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Atlante corologico delle piante vascolari della provincia di Cremona

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conservatasi intorno al naviglio <strong>di</strong> Melotta alla sua intersezione con il Pianalto <strong>di</strong> Romanengo, antico lembo <strong>di</strong> pianura pleistocenica<br />

sorgente nell’interfluvio tra Serio e Oglio. Descritta e indagata una prima volta, anche sotto il profilo floristico (FERRARI<br />

1982), fu ulteriormente stu<strong>di</strong>ata una ventina <strong>di</strong> anni più tar<strong>di</strong>, in relazione ad un progetto Life sostenuto dalla Regione<br />

Lombar<strong>di</strong>a e dalla Comunità Europea (GRUPPO CREMONESE DI RICERCA FLORISTICA 2002a), arrivando a identificare 458 taxa <strong>di</strong> <strong>piante</strong><br />

<strong>vascolari</strong> con elementi <strong>di</strong> notevole pregio e rari per tutto il territorio cremonese tra cui Dryopteris affinis,D.<strong>di</strong>latata,Alisma<br />

lanceolatum, Betula pendula, Carex leporina, C. pallescens, Castanea sativa, Chamaecytisus hirsutus, Cytisus scoparius,<br />

Leucojum aestivum, Moehringia muscosa, Montia fontana, Oplismenus undulatifolius, Stellaria graminea, Rosa gallica e<br />

Luzula forsteri.<br />

Iniziava quasi contemporaneamente un’ampia ricognizione del territorio a cavallo del fiume Oglio tra le province <strong>di</strong><br />

<strong>Cremona</strong>, Brescia e Bergamo (ZANOTTI 1991) che evidenziava un patrimonio <strong>di</strong> notevole importanza con interessanti e rare<br />

entità. In una decina d’anni vennero osservati 944 taxa dei quali oltre 200 ricadevano in ambito cremonese.Tra essi meritano<br />

una citazione Ophioglossum vulgatum, Helleborus foetidus, Ludwigia palustris, Hottonia palustris, Teucrium montanum,<br />

Rhinanthus alectorolophus, Globularia punctata, Carlina vulgaris, Crepis tectorum e Carex oederi.<br />

Nel 1986 veniva condotto il censimento floristico <strong>di</strong> un’area lungo l’Adda, nei comuni <strong>di</strong> Credera-Rubbiano e <strong>di</strong> Turano<br />

Lo<strong>di</strong>giano,con il rilevamento <strong>di</strong> 283 specie caratteristiche degli ambienti perifluviali,<strong>di</strong> greto,palustri e boschivi (FERRARI 1987).<br />

Anche nel Parco Regionale del Serio si <strong>di</strong>ede avvio a indagini floristiche preliminari (FERRARI 1989). Di un decennio precedenti<br />

sono le indagini su alcuni residui boschi planiziali nella parte settentrionale <strong>della</strong> <strong>provincia</strong>, in alcune aree lungo l’Oglio<br />

(ZUCCHI 1979) nonché lungo il tratto inferiore dell’Adda (CAVANI et al. 1981; ZUCCHETTI et al. 1986) al confine tra Milanese e<br />

Lo<strong>di</strong>giano. Dal controllo dei dati riportati in tali lavori e dei relativi exsiccata conservati presso l’Erbario lombardo <strong>di</strong> Pavia, si<br />

ricava un elenco <strong>di</strong> 298 taxa, con 155 reperti d’erbario e 143 citazioni.<br />

Nel 1987 prendeva avvio la pubblicazione <strong>della</strong> rivista Pianura: scienze e storia dell’ambiente padano e<strong>di</strong>ta dalla Provincia<br />

<strong>di</strong> <strong>Cremona</strong>, dove iniziarono a trovare spazio segnalazioni floristiche e stu<strong>di</strong> specifici (FERRARI 1988, 1993b; FRATTINI 1988;<br />

GROPPALI 1988; ZANOTTI 1988, 1990).<br />

Nel 1995, preceduta da alcune considerazioni e brevi elenchi (GIORDANA 1994, 1995a), veniva data alle stampe una monografia<br />

sulla flora del Cremasco (GIORDANA 1995b). Si trattava <strong>di</strong> un’ampia indagine, aggiornata successivamente dallo stesso<br />

Autore (GIORDANA 1996, 1999a), che, con i suoi 980 taxa, segnalava entità <strong>di</strong> grande interesse, alcune ritenute ormai molto rare<br />

in pianura. Nel frattempo lo stesso Autore iniziava la conversione in bosco <strong>di</strong> alcuni ettari <strong>di</strong> terreno ritirati dalla produzione<br />

agricola, stu<strong>di</strong>andone e controllandone negli anni successivi l’evoluzione vegetazionale e floristica (GIORDANA 1998, 1999b).<br />

