lui! Ma in fondo è un<br />

buon <strong>di</strong>avolo, non farebbe male a una mosca…lui… mentre ci sono certe teste calde<br />

in giro!<br />

Ieri c’è stata una scazzottata, che per poco non si ammazzavano! Si sono rotte tre<br />

se<strong>di</strong>e delle mie sulla schiena e quelle, state sicuro, non me le ripaga nessuno!<br />

Gosto: Ma perché a quelle teste calde, invece <strong>di</strong> dargli il vostro vino, non gli date da<br />

bere le pozioni <strong>di</strong> quella signora che vende le erbe miracolose ! Se scacciano i cattivi<br />

pensieri, dovrebbero scacciare anche le cattive intenzioni!<br />

Gemma: E’ che gli piace <strong>di</strong> più il mio vino a quelli lì!<br />

3° quadro – L’amore<br />

Arriva Ettore, giovane conta<strong>di</strong>no con un cesto <strong>di</strong> uova.<br />

Ettore: Buongiorno Gemma, vi ho portato le uova.<br />

Gemma: Buongiorno Ettore, quante ce n’avete?<br />

Ettore: Tre dozzine.<br />

Gemma: Sentite, stamani ve ne prendo due, nella <strong>di</strong>spensa ce n’ho sempre do<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

ieri l’altro.<br />

Ettore: Ma io ve le ho messe da parte, non le ho date via per lasciarle a voi…<br />

Gemma: Ho capito.. ma io.. che ci fo’, ci metto la chioccia? Fate un giro per il<br />

mercato, vedrete che trovate da venderle.<br />

Ettore: Non è mica facile in una giornata come questa! E poi…vedo che ci avete<br />

ospiti!<br />

Gemma: Ma che <strong>di</strong>te, Ettore! Quello è Gosto, un cantastorie. E’ appena arrivato, ma<br />

ha già detto che riparte subito.<br />

Gosto: Sì, sono <strong>di</strong> passaggio e prima che scenda il sole sarò <strong>di</strong> nuovo in viaggio!<br />

Ettore: Agnese!<br />

Agnese: Ettore!<br />

Ettore: Buongiorno, siete sola?<br />

Agnese: No, sono con mia madre, ma ora è andata in Chiesa…e potrebbe tornare da<br />

un momento all’altro!<br />

Ettore: Posso offrirvi questa bella mela? (prende una mela da Giu<strong>di</strong>tta)<br />

Agnese: Ma no, non vi scomodate.<br />

Ettore: Prendete, è bella come voi, sentite com’è buona. (rivolto a Giu<strong>di</strong>tta).Tenete,<br />

ve la pago con due uova, va bene?<br />

Giu<strong>di</strong>tta: Certamente Ettore, grazie.<br />

Ettore: Sedetevi un momento, erano tanti giorni che non vi vedevo.<br />

Agnese: Ma se ci siamo visti ieri!<br />

Ettore: Ah sì? Il fatto è che quando non vi vedo, il tempo non passa mai! Eh sì che<br />

nel mio podere ho tante cose da fare! Eppure non c’è un momento della giornata che<br />

non pensi a voi. Anche quando sono nei campi a vangare, il pensare a voi mi da una<br />

lena e una vigoria, che in men che non si <strong>di</strong>ca, arrivo in fondo al campo.<br />

Agnese: Davvero? E come mai?<br />

6


Ettore: Perché penso che, più in fretta faccio, più guadagno, più sol<strong>di</strong> porto al babbo<br />

per la dote e prima posso sposarmi.<br />

Agnese: Se è così, che il Signore vi <strong>di</strong>a tanta forza allora.<br />

Ettore: Però il tempo non mi passa lo stesso e fremo per la voglia <strong>di</strong> vedervi.<br />

Agnese: Anche io , quando faccio i lavori <strong>di</strong> casa, mi trovo a pensare… e mi vedo<br />

nella casa del mio sposo, a cucinare per lui , ad accu<strong>di</strong>re ai nostri figli (abbassa la<br />

testa arrossendo)…e il tempo mi vola via veloce.<br />

Ettore: Quanto siete dolce. Quando fate così vi mangerei a morsi come questa bella<br />

mela.<br />

Agnese: Non fate lo sfrontato ora. Piuttosto allontanatevi un po’, che se ci vede mia<br />

madre, da soli e così vicini…sono guai.<br />

Ettore: (spazientito) Sono guai!…Sono guai perché sono un ghibellino. Ma se fossi dei<br />

vostri, fossi anche un ladro, sarei ben accolto in casa vostra.<br />

Agnese: (fiera) Se foste un ladro guelfo? Forse andreste bene ai miei parenti, ma non<br />

a me. Io vi voglio come siete, non m’importa se guelfo o ghibellino. Mi basta che siate<br />

giusto e timorato <strong>di</strong> Dio (addolcendosi) Ettore mio, non avveleniamoci il sangue, che<br />

oggi l’aria è già satura <strong>di</strong> cattivi presagi.<br />

Ettore: E’ vero. (zuccheroso) Agnese … posso chiedervi una cosa?<br />

Agnese: Certo, <strong>di</strong>te.<br />

Ettore: Che me lo date un bacetto?<br />

Agnese: Ma siete <strong>di</strong>ventato matto! Un bacio? E poi proprio qui in mezzo alla piazza…<br />

e nel giorno <strong>di</strong> mercato… ma … vi siete bevuto il cervello?<br />

Ettore: No, no, Agnese… non vi arrabbiate, è… è che non reggo più. Dobbiamo<br />

vederci sempre <strong>di</strong> nascosto e mai un bacio, una carezza… Agnese, son <strong>di</strong> carne… non<br />

posso sfogarmi solo con vanga e zappa!<br />

Agnese: Uh, che devo sentire! Non correte troppo. Quando saremo sposati, qualche<br />

bacetto ve lo darò… ma fino ad allora, accontentatevi <strong>di</strong> tenermi la mano quando non<br />

ci vede nessuno; e ora, scostatevi un po’.<br />

Ettore: (rassegnato) E va bene. Sapete che voglio fare… per farmi perdonare, voglio<br />

de<strong>di</strong>carvi una canzone. Ehi voi, menestrello!<br />

Gosto: Dite a me?<br />

Ettore: Sì, <strong>di</strong>co a voi: la cantereste una dolce canzone d’amore per la mia bella<br />

Agnese? In cambio vi offro due uova!<br />

Gemma: Avete visto che l’avete trovato dove piazzare le vostre uova?!<br />

Gosto: Va bene: affare fatto. Vi canterò… cos’è l’amore.<br />

(canta “Calen<strong>di</strong>maggio” <strong>di</strong> Rambaldo de Vaqueiras – testo <strong>di</strong> B. D. Niccolai)<br />

