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Anno LVI - N. 5 - 15 15 marzo 2009 - - Rivista Rivista quindicinale quindicinale - kn 14,00 - - EUR 1,89 1,89 - Spedizione Spedizione in in abbonamento postale a tariff tariff a intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401<br />
ISSN-0475-6401<br />
<strong>Panorama</strong><br />
www.edit.hr/panorama<br />
Crisi: non tutti i mali<br />
vengono per nuocere
A Huda jama<br />
riemerge l’orrore<br />
U na fossa comune, con quel che resta degli scheletri<br />
di diverse centinaia di persone. Questo il caso che<br />
ha riaperto il dolente discorso delle uccisioni di massa<br />
compiute quasi sicuramente dai partigiani di Tito.<br />
I resti sono stati trovati nel pozzo Barbara di una miniera<br />
nei pressi della cittadina slovena di Laško, vicino<br />
a Celje. I primi sopralluoghi fanno ritenere che le uccisioni<br />
siano avvenute con il gas, in quanto gli scheletri<br />
non presentano ferite d’arma da fuoco. La scoperta,<br />
ha spiegato Marko Strovs, funzionario del governo<br />
sloveno e uno dei responsabili incaricati dell’esumazione,<br />
è frutto di ricerche iniziate l’estate scorsa.<br />
“La parte fi nale della grotta chiamata Huda jama,<br />
alla fi ne di un cunicolo lungo 800 metri, era sigillata<br />
da un muro di cemento che abbiamo dovuto abbattere’’.<br />
Dietro c’erano i cadaveri. Strovs ha ricordato che<br />
fi n dal 945 giravano voci che nella grotta ci fosse una<br />
fossa comune. Il procuratore generale della Slovenia,<br />
Barbara Brezigar, una delle prime persone a entrare<br />
nella fossa, ha detto ai giornalisti che “è stata una delle<br />
cose più terrifi canti e scioccanti” che abbia mai visto.<br />
2 Panor <strong>Panorama</strong> oram ama
di Mario Simonovich<br />
Li vediamo già da qualche giorno,<br />
sia in fotografi a che nelle<br />
immagini in movimento. Basta<br />
aprire un giornale e miseri resti di<br />
uomini ci balzano agli occhi, per trasmetterci,<br />
immoti, con la sola presenza,<br />
l’orrore. Un orrore di cui, da vivi,<br />
sicuramente mai avrebbero potuto<br />
immaginare di potersi un giorno fare<br />
veicolo, neppure inconscio. Allo stesso<br />
modo basta prestare anche una distratta<br />
attenzione a un notiziario televisivo<br />
e, dopo qualche minuto eccoti<br />
sullo schermo uomini in camice bianco<br />
e stivali che portano capaci borsoni<br />
il cui contenuto è facilmente intuibile,<br />
anche perché ripresenta, con<br />
poche varianti, immagini venute negli<br />
anni scorsi ripetutamente e spesso<br />
senza preavviso nei nostri soggiorni,<br />
da aree relativamente vicine, interno<br />
del paese compreso, a testimoniare<br />
una barbarie che rende alfi ne gli uomini<br />
eguali, almeno nel nefando intendimento<br />
di sterminare i loro simili.<br />
Le immagini vengono stavolta dalla<br />
Slovenia, il luogo si trova non lontano<br />
da Krško e si chiama Huda jama,<br />
nome certamente non beneaugurale.<br />
Poi si entra nei meccanismi dell’informazione<br />
quotidiana, nelle modalità<br />
in cui viene intesa ad esempio dalla<br />
Tv nazionale croata e, sicuramente<br />
con poche o nessuna differenza, anche<br />
dalle altre. Una delle tante trasmissioni<br />
sul tema è andata in onda<br />
allo scadere della prima decade del<br />
mese, diretta da una delle conduttrici<br />
d’assalto, una che, per intenderci, già<br />
da quindici anni a questa parte non ha<br />
dubbi sul fatto che si debba innanzitutto<br />
tifare per il proprio paese, quale<br />
che sia la sua posizione oggettiva nelle<br />
contese con altri. Così è stato anche<br />
stavolta. Posto che lo spettatore<br />
non di necessità è sempre informato<br />
sugli ultimi sviluppi del tema dato,<br />
era lecito sperare che gli venissero<br />
forniti i dovuti ragguagli.<br />
Nulla di tutto questo. Dopo una<br />
scheletrica introduzione, la navigata<br />
redattrice ha preferito andare sul sicuro,<br />
mandando subito in onda il fi l-<br />
In primo piano<br />
Come vengono trattate le informazioni sulle vittime di Huda jama<br />
Più che l’orrore poté la speculazione<br />
mato sulla vita compiuta al sito dalla<br />
vicepremier, accompagnata dal ministro<br />
degli Interni. Dunque nessun<br />
impegno per un’opera pià approfondita.<br />
Era molto più importante dare<br />
spazio ai “propri” politici e riportare<br />
i loro discorsi che magari potrebbero<br />
sembrare di una certa profondità,<br />
se non ci fossero altri elementi a<br />
indicare trattarsi di parole al vento o<br />
poco più. Che cosa ha detto la vicepremier?<br />
Che il governo è intenzionato<br />
a fare piena luce sulle vittime e<br />
che i colpevoli vanno puniti, senza<br />
pietà. Sul primo elemento non c’è veramente<br />
niente di nuovo. Ogni governo<br />
che si rispetti ha fra i propri compiti<br />
prioritari quello di promuovere e<br />
garantire la giustizia, e di perseguire<br />
coloro che la minacciano. In quanto<br />
alla punizione, una domanda inevitabile:<br />
quanto in alto arriverà? Un rapido<br />
calcolo: se si suppone che i presunti<br />
colpevoli nel ‘45 avevano l’età<br />
minima di vent’anni, oggi ne dovrebbero<br />
avere 84. Si sa che nell’esercito<br />
partigiano le promozioni fi occavano,<br />
ma comunque c’è da chiedersi:<br />
un militare che ha solo vent’anni,<br />
quanto può trovarsi in alto nella<br />
gerarchia? Sicuramente non tanto da<br />
poter essere collocato fra i mandanti.<br />
La dichiarazione pertanto, restando<br />
nel linguaggio militare, è nient’altro<br />
che un colpo a salve.<br />
Inoltre, muovendosi con abilità,<br />
la balda conduttrice è riuscita a mettere<br />
al muro uno dei due interlocutori<br />
sloveni che parlavano dallo studio<br />
della Tv lubianese, costringendolo<br />
ad ammettere che il presidente<br />
Turk aveva sbagliato defi nendo la<br />
questione come secondaria. Era stata,<br />
questa, un’uscita di cui la giornalista<br />
rampante ha voluto rilevare subito<br />
l’inaccettabilità. Un’uscita che però,<br />
in questo senso, si discostava assai<br />
poco da quella, sopra citata, della vicepremier,<br />
che la giornalista si è ben<br />
guardata dal commentare in negativo,<br />
seppur sicuramente ben cosciente<br />
della sua assurdità. Una posizione<br />
che nel suo piccolo dimostra che oggi<br />
il senso di giustizia nel mondo è assente<br />
come lo era ieri e prima. ●<br />
Costume<br />
e scostume<br />
Fatta la biopsia<br />
ci pensa il malato<br />
Effettuata una biopsia al rene,<br />
un’anziana zaratina ha dovuto<br />
provvedere da sola affi nché il<br />
campione prelevato raggiungesse<br />
a Zagabria il laboratorio per essere<br />
sottoposto ad analisi. E bisognava<br />
anche concludere presto<br />
tutta l’opera: al massimo nell’arco<br />
delle sei ore successive, aveva<br />
