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Comune di Perugia

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<strong>Perugia</strong><br />

Sulle orme dei ban<strong>di</strong>ti e dei<br />

briganti del territorio arnate


Sulle orme dei ban<strong>di</strong>ti<br />

e dei briganti<br />

del territorio arnate<br />

a cura <strong>di</strong><br />

Giuseppe Tufo<br />

e degli alunni della<br />

Scuola Me<strong>di</strong>a “Bonazzi–Lilli”<br />

sede <strong>di</strong> Ripa<br />

<strong>di</strong>segni <strong>di</strong><br />

Giovanna Bastianelli,<br />

LOMA,<br />

Francesco Tufo<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

Tutto ebbe inizio con il ban<strong>di</strong>to Fabrizio da Ripa<br />

Il colonnello Francesco Alfani ban<strong>di</strong>to a Castel d'Arna<br />

Da ban<strong>di</strong>ti a briganti per miseria<br />

Alessandro Ortica brigante <strong>di</strong> Ripa<br />

Il brigante Cinicchia nel territorio arnate


Presentazione<br />

Il territorio rurale del comune <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, tra i più estesi d’Italia,<br />

conserva numerose testimonianze della storia e della cultura dei popoli<br />

che vi hanno vissuto, documenti <strong>di</strong> pari <strong>di</strong>gnità e valore rispetto a<br />

quelli, ben più noti, custo<strong>di</strong>ti nell’acropoli citta<strong>di</strong>na.<br />

Nell’ambito del progetto <strong>di</strong> cooperazione interterritoriale<br />

“Valorizzazione integrata dei beni culturali minori e dei borghi rurali<br />

del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>”, programma <strong>di</strong> iniziativa comunitaria<br />

LEADER + 2000-2006, attivato tra GAL Me<strong>di</strong>a Valle del Tevere,<br />

GAL Trasimeno Orvietano, GAL Alta Umbria e <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>,<br />

è stata recentemente pubblicata la guida <strong>Perugia</strong> Tesori nella<br />

campagna, uno strumento rivolto tanto al pubblico dei turisti, quanto<br />

a quello degli stessi perugini desiderosi <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re la conoscenza<br />

del proprio territorio.<br />

Gli apprezzamenti positivi riscossi da questo primo “esperimento”,<br />

hanno spinto a realizzare un secondo prodotto e<strong>di</strong>toriale de<strong>di</strong>cato alla<br />

storia locale.<br />

Sulle orme dei ban<strong>di</strong>ti e dei briganti del territorio arnate intende<br />

portare l'attenzione su un’area del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> che ha saputo<br />

conservare intatto gran parte del suo patrimonio rurale e che ancora<br />

oggi è depositaria <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni e manifestazioni della cultura popolare.<br />

Borghi, castelli e chiese si fanno testimoni <strong>di</strong> vicende passate, che nello<br />

scorrere dei secoli hanno lasciato tracce, più o meno evidenti, chiavi <strong>di</strong><br />

lettura peculiari per giungere alla profonda comprensione del genius<br />

loci. Oggi, i segni <strong>di</strong> questo passato si svelano a coloro che, con occhi<br />

curiosi e attenti, desiderano scoprirli tra le antiche pietre modellate dal<br />

tempo, nei profili dei paesaggi plasmati dal lavoro dell'uomo e sui volti<br />

<strong>di</strong> chi in questo territorio abita e vive. Le storie dei ban<strong>di</strong>ti e dei briganti<br />

che del territorio arnate hanno fatto <strong>di</strong> volta in volta razzia o rifugio<br />

sono un invito a ripercorrere un viaggio, seguendo il filo rosso <strong>di</strong> episo<strong>di</strong>


lontani nel tempo, che pur non facendo parte della storia “ufficiale”,<br />

hanno avuto un ruolo determinate nella costituzione della comune<br />

cultura locale.<br />

Gli ottimi risultati ottenuti dalla collaborazione avviata tra il <strong>Comune</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> e i GAL, incoraggiano a seguire la strada <strong>di</strong> una<br />

programmazione integrata <strong>di</strong> qualità, che possa rivelarsi feconda <strong>di</strong><br />

risultati a vantaggio dello sviluppo sociale, economico e culturale delle<br />

comunità rurali, al fine <strong>di</strong> un miglioramento della qualità della vita e <strong>di</strong><br />

una maggiore consapevolezza del bene comune.<br />

Ilio Liberati<br />

Assessore allo sviluppo economico e turismo<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>


