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4<br />

palcoscenico 5<br />

Martedì, 6 febbraio 2007 Martedì, 6 febbraio 2007<br />

Defi nirla impegnativa è<br />

poco: è dall’inizio di questa<br />

Stagione teatrale che<br />

la Compagnia del Dramma Italiano<br />

non ha un attimo di riposo.<br />

Artisti, personale di sostegno<br />

e direzione, non si sono fermati<br />

dal 4 settembre 200<strong>6.</strong> Lunghe ed<br />

estenuanti sono state le prove di<br />

Dramma Italiano/Kuća cvijeća<br />

koje leti di Edoardo Erba, spettacolo<br />

che ha debuttato a novembre.<br />

Il giorno dopo essere tornata<br />

dalla tradizionale tournée per<br />

l’Istria e le isole del Quarnero, la<br />

nostra energica e vitale Compagnia<br />

di prosa si è ritrovata a teatro<br />

per iniziare le prove di un altro<br />

spettacolo, Liolà, commedia<br />

campestre di Luigi Pirandello.<br />

Firma la regia di questa frizzan-<br />

Di Carla Rotta<br />

te messa in scena ricca di canti e<br />

numeri di danza, un vecchio amico<br />

del Dramma Italiano, il siciliano<br />

Nino Mangano. La prima del<br />

nuovo lavoro teatrale è andata in<br />

scena all’”Ivan de Zajc” di Fiume<br />

il 19 gennaio scorso e in questi<br />

giorni Liolà viene presentato<br />

in tournée. Lo spettacolo ha fatto<br />

tappa a Cherso, Lussino, Buie,<br />

Parenzo, Pirano, Verteneglio. Il 9<br />

febbraio Liolà verrà proposto al<br />

Teatro Popolare Istriano di Pola e<br />

il 10 febbraio al Gandusio di Rovigno.<br />

Troppo poche, rispetto all’interesse<br />

dimostrato dal pubblico, le<br />

repliche serali di Fiume, due solamente.<br />

Numerosi sono i fi umani<br />

della minoranza e della maggioranza<br />

che protestano perché non<br />

hanno avuto la possibilità di as-<br />

L Liolà<br />

La vita? Un Titanic che affonda mentre l’orchestra<br />

continua a suonare, anzi è one man show<br />

fi nchè l’orchestra ecc. ecc.<br />

Dicono che mentre il piroscafo scendeva nel<br />

mare ghiacciato, le note continuavano a riempire<br />

l’aria; dicono che la musica si sentiva anche quando<br />

del piroscafo, in superfi cie, era rimasto solo il tragico<br />

carico di varia umanità. Dicono... dicono che,<br />

nonostante tutto, da questa vita non se ne esce vivi:<br />

fi losofi a spiccia per dire che siamo, ognuno di noi, in<br />

viaggio su una personale rotta del Titanic.<br />

La storia messa in scena sul palco del Teatro Popolare<br />

Istriano, produzione della Casa, “Orchestra<br />

Titanic”, porta la fi rma del bulgaro Hristo Boytchev.<br />

Teatro possente, il suo. Solido. Dolce - amaro, nello<br />

specifi co. Un po’ ferisce, asciuga la gola, un po’ fa<br />

ridere o perlomeno sorridere. Ti fa pensare “io, in<br />

sistere alla prima e alla replica e<br />

chiedono che Liolà venga riproposto<br />

sulla scena dello “Zajc” La colpa<br />

è probabilmente di una sbagliata<br />

programmazione all’interno dello<br />

stesso Teatro Nazionale che non<br />

tiene conto del fatto che il Dramma<br />

Italiano sta recuperando alla grande<br />

il suo pubblico. È fi nito, a quanto<br />

pare, il periodo delle sale vuote e<br />

delle assenze clamorose. Sarà forse<br />

per la scelta del repertorio, sarà per<br />

l’informazione capillare svolta sul<br />

territorio, o forse perché si è voluto<br />

puntare anche su un’immagine<br />

diversa, più fresca e pattinata della<br />

compagnia, sarà per tutto questo,<br />

sta di fatto che i connazionali che<br />

un tempo snobbavano gli spettacoli<br />

del DI, ora ritornano a teatro. Questa<br />

non è certo una cosa da poco.<br />

fondo, sto bene” e guardare con un po’ di supponenza<br />

gli emarginati che guardano la vita passare senza<br />

allungare la mano per prenderne una fetta; almeno<br />

il minimo che ad ognuno di noi appartiene. Ma ti fa<br />

anche ridere perchè in fondo, in questi poveracci c’è<br />

tanta di quella ingenua fragilità o fragile ingenuità<br />

che ispirano tenerezza e indulgenza. Non si può pensare<br />

male nemmeno di Meto, un passato da criminale<br />

(ma non certo sanguinario) ed un animo da musicista<br />

(le pareti del gabinetto della stazione dimenticata,<br />

sono tapezzate di note); appoggiamo Ljupka<br />

