Atlante corologico delle piante vascolari della provincia di Cremona

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depositi sono prevalentemente caratterizzati da limi eolici adagiati su sabbie fluviali. Sono presenti alcuni orizzonti pedologici caratteristici: l’orizzonte a “petroplintite” e l’orizzonte a “fragipan” che risultano pressoché impenetrabili alle radici e scarsamente permeabili,generando piccole falde sospese temporanee.La reazione del suolo è in prevalenza acida in superficie.L’area, che risultava in gran parte boscata sino ai primi decenni dell’Ottocento, è ora in gran parte coltivata essenzialmente a seminativo. Restano boscate le profonde incisioni, le scarpate morfologiche e, talvolta, i loro margini superiori. 01 - Piane alluvionali, inondabili, attuali o recenti 02 - Piana alluvionale medio-recente del fiume Po 03 - Paleovalli del fiume Serio e della valle del Morbasco 04 - Depressione dei Mosi 05 - Superfici alluvionali terrazzate 06 - Pianura cremonese orientale e casalasca del L.F.P. Fig. 2.4: carta delle unità geo-ambientali della provincia di Cremona. 07 - Pianura cremonese centrale del L.F.P. 08 - Pianura cremonese occidentale e pianura cremasca meridionale del L.F.P. 09 - Pianura cremasca settentrionale del L.F.P. 10 - Principali dossi a substrato sabbioso 11 - Pianalto di Romanengo 15
3. Contributi per una storia dell’esplorazione floristica del territorio L’ambito geografico corrispondente all’attuale provincia di Cremona non pare essere stato oggetto di particolari attenzioni botaniche nel corso dei secoli passati. E, del resto, un territorio tradizionalmente dedicato alla produttività agricola, che già intorno alla metà del Cinquecento il catasto spagnolo ci mostra così intensamente e diffusamente sfruttato sotto il profilo agrario da lasciare stupefatti, non deve aver sollecitato né aspettative né studi particolari da parte di potenziali, ancorché sporadici, cultori delle scienze botaniche, locali e non. Sebbene, poi, siano noti i legami più o meno diretti riconosciuti agli studi naturalistici rispetto a quelli agronomici, dei quali i primi costituivano una solida base conoscitiva, secondo il pensiero affermatosi sin dal XVIII secolo, bisogna tuttavia rilevare che anche in quell’epoca l’interesse per i temi naturalistici sul piano più strettamente scientifico rimaneva piuttosto limitato e, anche negli atenei lombardi, di norma, l’insegnamento della botanica continuava a essere appannaggio delle scienze mediche. Se a queste considerazioni si aggiunge l’assenza in ambito cremonese di importanti istituzioni di carattere scientifico che potessero tener desta l’attenzione per materie che, tutt’al più, potevano suscitare la curiosità di qualche singolo studioso, ci si può formare un’idea approssimativa dello stato delle conoscenze locali in campo botanico, sempre notando, però, che l’ambiente cremonese non doveva essere del tutto privo di informazioni e di sollecitazioni dal momento che qualche timido segnale è pur noto anche qui. È pertanto auspicabile che future ricerche mirate possano meglio puntualizzare e approfondire conoscenze ancora parziali e disarticolate. Da simili premesse si intuisce quanto disagevole, e incerta insieme, possa risultare l’illustrazione di una storia delle esplorazioni floristiche inerenti il territorio dell’attuale provincia di Cremona, che abbisogna, perciò, di essere approfondita su base documentaristica tanto locale quanto esterna, ben sapendo dell’esistenza di lavori di ambito più generale contenenti anche informazioni di interesse “cremonese”, ovvero di materiale d’erbario allestito da botanici di passaggio per il nostro territorio. Passando, dunque, all’esposizione delle informazioni sinora note un cenno preliminare merita la più antica tra le segnalazioni raccolte: il medico bresciano Francesco Roncalli Parolino nell’ambito del suo “Plantarum in agro brixiano situs, et vires” del 1747 indicava,tra le altre,il «Tamariscus» - identificabile con Myricaria germanica - come presente «in vico Rudiani, circa ripas Clisii et etiam Ollii, sed potius in adversa parte Cremonensi» (RONCALLI PAROLINO 1747; ARIETTI 1981). Allo stato attuale delle conoscenze, e procedendo in ordine cronologico, il primo elenco floristico relativo all’area cremonese - benché non strettamente limitato a quest’ultima, poiché riferito anche a gran parte dell’attuale Lodigiano - compare in una relazione di Giuseppe Sonsis (1737-1808), medico e chirurgo nonché professore di storia naturale presso il liceo di Cremona, compilata come risposta a quesiti posti dalla Prefettura del Dipartimento dell’Alto Po in merito alla situazione demografica, sanitaria, agraria e naturalistica di quel territorio (SONSIS 1807). In tale occasione vennero infatti esibiti, tra gli altri, anche elenchi di fauna e flora, accompagnati in quest’ultimo caso da brevi annotazioni su consistenza e utilizzo di ciascuna specie botanica,distinguendo tra impieghi di tipo economico,officinale o alimentare.