Tutto ebbe inizio con il ban<strong>di</strong>to<br />

Fabrizio da Ripa<br />

Il territorio arnate, che comprende le località <strong>di</strong> Lidarno, S.Egi<strong>di</strong>o,<br />

Civitella d'Arna, Ripa, Pilonico Paterno, Pianello e Castel d'Arna, è<br />

costituito da basse colline situate nel territorio perugino ad est della<br />

città, tra i fiumi Tevere e Chiascio, al confine con i comuni <strong>di</strong> Assisi,<br />

Gubbio e Valfabbrica.<br />

In questo comprensorio il fenomeno del ban<strong>di</strong>tismo prima, e del<br />

brigantaggio poi, ha avuto una certa rilevanza fin dal me<strong>di</strong>oevo ma si<br />

è accentuato dopo il 1540, in seguito alla così detta “Guerra del<br />

Sale” quando <strong>Perugia</strong>, persa la sua autonomia comunale, si trasformò<br />

in semplice centro amministrativo <strong>di</strong> una vasta zona agricola<br />

dello Stato Pontificio. In modo particolare fu il castello <strong>di</strong> Ripa che,<br />

trasformandosi in ricettacolo <strong>di</strong> malviventi, <strong>di</strong>venne tristemente<br />

famoso tanto che si <strong>di</strong>ceva “se a Ripa si piantano i fagioli, nascono<br />

1<br />

ladri” .<br />

Questa triste fama, probabilmente, ebbe inizio quando un certo<br />

Fabrizio <strong>di</strong> Ripa, verso la seconda metà del 1500 “da povero conta<strong>di</strong>-<br />

2<br />

no era venuto un famoso ban<strong>di</strong>to” , egli operava con la sua banda<br />

composta da do<strong>di</strong>ci uomini, tutti a cavallo e ben armati, ai confini<br />

est del contado perugino.<br />

Nessuno sa come Fabrizio fosse <strong>di</strong>ventato ban<strong>di</strong>to, quello che è<br />

certo è che il 26 <strong>di</strong> aprile del 1584, con la sua banda, era tornato a<br />

Ripa dove aveva ucciso il dottor Marcantonio Ghiberti, colpendolo<br />

3<br />

a morte con due archibugiate ed oltre venti pugnalate . Le sue azioni<br />

ban<strong>di</strong>tesche <strong>di</strong>vennero così frequenti che il governo pontificio, per<br />

dargli la caccia, fu costretto ad assoldare anche truppe fiorentine. I<br />

primi risultati <strong>di</strong> tanto impegno si ebbero soltanto nell'ottobre del<br />

1585 quando un drappello <strong>di</strong> cavalleggeri del duca <strong>di</strong> Fiorenza, dopo<br />

uno scontro con la banda del Fabrizio, riuscì ad uccidere tre malviventi<br />

le cui teste vennero appese presso la fontana maggiore <strong>di</strong> Peru-<br />

4<br />

gia . Tra omici<strong>di</strong> e grassazioni Fabrizio continuò le sue azioni ban<strong>di</strong>-<br />

1<br />

W. Corelli, La veri<strong>di</strong>ca e fantasiosa storia del brigante Cinicchia, <strong>Perugia</strong> 1992,<br />

p.63<br />

2<br />

A. Fabretti, Cronache della città <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, Torino 1892, v. V, p. 108.<br />

3 A. Fabretti, Cronache… cit., v. IV, p. 118.<br />

4 A. Fabretti, Cronache…cit., v. V, p. 63.


Ripa<br />

tesche per un paio d'anni ancora, fino al drammatico 2 <strong>di</strong>cembre<br />

1587, giorno nel quale, dopo un processo sommario, venne eseguita<br />

la condanna alla decapitazione e, come raccontano le cronache<br />

5<br />

dell'epoca, “la sua testa …fu messa su li ferri alla fonte della piazza”<br />

a <strong>Perugia</strong>.<br />

Fabrizio, come detto, proveniva da quella folta schiera <strong>di</strong> poveri<br />

braccianti agricoli, detti casenghi (pigionanti) che, pur <strong>di</strong> tirare<br />

avanti, si adattavano ad accettare qualsiasi tipo <strong>di</strong> lavoro. Purtroppo,<br />

quando questi <strong>di</strong>sperati non trovavano occupazione, per sopravvivere,<br />

