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IL TRENO<br />

Ebbene, Emma aveva perso<br />

il suo treno.<br />

Doveva capitare prima o<br />

poi.<br />

Era sempre arrivata con<br />

trenta secondi di anticipo<br />

rispetto alla partenza e non<br />

si sa per quale intervento<br />

divino era sempre riuscita<br />

ad acchiapparlo per un pelo.<br />

Ebbene, oggi non aveva<br />

proprio niente da dire né da<br />

scrivere, sarebbe voluta<br />

rimanere per sempre così:<br />

seduta su quella panca<br />

fredda, col sole che scalda<br />

la schiena, con gli occhi<br />

amorfi e fissi sui binari,<br />

quasi in attesa di un treno<br />

che è ormai partito.<br />

Si passò l’indice sotto le<br />

narici per asciugare un po’<br />

di umido, i fazzoletti li<br />

dimenticava sempre.<br />

Oggi la stazione non l’affa-<br />

E’ quasi arrivato il<br />

momento e lui se ne<br />

andrà… se ne andrà di casa,<br />

contento, senza guardarsi<br />

indietro, lasciando il mio<br />

cuore ferito... e dovrò fare<br />

finta di niente, dirgli addio<br />

senza far vedere che<br />

piango... il mio bambino.<br />

Quel bambino che un<br />

giorno ho quasi perso, quel<br />

bambino così amato, il più<br />

piccolo, il più vicino...<br />

quello che non si è mai<br />

allontanato da me...<br />

Affiorano ricordi di<br />

quella sera quando,<br />

aveva appena un anno<br />

e mezzo, aspettavamo<br />

l’arrivo dei Re Magi.<br />

Nella mia città si<br />

forma un gran corteo<br />

con i re, gli scudieri e<br />

tante carrozze. Avevo<br />

sempre portato i bambini,<br />

insieme a quelli<br />

di altre amiche, ed<br />

era molto bello guardare<br />

i loro faccini<br />

rapiti, per poi tornare<br />

stanchi ma felici a casa, andare<br />

a letto prestissimo per<br />

non fare arrabbiare i Re<br />

Magi, che così avrebbero<br />

portato tutti i giocattoli richiesti.<br />

I bambini gridavano<br />

eccitati, mi sono girata solo<br />

un attimo per riprendere il<br />

più grande e poi.... non l’ho<br />

piu visto, piccino, piccino...<br />

era sparito.<br />

L’ho cercato per tanto<br />

tempo, ero impazzita, alla<br />

fine, dopo due ore, l’ho<br />

ritrovato, era andato molto<br />

lontano... e nessuno lo<br />

aveva fermato… di notte...<br />

scinava, la conosceva fin<br />

troppo bene, e la mente<br />

faceva giri superficiali come<br />

rondini che ruotano in cielo<br />

solo per il gusto di farlo e<br />

non per chissà quale ragione<br />

intrinseca.<br />

Le vennero in mente le<br />

occasioni mancate: l’aver<br />

perso il treno era la metafora<br />

di perdere un’occasione,<br />

perdere l’attimo della propria<br />

vita. Emma era per il<br />

carpe diem ma credeva<br />

anche nelle seconde occasioni,<br />

nei treni successivi e<br />

se fosse morta nell’attendere<br />

la seconda occasione l’avrebbe<br />

fatto col sorriso sulle labbra<br />

perché durante l’attesa<br />

era felice.<br />

Sì, godere anche durante il<br />

non-fare, durante la stasi,<br />

rompere il circolo che ci<br />

porta sempre in movimento,<br />

<strong>LA</strong> MADRE<br />

al buio... solo.<br />

La gente lo aveva visto ma<br />

non lo aveva fermato perché<br />

non piangeva. E non ha<br />

pianto neanche quando mi<br />

ha visto... aveva le labbra<br />

viola... si è aggrappato a me,<br />

non voleva guardare nessuno...<br />

ma non ha pianto.<br />

E da allora non si è mai<br />

allontanato molto... lui vo-<br />

leva uscire con la famiglia,<br />

come diceva sempre lui.<br />

Giocava, ma mai troppo<br />

lontano. Si è prima fatto<br />

ragazzino, poi ragazzo, ma<br />

sempre vicino...<br />

E dopo è arrivato il momento...<br />

si è cominciato a<br />

staccare sempre più, ma ero<br />

contenta per lui, lo guardavo<br />

crescere bene... contento...<br />

