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4. Mel Bochner, “ ‘Why Would Anyone Want to Draw on the Wall?’ ”, October, n. 130, Fall 2009, pp. 135 - 140 5. Ivi, p. 140 Greater Torino : uno statuto effimero; ma ancora più significativo è il fatto che per realizzarla Piscitelli abbia usato e poi immediatamente rimosso le lettere ritrovate, cioè gli oggetti fisici che rappresentano il punto di contatto tra gli scatti fotografici e il wall drawing. Di recente, Mel Bochner è tornato a interrogarsi sulle ragioni per cui alla fine dei Sessanta un gruppo di artisti – Sol LeWitt, Robert Ryman, Richard Tuttle, Lawrence Weiner e lui stesso – avessero iniziato a “usare i muri”, come recitava il titolo – Using Walls – della mostra al Jewish Museum di New York che nel 1970 segnalò per la prima volta la rilevanza di quel fenomeno. 4 Quelle opere inafferrabili, che non potevano essere concepite – né toccate – come oggetti, ma solamente guardate, aprivano un nuovo campo di esperienza: “… un wall painting fa cadere il divario tra il tempo vissuto e il tempo della pittura, consentendo all’opera di impegnarsi in più vaste questioni filosofiche, sociali e politiche. (…) Era il sogno, forse irrealizzabile, di un’opera che potesse in qualche modo concretizzare l’unità esistenziale di realtà e apparenza”. 5 Realtà e apparenza si incontrano similmente in un’altra installazione del 2009. 107 Days / 100 Drawings potrebbe, citando Esiodo, avere come titolo alternativo Le opere e i giorni. Il ritmo del tempo e quello del lavoro sono scanditi insieme, nei cento disegni che riproducono vecchi guanti da lavoro su pagine dello Paolo Piscitelli seconde intenzioni
Paolo Piscitelli 107 Days / 100 Drawings, 2009 (Day #2) (Day #42) (Day #64) (Day #21) disegni drawings 49
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