Felice il core <strong>di</strong> chi vi mira<br />

Ma più felice chi a voi sospira<br />

(coro) Felice il core <strong>di</strong> chi vi mira<br />

ma più felice chi a voi sospira.<br />

(menestrello)<br />

Sol gioia più grande<br />

Oh, la proverà<br />

Quell’uom che voi<br />

Sospirar farà.<br />

Nel cielo una stella<br />

non c’è <strong>di</strong> voi più bella.<br />

Qui intorno, tra i fiori<br />

Non ce n’è uno<br />

Che sia al pari <strong>di</strong> voi.<br />

7


Seconda scena<br />

(1° quadro) La rissa in consiglio comunale – (2° quadro) La madre scaccia il figlio<br />

assassino<br />

1° quadro – La rissa in Consiglio Comunale<br />

Finita la canzone, questa dolce atmosfera viene spezzata dal ritorno <strong>di</strong> Ugo che entra<br />

stravolto.<br />

Ugo: (sedendosi) Gemma… datemi un bicchiere <strong>di</strong> vino.<br />

Gemma: Un altro! Ma Ugo, cos’avete? Sembra che abbiate visto il <strong>di</strong>avolo!<br />

Ugo: Peggio, Gemma, peggio! In Comune, sta succedendo il finimondo!<br />

Gemma… s’ammazzano!<br />

Gemma: Cosa avete detto? S’ammazzano?<br />

Ugo: Se ve lo <strong>di</strong>co, non ci credete. Appena sono finite le votazioni, il Cancelliere ha<br />

annunciato che i guelfi avevano vinto. Non l’avesse mai fatto: in men che non si <strong>di</strong>ca,<br />

il gruppo dei ghibellini si è buttato nella mischia e qualcuno ha alzato la spada. Maso<br />

è stato ferito ad un braccio e ,come i suoi amici guelfi hanno visto il sangue, si sono<br />

scagliati a loro volta contro gli aggressori che l’avevano ferito. Altri uomini son caduti<br />

in una pozza <strong>di</strong> sangue: vedeste Gemma, sembravano impazziti!<br />

Giu<strong>di</strong>tta: Ma cosa <strong>di</strong>te?<br />

Ettore: …Ma non è possibile!<br />

Ugo: E questo è niente! Niccolao, che è sempre stato uno dei più irascibili, si è<br />

scagliato contro i guelfi e nella confusione ha ucciso suo padre!<br />

Gemma: Cosa? Ha ucciso suo padre? Oh Dio! E’ morto Bernardo! Oh, che sciagura!<br />

Oh, povera Teresa!<br />

Ugo: Sì, Gemma, proprio così, l’ho visto io con i miei occhi, e ora continuano a<br />

combattersi perché ognuno vuol ven<strong>di</strong>care il torto ricevuto.<br />

Gemma: Ma Teresa lo sa?<br />

Ugo: Era lì anche lei! E’ svenuta…ma quelli hanno continuato imperterriti a darsele<br />

come se niente fosse!<br />

Gemma: Ma bisogna che qualcuno li fermi! Dovrebbero mandare dei soldati da<br />

Firenze!<br />

Ugo: Sì, da Firenze! Non c’è nessuno che possa fermarli, era da troppo tempo che<br />

l’o<strong>di</strong>o gli covava dentro .Ora hanno il sangue negli occhi, non vedono altro! Oh, ecco<br />

Teresa!<br />

Arriva Teresa, madre <strong>di</strong> Niccolao<br />

Teresa: Oh Dio, Dio misericor<strong>di</strong>oso, oh, me sventurata, oh, che dolore! Che dolore mi<br />

ha dato il mio Niccolao! Cosa mi è toccato <strong>di</strong> vedere! Suo padre morto per mano sua!<br />

Povero il mio Bernardo! Lui che non avrebbe mai fatto male ad una mosca! Non c’è<br />

<strong>di</strong>sgrazia più grande per me, per una madre, per una moglie! Fermate quella gente!<br />

Quelli hanno perduto il senno. Oh Dio, aiutami Tu, dammi Tu la forza <strong>di</strong> andare<br />

avanti! Ma perché, perché proprio a me doveva succedere tutto questo!(piange<br />

<strong>di</strong>speratamente)<br />

Le donne gli si fanno intorno e poi l’accompagnano verso la Chiesa<br />

Arrivano due facinorosi guelfi<br />

8


1° facinoroso: Avete visto Bartolomeo? Ci hanno detto che è sceso giù, verso la<br />

piazza. L’avete nascosto voi, Gemma?<br />

Gemma: Ma che vi salta in mente? Da qui non è passato nessuno. Ma siete<br />

impazziti? Mettete via le armi, non cambierete nulla spargendo altro sangue.<br />

2° facinoroso: Questo lo <strong>di</strong>te voi, dobbiamo fare piazza pulita <strong>di</strong> questi ghibellini se<br />

vogliamo vivere in pace in questo paese.<br />

1° facinoroso: (sardonico) E voi Ugo, da che parte state?<br />

Ugo: Da… da.. nessuna parte, io…io sono per la pace!<br />

1° facinoroso: Siete per la pace, eh? Però siete amico <strong>di</strong> Bartolomeo se non<br />

sbaglio, quello che nell’aula del Consiglio ha attaccato per primo! Non è che siete<br />

anche voi della stessa idea?<br />

Ugo: Io e Bartolomeo …siamo amici …così, d’osteria, si beve un bicchiere insieme … e<br />

tutto finisce lì…e poi in paese, bene o male, siamo tutti amici…eccetto che in politica.<br />

2° facinoroso: Se lo vedete comunque, <strong>di</strong>tegli che non si faccia trovare, visto che per<br />

ora ci è scappato…<strong>di</strong>tegli che si nasconda bene, altrimenti è finita per lui!<br />

In quanto a voi, Ugo, meno vi ci fate vedere insieme…e più tenete alla vostra salute!<br />

E questo chi è! E’ amico vostro?<br />

Gosto: No, no, io non sono amico <strong>di</strong> nessuno. Sono un menestrello , sono <strong>di</strong><br />

passaggio e sto per andarmene.<br />

1° facinoroso: Meglio così! Non mi sembra che quella che stiamo suonando, sia<br />

musica per un menestrello!<br />

Gosto: L’avevo capito! Buona fortuna a tutti. (esce)<br />

Ugo: Sarà meglio che me vada anch’io! Che torni a Stignano, fra i miei maiali…c’è aria<br />

migliore! (esce)<br />

2° facinoroso: Agnese! E voi cosa ci fate qui sola, vicino a questo sporco ghibellino!<br />

Dov’è nostra madre? Andate a trovarla e tornate subito a casa! Non è posto adatto per<br />

due donne sole, il paese questa mattina!<br />

In quanto a te, lascia stare mia sorella! E non farti più vedere in giro! Se ti ritrovo<br />

vicino ad Agnese, giuro che t’ammazzo, anche se sei solo un ragazzo!<br />

Ettore: Provaci! Sarò un ragazzo, come <strong>di</strong>ci tu, ma so menar <strong>di</strong> mani come un<br />

veterano e non son mai tornato a casa a leccarmi le ferite.<br />

2° facinoroso: Sentite il pivello, ha più lingua che anni. Quasi quasi gliela taglio!<br />