detto il medico curante ai trasecolati<br />
parenti. I quali, obbedienti,<br />
si sono affrettati a consegnare la<br />
speciale bottiglia refrigerante al<br />
conducente di un autobus di linea.<br />
A Zagabria era ad attendere un<br />
altro parente che ha prelevato il<br />
contenitore e l’ha portato di volata<br />
al laboratorio ospedaliero. Nulla<br />
d’insolito anche se la famiglia<br />
della donna non sapeva che questa<br />
a Zara è prassi che va avanti<br />
ormai da sette anni. Mancando<br />
infatti un microscopio elettronico<br />
il cui prezzo è molto alto, l’ospedale<br />
locale ha escogitato questo<br />
sistema che ha comunque il vantaggio<br />
di evitare al malato di farsi<br />
un viaggio a Zagabria solo per<br />
sottoporsi alla biopsia. In compenso<br />
spetta a lui l’obbligo di occuparsi<br />
a tutti gli effetti dell’invio<br />
del materiale prelevato, ed anche<br />
di accollarsi le inevitabili spese<br />
di spedizione. Cosciente dell’importanza<br />
insita in un rapido inoltro,<br />
il giorno previsto per l’esame<br />
tutto il team sanitario impegnato<br />
si presenta al lavoro in anticipo,<br />
ha spiegato ai giornalisti il medico.<br />
E se il prezioso contenuto andasse<br />
perduto? Finora non è mai<br />
successo, ha detto con orgoglio il<br />
dottore, a illustrare un caso che illustra<br />
emblematicamente e con<br />
grande trasparenza lo stato in cui<br />
si trova la nostra sanità.<br />
<strong>Panorama</strong> 3
<strong>Panorama</strong><br />
www.edit.hr/panorama<br />
Ente giornalistico-editoriale<br />
EDIT<br />
Rijeka - Fiume<br />
Direttore<br />
Silvio Forza<br />
PANORAMA<br />
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Mario Simonovich<br />
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Collegio redazionale<br />
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4 <strong>Panorama</strong><br />
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PANORAMA esce con il concorso<br />
finanziario della Repubblica di Croazia<br />
e della Repubblica di Slovenia e viene<br />
parzialmente distribuita in convenzione<br />
con il sostegno del Governo italiano<br />
nell’ambito della collaborazione tra<br />
Unione Italiana (Fiume-Capodistria) e<br />
l’Università Popolare (Trieste)<br />
EDIT - Fiume, via Re Zvonimir 20a<br />
edit@edit.hr<br />
Consiglio di amministrazione: Tatjana<br />
Petrazzi (presidente), Ezio Giuricin<br />
(vicepresidente), Luigi Barbalich, Carmen<br />
Benzan, Doris Ottaviani, Donald<br />
Schiozzi, Fabio Sfi ligoi<br />
<strong>Panorama</strong> testi<br />
N. 5 - 15 marzo 2009<br />
Sommario<br />
IN PRIMO PIANO<br />
Come vengono trattate le informazioni<br />
sulle vittime di Huda jama<br />
PIÙ CHE L’ORRORE POTÉ<br />
LA SPECULAZIONE ...................... 3<br />
di Mario Simonovich<br />
ATTUALITÀ<br />
Sanader a Roma: incontri con<br />
Berlusconi e Frattini ed alla Sapienza<br />
UE E NATO, FORTE SOSTEGNO<br />
DALL’ITALIA ................................. 6<br />
Croazia, i risvolti della crisi economica<br />
DEBITO ESTERO OLTRE IL PIL ... 7<br />
Sempre in alto mare il contenzioso tra<br />
Croazia e Slovenia sui confi ni<br />
UN PASSO AVANTI<br />
E DUE INDIETRO............................ 8<br />
a cura di Bruno Bontempo<br />
INTERVISTE<br />
Crisi e dintorni: l’opinione del dottor<br />
Elvio Baccarini, preside della Facoltà<br />
di Filosofi a di Fiume e docente di etica<br />
FORSE NON TUTTI I MALI<br />
VENGONO PER NUOCERE........ 10<br />
di Bruno Bontempo<br />
PERSONAGGI<br />
Appassionato di storia, Niki Fachin<br />
ha al proprio attivo esiti di rilievo<br />
AUMENTA LA SENSIBILITÀ<br />
PER IL PASSATO ISTRIANO ...... 12<br />
di Marianna Jelicich Buić<br />
SOCIETÀ<br />
Ricordando Guido Miglia, istriano, maestro<br />
di comprensione e convivenza<br />
L’AMORE PER L’ISTRIA NEL RI-<br />
SPETTO DELLA DIVERSITÀ .... 18<br />
di Marino Vocci<br />
ARTE<br />
Al Museo Correr in esposizione oltre<br />
novanta opere di Fortunato Depero<br />
DARE SCHELETRO E CARNE<br />
ALL’INVISIBILE .......................... 20<br />
di Erna Toncinich<br />
CINEMA E DINTORNI<br />
Il tema in “The Reader” di Stephen<br />
Daldry e “L’onda” di Dennis Gansel<br />
OLOCAUSTO: NON SOLO NAZISTA<br />
MA DELL’UMANITÀ INTERA ...... 22<br />
di Gianfranco Sodomaco<br />
ITALIANI NEL MONDO<br />
Presentazione all’Auditorium romano<br />
NUOVA FONDAZIONE PRONTA ... 24<br />
a cura di Ardea Velikonja<br />
IN COPERTINA: la sede della banca nazionale croata<br />
MADE IN ITALY<br />
Nella selezione dei migliori ristoranti<br />
vanno coinvolti gli IIC<br />
CUCINA: UNA CULTURA<br />
DA ESPORTARE ........................... 25<br />
a cura di Ardea Velikonja<br />
REPORTAGE<br />
Per chi non scia tra l’altro le ciaspolate<br />
IN ALTA BADIA<br />
COME DAVY CROCKETT .......... 26<br />
Tradizioni del popolo più antico dell’arco<br />
alpino in funzione del turismo<br />
NOZA DA PAUR:<br />
IL MATRIMONIO LADINO ........ 28<br />
A Piz la Ila a 2100 metri ma anche a<br />
San Cassiano gente dalle nostre parti<br />
MA QUANTO È PICCOLO<br />
IL MONDO! ................................... 33<br />
di Ardea Velikonja<br />
LETTURE ISTRIA NOBILISSIMA<br />
”BEATI GLI ULTIMI”................... 34<br />
di Claudio Geissa<br />
TEATRO<br />
Aveva lavorato con il Dramma Italiano<br />
SCOMPARSO BOGDAN JERKOVIĆ ... 38<br />
di Sandro Damiani<br />
CONCORSO ISTRIA NOBILISSIMA ... 39<br />
MUSICA<br />
In chiusura delle celebrazioni<br />
PUCCINI, FALSI E INSIPIDE<br />
BANALITÀ ................................... 44<br />
a cura di Bruno Bontempo<br />
SPORT<br />
Il 29 marzo in Australia parte la stagione<br />
FI: LA PAROLA D’ORDINE<br />
È RISPARMIO ............................... 46<br />
DIVENTARE PILOTA DI<br />
FORMULA 1 IN 10 MOSSE ........ 48<br />
a cura di Bruno Bontempo<br />
ANIMALIA<br />
IL TACCHINO: ABBONDANZA<br />
E SACRIFICIO PERSONALE ..... 50<br />
di Daniela Mosena<br />
MULTIMEDIA<br />
La storia della rete delle reti che ha<br />
ormai quasi cinquant’anni di vita<br />
INTERNET, NUOVO MEZZO PER<br />
COMUNICARE? MICA TANTO .... 52<br />
di Igor Kramarsich<br />
IL CANTO DEL DISINCANTO .... 58<br />
di Silvio Forza
La magia delle parole, questo<br />
il titolo del Concorso letterario<br />
per i ragazzi delle SMSI indetto<br />
dal Settore Istruzione ed Educazione<br />
dell’UI in collaborazione con<br />
l’UPT per incentivare i ragazzi alla<br />
lettura e per favorire la conoscenza<br />
degli scrittori connazionali fra i<br />
giovani. A vincere il quiz, cui hanno<br />
partecipato 119 ragazzi provenienti<br />
da Croazia e Slovenia, sono stati<br />
gli studenti di Fiume, Pola e Isola. Il<br />
progetto è stato promosso lo scorso<br />
anno, inizialmente con la scelta del<br />
libro più bello fra i tre titoli di auto-<br />
Una presentazione unica alla CI<br />
di Torre Abrega per tre importanti<br />