costituivano piccole<br />

bande <strong>di</strong> ladri. I reati che<br />

commettevano erano quelli<br />

propri del cosiddetto "ban<strong>di</strong>tismo<br />

<strong>di</strong> passo" fatto <strong>di</strong> “…<br />

agguati in zone isolate a chi<br />

tornava dalle fiere … grassazioni<br />

a case isolate tanto<br />

dei possidenti terrieri quanto<br />

dei conta<strong>di</strong>ni dalle con<strong>di</strong>zioni<br />

più agiate… depredavano<br />

tutto … dai gioielli al<br />

denaro, dai generi alimenta-<br />

6<br />

ri fino alla biancheria …” .<br />

il Ban<strong>di</strong>to Fabrizio da Ripa Disegno <strong>di</strong> LOMA<br />

5 Ivi., p. 118.<br />

6 G. Baronti, W. Corelli, Disagio sociale e ban<strong>di</strong>tismo, il caso del ban<strong>di</strong>to<br />

Cinicchia, in R. Rossi, Storia illustrata delle città dell'Umbria, <strong>Perugia</strong>, v. II, Bergamo<br />

1993, p. 536.


Il colonnello Francesco Alfani<br />

ban<strong>di</strong>to a Castel d'Arna<br />

Accanto al controllo della malavita nel contado perugino, i governatori<br />

pontifici si dovettero impegnare a fondo anche in città per<br />

ridurre“ quei comportamenti delle classi giovanili, tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

e proverbialmente riottose, bellicose e ribelli ai freni imposti<br />

7<br />

dall'alto “ .<br />

Uno <strong>di</strong> questi giovani facinorosi fu Francesco Alfani; ultimo dei tre<br />

figli del conte Severo Alfani, come tutti i nobili del tempo, ricevette<br />

8<br />

una buona educazione e a 14 anni iniziò la carriera militare . La sua<br />

vita si svolse tranquilla fino alla quaresima del 1584 quando, partecipando<br />

ad un giuoco tra nobili, venne offeso dal conte Anastagi.<br />

Francesco si ven<strong>di</strong>cò dell'insulto ricevuto uccidendo un servitore<br />

degli Anastagi; da questo fatto iniziò una serie <strong>di</strong> vendette che portarono<br />

il giovane Alfani ad essere ban<strong>di</strong>to, cioè cacciato, dalla città<br />

<strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>.<br />

Radunati attorno a sé altri malviventi, nel 1586, Francesco costituì<br />

una banda <strong>di</strong> briganti e pose la sua roccaforte a Castel d'Arna, antico<br />

posse<strong>di</strong>mento della famiglia Alfani. Il luogo, grazie alla collocazione<br />

geografica, era particolarmente adatto a <strong>di</strong>ventare covo <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ti,<br />

infatti, era un piccolo ma robusto castello, collocato in cima ad una<br />

ripida collina, praticamente inespugnabile.<br />

Il castello, e<strong>di</strong>ficato in epoca longobarda, controllava un tratto<br />

dell'importante “via regale <strong>di</strong> Porta Sole” che conduceva, attraverso<br />

l'Appennino, da <strong>Perugia</strong> a Fossato <strong>di</strong> Vico dove, congiungendosi con<br />

la via Flaminia, arrivava fino ai mercati dell'Adriatico.<br />

Ultima caratteristica per la quale Francesco scelse questo luogo era<br />

che Castel d'Arna si trovava vicino al confine con il Ducato <strong>di</strong> Urbino,<br />

ragione per la quale, se si fosse trovato in <strong>di</strong>fficoltà, sarebbe potuto<br />

fuggire nei territori del ducato, dove i perugini non avrebbero<br />

9<br />

potuto inseguirlo .<br />

7<br />

G. Baronti, Controllo sociale e criminalità in età moderna, in R. Rossi, Storia<br />

illustrata... cit.v.II, p. 518.<br />

8<br />

Per tutto ciò che concerne la vita dell'Alfani le notizie sono state attinte da S. Pascolini, Il<br />

Colonnello Francesco Alfani a Castel D'Arno, in RaccontArna, eventi, uomini e<br />

monumenti del comprensorio “arnate”, atti delle conferenze 24 aprile – 12 giugno 1999,<br />

Ponte San Giovanni 2001, pp. 39 – 49.<br />

9<br />

Oggi il castello <strong>di</strong> Castel d'Arno, che con la sua mole sovrasta l'abitato <strong>di</strong> Pianello, è<br />

quasi <strong>di</strong>sabitato e in cattivo stato <strong>di</strong> conservazione anche a causa dei danni provocati dal<br />

terremoto del 1997.


