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26 aprile 2007 - Percorso velico-educativo “siamo tutti

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di svantaggio sociale. Nata da un’idea di Mauro Pandimiglio, in collaborazione con Fabrizio Aphel<br />

e Marina Masciarri, Handy Cup si rivela ben presto un successo. Finalmente le Associazioni<br />

Italiane, che avevano da tempo iniziato e promosso progetti di carattere sociale attraverso la<br />

navigazione a vela, potevano contare su una finestra importante a cui media e istituzioni<br />

prestavano una sempre maggiore attenzione. In ogni edizione della regata si prese l’abitudine di<br />

tenere un Convegno sui temi della diversità, e della vela solidale.<br />

Giovanni Bollea, Professore e padre della neuropsichiatria infantile in Italia, si mostrò da subito<br />

interessato a queste esperienze. Ci parlava, durante questi convegni, della “noia esistenziale”, di<br />

come ne fossero pervasi i disabili, e in genere chiunque fosse rimasto fuori dalla porta. E trovava<br />

che la barca a vela avesse proprio la capacità di annullare quella noia, quella sorta di micidiale<br />

paralisi, per lo più invisibile agli strumenti della medicina moderna. Dal Convegno alla<br />

costituzione di un network nazionale di Associazioni la strada è stata relativamente breve, anche<br />

perché l’esigenza si rivelò da subito unanime.<br />

Unione Italiana Vela Solidale (U.V.S.). Nel febbraio del 2003 si costituisce a Genova, nello Yacht Club<br />

Italiano, il network nazionale delle Associazioni che praticano la navigazione a vela nell’area del<br />

disagio fisico, psichico, sensoriale e sociale.<br />

E’ un passo molto importante, perché permetterà a molti progetti una copertura istituzionale, e di<br />

passare da una sfera di influenza locale a quella nazionale, come appunto è stata l’origine di questa<br />

nostra storia.<br />

Lo scopo prioritario sia dell’Unione Vela Solidale, come pure di qualunque Associazione che ne fa<br />

parte è la maggiore integrazione sociale possibile. La novità essenziale sta invece nel fatto che<br />

Handy Cup e l’UVS hanno generato una sorta di integrazione sociale anche all’interno del disagio.<br />

Handy Cup ha nei fatti rotto quelle separazioni, a volte dal sapore campanilistico, creando una<br />

solidarietà trasversale tra una disabilità e l’altra. Ricordo la perplessità di un medico psichiatra di<br />

Salerno che mi avvicinò per manifestare tutta la sua difficoltà nel far comprendere ad un suo<br />

paziente di dover fare qualcosa insieme ad un ragazzo in carrozzina per una emiparesi: “e io mica<br />

sono handicappato”, gli diceva, “io cammino bene.”<br />

L’elemento innovativo è stato quindi quello di creare equipaggi con diverse abilità o disabilità. Un<br />

esempio molto significativo è stato il viaggio organizzato da Alessandro Gaoso di Homerus (la<br />

vela per i non vedenti), sulla barca della Comunità Exodus, dove a bordo c’erano “marinai” ex<br />

tossico dipendenti e “marinai” non vedenti, i primi con gli occhi ma con poco coraggio nella vita e<br />

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