edizioni: il numero XIX dei<br />
“Quaderni”, il quindicesimo libro<br />
delle “Ricerche sociali” e il numero<br />
54 del bollettino “La ricerca”, tutti<br />
editi dal Centro di Ricerche storiche<br />
di Rovigno. Il numero XIX dei<br />
Quaderni, rivista incentrata sullo<br />
studio e l’approfondimento di tematiche,<br />
fatti, eventi e personaggi che<br />
hanno segnato la storia dell’Ottocento<br />
e del Novecento nel territorio<br />
Agenda<br />
«La magia delle parole» ha riunito le SMSI di Croazia e Slovenia<br />
I giovani e gli scrittori connazionali<br />
Verrà presentato nella seconda<br />
metà del mese di marzo<br />
ri connazionali proposti, editi nelle<br />
collane dell’EDIT, “Ginestre sulla<br />
costa” di Simone Mocenni, “Il cavallo<br />
di cartapesta” di Osvaldo Ramous<br />
e “Una storia istriana” di Diego<br />
Zandel. Ed è appunto quest’ultimo<br />
libro che i ragazzi hanno scelto<br />
come lettura preferita. Una mattinata,<br />
svoltasi alla Comunità degli Italiani<br />
di Fiume, che è stata vivace e<br />
carica di allegria dato che i ragazzi<br />
si sono divertiti. Infatti loro stessi<br />
a scuola avevano preparato le domande<br />
con relative risposte e quindi<br />
un’apposita commissione ha scelto<br />
Nuovo e con più informazioni il sito internet dell’UI<br />
Tutto su www.unione-italiana.hr<br />
il nuovo sito dell’Unione Italiana,<br />
curato da Marin Corva, www.<br />
unione-italiana.hr. Una finestra<br />
sul mondo della Comunità Nazionale<br />
Italiana per presentare,<br />
comunicare e promuovere le iniziative,<br />
i progetti e le attività promosse<br />
dagli appartenenti all’etnia<br />
anche attraverso la rete. Il nuovo<br />
sito, rinnovato nella grafica e arricchito<br />
nei contenuti, si propone<br />
di divenire in prospettiva la piattaforma<br />
di riferimento da dove<br />
istro-fi umano dalmata, comprende<br />
complessivamente undici saggi<br />
e note in 538 pagine. A presentare<br />
il volume è stato Gaetano Benčić,<br />
presidente della CI di Torre e storico<br />
studioso appassionato che da undici<br />
anni collabora con il CRS, “le<br />
cui pubblicazioni rappresentano una<br />
miniera di conoscenze per tutti coloro<br />
che desiderano addentrarsi nella<br />
complessa tela delle vicissitudini<br />
istriane” come tra l’altro ha detto.<br />
Le Ricerche sociali, poi, festeg-<br />
tre domande per ogni scuola. Premio<br />
fi nale: un viaggio d’istruzione<br />
a sorpresa offerto nell’ambito della<br />
collaborazione UI-UPT. ●<br />
poter attingere tutte le informazioni<br />
relative alle Istituzione della<br />
CNI di Croazia e Slovenia. La<br />
nuova pagina web dispone di una<br />
serie di sezioni tra le quali una<br />
speciale rubrica/calendario delle<br />
manifestazioni organizzare dalle<br />
Istituzioni della CNI, una sezione<br />
dedicata ai bandi di concorso<br />
e alle borse di studio e uno spazio<br />
dedicato ai documenti approvati<br />
dall’Assemblea e dalla Giunta<br />
esecutiva dell’UI. ●<br />
Presentati a Torre-Abrega il XIX volume dei Quaderni del CSR<br />
Un tris di carte editoriali<br />
giano i vent’anni di esistenza e oggi<br />
la rivista costituisce uno strumento<br />
indispensabile per la CNI. Infi ne La<br />
ricerca, pubblicazione che si differenzia<br />
dal resto delle riviste perché<br />
illustra i lavori che poi troveranno<br />
spazio nelle riviste del CRS. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 5
6 <strong>Panorama</strong><br />
Attualità<br />
Sanader a Roma: incontri con Berlusconi e Frattini ed alla Sapienza<br />
Ue e Nato, forte sostegno dall’Italia<br />
a cura di Bruno Bontempo<br />
è il primo sostenitore<br />
dell’ingresso della<br />
«L’Italia<br />
Croazia nell’Unione<br />
Europea e nell’Alleanza Atlantica».<br />
Lo ha detto il presidente del Consiglio,<br />
Silvio Berlusconi, che ha ricevuto<br />
a Palazzo Chigi il primo ministro<br />
croato Ivo Sanader. Per l’ingresso<br />
in Ue “abbiamo promesso - ha aggiunto<br />
- che ci saremmo occupati di<br />
questo aspetto e che cercheremo di<br />
dare il nostro contributo per la veloce<br />
soluzione del problema”. L’Italia ,<br />
ha sottolineato Berlusconi, “si impegna<br />
in questa volata fi nale al fi anco<br />
della Croazia per far sì che si concluda<br />
questo lungo viaggio nel 2010”.<br />
Quanto all’Alleanza Atlantica “tutto<br />
è fatto” ha detto il capo del governo<br />
italiano, “occorre solo sveltire le pratiche<br />
burocratiche e far sì che la Croazia<br />
sia presente alla prossima riunione<br />
Nato il 3 e 4 aprile”.<br />
Per Berlusconi popolazioni ed<br />
economie di Italia e Croazia sono<br />
particolarmente vicine, come dimostra<br />
anche il fatto che le prime due<br />
banche croate sono partecipate da<br />
Unicredit e Banca Intesa, ma c’è<br />
l’impegno dei due Paesi per “cercare<br />
di migliorare i loro rapporti”.<br />
”Condividiamo gli stessi valori<br />
dei Paesi fondatori dell’Unione europea.<br />
La Croazia merita di diventare il<br />
28.esimo membro” ha detto a sua volta<br />
il primo ministro Sanader. “Sono testimone<br />
- ha aggiunto - del forte sostegno<br />
che Berlusconi ha dimostrato<br />
nei suoi tre mandati a favore di una rapida<br />
conclusione del nostro processo<br />
d’adesione comunitaria”.<br />
Anche all’incontro di Sanader con<br />
il ministro degli Esteri Franco Frattini<br />
al centro dei colloqui c’è stata ancora<br />
Ue e Nato. “La visita in Italia<br />
del primo ministro croato si colloca -<br />
sottolinea la Farnesina - nell’ambito<br />
dell’intensa azione diplomatica svolta<br />
per rilanciare i negoziati di adesione<br />
all’Ue che la disputa sui confi ni<br />
con Lubiana ha di fatto bloccato mentre<br />
tale questione bilaterale rischia di<br />
far slittare di qualche settimana l’ac-<br />
Silvio Berlusconi e Ivo Sanader a Palazzo Chigi<br />
cesso di Zagabria nella Nato e quindi<br />
la sua partecipazione, a pieno titolo,<br />
al Vertice atlantico di Strasburgo/<br />
Kehl in aprile. La Croazia - prosegue<br />
la nota della Farnesina - è determinata<br />
a fi nalizzare i negoziati tecnici<br />
per l’adesione all’Ue entro il 2009,<br />
in vista di una sua membership tra<br />
la fi ne del 2010 e gli inizi del 2011.<br />
Ma il raggiungimento di tale obiettivo<br />
trova un primo importante fattore<br />
di condizionamento nella controversia<br />
croata-slovena sui confi ni. La<br />
Slovenia ha bloccato nove capitoli<br />
negoziali, costringendo la Presidenza<br />
francese di turno Ue a rinunciare<br />
all’obiettivo di aprire la quasi totalità<br />
dei capitoli negoziali e di chiudere un<br />
numero signifi cativo di essi.<br />
”L’arrivo del premier Sanader segna<br />
un passo importante nella storia<br />
delle relazioni tra Roma e Zagabria,<br />
un’occasione durante la quale è stata<br />