dai suoi foschi trascorsi nella palese ricerca di amore;<br />

Prodan ha nel dna i treni e la vita che ha fermato<br />

e lasciato partire e si fa ricco di questa esperienza;<br />

Doko è alla ricerca di un’occasione di riscatto: giramondo<br />

saltimbanco, si guadagnava il pane con un<br />

orso ammaestrato; la bestia è morta di fame perchè<br />

Da non sottovalutare il fatto che le<br />

produzioni della nostra Compagnia<br />

stanno suscitando anche l’interesse<br />

del pubblico della maggioranza.<br />

Fondamentale, per superare la<br />

barriera della lingua, è l’uso dei soprattitoli<br />

in croato, ma, a volte, anche<br />

in sloveno.<br />

Dopo diversi anni il DI ha ripreso<br />

con le matinée nelle scuole. Il contatto<br />

diretto fra gli attori e gli alunni<br />

delle elementari e medie, contribuisce<br />

in modo determinante ad avvicinare<br />

i ragazzi delle nostre scuole al<br />

mondo del teatro. Questa serie d’incontri<br />

propedeutici che attualmente<br />

i soldi diventavano alcol che ha bruciato la vita dell’uomo.<br />

Quattro personaggi che più strani e disparati<br />

non si può vivono in una vecchia stazione ferroviaria.<br />

Talmente vecchia e fuori dal mondo che ormai<br />

nessun treno si ferma: la vita va di fretta, non ha fermate;<br />

tutto una corsa dalla partenza all’arrivo. Alle<br />

(presunte) fermate si scarica quello che non serve:<br />

bottiglie vuote o mezze vuote per chi viaggia, mezze<br />

piene per i Nostri che le raccolgono e le vuotano da<br />

se; gli avanzi della vita degli altri. Sogni, delusioni e<br />

illusioni. O forse i sogni, cadendo dal treno, dalla nostra<br />

corsa sui binari della vita, diventano illusioni.<br />

Aspettano l’OCCASIONE, i Nostri: metti che un<br />

giorno un treno si ferma... bisogna salirci, presto,<br />

con quello che si ha. Prova generale: ARRIVA IL<br />

TRENO. UNO DUE TRE: SI SALE! Ma si sa come<br />

va, no? fi nchè si pensa la vita, questa succede. Solitamente<br />

agli altri. Alla stazione che stazione<br />

non è (se nessun treno si ferma, se non<br />

è partenza, se non è arrivo, che stazione<br />

è?), cade da un treno in corsa per chissà<br />

quale destinazione, un baule. Abiti? Soldi?<br />

Cibo? No: un illusionista. Tale Hari Houdini.<br />

La vita, signori, è illusione. A ciascuno<br />

la sua. Alcol. Religione. Soldi. E poi,<br />

tanto altro. Amore, anche. Ma una vita<br />

senza illusioni, vale davvero la pena di essere<br />

vissuta? Illusione è (s)fuggire da una<br />

vita senza illusioni, senza sogni, senza battiti.<br />

Illusione è sapere che domani potrai<br />

acquistare un biglietto per la vita. Perchè<br />

ogni giorno porta le sue opportunità.<br />

Ma è talmente cementata questa fuga<br />

immobile verso la vita che anche quando fi -<br />

nalmente un treno si ferma (o è solo illusio-<br />

vedono impegnati Mirko Soldano,<br />

Rosanna Bubbola ed Elana Brumini,<br />

contribuiscono a formare il nuovo<br />

pubblico del Dramma Italiano, a<br />

creare degli spettatori in grado di<br />

comprendere il linguaggio del teatro,<br />

a decifrarne i codici.<br />

Tornando a Liolà, non possiamo<br />

non notare che il pubblico delle<br />

varie Comunità sta dimostrando<br />

di gradire questa messa in scena.<br />

Liolà piace per il rigore e la<br />

pulizia dell’impianto registico, per<br />

il brio delle coreografi e ideate da<br />

Žak Valenta, la melodiosità e l’allegria<br />

delle musiche di Bruno Nacinovich,<br />

la sobrietà dei costumi di<br />

Atonia Petrocelli, per le scene di<br />

Anusc Castiglioni e Giulia Bonaldi<br />

che sono riuscite sottomettere la<br />

modernità di pannelli le cui superfi<br />

ci in rilievo li trasformano quasi<br />

in una serie di quadri informali,<br />

all’essenza rurale della piéce che ci<br />

fa rivivere atmosfere di altri tempi.<br />

Seguendo questa storia ambientata<br />

nella campagna siciliana del 1916,<br />

ne, maledetto Hari) e ci si imbarca, non c’è meta sicura.<br />

Si spengono, in questa ricerca, Meto (strafottente<br />

“capo” di questo quartetto sgangherato, come se fosse<br />

una gang), Ljupka (forse l’amore è illusione), Prodan<br />

(sa far partire i treni altrui, mai il suo no). Resta, rea-<br />

si scopre improvvisamente di provare<br />