studiava... era felice... ma…<br />

non so in che momento ho<br />

cominciato a perderlo... di<br />

colpo non era piu il mio<br />

bambino... era un uomo ed<br />

è diventato chiuso, non<br />

perché se non fai, ti giudicano<br />

amorfo, statico, negativo.<br />

Ma la stasi è fermarsi<br />

con le gambe e muoversi<br />

con la mente.<br />

Emma realizzò che se fosse<br />

esistito sarebbe stata una<br />

delle fautrici del movimento<br />

fermarsi con le<br />

gambe, muoversi con la<br />

mente ma pensò che non<br />

avrebbe raccolto molte<br />

adesioni perché in effetti<br />

neanche lei era molto<br />

convinta del progetto.<br />

Infatti ultimamente non si<br />

fermava un attimo e le cose<br />

che faceva, sia grandi sia di<br />

routine, la entusiasmavano<br />

come fosse una bambina.<br />

Guardando fissa i binari<br />

Emma vedeva con la coda<br />

dell’occhio tante ombre a<br />

terra di gente in attesa.<br />

Arrivò un treno e tanti piedi<br />

divennero irrequieti: tanti<br />

salivano, tanti scendevano,<br />

tacchi, scarpe comode e<br />

scomode cominciarono a<br />

rincorrersi l’un l’altra trascinando<br />

appresso valigie<br />

con le rotelle; si mormora<br />

che tra non molto inventeranno<br />

anche quelle a<br />

motore.<br />

Arrivò un altro treno, il suo.<br />

Lei si animò e i suoi piedi si<br />

misero in moto e si confusero<br />

tra gli altri piedi che<br />

salivano e scendevano…<br />

giadafuccelli@libero.it<br />

parlava più dei suoi problemi,<br />

mi stava escludendo<br />

a poco a poco dalla sua vita,<br />

anche se qualche volta<br />

ritorna il suo sorriso felice<br />

al guardarmi.<br />

Adesso va via... di colpo e<br />

senza dire niente ha preparato<br />

tutto il viaggio.<br />

Se ne va lontano... e io mi<br />

sento come se mi togliessero<br />

il cuore... sapevo che<br />

doveva andare... ma non<br />

così... lontano... lascia<br />

tutto... gli studi... il<br />

lavoro e ha poco più<br />

di 20 anni, andando<br />

dietro a non so cosa...<br />

Ma adesso devo rimanere<br />

serena, non voglio<br />

che lui mi veda<br />

piangere, non voglio<br />

arrabbiarmi con lui...<br />

... perché, figlio mio<br />

adorato, non ti voglio<br />

perdere un’altra<br />

volta... e adesso per<br />

sempre... per sempre.<br />

Reagisci donna, non è<br />

la fine del mondo, si<br />

dice, tuo figlio è ormai un<br />

uomo.<br />

Deve andare per la sua<br />

strada, che sarà sempre<br />

diversa dalla tua, ma se fai<br />

così lo perderai di sicuro;<br />

devi guardare e vederlo<br />

com’è, un ragazzo sano,<br />

pulito, ragionevolmente<br />

ragionevole così come tanti<br />

altri ragazzi.<br />

Andrà via e poi... tornerà,<br />

sicuro... più uomo, più<br />

adulto... e tu sarai sempre<br />

lì ad aprire le braccia... al<br />

tuo bambino.<br />

Senia Sánchez Martin<br />

L’Università e il sexy calendario<br />

Ci perdonerà la dott.ssa Sara<br />

Tommasi se la prendiamo<br />

come espediente per una riflessione,<br />

ma il suo percorso - dalla<br />

laurea alla Bocconi al calendario<br />

di Max - ci pare emblematico<br />

della sua generazione.<br />

E farebbe bene il Presidente<br />

Prodi ad appendersi il calendario<br />

della nostra bella compaesana<br />

a Palazzo Chigi per non<br />

dimenticarsi che oggi i laureati<br />

si ritrovano in mutande…<br />

Diremo forse una banalità,<br />

ma l’università deve essere<br />

legata alle esigenze della comunità,<br />

mestieri, competenze e<br />

abilità devono essere richiesti<br />

dalla società, dal mercato, dalle<br />

politiche di sviluppo del Paese.<br />

Se queste esigenze sono davvero<br />

urgenti e questo legame<br />

fondato, allora le generazioni<br />

formate dall’università diventeranno<br />

una forza attiva e non<br />

faranno che migliorare lo stato<br />