ribadita la vicinanza del nostro Paese<br />
al governo croato e sono stati rilanciati<br />
gli auspici per una rapida adesione<br />
di questo all’Ue”. Così ha commentato<br />
Aldo Di Biagio, deputato del<br />
Pdl eletto nella ripartizione Europa e<br />
presidente dell’Associazione parlamentare<br />
di amicizia Italia-Croazia,<br />
la visita del primo ministro croato a<br />
Roma.<br />
”I due Paesi condividono un percorso<br />
economico e commerciale molto<br />
profi cuo, come ha detto lo stesso<br />
Berlusconi - continua Di Biagio - ma<br />
su questo versante sono molteplici le<br />
inziative in agenda che come Associazione<br />
stiamo promuovendo attraverso<br />
il supporto dei diversi referenti<br />
economici ed istituzionali e attraverso<br />
un confronto costante con i nostri<br />
interlocutori in terra croata.Plaudo<br />
con entusiasmo alla fi rma dell’Accordo<br />
quadro di collaborazione culturale<br />
e scientifi ca tra l’Università La<br />
Sapienza e l’Università di Zagabria,<br />
a preambolo della lectio magistralis<br />
del premier Sanader, e che rappresenta<br />
la cornice indiscussa di una cooperazione<br />
profonda e ambiziosa che<br />
contribuirà a cementare ulteriormente<br />
le relazioni tra Roma e Zagabria<br />
nei prossimi anni”.<br />
”L’incontro alla Sapienza è stata<br />
l’occasione per presentare la nostra<br />
Associazione al premier e ai Ministri<br />
del Governo croato intervenuti<br />
all’evento - ha concluso Di Biagio - e<br />
l’entusiasmo e l’interesse manifestati<br />
da questi nei confronti della nostra<br />
mission e dei nostri progetti rappresenta<br />
un segnale importante di fi ducia<br />
e di stima nei confronti del nostro<br />
Paese. Sono molti i punti di interesse<br />
su cui saremo disponibili ad intervenire<br />
e a operare nei prossimi mesi.<br />
L’auspicio è quello di individuare un<br />
cammino di cooperazione con i nostri<br />
interlocutori croati, con particolare<br />
forza quelli presenti sul territorio<br />
italiano, che sia una premessa interessante<br />
all’ingresso formale della<br />
Croazia nell’Ue auspicata entro la<br />
fi ne del 2010”. ●
I risvolti della crisi economica in Croazia<br />
Debito estero oltre il Pil<br />
Il governo croato sta valutando<br />
nuove misure anti-recessione, oltre<br />
ai precedenti decreti anti-crisi.<br />
Lo ha annunciato il premier Ivo Sanader<br />
dinanzi al Parlamento croato, sottolineando,<br />
tuttavia, che ogni nuova<br />
misura avrà un impatto sull’aumento<br />
del debito estero del Paese, come<br />
nel caso di altri stati europei. Pertanto,<br />
il governo prevede di rivedere il<br />
bilancio nella seconda metà di marzo,<br />
quando saranno prese in considerazione<br />
ulteriori spese. Sanader ha precisato<br />
che è stato nominata un team di<br />
monitoraggio per tutto ciò che accade<br />
con la crisi e la recessione in Europa<br />
e nel mondo, per vedere come gli altri<br />
paesi stanno reagendo. Secondo le ultime<br />
stime, il debito estero della Croazia<br />
ha superato il PIL ed è ora pari<br />
a 39 miliardi di euro (dati alla fi ne di<br />
dicembre 2008), nonostante la diminuzione<br />
annuale del debito pubblico<br />
dal 20,2 p.c. al 17,7 p.c. del gennaio<br />
di quest’anno.<br />
I dati di gennaio 2009, dimostrano<br />
una riduzione della produzione industriale<br />
del 14,1 p.c. rispetto allo stesso<br />
mese dell’anno precedente. Una<br />
delle cause principali è la diminuzione<br />
della “domanda” nazionale ed<br />
estera. Però, anche altri motivi hanno<br />
causato questa situazione come per<br />
esempio i problemi per la fornitura di<br />
gas per gli impianti industriali. Il settore<br />
colpito maggiormente dalla crisi<br />
è il settore automobilistico e l’indu-<br />
stria del tabacco, mentre per quanto<br />
riguarda la produzione alimentare ha<br />
subito una minore riduzione di circa<br />
del 13,5 p.c. . Il calo totale sarebbe<br />
stato più espressivo se la fornitura del<br />
gas e dell’energia elettrica, non avessero<br />
segnato una crescita annuale del<br />
9,3 p.c. Si prevede in futuro il continuo<br />
della tendenza negativa che tra<br />
l’altro porterà all’aumento della disoccupazione.<br />
Secondo le ultime proiezioni del<br />
Vienna Institute for International<br />
Economic Studies, la Croazia deve<br />
affrontare due anni diffi cili, con un<br />
calo drastico del 2 per cento del PIL<br />
nel 2009, e una lieve ripresa nel 2010,<br />
con l’1 per cento di crescita. Tuttavia,<br />
già nel 2011, la Croazia entrerà a far<br />
parte di quel gruppo di Paesi, all’interno<br />
della regione, in grado di crescere<br />
ad un ritmo del 4 per cento. “Le<br />
modifi che a queste proiezioni sono<br />
possibili, ma siamo ottimisti”, afferma<br />
l’analista Hermine Vidović, precisando<br />
che questo moderato ottimismo<br />
si basa sulle aspettative di una ripresa<br />
in Europa occidentale già nella<br />
metà del prossimo anno, che darà<br />
un grande impulso per l’esportazione<br />
della Croazia, come pure al turismo.<br />
Nonostante tali previsioni, la creazione<br />
di nuovi posti di lavoro non è altrettanto<br />
probabile, visto che il tasso<br />
di disoccupazione continuerà a<br />
crescere l’anno prossimo, mentre si<br />
aspetta un lieve calo solo nel 2011. ●<br />
La cantieristica croata tra speranze e problemi: il “3.maj” di Fiume<br />
Attualità<br />
Costume<br />
e scostume<br />
Battiam battiam<br />
le mani...<br />
Nella musica classica la tattica<br />
migliore è l’attesa. Quando<br />
i musicisti sembrano avere<br />
terminato un pezzo e siete assaliti<br />
dal dubbio “applaudire<br />
o non applaudire”, non abbiate<br />
fretta, aspettate che comincino<br />
gli altri spettatori ed eviterete<br />
brutte fi gure. Per chi non<br />
vuole limitarsi a questa tattica<br />
attendista, forse un po’ codarda,<br />
la soluzione è semplice:<br />
leggete il programma e contate<br />
i movimenti (Allegro moderato,<br />
Andante, ecc.) del concerto<br />
o della sinfonia a cui state per<br />
assistere. Applaudite dopo l’ultimo<br />
tempo. Queste sono alcuni<br />
dei consigli che un quotidiano<br />
zagabrese ha publicato, sotto<br />
forma di decalogo-galateo<br />
per i parlamentari che vanno<br />
ai concerti. L’insolita pubblicazione<br />
è seguita alla fuguraccia<br />
che hanno rimediato alcuni<br />
onorevoli del Sabor, invitati<br />
a presenziare ad un concerto di<br />
musica classica organizzato a<br />
Zagabria dalla Repubblica ceca<br />
nell’ambito della sua presidenza<br />
dell’Unione europea. Gran<br />
parte del pubblico, formato dal<br />
corpo diplomatico accreditato<br />
a Zagabria e dai deputati del<br />
Sabor, hanno applaudito al momento<br />
sbagliato, tra gli sguardi<br />
prima sorpresi, poi sornioni e<br />