È così che l’elenco proposto fornisce,per primo, qualche informazione sulle entità botaniche prese in esame, tanto coltivate quanto spontanee, sebbene gli interessi professionali del Sonsis privilegiassero evidentemente le specie di cui erano più note le proprietà medicinali, omettendo altri generi, anche importanti, ma meno funzionali ai suoi scopi (FERRARI 1993a). Nel complesso egli stilò un elenco di 295 generi di piante vascolari appartenenti a 99 famiglie, documentando, tra l’altro e fin d’allora, per diverse specie di origine esotica la loro avvenuta spontaneizzazione. Sulla base della nomenclatura adottata dall’Autore e attraverso gli opportuni raffronti sinonimici nonché sulla scorta delle annotazioni e delle descrizioni offerte dal Sonsis per ciascuna specie o ciascun genere,si sono potute riconoscere 252 specie stimabili come spontanee che, a motivo forse della presumibile selezione attuata a monte dall’Autore stesso per soddisfare le risposte propostegli nell’occasione, non sembrano rivelare novità o sorprese per un territorio di pianura esaminato alle soglie del XIX secolo. Si apprezza comunque la presenza di specie che accompagnavano usualmente i cereali, ora praticamente scomparse, quali Adonis aestivalis, Centaurea cyanus, Consolida regalis, Gladiolus italicus, ovvero la sussistenza di specie caratteristiche di ambienti umidi, progressivamente ridotti nel tempo dalla ricerca di nuovi spazi agricoli, come Cicuta virosa, Menyanthes trifoliata, al presente non più osservate, o come le specie appartenenti ai generi Caltha, Juncus, Cyperus, Hippuris e Nymphaea, ora molto rarefatte. Non mancano specie decisamente rare, se non scomparse, per la pianura padana come Cyclamen purpurascens, Glychyrrhiza glabra, Leonurus cardiaca, Melampyrum barbatum, Orchis militaris, Orobanche crenata, Osmunda regalis e Teucrium scordium. Di particolare interesse sono le citazioni dei primi rappresentanti di una flora esotica che in quel periodo si affacciavano sulla scena botanica italiana, sempre più prendendo possesso degli ambienti via via modificati dall’uomo, come ad esempio Helianthus tuberosus. Si hanno inoltre citazioni per alcune specie arboree esotiche, apprezzate sotto il profilo ornamentale, ma proposte anche come elementi di innovazione colturale, che si sarebbero ben presto naturalizzate, tra cui si ricordano Ailanthus altissima, Broussonetia papyrifera, Juglans nigra, Albizzia julibrissin. Di questo primo consistente novero botanico nel corso dell’attuale censimento sono mancate all’appello 19 specie, non più ritrovate nel territorio dell’attuale provincia di Cremona. Alcuni decenni più tardi il conte Faustino Vimercati Sanseverino (1801-1878) pubblicava le sue “Notizie statistiche ed agronomiche intorno alla città di Crema e suo territorio” (SANSEVERINO 1843). Personaggio dall’ingegno versatile, occupato in vari campi del sapere e del fare, da quelli politici e sociali a quelli tecnici e scientifici, con quest’opera il Vimercati Sanseverino volle consegnare al mondo scientifico e agronomico del tempo, riunito a Lucca per celebrare il suo 5. Congresso nazionale, un com- 16
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Nigella damascena L. (Ranunculaceae
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Selaginella kraussiana (Kuntze) A.
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Wisteria sinensis (Sims) Sweet (Fab
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D’AURIA G. & BONALI F., 2004 - Fl
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SARTORI F.& ZUCCHI C., 1981 - Relit
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344 PROVINCIA DI CREMONA scienze e
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