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Miscellanea di storia dell'incisione calcografica. - Toni Pecoraro

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allievo, a cui alcuni aggiungono il Montagna <strong>di</strong> lui fratello; e Marcello Figolino loro concitta<strong>di</strong>no,<br />

che altri volle che sia quel Robetta, o vogliam <strong>di</strong>re quegli che si soscrive Robetta o R . B. T. A. ma<br />

questi non dee rimoversi dalla scuola fiorentina ove lo colloca il Vasari, e vel conferma il carattere<br />

del <strong>di</strong>segno. Vi fu anche Nicoletta da Modena, e F. Gio. Maria da Brescia carmelitano, e il suo<br />

fratello Gio. Antonio. Aggiungono a questi Giulio e Domenico Campagnola padovani, e non pochi<br />

anonimi conosciuti solo per la loro maniera veneta o lombarda. Perciocché a coloro che fecero<br />

stampe a rullo fu familiare usanza o pretermettere ogni nome, o apporre il solo nome dell'inventore,<br />

o segnare il nome proprio per via d'iniziali oggidì non intese ed equivoche. Scrivean v. gr. M. F. che<br />

il Vasari spiega Marcantonio Francia, ed altri han letto Marcello Figolino, ed altri Maso<br />

Finiguerra, certo erroneamente; perciocché fatta ogni ricerca in Firenze dall'intelligentitfimo Cav.<br />

Gaburri, non si è trovata mai stampa <strong>di</strong> tale<br />

(1) Lett. Pittoriche Tom. II. p. 268.<br />

(2) Ivi pag. 269, Notisi che ora è anche nota la 20 acquistata dalla Libreria Riccar<strong>di</strong> in Firenze.<br />

autore (1). Nella collezione Durazzo dopo do<strong>di</strong>ci tavole che credonsi prove <strong>di</strong> argentieri impresse a<br />

rovescio, ve ne ha più altre delle prime stampe tirale a rullo e impresse a <strong>di</strong>ritto; nel resto non molto<br />

<strong>di</strong>ssimili dalle prove nel meccanismo della impressione e nella incertezza degli autori. Queste ed<br />

altre notizie su tal proposito deggio al ch. sig. Ab. Boni, che vivuto familiarmente col Sig. Co.<br />

Giacomo, va ora preparando una eru<strong>di</strong>ta illustrazione della sua raccolta. L'ultimo stato della<br />

impressione in rame chiamo quello in cui trovato già il torchio e l'inchiostro da stampa, l'artifizio <strong>di</strong><br />

cui scrivo cominciò ad esser perfetto; e fu allora ch'esso quasi figlio adulto si separò dall'artifizio<br />

dell'orefice, e da sè apri stu<strong>di</strong>o e formò allievi. Non è facile in Italia a fissare un'epoca, onde or<strong>di</strong>re<br />

questa perfezione. Ella s'introdusse dove più presto, e dove più tar<strong>di</strong>. Gl'istessi artefici che avean<br />

usato il rullo, furon talora a tempo <strong>di</strong> usare il torchio; siccome Nicoletta da Modena e Gio. Antonio<br />

da Brescia, e il Mantegna istesso delle cui stampe si trovano due quasi e<strong>di</strong>zioni, l'una a rullo con<br />

tinte deboli, l'altra a torchio con buon inchiostro. E fu allora che gl'intagliatori gelosi che altri non<br />

sottentrasse alla gloria loro, più frequentemente apposero all'opera il proprio nome, dapprima per<br />

iniziali, <strong>di</strong> poi stesamente. I Tedeschi ne avean dati i primi esempi. Gl'imitarono i nostri che ho già<br />

riferiti; e quegli che avanzò tutt'i passati, Marcantonio Raimon<strong>di</strong> o del Francia. Era bolognese <strong>di</strong><br />

nascita; e da Francesco Francia fu istruito nell'arte del niellare, in cui <strong>di</strong>venne eccellente. Passando<br />

poi alla incisione de' rami, cominciò dall'intagliar qualche opera del maestro. Imitò il Mantegna<br />

dapprima, in<strong>di</strong> Alberto Duro; e si perfezionò <strong>di</strong>poi nel <strong>di</strong>segno sotto Raffael d'Urbino. Questi gli<br />

porse altri aiuti; anzi<br />

(1)Lettere Pittoriche Tomo II p. 267. Certo non parche vivesse tant'oltre; e le stampe <strong>di</strong> Dante inferiori a quelle del<br />

Botticelli gli furono ascritte solo per la loro rozzezza, come raccogliesi dal Gaburri.<br />

per l'opera del torchio gli cedè il Baviera suo macinator <strong>di</strong> colori; onde Marcantonio, attendendo<br />

solo all'intaglio, poté pubblicare tante invenzioni del Sanzio, quante se ne veggon ne' gabinetti. Così<br />

fece <strong>di</strong> molte opere antiche e <strong>di</strong> non poche moderne or del Bonarruoti, or <strong>di</strong> Giulio Romano or del<br />

Ban<strong>di</strong>nelli; nè poche son quelle delle quali fu egli l'inventore e l'incisore insieme. Omise talora ogni<br />

marca e ogni lettera; usò talora la tavoletta del Mantegna, quando con lettere e quando senza; in<br />

alcune stampe della Passione contraffece non meno la incisione che la marca <strong>di</strong> Alberto Duro;<br />

spesso segnò per iniziali il nome <strong>di</strong> Raffaello Sanzio ed il suo, e quello <strong>di</strong> Michelangelo fiorentino<br />

nelle stampe cavate dal Bonarruoti. Due suoi scolari Agostin Veneziano e Marco Ravignano<br />

aiutaron lui e gli succedettero nella incisione delle opere del Sanzio; onde il Vasari poté scrivere<br />

nella vita <strong>di</strong> Marcantonio, che fra Agostino e Marco furono intagliate quasi tutte le cose che <strong>di</strong>segnò<br />

mai o <strong>di</strong>pinse Raffaello.Ve ne aggiunsero altre <strong>di</strong> Giulio. Operaron questi congiuntamente; poi si<br />

<strong>di</strong>visero, e segnò ciascuno i suoi lavori con due lettere iniziali del nome e della patria sua. Così la<br />

incisione nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Raffaello per opera <strong>di</strong> Marcantonio e della sua scuola salì ad altissimo<br />

grado non molti anni appresso il suo nascimento. Dopo quel tempo non è sorto chi l'abbia trattata<br />

con più intelligenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno, né con più precisione <strong>di</strong> contorni: in altre perfezioni ha acquistato

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