una grande nostalgia per la vita<br />

agreste, per un mondo ormai quasi<br />

scomparso in cui la vita era regolata<br />

dalle stagioni e in cui il contatto<br />

diretto dell’uomo con la terra, gli<br />

permetteva di vivere in piena armonia<br />

con la natura e i suoi ritmi. Generosi<br />

sono stati gli applausi che il<br />

pubblico delle varie CI ha rivolto a<br />

questa compagnia che ancora una<br />

volta ha dimostrato la propria maestria<br />

nell’allestimento di una commedia<br />

corale. È proprio la coralità<br />

uno dei grandi punti di forza di<br />

questa messa in scena che rifugge<br />

dai protagonismi di maniera e dà<br />

spazio in primo luogo alla vicenda<br />

che si segue con grande interesse.<br />

I protagonisti di questo lavoro teatrale,<br />

gli ottimi Mirko Soldano nel<br />

ruolo di Liolà, Don Giovani di campagna,<br />

seduttore canterino e collezionatore<br />

di fi gli, Elvia Nacinovich<br />

che veste i panni di Zia Croce, Bruno<br />

Nacinovich nel ruolo del vecchio<br />

Zio Simone e quindi la giovane at-<br />

le nella sua tristezza, nel suo rimorso e nella sua disarmante<br />

quasi sciocca ingenuità, Doko. Ogni ombra<br />

è il suo orso, come se non fosse mai sparito, come se<br />

questa presenza dovesse esorcizzare, con un “vedi che<br />

succede a prendere certe strade?”, futuri dolori. Un<br />

biglietto, dice a Doko. Ma io non parto, risponde l’uomo.<br />

Oh, certo che parti!, dice l’orso-bigliettaio. Ed<br />

ogni biglietto staccato ha la data del giorno che verrà.<br />

Un monito: anche domani avrai un’occasione.<br />

E’ il caso di guardarsi in tasca: forse abbiamo un<br />

biglietto. Ci imbarchiamo domani.<br />

Così “Orchestra Titanic”. In un teatro che per<br />

l’occasione ha subito una metamorfosi strutturale:<br />

non le solite poltroncine in platea (niente biglietti<br />

per la balconata), ma sedie disposte su un’impalcatura<br />

essenziale. Niente stucchi e luci a distogliere<br />

trice triestina Sara Cechet nel ruolo<br />

di Mita e Andreja Blagojević in<br />

quello di Tuzza, hanno creato dei<br />

personaggi il cui carattere ricco di<br />

sfaccettature non tende però mai a<br />

prevaricare su quello degli altri. All’interno<br />

della lavoro si crea un melange<br />

in cui tutti i personaggi posseggono<br />

una dimensione ben defi -<br />

nita e un loro spessore. Gradevole è<br />

la presenza di un gruppo di giovani<br />

attrici che si distinguono per la loro<br />

energia e il talento, dalla napoletana<br />

Chiara Cavalieri, alla piranese<br />

Myriam Monica, alla fi umana Elena<br />

Brumini (le incontenibili piccole<br />

pettegole Ciuzza, Luzza e Nela). Ali-<br />

da Delcaro (Zia Ninfa), è un’attrice<br />

che come un buon vino sta dando il<br />

meglio di sé proprio in questi ultimi<br />

anni e si sta dimostrando un’artista<br />

versatile dalla spiccata verve<br />

comica.<br />

Laura Marchig si è voluta togliere<br />

lo sfi zio di ritornare dopo diversi<br />

anni per interpretare il ruolo di Gesa,<br />

la zia di Mita.<br />

Dolcissimi sono i bambini che<br />

partecipano allo spettacolo, i fratellini<br />

Tijan (6 anni) e Julian (2 anni<br />

e mezzo) Cvetković e Andrija Medić<br />

(5 anni).<br />

Prezioso coordinatore per la scena<br />

e i costumi è stato Toni Plešić.<br />

l’attenzione e a ricordarci che siamo a teatro e che<br />

la faccenda, in fondo, non ci riguarda: quando si accendono<br />

le luci e cala il sipario, non, da questa storia<br />

ne usciamo da spettatori. Ci si sentiva un po’ protagonisti,<br />

invece, come se in quella stazione di solo<br />

transito ci dovesse essere anche un posto per noi.<br />

Come a dirci, nell’essenzialità, di capire e prendere<br />

la vita per quello che è, oltre a orpelli e corse senza<br />

respiro dietro a ... che cosa, in fondo?<br />

Bravi gli attori: Goran Navojec, Aleksandar<br />

Seksan, Csilla Barath Bastaić, Borko Perić, Nikola<br />

Ivošević. Regia Dino Mustafi ć. A tutti l’applauso<br />

(anche) di Hristo Boytchev, (s)comodamente intento<br />

ad aspettare il treno, seduto nella sedia accanto.<br />

Ridendo. Ma tanto, lui, sapeva già come andava a<br />

fi nire.

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