Un cronista del tempo così descrive l'Alfani: “me<strong>di</strong>ocre <strong>di</strong> statura, <strong>di</strong><br />

giovanile e delicata faccia, dai capelli castagni, <strong>di</strong> viso tondo e carna-<br />

10<br />

gione bianca…” .<br />

Divenuto Papa Clemente VIII, Francesco fu riabilitato e gli furono<br />

perdonati tutti i misfatti fino ad allora commessi, a patto che, con i<br />

suoi uomini, si fosse arruolato nell'esercito pontificio. Fu un ottimo<br />

comandante, si <strong>di</strong>stinse in Francia nella guerra contro gli Ugonotti<br />

tanto da <strong>di</strong>venire un colonnello delle truppe pontificie.<br />

Tornato a casa ritrovò i vecchi amici, ricostituì la banda <strong>di</strong> briganti<br />

e, assieme al fedele Angelo Boncambi, riprese a far razzie in tutto il<br />

contado. La sua crudeltà lo portò a rubare ad<strong>di</strong>rittura nella Ba<strong>di</strong>a<br />

Celestina <strong>di</strong> Civitella Benazzone e ad uccidere persino l'abate poi,<br />

furbescamente, per ingraziarsi gli abitanti del posto, <strong>di</strong>vise il bottino<br />

11<br />

con mezzadri e braccianti . Per molti anni questa impresa sopravvisse<br />

grazie ai racconti dei conta<strong>di</strong>ni che paragonavano l'Alfani ad una<br />

specie <strong>di</strong> Robin Hood del contado perugino.<br />

La fama del colonnello - brigante si propagò velocemente per tutto il<br />

contado tanto che le sue gesta, vennero cantate negli angoli delle<br />

vie citta<strong>di</strong>ne “... da uno <strong>di</strong> quei giovani che mettono le robe alla ven-<br />

12<br />

tura…" .<br />

La sfrontatezza dell'Alfani arrivò<br />

anche a sfidare il nuovo governatore<br />

<strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, Monsignor Schiaffinati,<br />

mandato in città con il preciso scopo<br />

<strong>di</strong> arrestarlo. Alla taglia che il governatore<br />

mise sulla sua testa Francesco,<br />

notte tempo, rispose tappezzando<br />

le mura <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> con cartelli in<br />

cui prometteva mille scu<strong>di</strong> a chi lo<br />

avesse aiutato ad uccidere il nuovo<br />

governatore.<br />

La fortuna del colonnello durò ancora<br />

alcuni anni, a lui furono attribuiti<br />

10<br />

S. Pascolini, Il Colonnello Francesco Alfani… cit, p. 41.<br />

11<br />

Ivi, pp. 45,46.<br />

12<br />

Biblioteca Augusta <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, Ms. 1949.<br />

Stemma dei Conti Alfani


oltre settanta omici<strong>di</strong> ed una infinità <strong>di</strong> rapine ma, nel 1598, venne<br />

arrestato e incarcerato nella Rocca Paolina con la “sola” accusa <strong>di</strong><br />

stupro nei confronti <strong>di</strong> una giovane conta<strong>di</strong>na.<br />

Il processo, però, non fu mai fatto perché l'Alfani, come aveva promesso<br />

al momento della cattura, riuscì a fuggire dalla Rocca .<br />

Ormai stanco della vita pericolosa che aveva condotto, decise <strong>di</strong><br />

cambiarla ra<strong>di</strong>calmente e, dopo essersi sposato con Almenia Lamberti<br />

dalla quale ebbe tre figli, si trasferì a Cortona nel Ducato <strong>di</strong><br />

13<br />

Toscana, dove visse fino al 1635, anno della sua morte .<br />

il Colonnello Francesco Alfani Disegno <strong>di</strong> LOMA<br />

13 S. Pascolini, Il Colonnello Francesco Alfani… cit, p. 45.


Da ban<strong>di</strong>ti a briganti per miseria<br />

Il fenomeno del ban<strong>di</strong>tismo, con l'arrivo delle truppe napoleoniche,<br />

