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Catalogo Prodotti mecBolt - MecBolt SpA

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ISO UNI DIN<br />

Prescrizioni generali<br />

Rivestimenti protettivi<br />

Sezione uno<br />

Indice precedente<br />

1. Generalità sui rivestimenti protetti<br />

L’applicazione di rivestimenti alla bulloneria di acciaio è rivolta<br />

generalmente ad ottenere un’azione protettiva, al fine di evitare<br />

o almeno ritardare fenomeni di ossidazione, oppure ad assicurare<br />

particolari caratteristiche funzionali delle superfici, come ad<br />

esempio un contenimento della dispersione del coefficiente d’attrito,<br />

od una elevata conducibilità elettrica per le quali occorre<br />

vengano concordate all’ordine le relative caratteristiche.<br />

In altri casi l’applicazione del rivestimento ha una funzione prevalentemente<br />

decorativa.<br />

1.1 Tipi di rivestimento<br />

I rivestimenti sono suddivisi in categorie secondo il loro processo<br />

d’applicazione alla bulloneria e precisamente in:<br />

- rivestimenti elettrolitici (galvanici);<br />

- rivestimenti chimici (fosfatici);<br />

- rivestimenti chimici a base di metalli (metalli e leganti organici);<br />

- rivestimenti metallici depositati meccanicamente;<br />

- rivestimenti per immersione a caldo.<br />

Rivestimenti<br />

I metalli di rivestimento più comunemente impiegati sono:<br />

Simbolo<br />

- Zinco, adatto per tutte le classi di resistenza Zn<br />

- Rame, per impieghi particolari dell’elettronica Cu<br />

- Nichelio Ni<br />

- Nichelio-Cromo Ni-Cr<br />

- Rame-Nichelio-Cromo Cu-Ni-Cr<br />

Agli effetti protettivi il rivestimento di zinco (Zn) è il più largamente<br />

impiegato.<br />

Non viene considerato l’impiego del cadmio (Cd) quale metallo<br />

di rivestimento, in quanto tossico.<br />

1.1.2. Rivestimenti<br />

I rivestimenti chimici impiegati per la bulloneria sono di due tipi:<br />

fosfatici e di zinco con leganti organici.<br />

I rivestimenti fosfatici con o senza post-trattamento, sono<br />

contraddistinti dallo strato significativo risultante dal trattamento<br />

di fosfatazione, a base di fosfato di zinco per applicazione<br />

anticorrosiva o a base di fosfato di manganese per applicazione<br />

antiusura. I rivestimenti a base di manganese possono essere richiesti<br />

qualora sia accettabile una non grande resistenza alla corrosione<br />

ma non sono raccomandati per bulloneria ad alta resistenza<br />

per problemi di fragilizzazione.<br />

I rivestimenti a base di zinco, cromati e sostanze leganti organiche,<br />

sono caratterizzati dalla particolare composizione dello strato<br />

risultante e dalla metodologia del procedimento applicativo (sono<br />

commercialmente conosciuti come “DACROMET”).<br />

Estratto<br />

UNI 3740<br />

Parte 6 a<br />

1.1.3. Rivestimenti meccanici<br />

Essi vengono chiamati correntemente rivestimenti meccanici per<br />

la particolare metodologia d’applicazione del metallo di riporto,<br />

generalmente alluminio, zinco, o loro miscela, che viene applicato<br />

allo strato di polvere con una azione di impatto meccanico.<br />

1.1.4. Rivestimenti a caldo<br />

Per rivestimento a caldo viene considerata solamente l’applicazione<br />

di zinco fuso. Questo tipo di rivestimento non è raccomandato<br />

per la bulloneria di piccole dimensioni e/o con tolleranze di<br />

grado preciso.<br />

Quindi, dati i notevoli spessori di rivestimento, le viti per zincatura a<br />

caldo devono avere tolleranze diverse da quelle normali e devono<br />

rispondere a particolari prescrizioni techiche per quanto riguarda la<br />

resistenza.<br />

In relazione alla temperatura dei bagni di zinco occorre prestare<br />

particolarmente attenzione alla scelta degli acciai al fine di non alterare<br />

le caratteristiche meccaniche della bulloneria zincata a caldo.<br />

I rivestimenti a caldo sono raccomandati per bulloneria impiegata in<br />

ambiente ad alto tasso di corrosione.<br />

1.2. Modificazioni dimensionali<br />

L’apporto del rivestimento sul metallo base modifica le dimensioni<br />

della bulloneria ed in particolare della filettatura, in modo<br />

diverso a seconda che il rivestimento sia di natura elettrolitica,<br />

chimica o meccanica o per immersione a caldo.<br />

Infatti, per i rivestimenti chimici e rivestimenti per immersione a<br />

caldo si ottengono depositi con spessori che possono essere considerati<br />

uniformi, su tutte le superfici esterme ed interne del pezzo<br />

trattato, quindi anche sui fori maschiati dei dadi ad eccezione<br />

dei rivestimenti per immersione a caldo nel qual caso la<br />

maschiatura viene eseguita dopo il rivestimento; con i rivestimenti<br />

elettrolitici e meccanici si ottengono spessori meno uniformi<br />

e fra loro in modo diverso.<br />

Il procedimento di ricoprimento elettrolitico determina un maggior<br />

accumulo del materiale d’apporto sull’estremità del pezzo<br />

rispetto al suo asse longitudinale.<br />

Al contrario, il metodo di ricoprimento meccanico favorisce l’accumulo<br />

del materiale d’apporto sulle concavità che non sulle<br />

convessità, ossia si ha un maggiore apporto di materiale sul fondo<br />

del filetto che non sulla cresta dello stesso.<br />

Per tali ragioni si è deciso di misurare lo spessore del materiale<br />

d’apporto in determinate zone della bulloneria, denominate superfici<br />

significative e di definire il significato di spessore di riporto<br />

sulla bulloneria. In ogni caso per tutti i tipi di rivestimento la<br />

filettatura deve essere avvitabile nell’organo d’accoppiamento<br />

previsto e deve avere dimensioni comprese entro la linea dello<br />

zero, corrispondeniti alla posizione h e H, rispettivamente per<br />

viti e madreviti.<br />

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