infi ne contrariati degli esecutori.<br />
Così, con una marcata dose<br />
di ironia, il giornale della Capitale<br />
ha pensato di pubblicare un<br />
piccolo trattato su “come battere<br />
le mani” e come comportarsi<br />
quando si asssiste a un concerto<br />
di musica classica dal vivo.,<br />
per cercare di correggere un vizio<br />
collettivo abbastanza diffuso<br />
tra quanti, poco conoscitori<br />
e neanche tanto amanti della<br />
buona musica, sono “costretti”<br />
ad andare ai concerti per obblighi<br />
di protoccollo....<br />
<strong>Panorama</strong> 7
8 <strong>Panorama</strong><br />
Attualità<br />
Costume<br />
e scostume<br />
Il messaggio<br />
tolto dal tram<br />
«Senza Dio, senza padrone»,<br />
era lo slogan promosso da una<br />
rete di associazioni non governative<br />
croate, prevalentemente<br />
femministe, affi sso per un giorno<br />
su un tram di Zagabria a sostegno<br />
dell’ateismo. La campagna<br />
sarebbe dovuta durare un<br />
mese, ma dopo 24 ore la Zet<br />
(l’azienda che gestisce i trasporti)<br />
l’ha bloccata restituendo ai<br />
committenti quanto pagato.<br />
Il cartellone è stato rimosso<br />
perché “il messaggio non è in<br />
sintonia con la politica di marketing<br />
dell’azienda’’ è stato detto<br />
in un comunicato che ha suscitato<br />
le ire della “Coalizione<br />
per il secolarismo” che, come<br />
già prima a Londra e Madrid,<br />
ha promosso l’iniziativa. Il denaro<br />
è stato restituito ma, dicono<br />
le associazioni, rimane la domanda<br />
perché prima lo slogan<br />
è stato ammesso e poi cancellato.<br />
“Un esempio di tirannia<br />
della maggioranza sulla minoranza’’,<br />
per Bojana Genov, una<br />
delle promotrici della prima iniziativa<br />
ateista pubblica mai promossa<br />
in Croazia, Paese per il<br />
90 per cento cattolico e il circa<br />
3 per cento di atei. L’azienda<br />
pubblica si è giustifi cata sostenendo<br />
che lo slogan “offende i<br />
valori dei credenti”. Analoga la<br />
posizione di alcuni analisti vicini<br />
alla Chiesa. “Il messaggio<br />
rifl ette un ateismo distorto perché<br />
incita alla discriminazione<br />
di persone di diverso credo religioso<br />
ed esprime un tipo di frustrazione<br />
con la religione”, ha<br />
osservato don Živko Kustić, sacerdote<br />
e autorevole intellettuale<br />
cattolico. Per la femminista<br />
Đurđa Knežević, il gesto ha dimostrato<br />
il legame innaturale tra<br />
la Chiesa e lo Stato. Per Vesna<br />
Pusić, (Hns) lo slogan tolto dimostra<br />
“che la campagna ha colto<br />
nel segno”.<br />
Sempre in alto mare il contezioso tra Croazia e<br />
Un passo avanti e du<br />
È<br />
terminata con un nulla di fatto<br />
anche la riunione tra il Commissario<br />
per l’Allargamento<br />
dell’Ue, Olli Rehn, e i Ministri degli<br />
Esteri della Croazia e della Slovenia,<br />
Gordan Jandroković e Samuel<br />
Žbogar. L’incontro tra i due Paesi,<br />
alla presenza degli alti rappresentanti<br />
dell’Ue, non ha dato infatti risultati<br />
concreti sul progetto della Commissione<br />
Europea per la mediazione<br />
volta a risolvere la controversia del<br />
confi ne sloveno-croato e il proseguimento<br />
dei negoziati di adesione della<br />
Croazia. “Durante l’incontro, abbiamo<br />
discusso sulla possibilità di raggiungere<br />
accordi su specifi ci termini<br />
di intermediazione europea, decidendo<br />
così di proseguire i colloqui in un<br />
prossimo futuro”, si è limitato a riportare<br />
brevemente un comunicato dalla<br />
Commissione Europea dopo i colloqui,<br />
precisando che l’obiettivo rimane<br />
quello di “agevolare la soluzione<br />
di questioni di confi ne e sbloccare i<br />
negoziati di accesso alla Croazia volti<br />
a soddisfare le prescrizioni tecniche,<br />
per completare i negoziati entro<br />
la fi ne di quest’anno”.<br />
Ad ogni modo, Olli Rehn ha accolto<br />
con favore il fatto che entrambi<br />
i Paesi hanno sostenuto tale iniziativa<br />
e ha sottolineato ora la necessità di<br />
raggiungere un accordo sui termini di<br />
intermediazione, tenendo presente le<br />
prescrizioni del diritto internazionale<br />
e della pratica giudiziaria. La Croazia<br />
e la Slovenia hanno infatti convenuto<br />
entrambe intorno all’iniziativa di<br />
risolvere la questione delle frontiere<br />
con il supporto di un team di esperti<br />
sotto la guida dell’ex presidente fi nlandese<br />
Martti Ahtisaari, ma restano<br />
molto divise sul mandato da conferire<br />
agli inviati. Infatti, mentre la Croazia<br />
ritiene che il gruppo di mediazione<br />
dovrebbe aiutare i due Paesi nella<br />
formulazione di una petizione da presentare<br />
poi presso la Corte internazionale<br />
di giustizia dell’Aja, la Slovenia<br />
Dal sacrifi cio degli esuli ad<br />
Migliaia di uomini e donne italiane,<br />
durante e dopo il secondo dopoguerra,<br />
vittime di uccisioni sommarie,<br />
che in Istria ebbe il chiaro intento<br />
di infondere il terrore nella popolazione<br />
italiana. La dura repressione infl itta<br />
dalle autorità comuniste jugoslave<br />
portò alla fuga un numero consistente<br />
di italiani, ma anche sloveni e croati.<br />
Un esodo e una pulizia etnica che signifi<br />
cò graduale perdita di un’identità<br />
sociale e culturale che ancora oggi con<br />
grande “sacrifi cio” istriani, fi umani e<br />
dalmati cercano di conservare. E proprio<br />
sulla necessità di rivedere e occuparsi<br />
della questione degli esuli con<br />
occhio e interesse nuovi è stato organizzato<br />
un seminario di studi a Milano,<br />
a cura del Dipartimento di Scienze<br />
Politiche dell’Università Cattolica<br />
del capoluogo lombardo, dal titolo Il<br />
sacrifi cio degli istriani, fi umani, dalmati<br />
per rimanere italiani. L’azione<br />
dell’Unione Europea per il loro diritto<br />
a vivere nella terra natìa, in collaborazione<br />
con l’Associazione Nazionale<br />
Venezia Giulia e Dalmazia-Comitato<br />
di Milano. Un incontro dedicato non<br />
tanto, e non solo, all’analisi di una problematica<br />
storica che continua a destare<br />
contrarietà, quanto all’esame della<br />
risoluzione della controversia all’interno<br />
del contesto europeo. Per il Direttore<br />
del Dipartimento di Scienze<br />
Politiche e Ordinario di Storia delle relazioni<br />
e delle istituzioni internazionali<br />
della Cattolica di Milano, Massimo<br />
De Leonardis, da sempre attento conoscitore<br />
dell’argomento ed autore di numerosi<br />
saggi a riguardo, “il desiderio è<br />
quello di riportare al giusto posto sulla<br />
scala del riconoscimento una questione<br />
che per forti contrapposizioni ideologiche<br />
non ha goduto del meritato interesse.<br />
Certo però - ha aggiunto - oggi queste<br />
barriere sono diminuite, si comincia<br />
a riguardare vecchie e preconcette interpretazioni”.