14<br />

assunse il nome <strong>di</strong> brigantaggio , ciò che non cambiò fu la causa che<br />

lo produsse e cioè l'endemica miseria in cui viveva la povera gente.<br />

Una drammatica testimonianza <strong>di</strong> quanto fosse <strong>di</strong>ffusa la povertà<br />

nei paesi arnati ce la offre don Luigi Tobia, parroco <strong>di</strong> S. Emiliano <strong>di</strong><br />

Ripa, il quale nel 1769, inviò all'allora vescovo <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> un elenco<br />

<strong>di</strong> oltre duecento “miserabili” della sua parrocchia, così lui stesso li<br />

definiva.<br />

Questa povera gente<br />

viveva, secondo il parroco:<br />

“… cibandosi la<br />

maggior parte <strong>di</strong> ghian-<br />

15<br />

de …” ; questo costante<br />

bisogno <strong>di</strong> cibo favorì<br />

il prolificare dei furti<br />

campestri e delle rapine<br />

a viandanti isolati.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> miseria<br />

continuarono anche<br />

nell'ottocento e Ripa,<br />

purtroppo, <strong>di</strong>venne un luogo frequentato da malviventi tanto che il<br />

28 ottobre del 1852, venne inviato nel paese un <strong>di</strong>staccamento <strong>di</strong> 40<br />

soldati austriaci e due ufficiali “onde punire la mal'intenzionata<br />

comune <strong>di</strong> Ripa, ove … per replicate volte furono eseguite resistenze<br />

all'Autorità Governativa, ove specialmente in caso <strong>di</strong> tentato<br />

arresto <strong>di</strong> malviventi, fu fatta resistenza agli organi <strong>di</strong> legge, ed ove<br />

invece <strong>di</strong> consegnare tali contravventori alla punitiva giustizia, loro<br />

si procacciava ricovero, e si somministravano i mezzi onde sottrarsi<br />

16<br />

al meritato castigo…” .<br />

Dopo otto giorni <strong>di</strong> permanenza i soldati riuscirono ad arrestare ben<br />

un<strong>di</strong>ci uomini e una donna che furono imprigionati e condannati<br />

per furto, ricettazione e resistenza alla forza pubblica.<br />

14<br />

T. Maiorino, Storia e leggende <strong>di</strong> briganti e brigantesse,<br />

Casale Monferrato 1997, p.31.<br />

15<br />

Archivio della Diocesi <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, Cartella dei poveri, S. Emiliano <strong>di</strong> Ripa, 1769.<br />

16<br />

Biblioteca Augusta <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, Notificazione I. R. Comando <strong>di</strong> Stazione in <strong>Perugia</strong>,<br />

1852.


Alessandro Ortica brigante <strong>di</strong> Ripa<br />

Tra i malviventi ripajoli il più famoso fu il famigerato Alessandro<br />

Ortica, primo degli otto figli <strong>di</strong> Pietro Ortica, era nato a Ripa nel<br />

17<br />

1827 ; da sempre era stato considerato un prepotente, non rispettava<br />

le regole e questo lo portò, già nel febbraio del 1855, a finire nelle<br />

carceri pontificie della città <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, assieme a due compaesani<br />

Domenico Bistocco e Antonio Rosini, per non aver rispettato il<br />

18<br />

<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> giochi proibiti in un giorno <strong>di</strong> festa . Qualche anno dopo,<br />

con l'accusa <strong>di</strong> furto, venne rinchiuso nella rocca <strong>di</strong> Narni, da dove<br />

riuscì a fuggire nel 1860.<br />

“Tornato a Ripa, ed essendo cambiato nel frattempo il governo, si<br />

era rifatto una facciata <strong>di</strong> rispettabilità rilevando la bottega <strong>di</strong> generi<br />

alimentari dei genitori, che ben presto trasformò in un centro <strong>di</strong><br />

ricettazione al quale facevano capo vari delinquenti provenienti da<br />

19<br />

<strong>di</strong>verse zone” .<br />

Le azioni <strong>di</strong> brigantaggio <strong>di</strong> Alessandro ebbero termine la notte del<br />

23 febbraio 1862 quando le guar<strong>di</strong>e <strong>di</strong> pubblica sicurezza lo uccisero<br />

nella sua casa <strong>di</strong> Ripa.<br />

il Brigante Alessandro Ortica Disegno <strong>di</strong> LOMA<br />

Riporto ora, in parte, il rapporto<br />

fatto dal Prefetto <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> al<br />