A partire dal 1995 si costituiva anche il Gruppo cremonese <strong>di</strong> ricerca floristica che dava finalmente il via al censimento botanico<br />

dell’intero territorio <strong>provincia</strong>le (BONALI & GIORDANA 1999),i cui primi risultati confluirono in due contributi nei quali venivano<br />

segnalate specie interessanti (GRUPPO CREMONESE DI RICERCA FLORISTICA 2000, 2002b). Nel contempo il Settore Ambiente <strong>della</strong><br />

Provincia <strong>di</strong> <strong>Cremona</strong> commissionava uno stu<strong>di</strong>o relativo ai bodri ancora esistenti lungo l’asta fluviale padana (D’AURIA &<br />

ZAVAGNO 1999b), con la definizione <strong>di</strong> un elenco <strong>di</strong> 61 biotopi e la registrazione <strong>di</strong> 307 taxa botanici, tra cui Bidens cernua,<br />

Nuphar luteum, Salvinia natans, Utricularia vulgaris, Leucojum aestivum, Rumex hydrolapathum e Nymphaea alba.Agli<br />

stessi Autori veniva in seguito affidata, sempre dal Settore Ambiente <strong>della</strong> Provincia <strong>di</strong> <strong>Cremona</strong>, un’indagine inerente i fontanili<br />

<strong>della</strong> porzione settentrionale del territorio (D’AURIA & ZAVAGNO 2005), che portò all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> 236 biotopi e alla redazione<br />

<strong>di</strong> un elenco floristico forte <strong>di</strong> 389 specie.<br />

Mentre proseguiva il reperimento <strong>di</strong> dati da stu<strong>di</strong> puntuali (MARCHETTI et al. 2000) si concludeva la ricognizione <strong>della</strong> flora<br />

urbana del centro storico <strong>di</strong> <strong>Cremona</strong> (BONALI 2000) con l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> 346 specie i cui exsiccata sono depositati presso<br />

il Centro stu<strong>di</strong> naturalistici “Monticelli-Cascina Stella” <strong>di</strong> Castelleone, <strong>di</strong> proprietà <strong>della</strong> Provincia <strong>di</strong> <strong>Cremona</strong>, con lo scopo <strong>di</strong><br />

costituire il primo nucleo dell’Erbario <strong>provincia</strong>le.<br />

Al novero <strong>delle</strong> investigazioni floristiche si aggiungevano gli stu<strong>di</strong> sulla <strong>di</strong>stribuzione <strong>della</strong> flora protetta nell’ambito del Parco<br />

dell’Adda sud (FERRI & FORMENTON 1997) nonché in un tratto del fiume Serio in territorio cremasco (HORESCHI 1999-2000), mentre<br />

ancora al territorio cremonese si riferiva in buona parte un lavoro sulla <strong>di</strong>stribuzione dell’esotica Amorpha fruticosa nella pianura<br />

lombarda (D’AURIA & ZAVAGNO 2002c). Nel frattempo si indagavano le pleustofite nella pianura padana con particolare attenzione<br />

per il territorio cremonese (ANTONIOTTI 2001-2002). Altre indagini valutavano territori più circoscritti <strong>della</strong> golena del Po, come a<br />

Gussola l’oasi <strong>di</strong> protezione faunistica Lancone <strong>di</strong> Gussola (L’Oasi ... 2002), a Torricella del Pizzo e Motta Baluffi la riserva naturale<br />

orientata Lanca <strong>di</strong> Gerole (ZATTA 2002), o, ancora, a Gerre de’ Caprioli un tratto del Parco <strong>di</strong> interesse sovracomunale del Po e<br />

del Morbasco (BONALI et. al. 2003, L’ambiente ... 2003).Anche a Calvatone, lungo l’Oglio, riprendevano le ricognizioni nella riserva<br />

naturale de le Bine (AGAPITO LUDOVICI & CECERE 2003) mentre per altro verso si approfon<strong>di</strong>vano gli stu<strong>di</strong> floristico-vegetazionali<br />

<strong>di</strong> aree a<strong>di</strong>acenti allo stesso fiume, in parte ricadenti nei quadranti cremonesi (COLLI 2000, TOMASELLI et al. 2003).<br />

Degli ultimi anni è una tesi avente per oggetto l’indagine floristica nell’area demaniale <strong>delle</strong> ex-caserme <strong>di</strong> Gera <strong>di</strong><br />

Pizzighettone (MORONI 2003-2004) con il rinvenimento <strong>di</strong> 235 specie appartenenti a 62 famiglie e la proposta <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong><br />

rinaturalizzazione e <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> parte dell’ampia area a scopo <strong>di</strong>dattico.Agli stu<strong>di</strong> propedeutici rivolti alla pianificazione <strong>della</strong><br />

riserva naturale orientata Bosco Ronchetti, nel territorio <strong>di</strong> Stagno Lombardo e <strong>di</strong> Pieve d’Olmi (GALLINARO & CARTA 2003) si<br />

aggiungeva una particolareggiata analisi <strong>della</strong> flora e <strong>della</strong> vegetazione rilevabile sugli argini fluviali del Po cremonese, da<br />

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