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Mi chiamo Edgar FreemanShort.pmd - ZONAcontemporanea.it

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Quando mi cap<strong>it</strong>a, mi metto le cuffie – quelle che vanno nelle orecchie<br />

non quelle per farsi il bagno – e mi metto ad ascoltare i cd a tutto volume.<br />

<strong>Mi</strong>a mamma mi continua a dire che sono speciale, «sei unico!», mi dice<br />

sempre.<br />

Ma mi dice anche che se continuo ad ascoltare i CD a tutto volume<br />

diventerò sordo, e allora mi leva le cuffie dalle orecchie.<br />

«<strong>Edgar</strong>, ora basta!», e fa la faccia cattiva.<br />

E io comincio a ridere.<br />

Questa cosa mi fa molto ridere!<br />

Adesso sono diventato grande.<br />

Sono perlomeno un ragazzo, adesso.<br />

All’epoca ero un bambino, ma con la stessa sindrome.<br />

Ma sono tanti quelli che non si accorgono della differenza.<br />

<strong>Mi</strong> dicevano che ero un bambino normale, che potevo fare tutto quello<br />

che facevano i bambini della mia età.<br />

Non sono stupido e l’avevo cap<strong>it</strong>o.<br />

Per molti ero solo uno spastico.<br />

Ero solo più sensibile.<br />

Non trovate sia buffo?<br />

Se la sensibil<strong>it</strong>à avesse un viso, me lo immaginerei dai lineamenti e dal<br />

sorriso dolci, ma con un fisico forte e muscoloso.<br />

Un viso alla Derek Fisher, che quando entra per i Lakers segna il canestro<br />

decisivo sul suono della campana.<br />

Essere sensibili dovrebbe essere la cosa che fa la differenza, non un<br />

lim<strong>it</strong>e ad una v<strong>it</strong>a normale.<br />

<strong>Mi</strong>a mamma (ancora adesso) continua a dire che sono speciale.<br />

Mamma ora sono grande e posso dirtelo.<br />

<strong>Mi</strong> dispiace che non ridi più come prima, ma io volevo solo essere normale.<br />

Ma se qualcuno mi leva le cuffie dalle orecchie comincio a ridere.<br />

Ridere.<br />

Rido così forte che ho paura che le guance mi schizzino via dalla faccia.<br />

Rido di cuore.<br />

Un tipo di risata alla portata di tutti, ma molto rara.<br />

Un tipo di risata che mia mamma negli anni ha imparato a dimenticare.<br />

Non è stato facile arrivare a ventisei anni e non è facile per niente raccontare<br />

in giro di come ci sono arrivato.

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