Ministero degli Interni: “Dopo<br />

varie grassazioni, fra cui quella<br />

commessa nei primi del caduto<br />

<strong>di</strong>cembre a danno della famiglia<br />

Bonucci, … si proseguirono le<br />

indagini <strong>di</strong> questa Delegazione<br />

Centrale <strong>di</strong> Pubblica Sicurezza e si<br />

riseppe che facessero parte <strong>di</strong> sì<br />

terribile e facinorosa banda: Alessandro<br />

Ortica, fuggito dalla rocca<br />

<strong>di</strong> Narni, ove dal passato governo<br />

fu condannato già per grassazio-<br />

17<br />

Archivio della Diocesi <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, Stato delle Anime <strong>di</strong> S. Maria<br />

Assunta e S.Emiliano <strong>di</strong> Ripa, 1855.<br />

18<br />

Archivio della Diocesi <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, Protocollo Cause, 1842 – 1845, n. 16.<br />

19<br />

W. Corelli, La veri<strong>di</strong>ca e fantasiosa storia….cit, p. 63.<br />

20 Ivi , pp. 64,65.


Ripa


ne, Carlo Cavalajo, Domenico Patuma, un tale soprachiamato il<br />

Moro e tal Geniale Pascolini. Per la qual cosa formato un <strong>di</strong>staccamento<br />

<strong>di</strong> guar<strong>di</strong>e <strong>di</strong> Pubblica Sicurezza…guidato dal delegato Agneni<br />

... il Distaccamento stesso la notte de 23 febbraio sorprendeva<br />

l'Ortica, e nell'atto appunto che questi stava per esplodere il proprio<br />

pistone contro le guar<strong>di</strong>e, una <strong>di</strong> esse, cioè l'appuntato Cerroni, fu<br />

pronto a scaricare la carabina verso l'Ortica stesso, che poco appres-<br />

20<br />

so cessò <strong>di</strong> vivere” .<br />

Dopo la morte del capo, la banda del brigante Ortica rimase inattiva<br />

per qualche mese poi, sotto la guida del Moro, luogotenente<br />

dell'Ortica, riprese l'attività e, la notte del 28 settembre 1862, assalì<br />

la casa <strong>di</strong> un certo Urbano Marani; il poveretto venne barbaramente<br />

giustiziato perché ritenuto la spia che aveva contribuito all'uccisione<br />

del loro capo. Quella notte furono feriti anche altri due ripajoli:<br />

Antonio Capettini e Luigi Barili. E' ancora il verbale del prefetto<br />

<strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> che testimonia i fatti accaduti: “Avvi motivo a ritenere<br />

che i malviventi sieno il residuo ora ricomparso in provincia della<br />

banda che nello scorso inverno, e nel giugno passato, commise grassazioni<br />

in questo circondario e in quello <strong>di</strong> Fuligno, un in<strong>di</strong>viduo<br />

nella persona del famigerato Alessandro Ortica venne nel colluttamento<br />

con la forza ucciso nel passato febbraio dalla guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> P.S., e<br />

si ritiene essere devenuti a quest'ultimo crimine nella supposizione<br />

21<br />

che gli offesi avessero deposto contro l'Ortica e altri della banda” .<br />

Mentre la banda continuò ad agire nella stessa zona, il Moro, nuovo<br />

capo, era riuscito a radunare attorno a sé circa una ventina <strong>di</strong> briganti<br />

che, il primo <strong>di</strong> ottobre dello stesso anno, assalirono la casa <strong>di</strong><br />

Luigi Car<strong>di</strong>nali portando via refurtiva per il valore <strong>di</strong> duemila e duecento<br />

lire.<br />

Scrive ancora il Prefetto: “una banda armata <strong>di</strong> malfattori si è aggirata<br />

nei giorni scorsi nei due circondari <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> e Fuligno; si fa<br />

ascendere a circa venti in<strong>di</strong>vidui e credesi quella medesima che ha<br />

commesso omici<strong>di</strong>o e ferimento in Ripa e grassazione nel manda-<br />

22<br />

mento <strong>di</strong> Assisi, <strong>di</strong> che sopra si è parlato” .<br />