Slovenia sui confi ni<br />
e indietro<br />
ha chiesto di creare un gruppo di intermediazione<br />
che decida sulla situazione<br />
del confi ne con riferimento alle<br />
mappe esistenti il 25 giugno 1991. ●<br />
Attualità<br />
I segni lasciati da Venezia in Istria e in Dalmazia<br />
Un patrimonio da tutelare<br />
Olli Rehn resenze di cultura veneta in Istria, Quarnero e Dalmazia. Questo<br />
Pil titolo dell’incontro promosso a Venezia dal Comitato Scientifi co<br />
della Collana di Studi e Ricerche sulle Culture Popolari Venete, impegnato<br />
a far rivivere gli strati e substrati della cultura popolare veneta<br />
declinata al plurale. È intervenuto l’assessore alle relazioni internazionali<br />
del Veneto, Isi Coppola, che ha sottolineato il ruolo della Regione<br />
in questa attività di approfondimento degli aspetti della cultura veneta<br />
nell’ampia area adriatica che va dall’Istria alla Dalmazia, passando per<br />
le isole del Quarnero, attraverso la legge n. 15/1994 che compie dieci<br />
anni. Sono stati numerosi gli interventi fi nanziati dalla Regione e fi nalizzati<br />
da un lato a favorire gli studi e le ricerche sul patrimonio architettonico<br />
e culturale veneto presente in queste aree e dall’altro a promuovere<br />
le tante attività di carattere didattico e culturale curate dalle comunità degli<br />
italiani della penisola istriana, ma anche della costa dalmata e recentemente<br />
anche di quella montenegrina.<br />
L’assessore Coppola ha evidenziato anche come la Regione sia fortemente<br />
impegnata sul fronte della questione identitaria. “La salvaguardia<br />
delle identità culturali - ha detto - è una delle priorità indicate anche<br />
dall’Unione Europea, perché la conservazione della memoria storica è<br />
fondamentale per vivere il presente e progettare il futuro”. L’assessore ha<br />
ribadito la volontà della Regione di mantenere desta l’attenzione nei confronti<br />
di quest’area e di proseguire il rapporto di fraterna collaborazione<br />
con le associazioni degli esuli e con le comunità italiane per portare avanti<br />
il programma di salvaguardia del patrimonio di cultura veneta. ●<br />
una rinnovata azione dell’Unione Europea<br />
Apertura già manifestata durante<br />
la Giornata del ricordo, celebrata lo<br />
scorso 10 febbraio dallo stesso Presidente<br />
della Repubblica italiana, Giorgio<br />
Napolitano, che ha espresso “la<br />
vicinanza affettuosa e solidale” delle<br />
istituzioni a quanti “vissero personalmente<br />
o attraverso loro familiari<br />
le tragiche vicende della persecuzione,<br />
dell’orrore delle foibe, dell’esodo<br />
massiccio degli italiani dalle terre in<br />
cui erano profondamente radicati. Si<br />
tratta - aggiunse Napolitano - di un riconoscimento<br />
umano e istituzionale<br />
già per troppo tempo mancato e giustamente<br />
sollecitato che non ha nulla<br />
a che vedere col revisionismo storico,<br />
col revanscismo e col nazionalismo”.<br />
Il capo dello Stato si è anche<br />
detto “lieto” dei chiarimenti arrivati lo<br />
scorso 31 gennaio dal presidente della<br />
Slovenia, Danilo Turk, che in una<br />
precedente intervista aveva detto che<br />
l’Italia ha “un defi cit etico” circa le<br />
responsabilità storiche del fascismo.<br />
“Non hanno alcuna ragione d’essere<br />
polemiche dall’esterno nei nostri confronti<br />
- proseguì Napolitano -. Con gli<br />
Stati di nuova democrazia e indipendenza<br />
sorti ai confi ni dell’Italia vogliamo<br />
vivere in pace e in collaborazione<br />
nella prospettiva della più larga<br />
unità europea”.<br />
“È in una prospettiva di allargamento<br />
europeo, con la Slovenia che fa<br />
già parte dell’Ue e la Croazia tra gli<br />
stati candidati, che è nata l’idea di mettere<br />
su questo seminario”, ha spiegato<br />
il professor De Leonardis. Un incontro<br />
al quale hanno, aderito, tra gli altri,<br />
Rossana Mondoni, autrice del volume<br />
“Sopravvissuto alle foibe”, Massimiliano<br />
Lacota, presidente dell’Unione<br />
degli Istriani e della Libera Provincia<br />
dell’Istria in esilio, il professor Maurizio<br />
Maresca, Ordinario di Diritto internazionale<br />
ed europeo all’Università<br />
di Udine e intervento sul tema “La po-<br />
sizione dell’Unione europea nella riaffermazione<br />
dei diritti umani, con particolare<br />
riguardo ai diritti degli esuli”.<br />
”Occorre una riconciliazione, e un’Europa<br />
che non sia balbuziente e miope,<br />
che sappia guardare alla dignità e alla<br />
conoscenza dei popoli. L’Europa non<br />
può dimenticare - chiosa Lacota - un<br />
problema che assume valenze di natura<br />
economica oltre che naturalmente<br />
culturale e sociale”. Non solo, dunque,<br />
analisi delle questioni irrisolte di<br />
carattere più prettamente economico,<br />
che riguardano cioè le proprietà italiane<br />
che vennero interamente confi scate<br />
e riassegnate agli abitanti che vennero<br />
insediati nella regione ormai vuota dei<br />
suoi precedenti abitanti, ma soprattutto<br />
occasione anche per rompere quella<br />
“congiura del silenzio” di cui ha parlato<br />
lo stesso Sottosegretario alla presidenza<br />
del Consiglio, Gianni Letta,<br />
durante la celebrazione del Giorno del<br />
ricordo. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 9
Stiamo fronteggiando una delle<br />
crisi economiche e fi nanziarie<br />
più lunghe e più diffi<br />
cili del dopoguerra (e dall’esito<br />
ancora incerto). Una depressione<br />
arrivata gradualmente e a lungo annunciata<br />
dai “pessimisti”, ma negata<br />
o sminuita da un mondo politico<br />
e istituzionale ottimista (o facilone?)<br />
oltre misura. E ammaliato<br />
dall’idea di poter condurre in porto,<br />
senza particolari ripercussioni,<br />
un’economia da tempo, ormai, costretta<br />
a navigare in un mare palesemente<br />
procelloso.<br />
Può sembrare strano che si<br />
possa negare l’esistenza di un disagio<br />
economico, ma non è né<br />
facile né evidente, invece, individuarne<br />
la natura, congiunturale<br />