Agnese: Fermi, per carità, che mi volete morta?<br />

Gemma: Non siete uomini, siete belve feroci! Non vi bastano i morti che ci sono già<br />

stati! Ma cosa credete <strong>di</strong> cambiare!<br />

1° facinoroso: Sono loro che hanno scatenato la nostra rabbia e ora ne subiranno le<br />

conseguenze!<br />

2° facinoroso: (rumori nel fondo) Sentite, c’è un altro scontro! An<strong>di</strong>amo, hanno<br />

bisogno <strong>di</strong> noi! (escono)<br />

Gemma: Sciagurati! Pazzi! Provano solo l’ o<strong>di</strong>o! Sono capaci <strong>di</strong> tutto! Agnese, ho<br />

proprio paura che siamo in mezzo ad una guerra civile!<br />

Agnese: Purtroppo è così e non sarà facile fermarli! An<strong>di</strong>amo in Chiesa a pregare il<br />

Signore, non possiamo fare altro noi! Ettore, tornate a casa, non mi fate stare in<br />

pensiero! Arrivederci! ( si avvia verso la Chiesa)<br />

Ettore: Vado, perché me lo chiedete voi. (esce)<br />

9


2° quadro – La madre scaccia il figlio assassino<br />

Escono <strong>di</strong> Chiesa Teresa , Padre Guglielmo e Tebalda .<br />

Gemma: Teresa! Oh povero Bernardo! Preghiamo insieme: solo la misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio<br />

può fermare tanta follia.<br />

Teresa: Oh, Dio misericor<strong>di</strong>oso, abbi pietà <strong>di</strong> noi!<br />

Gemma e Teresa si inginocchiano sui gra<strong>di</strong>ni della Chiesa pregando.<br />

Tebalda: Teresa, ve l’ho detto: appena vi sentite, e sarà passata questa stagione <strong>di</strong><br />

lotte, venite a trovarmi. E te Agnese vieni, torniamocene a casa ! Meno male che sei<br />

venuta subito da me: cominciavo a stare in pensiero con tutta questa confusione in<br />

giro! Hai visto tuo fratello?<br />

Agnese: Sì, madre, era con quel suo amico del Colle: sono tornati via a combattere.<br />

Tebalda: Oh Gesù, Gesù… speriamo che non gli succeda nulla a quello scalmanato…<br />

e che non faccia nulla <strong>di</strong> cui pentirsi!<br />

Agnese: An<strong>di</strong>amo madre, che ho tanta paura! (escono)<br />

Arriva Niccolao.<br />

Niccolao: Madre… madre mia…<br />

Teresa: Niccolao ( si alza, lo abbraccia, piangendo.. poi lo allontana dopo un<br />

ripensamento)… vattene… non voglio più vederti!<br />

Niccolao: No, madre mia, vi prego! Perdonatemi, vi prego, almeno voi,…io non so<br />

darmi pace!<br />

Teresa: Niccolao vattene, non posso nemmeno guardarti, che se ti guardo ti<br />

perdono…e questo non posso farlo!<br />

Niccolao: Madre, il mio dolore è grande! Io non volevo, ma in quel momento ero<br />

accecato dalla rabbia . E’ successo in un attimo, ho alzato la spada, così, per minaccia,<br />

lui mi si è parato davanti gridando e puntandomi contro la sua. Forse voleva<br />

spaventarmi, voleva che rimettessi a posto la mia, ma io, senza nemmeno<br />

accorgermene, ho reagito. Dopo l’ho visto per terra…e la mia spada era insanguinata!<br />

(scoppia a piangere) Vi prego, non mi scacciate…che sarà <strong>di</strong> me se, dopo aver ucciso<br />

mio padre… ora perdo anche voi? Chi avrà pietà <strong>di</strong> me, se non ne avete voi che mi<br />

avete generato?<br />

Padre Guglielmo: (come a intercedere per Niccolao) Teresa!<br />

Teresa: Sia maledetto quel giorno! Non voglio più sentire la tua voce! Non ho più un<br />

marito e nemmeno un figlio! Sono sola, sola con la mia <strong>di</strong>sperazione.<br />

Niccolao: Avete ragione, madre, non merito perdono! Che sia maledetto l’o<strong>di</strong>o fra gli<br />

uomini! (getta via la spada) E sia maledetto anch’io! Ad<strong>di</strong>o madre, non mi vedrete<br />

mai più! Ad<strong>di</strong>o! (esce)<br />

Padre Guglielmo: Niccolao! Dove andate!…(poi fra sé) Povero figlio! (A Teresa) Ma<br />

vi rendete conto, Teresa, <strong>di</strong> quello che avete fatto al sangue vostro? Eppure lo avete<br />

stretto al vostro seno e, con amore, lo avete allattato. Come avete potuto respingerlo<br />

così!<br />

Teresa: Signore Id<strong>di</strong>o…pel marito mio; Misericor<strong>di</strong>a e pace! E pel figlio mio <strong>di</strong>sperato,<br />

Misericor<strong>di</strong>a e Pace!<br />

Tutti: (Ad alta voce) Misericor<strong>di</strong>a e pace! Misericor<strong>di</strong>a e Pace!<br />

Teresa <strong>di</strong>sperata e smarrita si getta fra le braccia <strong>di</strong> Gemma.<br />

10


Teresa: Se n’è andato… Dio, perché l’ho cacciato via! Che ne sarà <strong>di</strong> lui.<br />

Padre Guglielmo: Dio veglierà su <strong>di</strong> lui. Nei suoi occhi ho visto il pentimento sincero<br />

<strong>di</strong> chi non si dà pace. Come ha cercato il vostro perdono adesso cercherà il perdono <strong>di</strong><br />

Dio. Preghiamo per lui, preghiamo il Crocifisso anche per gli altri fratelli, perché fermi<br />

questa pazzia che ha preso il nostro paese.. Dobbiamo aver fede, Dio ci aiuterà.<br />

Secondo atto<br />

Prima scena<br />

1° quadro – Echi <strong>di</strong> scontri – 2° quadro - L’arrivo dei Bianchi – 3° quadro – Il miracolo<br />

1° quadro – Echi <strong>di</strong> scontri<br />

Interviene il narratore che legge una testimonianza dell’epoca che descrive i fatti<br />

avvenuti.<br />

La scena è vuota ed una luce rossa pervade tutte le cose. Si odono rumori e grida<br />

fuori scena.<br />

Gli antichi o<strong>di</strong> <strong>di</strong> parte e il nuovo desiderio <strong>di</strong> vendetta per i fatti testè avvenuti,<br />

versarono nei cuori un tale veleno che trasformava i combattenti in belve sitibonde <strong>di</strong><br />

sangue.<br />

In breve ora la ria strage, a mo’ d’incen<strong>di</strong>o, si <strong>di</strong>lata in ogni parte del misero paese: si<br />

combatte nelle piazze, nelle vie: nelle case stesse si combatte, perché codesta è<br />

orrenda guerra domestica, civile, in cui il figlio uccide il padre, il padre il figlio, il<br />

fratello il fratello, il congiunto il congiunto, il citta<strong>di</strong>no il citta<strong>di</strong>no.<br />

Nulla vale ad arrestare una lotta sì empia e crudele, né i più sacri legami della natura,<br />

né il sangue che inonda le strade, né la vista de’ mutilati cadaveri, né gli strazianti<br />

gemiti de’ feriti, né le grida strazianti delle madri, delle figlie, delle spose che<br />

stemperandosi in lacrime, scongiurano que’ feroci <strong>di</strong> cessare dalla ria guerra.<br />