Dopo quest'ultimo colpo il Moro, con parte dei suoi, si aggregò alla<br />

banda del “Cinicchia” il più temuto brigante umbro dell'ottocento.<br />

21 Ivi, p. 77<br />

22 Ivi , pp 77,78.


Il brigante Cinicchia<br />

nel territorio arnate<br />

Il più famoso brigante della nostra regione fu il famigerato Cinicchia,<br />

il cui vero nome era Nazzareno Guglielmi, nato ad Assisi il 30<br />

gennaio 1830, primo degli otto figli del bracciante agricolo Giovan-<br />

23<br />

ni . Il soprannome "Cinicchia", con cui Nazzareno fu chiamato da<br />

ban<strong>di</strong>to, era dato a tutti i maschi della famiglia Guglielmi, che lo<br />

avevano ere<strong>di</strong>tato da un loro trisavolo basso <strong>di</strong> statura, ma particolarmente<br />

violento. Cinicchia si adattava perfettamente a Nazzareno<br />

che fin da bambino, nonostante fosse piuttosto basso, era irascibile e<br />

violento. Da prima seguì il padre nei campi, poi cominciò a fare il<br />

muratore, nel 1854 si sposò con Teresa dalla quale ebbe una figlia<br />

che chiamò Maria.<br />

La scarsità del lavoro, il bisogno <strong>di</strong> sfamare la famiglia e il suo carattere<br />

violento lo portarono a frequentare tipi poco raccomandabili<br />

che lo condussero sulla cattiva strada.<br />

Purtroppo nel novembre del 1857 venne arrestato per aver commesso<br />

un furto ad Assisi; ma il carcere non lo trattenne a lungo infatti, la<br />

notte del 20 aprile del<br />

1859, riuscì a fuggire<br />

<strong>di</strong>ventando, da quel<br />

momento, il brigante<br />

Cinicchia: temuto dai<br />

ricchi e amato dai poveri<br />

che spesso aiutava.<br />

A lui furono attribuite<br />

molte rapine e omici<strong>di</strong><br />

sia in Umbria che nelle<br />

Marche; in modo particolare<br />

fu incolpato<br />

dell'omici<strong>di</strong>o avvenuto<br />

il 21 ottobre del 1863,<br />

il Cinicchia Disegno <strong>di</strong> Francesco Tufo<br />

23 Tutte le notizie relative al Cinicchia sono state prese da W. Corelli, La veri<strong>di</strong>ca e<br />

fantasiosa storia ... cit, e da G. Baronti e W. Corelli, Disagio sociale e ban<strong>di</strong>tismo, il


presso “il ponte della croce” <strong>di</strong> Pianello,<br />

nel territorio arnate,<br />

dell'ufficiale Cesare Bellini, capitano<br />

della guar<strong>di</strong>a nazionale <strong>di</strong> Valfabbrica,<br />

residente a Civitella<br />

d'Arna.<br />

La notizia <strong>di</strong> questo delitto ebbe<br />

una risonanza nazionale, tanto da<br />

essere subito riportata dalla Gazzetta<br />

del popolo <strong>di</strong> Firenze che addossò<br />

la colpa al Cinicchia, perché nella<br />

sua banda aveva raccolto molti renitenti<br />

alla leva che, invece, il capitano<br />

Bellini cercava <strong>di</strong> arrestare.<br />

La stele che ricorda l’omici<strong>di</strong>o del Bellini<br />

vicino al Chiascio nei pressi <strong>di</strong> Pianello<br />

I fatti, però, non erano così semplici e a mettere un po' <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne nel<br />

racconto degli acca<strong>di</strong>menti fu il figlio tre<strong>di</strong>cenne del Bellini il quale,<br />

avendo assistito alla scena, raccontò al pubblico ministero Ciro<br />

Cane quanto era accaduto. Il giovinetto riferì che il padre, per salvare<br />

la vita, aveva offerto tutto il suo denaro ai briganti, ma essi lo avevano<br />

rifiutato; visto questo gesto il padre si era gettato nel fiume<br />

Chiascio perché aveva capito<br />

che volevano ucciderlo. Appena<br />

arrivato sull'altra sponda i<br />

malviventi gli spararono due<br />

scariche <strong>di</strong> fucile che lo uccisero<br />

all'istante. Il fatto che gli<br />

assassini non avevano preso il<br />

denaro insospettì il pubblico<br />

ministero che avviò un’indagine<br />

più approfon<strong>di</strong>ta per<br />

scoprire se il comandante Bellini<br />

avesse avuto nemici, così<br />

acerrimi, da volerlo morto.<br />

Dopo aver ascoltato vari testimoni<br />

scoprì che il sindaco <strong>di</strong><br />

Disegno <strong>di</strong> Francesco Tufo<br />

Valfabbrica, un certo Angelo<br />

Calisti, aveva pubblicamente affermato che avrebbe assoldato il<br />

Cinicchia per far fuori il Bellini che, da troppo tempo, stava ostacolando<br />

i suoi affari.