o strutturale. Innanzitutto perché<br />
siamo di fronte a una materia<br />
complessa come l’identità e<br />
l’evoluzione del tessuto produttivo<br />
di un mondo tecnologicamente<br />
evoluto, ma tanto multiforme e disomogeneo<br />
quanto più dichiaratamente<br />
globale, prodotto della crescente<br />
dimensione multinazionale<br />
delle grandi aziende. Ad aumentare<br />
i nostri dubbi e la nostra sfi ducia<br />
c’è il presentimento che buona<br />
parte dei dati macroeconomici<br />
di cui disponiamo, derivano da informazioni<br />
a volte parziali, a volte<br />
campionarie, se non proprio alterate.<br />
Come si potrebbero spiegare,<br />
altrimenti, le repentine smentite e<br />
rovesciamenti di fronte?<br />
Infi ne, a rendere le cose ancora<br />
più inesplicabili ci pensa la politica:<br />
quando un capitolo diventa<br />
importante nel contesto della<br />
“cosa pubblica”, fi nisce fatalmente<br />
nelle secche della retorica elettorale<br />
e della logica del potere. Un<br />
tanto a livello locale o nazionale,<br />
in Croazia come altrove. Atteggiamenti<br />
marcatamente protezionistici<br />
di alcuni sistemi economici<br />
e creditizi, gestioni arroganti delle<br />
multinazionali, la deleteria rete<br />
dei confl itti di interesse tra banche<br />
e imprese, imprese e società<br />
di revisione, banche e persino<br />
autorità di vigilanza, hanno fi nito<br />
per tradursi in mala gestione, collusione,<br />
malaffare... Una commedia<br />
degli equivoci con pochi equi-<br />
10 <strong>Panorama</strong><br />
Interviste<br />
voci, come direbbe la buonanima<br />
di Totò. Di fronte al dilagare della<br />
crisi, al di là dell’aspetto meramente<br />
tecnico, politico ed economico<br />
di questo momentaccio,<br />
che interessa e coinvolge tutti,<br />
abbiamo voluto sentire l’opinione<br />
del dottor Elvio Baccarini, il<br />
connazionale al secondo mandato<br />
di preside della Facoltà di Filosofi<br />
a e Lettere dell’Ateneo fi umano<br />
e professore straordinario di etica<br />
e fi losofi a della politica presso<br />
la stessa facoltà. Una voce competente,<br />
accreditata espressione<br />
del mondo universitario inteso<br />
Il dottor Elvio Baccarini, 47 anni,<br />
preside e docente a Filosofi a<br />
come “luogo di libera creazione<br />
ed espressione del pensiero”. E la<br />
corrente di pensiero che segue il<br />
dottor Baccarini (laurea a Trieste<br />
in Filosofi a della politica di John<br />
Stuart Mill, dottorato ad Urbino<br />
su Ontologia morale), ben si accosta<br />
alla trattazione e alla lettura<br />
di questo contesto. Interpretazioni<br />
e approfondimenti su libertà,<br />
democrazia, giustizia, fi losofi a<br />
della politica, giudizi morali, etica,<br />
contenuti peraltro nei suoi numerosi<br />
testi pubblicati su riviste<br />
scientifi che, nonché nei sei libri<br />
di cui è autore, soprattutto nei volumi<br />
più recenti, “Etica pratica” e<br />
“Conoscenza morale”. Quest’ultimo,<br />
appunto, insieme alla sua intensa<br />
attività di ricerca, gli è valso<br />
il Premio annuale Città di Fiume<br />
per il 2008 oltre agli apprezzamenti<br />
del mondo accademico.<br />
Crisi e dintorni: l’opinione del<br />
Forse non t<br />
di Bruno Bontempo<br />
È fuori dubbio che sia “crisi”<br />
la parola chiave, la più usata, la<br />
più diffusa e più temuta del momento<br />
su scala planetaria. Probabilmente<br />
abbiamo ormai superato<br />
la soglia del non ritorno e la sola<br />
ipotesi di dover procedere ad una<br />
stima delle possibili conseguenze è<br />
suffi ciente a destare allarme. Poi<br />
ci sono le incognite sui possibili<br />
sviluppi, sulla portata reale e sulla<br />
durata di questa recessione a rendere<br />
il quadro della situazione ancora<br />
più inquietante. È daccordo,<br />
dottor Baccarini?<br />
”Un fatto molto importante emerso<br />
da questo tracollo è la constatazione<br />
che il capitalismo selvaggio non<br />
può funzionare. È un orientamento<br />
fortemente a rischio, ma per un ventennio<br />
si è pensato che potesse essere<br />
un sistema propulsivo, se non proprio<br />
ideale. Poi si è capito che il miglior<br />
ordine socio-economico è quello nel<br />
quale le istituzioni pubbliche hanno<br />
comunque un ruolo fondamentale,<br />
soprattutto in quei segmenti dove la<br />
solidarietà sociale è istituzionalizzata.<br />
Non parlo del benefattore Soros<br />
che decide di regalare in benefi cienza<br />
uno dei tanti miliardi del suo ricco<br />
patrimonio, ma intendo proprio quelle<br />
istituzioni pubbliche che si occupano<br />
di giustizia sociale e che come<br />
tali sono un fattore di grande rilievo.<br />
Senza poter contare su queste strutture<br />
comuni, saremmo costretti a vivere<br />
in un clima di estrema precarietà.<br />
Un modello che, paradossalmente,<br />
in determinati momenti può anche<br />
reggere e andar bene, ma che sui<br />
tempi lunghi fi nisce inevitabilmente<br />
per scoprire i suoi aspetti peggiori ed<br />
accrescere in noi confusione, ansia,<br />
insicurezza. Come tutte le crisi, anche<br />
questa non mancherà di generare<br />
situazioni di disagio ma allo stesso<br />
tempo potrà creare i presupposti per<br />
far nascere anche qualcosa di buono,<br />
di positivo. Se analizziamo attentamente<br />
i lineamenti di alcune delle fi -<br />
gure simbolo nel mondo fi no ai nostri<br />
giorni, o fi no a qualche anno ad-
Interviste<br />
dottor Elvio Baccarini, preside della Facoltà di Filosofi a di Fiume e docente di etica<br />
utti i mali vengono per nuocere...<br />
dietro, ci accorgiamo che tra i massimi<br />
leader della terra, quelli che hanno<br />
guidato i più potenti Paesi del nostro<br />
pianeta, paradossalmente ci sono stati<br />
personaggi a dir poco improponibili,<br />
insensati, in netta contraddizione<br />
con l’immaginario di un ruolo di<br />
sì alta responsabilità politica, storica<br />
e morale. Adesso sembra che negli<br />
USA ci sia stata una svolta, che gli<br />
americani abbiano voluto un leader<br />
che sia fi nalmente proponibile, accettabile,<br />