.<br />

Buio totale. Ritorno della luce piena.<br />

11


2°quadro –L’arrivo dei Bianchi<br />

(Escono <strong>di</strong> Chiesa)<br />

Giu<strong>di</strong>tta:Ci mancavano queste teste calde.<br />

Orsola: Dite bene Giu<strong>di</strong>tta. Già la mattinata era partita fiacca con questa storia delle<br />

nuove cariche.<br />

Palmira: E’ vero Orsola, lo <strong>di</strong>cevano anche quelli delle bestie, che non sono riusciti a<br />

vendere nemmeno un vitellino da latte.<br />

Giu<strong>di</strong>tta: Sapete che vi <strong>di</strong>co, qui è meglio ricaricare i barrocci e tornarcene a casa.<br />

Incominciano a riporre le loro merci mentre voci lontane echeggiano scene <strong>di</strong> lotta.<br />

Orsola: Il fatto che mi va giù male… è quello <strong>di</strong> ritornare al Colle con la scarsella<br />

vuota!<br />

Palmira: Meglio con la scarsella vuota, che con le ossa rotte Qui non si sa mica come<br />

va a finire!<br />

Gemma: Ve lo <strong>di</strong>co io come va a finire… che queste bestie, perché altro non sono,<br />

quando saranno stanchi <strong>di</strong> darsele, se ne andranno tutti a casa: la campana che<br />

chiude il mercato avrà suonato…e il mio vino sarà rimasto tutto nelle damigiane!<br />

Giu<strong>di</strong>tta: E’ vero, è vero.<br />

Gemma: Almeno voi, però, nei prossimi giorni, vi rifarete con i mercati dei paesi<br />

vicini. Io con che mi rifaccio?! Dopo questa baruffa, per qualche giorno, non si vedrà<br />

più nessuno. (ancora echi <strong>di</strong> lotta)<br />

E pensare che ero contenta perché in questi giorni era previsto il passaggio dei<br />

Bianchi.<br />

Orsola: Ma <strong>di</strong> chi parlate… <strong>di</strong> quei penitenti che pregano e si frustano?<br />

Giu<strong>di</strong>tta: Proprio quelli… ma … o Gemma, quelli non mangiano e non bevono…<br />

elemosinano un tozzo <strong>di</strong> pane e un po’ d’acqua .. non è certo con quelli che possiamo<br />

fare gran<strong>di</strong> affari!<br />

Gemma: Questo lo <strong>di</strong>te voi! Io so che il Comune aveva deciso <strong>di</strong> rifocillarli con cacio e<br />

vino e che aveva chiesto a me <strong>di</strong> pensare a tutto; ma io contavo anche sul fatto che<br />

in questi movimenti, qualcuno che sgarra c’è sempre…<br />

Palmira: … e qualche locan<strong>di</strong>era sempre attenta alle sue cose… sa come fare!<br />

Si ode avvicinarsi il canto dei bianchi che termina dopo il loro ingresso in<br />

scena. Sono vestiti <strong>di</strong> bianco e incappucciati. Nel frattempo, attirati dal<br />

canto, escono <strong>di</strong> Chiesa Padre Guglielmo e Teresa. Anche Ugo rientra e si<br />

avvicina a Padre Guglielmo.<br />

(musica <strong>di</strong> B. D. Niccolai)<br />

Pace, pace, pace e Misericor<strong>di</strong>a Eterno Dio.<br />

Pace, pace, pace e Misericor<strong>di</strong>a Signor Pio.<br />

Non guardare il nostro errore.<br />

Misericor<strong>di</strong>a an<strong>di</strong>am gridando.<br />

Pace, pace, pace e Misericor<strong>di</strong>a Alto Signore.<br />

Padre Guglielmo: Siete voi i Bianchi che aspettiamo?<br />

Portavoce Bianchi: Pace a voi fratello, sì, siamo noi i pellegrini devoti al SS.<br />

Crocifisso. Veniamo da Lucca e siamo <strong>di</strong>retti a Firenze.<br />

Padre Guglielmo: Abbiamo sentito tanto parlare <strong>di</strong> voi! Sappiamo che andate <strong>di</strong><br />

paese in paese a portare la pace e a rasserenare i cuori.<br />

12


Portavoce Bianchi: Quello è il nostro scopo . Da voi cerchiamo ospitalità per la<br />

notte. Gli altri nostri fratelli hanno trovato riposo a Pescia, fuori le mura, dai<br />

conventuali <strong>di</strong> S. Francesco e S. Antonio. A voi chie<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> poter dormire, in Chiesa<br />

, per terra, solo per questa notte.<br />

Padre Guglielmo: Pace a voi fratelli. Intanto che Dio vi bene<strong>di</strong>ca per avervi mandato<br />

qui proprio oggi.<br />

Portavoce Bianchi: Perché parlate così? Cosa sta succedendo in questo paese? Cosa<br />

sono questi pianti, questi lamenti, queste grida? ( echi <strong>di</strong> lotta sempre più vicini)<br />

Padre Guglielmo: C’è una tremenda lotta fratricida in corso: vedete questa donna,<br />

ha perduto proprio ora il marito ucciso per mano del figlio! Dio voglia che, con il vostro<br />

aiuto, si riesca a metter fine a questa trage<strong>di</strong>a.<br />

Portavoce Bianchi: Molti <strong>di</strong> noi, si sono convertiti dopo aver partecipato agli orrori <strong>di</strong><br />

guerre e <strong>di</strong> lotte civili come questa ed è narrando le nostre esperienze e fidando in<br />

Dio, che spesso riusciamo a metter pace e a rinsaldare la fede in coloro che l’hanno<br />

perduta.<br />

Padre Guglielmo: Io pregherò con voi. Per l’alloggio però, è meglio che vi rechiate<br />

all’Abbazia <strong>di</strong> Buggiano , su in collina. E’ più sicura e i frati daranno asilo anche a voi<br />

come fanno con tutti i pellegrini.<br />

Irrompe in scena il 2° facinoroso che duella con un uomo. Il malcapitato è<br />

coperto <strong>di</strong> sangue e lotta strenuamente. Tutti si fanno intorno, facendosi il<br />

segno della croce.<br />

2° facinoroso: Ah! Pren<strong>di</strong> questo, can d’un ghibellino!<br />

Uomo ghibellino: E te pren<strong>di</strong> questo: per tutti i Santi del Para<strong>di</strong>so, non sarò<br />

contento finché non avrò appeso la tua testa a quell’albero lassù!<br />

2° facinoroso: Hai trovato pane per i tuoi denti allora! Ma ora voglio farla finita!<br />

(continuano a duellare)<br />

Teresa: Povera me, povera me! Basta, basta! Basta col sangue! Non ne posso più!<br />

Portavoce Bianchi: Pregate con noi donna, solo Dio può ridarci la pace.<br />

(entra anche il 1° facinoroso)<br />

Uomo ghibellino: Ah, n’è arrivato un altro? Ma non mi fate paura! Vi ridurrò in pasto<br />

per gli avvoltoi tutti e due! (continua spasmo<strong>di</strong>ca la lotta)<br />