Da prima fu arrestato il Calisti, ma poco tempo dopo venne scarcerato<br />

per mancanza <strong>di</strong> prove. Il Cinicchia invece non fu mai arrestato<br />

perché, dopo altri furti ed omici<strong>di</strong>, emigrò in Argentina dove si persero<br />

le sue tracce.<br />

Con la fuga del Cinicchia, il fenomeno del brigantaggio cominciò a<br />

<strong>di</strong>minuire; i vecchi compagni del brigante Ortica, come scrive il<br />

Corelli, furono tutti arrestati: Domenico Patuma detto Salvalanima<br />

fu condannato a cinque anni <strong>di</strong> carcere; Giuseppe Ragni detto<br />

Ribicchiola venne condannato a venti anni <strong>di</strong> lavori forzati; Francesco<br />

Venturelli detto Cavalajo fu condannato ai lavori forzati a vita e<br />

il Moro, nel novembre del 1864, fu condannato alla pena <strong>di</strong> morte.<br />

L'intensificazione della lotta contro i renitenti alla leva, tra i quali<br />

venivano reclutati i nuovi<br />

briganti e la scomparsa dei<br />

vecchi capi, nel giro <strong>di</strong><br />

pochi anni, fece sparire il<br />

fenomeno del brigantaggio<br />

dal comprensorio arnate e,<br />

più in generale, dall' intera<br />

regione ormai <strong>di</strong>venuta<br />

parte integrata dello stato<br />

italiano.<br />

Ripa - il vicolo dove si apriva la<br />

bottega dell’Ortica<br />

<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Giovanna Bastianelli


L’annotazione conclusiva fatta da Don<br />

Tobia all' elenco dei poveri del 1769


Castel D’Arno oggi<br />

Civitella D’Arna


Bibliografia<br />

A. Fabretti, Cronache della città <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>, Torino 1892, v. V.<br />

S. Pascolini, Il colonnello Francesco Alfani a Castel D'Arno, in AA VV,<br />

RaccontArna, Ponte San Giovanni 2001, pp. 339 - 349.<br />

L. Bonazzi, Storia <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong> dalle origini al 1860 a cura <strong>di</strong> G.<br />

Innamorati, v. II, Città <strong>di</strong> Castello 1960, pp. 200-217<br />

G. Baronti e W. Corelli, Disagio sociale e ban<strong>di</strong>tismo, il caso del<br />

Ban<strong>di</strong>to Cinicchia, in R. Rossi, Storia illustrata delle città dell'Umbria,<br />

<strong>Perugia</strong>, v. II, ed. E. Sellino, Bergamo 1993, pp. 529 - 544.<br />

G. Baronti, Controllo sociale e criminalità in età moderna, in R. Rossi,<br />

Storia illustrata delle città dell'Umbria, <strong>Perugia</strong>, v. II, ed. E. Sellino,<br />

Bergamo 1993, pp. 513 - 528.<br />

W. Corelli, La veri<strong>di</strong>ca e fantasiosa storia del brigante Cinicchia,<br />

<strong>Perugia</strong> 1992.<br />

T. Maiorino, Storie e leggende <strong>di</strong> briganti e brigantesse, ed. Piemme,<br />

Asti 1997.<br />

Fonti ine<strong>di</strong>te<br />

Archivio della Diocesi <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>,<br />

Cartella dei Poveri, S. Emiliano <strong>di</strong> Ripa, 1769.<br />

Stato delle Anime, S. Maria Assunta e<br />

S. Emiliano <strong>di</strong> Ripa 1855.<br />

Protocollo cause, 1842 - 1845, n. 16<br />

Biblioteca Augusta <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong>,<br />

Manoscritto n. 1949.<br />

Ripa, Notificazione I. R. Comando <strong>di</strong><br />

Stazione in <strong>Perugia</strong> del 28 ottobre 1852


Associazione<br />

Me<strong>di</strong>a Valle del Tevere<br />

G.A.L.<br />

Trasimeno-Orvietano<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Perugia</strong><br />

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Settembre 2008

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