delle cose.<br />

Tasti dolenti sono tutte quelle<br />

facoltà non legate ad un’esigenza<br />

reale del<br />

Paese, senza contatto<br />

diretto con il<br />

mondo del lavoro e<br />

che sfornano schiere<br />

di disoccupati sempre<br />

più confusi e<br />

disorientati.<br />

Trattasi nello specifico<br />

di quelle facoltà,<br />

proliferate negli ultimi<br />

anni, che dovrebbero<br />

preparare i<br />

giovani ad entrare<br />

nel mondo dello spettacolo e<br />

della comunicazione.<br />

Il problema è che questo<br />

ambiente lavorativo è ancora<br />

fondato sul praticantato... guardatevi<br />

i curriculum dei vari<br />

registi, presentatori, attori,<br />

nessuno è transitato da un’università.<br />

Idem per i giornalisti,<br />

sia della carta stampata che<br />

televisiva. Il mondo dello spettacolo<br />

non chiede all’università<br />

di formare simili professioni,<br />

questo è certo.<br />

Allora come giustificano la loro<br />

mission queste nuove facoltà?<br />

Con la richiesta di mercato:<br />

siccome tanti ragazzi vogliono<br />

lavorare nello spettacolo, deve<br />

aver pensato qualcuno, perché<br />

non approfittarne e inventarsi<br />

università apposite!<br />

Un’università che in una sessione<br />

sforna tot laureati e di<br />

questi solo pochissimi, per via<br />

traverse, vanno a lavorare nell’ambiente<br />

dello spettacolo<br />

(dove scoprono che il foglio di<br />

carta non serve a niente, ma<br />

allora non potevo venirci prima<br />

a lavorare qui è il pensiero più<br />

frequente…), simili fucine di<br />

inoccupati senza arte né parte<br />

non dovrebbero avere successo<br />

negli anni a seguire.<br />

Invece il popolo degli studenti<br />

accorre sempre più numeroso,<br />

attratto dal titolo seducente delle<br />

materie, dai prof che fanno i<br />

critici cinematografici, dagli<br />

attori invitati a lezione…<br />

dimenticando che, per valutare<br />

un’università, occorre analizzare<br />

la percentuale di laureati<br />

che ha poi trovato lavoro.<br />

C’è anche da dire che ci stanno<br />

inculcando da tempo l’idea che<br />

si va all’università per piacere<br />

personale e non per formarsi<br />

in una professione, e di conseguenza<br />

che sia normale laurearsi<br />

in Legge e trovare lavoro al<br />

Bingo, studiare psicologia e<br />

lavorare alla cassa di un<br />

Supermarket.<br />

Perché il Dio Lavoro è imperscrutabile<br />

come gli<br />

dei greci, non si sa<br />

cosa ti capiterà una<br />

volta uscito dall’università<br />

e, soprattutto:<br />

ricordati che qualsiasi<br />

lavoro è sacro!<br />

Per carità.<br />

Anzi, a questo<br />

proposito Barbara<br />

Chiappini, diva tv<br />

che è solita sculettare<br />

in faccia al povero<br />

Magalli, ha dichiarato<br />

che non fa nulla senza<br />

prima essersi consultata con il<br />

suo prete di fiducia. Non importa,<br />

ha aggiunto, che tipo di<br />

lavoro faccio, il lavoro è lavoro!<br />

Non osiamo immaginare cosa<br />

consigli questo prete alla sua<br />

pecorella svestita, ma è evidente<br />

che per la pia Chiappini l’ottica<br />

del profitto è sacra almeno<br />

quanto i valori religiosi: se<br />

spogliandoti guadagni più,<br />

sarai benedetta e così sia.<br />

Torniamo così alla nostra Sara<br />

Tommasi e ricordiamoci che la<br />

verità dipende sempre dai punti<br />

di vista: la bella dottoressa laureata<br />

alla Bocconi testimonia<br />

che la più prestigiosa università<br />

di Milano sforna sempre la<br />

gente che conta, se vogliamo<br />

vederla da un lato; oppure che<br />

anche dopo una laurea alla<br />

Bocconi devi calarti le mutande,<br />

se vogliamo guardarla da<br />

un’altra prospettiva...<br />

Francesco Patrizi<br />

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