Portavoce Bianchi: Venite tutti , preghiamo insieme. La misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio è<br />

immensa, cerchiamo <strong>di</strong> non perdere la speranza, abbiamo fede.<br />

Teresa: Sì, misericor<strong>di</strong>a Signore:<br />

Padre Guglielmo: Venite, preghiamo con loro affinché questa assurda guerra abbia<br />

fine.<br />

Bianchi: (cantano tutti insieme)<br />

Pace, pace, pace e Misericor<strong>di</strong>a Eterno Dio.<br />

Pace, pace, pace e Misericor<strong>di</strong>a Signor Pio.<br />

Non guardare il nostro errore.<br />

Misericor<strong>di</strong>a an<strong>di</strong>am gridando.<br />

Pace , pace, pace e Misericor<strong>di</strong>a Alto Signore.<br />

13


3° quadro - Il miracolo<br />

Teresa si getta ai pie<strong>di</strong> del Crocifisso e piange mentre gli uomini continuano a<br />

duellare.<br />

Teresa: Signore Id<strong>di</strong>o, metti la pace in cuore a costoro! E nel mio la rassegnazione. (<br />

a mo’ <strong>di</strong> recitativo drammatico e in crescendo, insieme ai Bianchi) Misericor<strong>di</strong>a e Pace.<br />

Misericor<strong>di</strong>a e Pace: Misericor<strong>di</strong>a e Pace. (Silenzio)<br />

Gemma: Oh Dio! Guardate, guardate il volto <strong>di</strong> Gesù!<br />

Ugo: La fronte….sta sanguinando!<br />

Teresa: E le sue mani… i pie<strong>di</strong>!<br />

Ugo: E il costato… versa sangue !<br />

Gemma: E’ sangue vivo!<br />

Padre Guglielmo: Si mostra a noi come sul Golgota! (cade in ginocchio) Signore,<br />

Signore pietà!<br />

Portavoce Bianchi: Col suo sangue lava i nostri peccati… e ci perdona!<br />

Gemma: Diteglielo a quei pazzi! Diteglielo che per colpa loro il Crocifisso sta<br />

soffrendo ancora la sua passione, sta sudando sangue vivo!<br />

Padre Guglielmo: Oh Dio, Dio misericor<strong>di</strong>oso che hai ascoltato le nostre<br />

preghiere! Sia gloria a Te, dolce…immenso Gesù che Ti mostri a noi,<br />

incurante del nostro essere piccoli, meschini, in<strong>di</strong>fferenti…<br />

Gemma e Teresa: Miracolo…miracolo!<br />

Ugo: Venite…guardate…il suo sangue si è riverso fin sull’altare!<br />

2° facinoroso: (interrompe la lotta e si avvicina alla Chiesa) Ma non è possibile !<br />

(fortemente incredulo)<br />

1° facinoroso: Fa’ vedere! Oh Gesù! Ma questo è un segno <strong>di</strong> Dio per noi , uomini<br />

senza cuore! Pace, pace! Perdona i nostri errori.<br />

Uomo: Un pro<strong>di</strong>gio così, davanti ai nostri occhi, non lo meritavamo !<br />

2° facinoroso: (Voltando le spalle alla chiesa.) Non ci credo! Dio non fa miracoli a<br />

comando!<br />

Uomo: Dio manda i suoi segni agli uomini che li sanno comprendere. (Getta le armi)<br />

1° facinoroso: Dio misericor<strong>di</strong>oso, perdonalo, perdonaci! (in lacrime) Mai più armi<br />

nelle mie mani! Fratelli, pace per sempre!<br />

Getta le armi, si segna e s’inginocchia insieme all’altro uomo<br />

2° facinoroso: (getta le armi) Getto le armi perché è inutile continuare questa lotta<br />

assurda… ma al miracolo non ci credo. Chi siamo noi, per meritare l’intervento <strong>di</strong>vino?<br />

Dio si manifesta ai Santi, non a noi peccatori. No, non ci credo!<br />

14


Interviene un narratore che legge una testimonianza dell’epoca che descrive il miracolo<br />

Narratore :Correva il dì 18 del mese <strong>di</strong> Agosto del 1399, quando l’augusto<br />

simulacro <strong>di</strong> Gesù Crocifisso <strong>di</strong>nanzi al quale pregavano pie donne, cominciò a<br />

vista <strong>di</strong> esse a versare sangue pro<strong>di</strong>gioso dalla fronte, dal costato, dalle mani e<br />

dai pie<strong>di</strong>, in così gran copia da invadere l’altare su cui era posto. Stupefatte e<br />

tutte tremanti per l’inatteso avvenimento, si affrettavano sul luogo del conflitto,<br />

annunziando il miracolo.<br />

Ciò basta a fermare la strage citta<strong>di</strong>na: i combattenti entrano in Chiesa e visto il<br />

portento che pur sempre continua, comprendono tutto l’orrore del loro delitto.<br />

Lacrime <strong>di</strong> verace pentimento sgorgano da ogni ciglio, ognuno si chiama in colpa<br />

del sangue novellamente versato, e gettate via le armi fratricide tutti si stringono<br />

in un abbraccio <strong>di</strong> perdono gridando: pace, pace. Da questo momento cessarono<br />

nella terra del Borgo le intestine <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>e e il maledetto o<strong>di</strong>o <strong>di</strong> parte.<br />

(buio)<br />

Seconda scena<br />

1° quadro – Otto mesi dopo. E’ Primavera – 2° quadro – La delibera del Consiglio – 3°<br />

quadro - Il ritorno <strong>di</strong> Niccolao<br />

1° quadro - Otto mesi dopo. E’ Primavera<br />

E’ il 20 Aprile 1400. Sono passati circa otto mesi. La scena è ancora la stessa. Ugo è<br />

seduto ad un tavolo della Locanda, la Gemma sfaccenda.<br />

Ugo è intento a tirare i da<strong>di</strong> sul tavolo.<br />

Gemma: (scuote la testa, guardando Ugo) Ugo, ma che state facendo?<br />

Ugo: Tiro i da<strong>di</strong>, o non lo vedete?<br />

Gemma: E’ da stamani che siete costì ,impegnato in codesto lavoro! Ma, a casa, non<br />

c’avete niente <strong>di</strong> meglio da fare?<br />

Ugo: Perché? Qui vi do’ parecchia noia?<br />

Gemma: Noia non me ne date, avete bevuto, avete pagato tre bicchieri <strong>di</strong> vino e<br />

quin<strong>di</strong> mi avete fatto guadagnare! Ma io penso che è Primavera, ci sono gli ulivi da<br />

potare…nel podere ci sono tante cose da fare…e poi penso a vostra moglie che è a<br />

casa a fare quello che non fate voi!<br />

Ugo: Gemma, voi pensate troppo! Guardate che sto lavorando anch’io!<br />

Gemma: E che lavoro sarebbe il vostro! Mi piacerebbe impararlo anche a me!<br />

Ugo: Sto imparando il sistema per tirare i da<strong>di</strong> e fare il punteggio più alto possibile!<br />

