Mi chiamo Edgar FreemanShort.pmd - ZONAcontemporanea.it
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Per tantissimi anni io, Nick e Samuel siamo andati a chiacchierare sotto<br />
una grossa quercia che sta in fondo al promontorio che domina la vallata,<br />
nella cui cav<strong>it</strong>à si trova la casa nostra con il tetto giallo.<br />
Davanti a casa nostra c’era un grosso prato, che non era tutto nostro, ma<br />
noi lo guardavamo e ci andavamo come se lo fosse, e che finiva su una<br />
collinetta dietro la quale c’era il nostro albero.<br />
Dall’entrata di casa nostra sembrava di vivere nella casa nella prateria,<br />
tanto era il verde che ci si prostrava davanti – anche se al posto della cieca<br />
bionda Mary ci ab<strong>it</strong>ava un ragazzo un po’ down – ma la vista dal retro<br />
assomigliava di più a una periferia, con tutte le case uguali e un po’ ammassate<br />
che si davano fastidio l’una con l’altra.<br />
Il promontorio visto dalle nostre finestre disegnava una sagoma di un<br />
enorme dromedario con tre gobbe tozze e una diversa dall’altra.<br />
Le tre gobbe le avevamo ribattezzate Dario, Dro e Me, e io, mio fratello<br />
e mamma ci scegliemmo una gobba per uno.<br />
Prima scelse Samuel che si prese Dario, mamma optò per Dro, e io che<br />
ero arrivato per terzo scelsi quello rimasto che era la mia prima scelta e<br />
gridai «Me... è mio!».<br />
Era una scenetta che ripetevamo ogni volta che ci sedevamo sul patio a<br />
guardare la vallata, e ogni volta ridevamo come matti.<br />
Ora che sono più grande, mi rendo conto che forse lo facevano più per<br />
me che altro, ma mi dispiace un po’ che è tanto tempo che non gridiamo più<br />
a squarciagola Dario, Dro (certo, come no), ma Me è mio!<br />
È dietro al dromedario c’era il nostro albero.<br />
Io e mio fratello l’avevamo ribattezzato l’Albero Bla Bla.<br />
Ci andavamo al calar della sera ed era il nostro posto speciale.<br />
Speciale perché tutti noi potevamo essere noi stessi e dire tutto quello<br />
che ci passava per la testa e gridare e piangere e ridere e non in questo<br />
ordine, e sia che ce ne fosse motivo o meno di fare tutte queste cose.<br />
Sotto l’Albero Bla Bla tutto era permesso, tutto era magico.<br />
Soprattutto mio fratello lì era diverso.<br />
Era sorridente e comprensivo, mi parlava e mi spiegava le cose, con<br />
pazienza e sempre con la faccia da nove (quella che ti viene quando vedi il<br />
nove bello stampato in neretto sulla tua pagella) e io sentivo dalle sue parole,<br />
ma soprattutto dal suo tono, che mi voleva bene.<br />
Non badate troppo alle parole, non le pesate come dicono quelli che<br />
erano bravi a scuola. Il tono è importante.