Così quando capita Girolamo gli vuoto le tasche!<br />

Gemma: Ecco, vi ci mancava <strong>di</strong> buttare via i sol<strong>di</strong> al gioco, tanto ne spendete pochi in<br />

mezzini <strong>di</strong> vino!<br />

15


Ugo: Gemma, ma che volete da me? Ma chi siete… mia moglie!<br />

Gemma: Meno male che non sono vostra moglie, meglio per me e per voi!<br />

Ugo: O Gemma, è l’ora <strong>di</strong> farla finita. Siete sempre a impicciarvi degli affari miei. Se<br />

non la smettete, cambio Locanda. Vo’ dalla Nerina, fuor dalle mura.<br />

Gemma: Andate, andate, così <strong>di</strong>ventate astemio. Quella non è come me che aspetta<br />

la ven<strong>di</strong>ta del maiale; quella non fa cre<strong>di</strong>to a nessuno.<br />

Ugo: (incassando) Uffa! (arriva Teresa)<br />

Teresa: Buongiorno.<br />

Gemma: Buongiorno Teresa. Come state stamani?<br />

Teresa: Eh, come sempre, purtroppo! Per me i giorni sono <strong>di</strong>ventati tutti uguali.<br />

Quando vedo un viandante gli chiedo del mio Niccolao, ma nessuno l’ha visto, nessuno<br />

ne sa niente! E allora vado in Chiesa. Solo lì trovo un po’ <strong>di</strong> pace.<br />

Gemma: Lo so. Coraggio, Dio vi aiuterà e un giorno o l’altro, chissà… (Teresa entra in<br />

Chiesa) Povera donna, da quando ha cacciato suo figlio, non sa darsi pace. Ugo: Già,<br />

Niccolao non s’è più visto . Chissà dove sarà andato!<br />

Ettore: Buongiorno Gemma, salute Ugo!<br />

Ugo: Salute a te , Ettore!<br />

Gemma: Ben arrivato, Ettore!<br />

Ettore: Vi ho portato le uova, scusatemi se sono in ritardo.<br />

Gemma: Non vi preoccupate, non avevo nessuna fretta.<br />

Ettore: Si è vista Agnese?<br />

Gemma: Ecco, per l’Agnese siete in ritardo! E’ già stata in Chiesa e ormai è tornata a<br />

casa.<br />

Ettore: Peccato, l’avrei vista volentieri! Sapete, Gemma, ora che la pace è tornata in<br />

paese,la sua famiglia si è messa d’accordo con la mia e l’ho chiesta in sposa. Sia<br />

benedetto il sangue del SS. Crocifisso che quel 18 Agosto ha riportato la pace tra gli<br />

uomini. Da allora non passa giorno che io non vada in Chiesa a ringraziarlo.<br />

Ugo: Che siete devoto si sa. Ma <strong>di</strong>te la verità, in Chiesa tutti i giorni ci andate perché<br />

ci viene anche l’Agnese e per voi è un’occasione in più per starle vicino.<br />

Gemma: Via Ugo, non fate il pettegolo. Lasciate che questi giovani tubino come<br />

colombi. Hanno passato brutti momenti, ma ora la vita sembra promettergli il meglio!<br />

16


2° quadro – La delibera del Consiglio<br />

Ettore: Gemma, ma lo sapete che stamani su al Comune è stato convocato il<br />

Consiglio? Dovrebbe essere arrivato anche il podestà Angelini <strong>di</strong> Firenze per rinnovare<br />

alcune cariche. Ma non è solo per quello che si riuniscono!<br />

Gemma: No? O cosa c’è <strong>di</strong> nuovo?<br />

Ettore: Si <strong>di</strong>ce che parleranno anche del Miracolo!<br />

Gemma: Davvero? Speriamo bene, perché il Vescovo <strong>di</strong> Lucca, per esempio, del<br />

miracolo non volle saperne <strong>di</strong> nulla …almeno a quanto ci hanno detto Parasacco e il<br />

Puccini che andarono da lui in delegazione! Io sarei contenta se questa volta si<br />

trovassero d’accordo sul rinnovo delle cariche, per il resto…non so che <strong>di</strong>re!<br />

Ugo: Sapete Gemma che faccio? Vado su al Comune, così dopo vi racconto cosa<br />

hanno deciso …delle cariche e <strong>di</strong> questo avvenimento.<br />

Gemma: Bravo, andate, e tornate presto.<br />

Ettore: Via, visto che l’Agnese se n’è già andata a casa, io continuo il mio giro. Salute<br />

Gemma.<br />

Gemma: Arrivederci Ettore, a dopodomani. (Ettore esce) Che bravo ragazzo! Onesto,<br />

laborioso, proprio un buon partito! Agnese è davvero fortunata! (giunge Gosto,<br />

fischiettando) Toh! Chi si rivede! Qual buon vento vi riporta da queste parti?<br />

Gosto: Buongiorno Gemma. Sempre ad accu<strong>di</strong>re alle vostre cose! Qual buon vento mi<br />

porta? Nel mio girovagare, <strong>di</strong> solito, non seguo mai un motivo preciso. Però…questa<br />

volta qualcosa che mi ha attirato c’è!<br />

Gemma: Ah, si? E cosa?<br />

Gosto: Ma come, me lo domandate? Ho sentito <strong>di</strong>re che otto mesi fa’ il Crocifisso<br />

della vostra Chiesa ha sudato sangue! Non vi sembra normale che anch’io voglia<br />

venerare quell’immagine, voglia pregare ai suoi pie<strong>di</strong>?<br />

Gemma: Certo, e se non ve l’eravate data a gambe, avreste potuto assistere al<br />

pro<strong>di</strong>gio, invece avete visto un po’ <strong>di</strong> baruffa , avete avuto paura e siete sparito<br />

all’istante!<br />

Gosto: E’ vero, Gemma, ho avuto paura. E quanto me ne sono pentito! Ho saputo del<br />

miracolo pochi giorni dopo, a Firenze, da alcuni Bianchi che avevano assistito al<br />

pro<strong>di</strong>gio. Quando me l’hanno raccontato, sono stato tentato <strong>di</strong> seguirli. Poi, però, ho<br />

avuto paura . Mi hanno detto che camminavano a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong>, non mangiavano né<br />

carne né uova, dormivano per terra, all’ad<strong>di</strong>accio, e poi si frustavano a sangue durante<br />

il loro pellegrinaggio. Io sono senza regole, mi son detto, non riuscirei a fare la loro<br />

vita per tanto tempo.<br />

Ma <strong>di</strong>te un po’, la pace è tornata in paese?<br />

Gemma: Sì, la situazione si è calmata. La presenza dei Bianchi è stata importante,<br />

Al loro passaggio anche i più duri d’animo hanno sentito il morso del pentimento e si<br />

sono inginocchiati in lacrime. Ma… il vero cambiamento è dovuto al miracolo che ha<br />

fatto pentire anche gli assassini!<br />

Gosto: Già, mi ricordo <strong>di</strong> quel ragazzo che aveva ucciso il padre, almeno così aveva<br />

detto Ugo…<br />

Gemma: Eh, sì, purtroppo è vero , ma non fu lui l’unica vittima <strong>di</strong> quella folle lite.<br />

Sapete, la madre cacciò via quel ragazzo ed ora, povera donna, non si da’ pace. E’ il<br />

suo unico figlio e non ne sa più niente da allora. Lei ora passa le giornate in Chiesa a<br />

pregare chiedendo perdono per non aver accettato il suo pentimento.<br />

Gosto: Come avrebbe potuto fare, aveva ucciso suo padre, suo marito!<br />

Gemma: Sì, lo so, ma bisogna saper perdonare chi si pente e lei si rimprovera <strong>di</strong> non<br />

averne avuto la forza. (torna Ugo)<br />

Ugo: Gemma, non sono nemmeno arrivato lassù. Ho trovato Iacopo <strong>di</strong> Niccolao e mi<br />

ha detto che era già tutto finito .(vede Gosto) Bah, chi si rivede!<br />

17


Gosto: Buongiorno Ugo.<br />

Gemma: Che notizie portate? Buone, spero!<br />

Ugo: Sì, Gemma! Però datemi un bicchieretto <strong>di</strong> vino, sono tutto sudato, ho fatto una<br />

corsa!<br />

Gemma: Tutte le scuse sono buone! Tenete, bevete!<br />

Ugo: Oh! Ora va meglio! Allora, <strong>di</strong>ce che il Podestà ha fatto rinnovare alcuni<br />

consiglieri. Poi ha chiesto la parola Iacopo <strong>di</strong> Niccolao, e ha proposto al Consiglio <strong>di</strong><br />

mettere nero su bianco. <strong>di</strong> rinnovare la devozione verso il Crocifisso che per mezzo<br />

del suo prezioso sangue aveva riportato la pace in quegli uomini che non volevano<br />

riconciliarsi e così Niccolao ha proposto che <strong>di</strong>venti festivo il 18 d’Agosto, l’anniversario<br />

del Miracolo con una pena <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci sol<strong>di</strong> a chi non rispetti tale festività.<br />

Gemma: Ed è stato approvato?<br />

Ugo: Trenta lupini a favore e un solo lupino bianco, contrario.<br />

Gemma: Uno contrario?<br />

Ugo: Già!<br />

Gemma: E chi sarà stato? Chi avrà osato non riconoscere il miracolo?<br />

Ugo: Via, non vi scaldate Gemma! Un miscredente, ma è uno solo!<br />

Gemma: Uno, due o <strong>di</strong>eci è lo stesso! Qualcuno ha voluto <strong>di</strong>re no al pro<strong>di</strong>gio <strong>di</strong> Gesù<br />

Crocifisso!<br />

E’ come se avesse detto: non è vero, non ci credo! Un sacrilego! (si segna)<br />

Ugo: Insomma Gemma, da ora in avanti il 18 Agosto al Borgo si farà una gran festa<br />

per ricordare il Miracolo. Sono proprio contento che il Comune l’abbia riconosciuto<br />

perché è un avvenimento che sento molto e un po’ m’appartiene.<br />

Ci pensate Gemma, fra cento anni la popolazione del Borgo ricorderà il pro<strong>di</strong>gio <strong>di</strong><br />

Nostro Signore … e sono sicuro che penserà anche a noi.<br />

Gemma: A noi? Ma no, chi volete che si ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> noi!<br />

Ugo: No? Nessuno ricorderà i nostri nomi, ma penseranno a chi c’era, a chi vide con i<br />

propri occhi! Cercheranno <strong>di</strong> capire cosa possiamo aver provato <strong>di</strong> fronte a quel<br />

miracolo. Gemma, noi c’eravamo.<br />

Gemma: E’ vero, Ugo, non ci avevo mai pensato. La nostra umile presenza ora fa<br />

parte della storia.<br />

18


3° quadro – La visita turistica /Il ritorno <strong>di</strong> Niccolao<br />

(Gemma, Ugo, Gosto e i due facinorosi si bloccano immobili mentre dalla Chiesa esce<br />

una guida attorniata da un gruppo <strong>di</strong> turisti.)<br />

Guida – Intesi eh,…ora ci pren<strong>di</strong>amo una mezzoretta <strong>di</strong> tempo libero, così chi vuol<br />

visitare il paese, piccolo, ma ricco <strong>di</strong> storia, può farlo.<br />

A mezzogiorno, mi raccomando la puntualità, ci ritroviamo qui davanti alla Chiesa, e<br />

an<strong>di</strong>amo al Ristorante. Non si mangerà bene come a Farneta, ma vedrete che non<br />

avremo <strong>di</strong> che lamentarci!<br />

Turista n. 1: Professore, aspetti un minuto. Volevo <strong>di</strong>rle che quello che ci ha spiegato<br />

sulle bellezze, sulla storia <strong>di</strong> questa Chiesa, <strong>di</strong> questo Miracolo e <strong>di</strong> questo paese è<br />

stato così chiaro, che ci sembra <strong>di</strong> averlo vissuto…però…manca qualcosa…non so…<br />

Turista n. 2: Lo so io cosa manca: manca <strong>di</strong> sapere dove era andato a finire<br />

Niccolao.<br />

Ettore e Agnese ce li possiamo immaginare felicemente sposati e con una bella<br />

ni<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> bambini…un po’ guelfi…un po’ ghibellini… ma tanto quello ora non ha più<br />

importanza, ma Niccolao?<br />

Guida: Mondo birbone, ma allora volete sapere proprio tutto voi! . E va bene…<br />

però…ehi, voi due, laggiù, ci state zitte! Ascoltate, perché, vedete… mentre Gemma,<br />

Ugo, Gosto parlavano tra loro, entrarono tre Bianchi, laceri e affaticati . Gemma li fece<br />

accomodare e gli offrì dell’acqua, l’unica cosa che potessero bere.<br />

Turista n. 3: Ma da dove venivano, poveretti?<br />

Guida: Venivano da Firenze, avevano camminato giorno e notte: i loro pie<strong>di</strong><br />

sanguinavano! Sapete bene che le strade, nel quattrocento, non le avevano ancora<br />

asfaltate!<br />

Turista n. 1: Ma perché erano così pochi? Non ci avevate detto che viaggiavano<br />

sempre in gruppi numerosi?<br />

Guida: Erano solo tre, benedetto figliolo, e c’era la sua ragione, perché uno <strong>di</strong> questi<br />

era proprio Niccolao, tornato al paese per riconciliarsi con la madre, …e non se l’era<br />

sentito <strong>di</strong> venirci da solo!<br />

Turista n. 3: Chissà che effetto avrà fatto a quella povera donna rivedere il suo<br />

ragazzo! Ma lo riconobbe?<br />

Guida: No, lei non lo riconobbe subito. Allora Niccolao le prese le mani, si gettò in<br />

ginocchio, si tolse il cappuccio … e le chiese perdono.<br />

Turista n. 3: Immagino l’ emozione ! Ma… lei…cosa fece…lo perdonò?<br />

Guida: Certo che lo perdonò: e ritrovò così, con quel gesto <strong>di</strong> riconciliazione, la<br />

stessa pace interiore che il figlio aveva già raggiunto nella conversione.<br />

Turista n. 4: E a questo punto… Niccolao rimase con la madre…gli altri due Bianchi<br />

si sistemarono in paese …ad aiutare a Ugo…e tutti vissero felici …<br />

Guida: Ma non <strong>di</strong>ciamo corbellerie! Ma non lo capisce che lui non era più legato al suo<br />

paese, apparteneva ormai al movimento spirituale dei Bianchi e il suo impegno era<br />

quello <strong>di</strong> testimoniare l’amore al Signore.<br />

Niccolao lasciò la madre, raggiunse i confratelli a Firenze e con loro si mise in<br />

cammino <strong>di</strong>retto a Roma per lucrare il Giubileo, e lì ne abbiamo perso le tracce.<br />

Turista n. 2: Sa professore cosa ci vorrebbe ora? Che avvenisse un nuovo pro<strong>di</strong>gio!<br />

Turista n. 4: Sapete come si fa per quello? Ora ci litighiamo un po’, e giù il Crocifisso<br />

a sgorgare sangue!<br />

Guida: Mi sembrate proprio una congrega <strong>di</strong> matti! E voi, laggiù, zitte, befane! Ora,<br />

ascoltatemi per benino, nevvero. I pro<strong>di</strong>gi, i miracoli come questo del Crocifisso, non è<br />

che si verificano ogni volta che c’è da rappacificare gli animi: sono eventi che l’uomo<br />

non può provocare, sono impreve<strong>di</strong>bili e quando si verificano però, lasciano un segno<br />

19


che si conserva nella mente e nel cuore.<br />

La loro funzione non è quella <strong>di</strong> far cessare le liti, le guerre, ma <strong>di</strong> risvegliare<br />

nell’animo umano il senso del <strong>di</strong>vino e <strong>di</strong> educarlo al rispetto e all’amore per ogni<br />

fratello.<br />

Turista n. 4: Allora, vorrebbe <strong>di</strong>re che al Borgo , da quell’avvenimento in poi, sono<br />

tutti santi!<br />

Certo è stato un bel colpo lo scherzetto organizzato da quel prete: dopo seicento<br />

anni se ne parla ancora!<br />

Turista n. 2: Eccoci, è arrivato il miscredente! Credevo fosse solo quel facinoroso a<br />

pensarla così, ma vedo che anche oggi un rappresentante del pensiero libero non<br />

manca!<br />

Turista n. 4: Se è per quello, ad esprimere la sua incredulità, ci fu anche qualcun<br />

altro nel quattrocento: quel consigliere che votò con il lupino bianco dove lo metti?<br />

All’epoca quel trucco fece sicuramente effetto, ma oggi queste immagini che gettano<br />

sangue fanno meno scalpore: bisogna che si organizzino meglio questi preti e trovino<br />

qualcosa <strong>di</strong> più eccezionale per incantare la gente!<br />

Guida: Figliolo, sì, ti chiamo proprio così, per non chiamarti del tuo nome che sarebbe<br />

“zuzzurullone”, evidentemente non hai ancora trovato quel seme, quella luce che ti fa<br />

sperare, credere e confidare nell’amore del Signore e forse … il miracolo che potrebbe<br />

compiersi oggi … è quello che tu, tornando a casa da questa gita, e riflettendo su ciò<br />

che hai visto e u<strong>di</strong>to, riscopra la bellezza del dono che Dio ci ha fatto mettendo a<br />

nostra <strong>di</strong>sposizione la fede e la capacità <strong>di</strong> leggere i segni che ci invia.<br />

Sai come <strong>di</strong>ce il sommo poeta?<br />

“ Fede è sostanza <strong>di</strong> cose sperate<br />

e argomento de le non parventi,<br />

e questa pare a me sua qui<strong>di</strong>tate!”<br />

Altro che lupino bianco o lupino nero! Ma ora basta con le chiacchiere e an<strong>di</strong>amo! Tutti<br />

qui a mezzogiorno!<br />

(Un gruppo <strong>di</strong> persone in abiti moderni si avvia verso la Chiesa)<br />

Turista n. 1: Professore, o dove va tutta quella gente?<br />

Turista n. 2: Cosa sta succedendo? Che c’è, una sven<strong>di</strong>ta?<br />

Guida: Niente <strong>di</strong> particolare, credo. Però… seguiamoli…<br />

(Ci si avvia verso la Chiesa)<br />

Ripren<strong>di</strong>amo il nostro <strong>di</strong>scorso.<br />

Voi non ci avete fatto caso, ma oggi è il 18 Agosto, sono passati oltre seicento anni da<br />

quell’avvenimento, e noi stessi ci troviamo qui a constatare<br />

come la storia <strong>di</strong> questo miracolo si sia effettivamente tramandata <strong>di</strong> generazione in<br />

generazione,<br />

come la gente, rinnovando la sua devozione, accorra ancora in Chiesa e vada ad<br />

inginocchiarsi davanti a quella immagine, come fecero allora Gemma, Ugo, Agnese,<br />

Teresa<br />

Gosto: E’ proprio vero, stanno parlando <strong>di</strong> voi. Di me si sono <strong>di</strong>menticati perché io ,<br />

che avevo la possibilità <strong>di</strong> esserci, scappai per la paura e non me lo perdonerò mai.<br />

Gemma: No, non <strong>di</strong>menticheranno nessuno <strong>di</strong> noi: ognuno ha avuto la sua parte, il<br />

suo ruolo più o meno importante.<br />

Ugo: Sarebbe bastato che fosse mancato uno solo <strong>di</strong> noi e la storia, il pro<strong>di</strong>gio non<br />

avrebbero avuto lo stesso significato.<br />

Gemma: Oggi è un giorno benedetto dal Signore e quin<strong>di</strong> dobbiamo fare festa!<br />

Ugo: Gemma, dateci del buon vino. Offro io e ve lo pago quando…<br />

Gemma: Quando venderete il prossimo maiale. Bevete tutti, oggi offre la Gemma!<br />

20


Gosto: Voi offrite il vino, io offro il mio canto come contributo alla festa, per portare<br />

allegria nel cuore della gente ed allora, … ehi, voi, cantiamo insieme questa canzone:<br />

Inizia il menestrello e tutti lo seguono nel canto<br />

“Canzone del menestrello” <strong>di</strong> Adalberto Bettini<br />

Introduzione – ritmica<br />

(Menestrello)Gente venite qui con me<br />

Perché vi vo’ narrare<br />

Storie <strong>di</strong> dame e cavalier<br />

Che vi faran sognare.<br />

Storie fantastiche <strong>di</strong> re<br />

Di terre d’oltremare,<br />

venite dunque intorno a me<br />

che state ad aspettare.?<br />

(Coro)Presto corriamo ad ascoltar<br />

Presto, senza esitare,<br />

che cosa mai col suo cantar<br />

ci vuole raccontare.<br />

(Menestrello)Gente venite qui da me<br />

perché vi vo’ narrare<br />

storie d’amore e morte che<br />

niuno può immaginare.<br />

(Menestrello) Io per il mondo me ne vo’<br />

Libero come augello<br />

Non ho padroni e mai ne avrò,<br />

io sono il menestrello.<br />

(Coro)Egli felice se ne va<br />

col suo cantar giocondo,<br />

beato lui che può volar<br />

libero per il mondo.<br />

(Menestrello) Se la canzon che canterò<br />

Vi sarà parsa bella<br />

Mettete mano amici allor<br />

Alla vostra scarsella.<br />

.<br />

Lentamente cala la tela.<br />

21

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