affi dabile, mosso dalle passioni<br />
e dagli ideali, che creda in qualcosa,<br />
perché c’è sempre qualcosa in<br />
cui credere... Non so se Barak Obama<br />
manterrà queste promesse, ma è<br />
doveroso sottolineare l’atteggiamento<br />
di un popolo che a larga maggioranza<br />
ha cercato e votato un politico<br />
così, un personaggio dal volto e dalle<br />
idee nuove. dopo che per lunghi anni<br />
si era abituato a leader equipaggiati<br />
di niente, se non di capacità mercantili”.<br />
L’anno scorso lei ha avuto il<br />
Premio Città di Fiume per la sua<br />
attività di ricerca e per il libro<br />
“Conoscenza morale”. Di che cosa<br />
si tratta?<br />
“È una discussione molto teorica<br />
che verte attorno alle ipotesi di una<br />
conoscenza morale. C’è una corren-<br />
Crisi economica e crisi dei valori viste<br />
attraverso l’ottica del fi losofo<br />
Il dottor Baccarini alla presentazione del suo libro “Conoscenza morale”<br />
te di pensiero composta da fi losofi<br />
molto scettici in materia che negano<br />
ogni possibilità di conoscenza.<br />
Perché in realtà abbiamo tante conoscenze<br />
contrapposte per cui è impossibile<br />
stabilire quali siano giuste<br />
e quali sbagliate. Poi c’è la corrente<br />
nichilista che nega ogni verità morale<br />
e la considera esclusivamente<br />
una nostra costruzione fi ttizia, alcuni<br />
dicono anche fasulla. Infi ne,<br />
c’è una corrente relativista secondo<br />
la quale esistono delle conoscenze,<br />
ma limitate, nell’ambito di comunità<br />
specifi che. Pertanto, siamo di fronte<br />
a un tipo di conoscenza morale<br />
per una cultura occidentale, un’altra<br />
conoscenza morale è vincolata<br />
a una particolare religione, corrente<br />
o comunità culturale, eccetera.<br />
Questi sono i diversi modi di classifi<br />
care la morale. C’è poi una corrente<br />
che sostiene l’esistenza di un<br />
pensiero umano razionale, capace di<br />
sviluppare una conoscenza morale.<br />
Come farlo, è la domanda che segue<br />
in rapida sequenza. Io condivido la<br />
posizione che asseconda l’esistenza<br />
di un livello di conversione verso<br />
una conoscenza oggettiva, cioè<br />
nell’interscambio tra ponderatezze,<br />
tra persone e comunità diverse, con<br />
la compenetrazione di ragioni e argomenti<br />
a sostegno di differenti opinioni.<br />
Nel tempo si riducono i pregiudizi<br />
e si afferma una conoscenza<br />
morale obiettiva, oggettiva”.<br />
Le espressioni più alte della nostra<br />
morale sono ancora quelle tradizionali,<br />
comunque nell’arco dei<br />
secoli c’è stata un’evoluzione nella<br />
concezione di alcune visioni. Quali<br />
sono state le svolte decisive intervenute<br />
nella morale, nel costume,<br />
nel pensiero?<br />
”Il cambiamento decisivo, che<br />
ancora oggi infl uenza la civiltà occidentale,<br />
è stato l’illuminismo. Lo testimonia<br />
il fatto che tuttora le più importanti<br />
correnti di pensiero sono riconducibili,<br />
e ne risentono l’infl uenza,<br />
soprattutto a quel movimento di<br />
idee che si sviluppò nel Settecento,<br />
fondato sul ragionamento, la tolleranza,<br />
la libertà di giudizio... Non tutte,<br />
ovviamente ne sono escluse le religioni,<br />
ma quelle correnti che si manifestano<br />
poi nelle istituzioni pubbliche,<br />
si rifanno all’illuminismo”.<br />
Oggi si parla spesso e volentieri<br />
del diffuso scadimento dei costumi,<br />
della generale crisi dei valori,<br />
di una scarsa accettazione delle<br />
norme sulla convivenza civile. È<br />
un problema reale oppure si tratta<br />
di uno dei tanti nostri luoghi comuni?<br />
”Molto spesso si parla di questo<br />
decadimento dei valori. Sarebbe opportuno<br />
chiedersi in quale epoca i<br />
valori sono stati meglio rispettati e<br />
incarnati. In realtà siamo ancora in<br />
una fase di progresso dei valori, non<br />
di un loro decadimento. Facilmente<br />
<strong>Panorama</strong> 11
si fi nisce per cadere nella trappola dei<br />
luoghi comuni che sono duri a morire.<br />
Oggi sicuramente esiste un livello<br />
di riconoscimento dei diritti molto<br />
più elevato che nel passato, ci sono<br />
molte discriminazioni in meno, più<br />
rifl essione critica, maggiori possibilità<br />
di superare dei pregiudizi. Non<br />
direi, dunque, che siamo in una fase<br />
di decadimento dei valori, ma in un<br />
momento di crisi di alcuni principi.<br />
Perché stiamo scoprendo che abbiamo<br />
avuto a lungo dei pregiudizi a<br />
danno di minoranze, nel rapporto con<br />
una maggioranza discriminata come<br />
le donne, tabù nei confronti di gruppi<br />
minoritari sessuali, di stranieri immigrati,<br />
di popoli lontani. Anche le<br />
disuguaglianze sociali sono un fenomeno<br />
che, pur ancora presente, è sensibilmente<br />
ridotto rispetto ai decenni<br />
precedenti”.<br />
Tuttavia assistiamo a delle recrudescenze,<br />
con situazioni di<br />
grande disagio e aggressività nei<br />
confronti dei più deboli, immigrati,<br />
donne, bambini, per cui sembra<br />
che la società stia tornando indietro...<br />
”Indubbiamente si manifestano<br />
ancora dei preoccupanti segnali di<br />
discriminazione, non lo nego, però<br />
l’andamento generale è in progresso.<br />
Purtroppo sussistono dei sintomi<br />
di reazione, per cui gli stessi che<br />
oggi in Italia detestano l’extracomunitario<br />
un tempo disprezzavano il<br />
meridionale. E oggi succede che ci<br />
sono anche dei meridionali che se<br />
la prendono con l’extracomunitario.<br />
Comunque, negli ultimi decenni si<br />
è consolidata un’etica pubblica che<br />
si oppone fortemente a questi fenomeni.<br />
Anche se la situazione non è<br />
certo idilliaca, non vedo motivi per<br />
un eccessivo pessimismo, in quanto,<br />
lo ribadisco, a mio avviso oggi possiamo<br />
pensare ai valori basilari della<br />
società in termini diversi e a livelli<br />
più elevati di apertura rispetto al<br />
passato”.<br />
Pluralismo e questioni bioetiche<br />
ci portano a rifl ettere ed a pronunciarci<br />
anche su temi come l’aborto<br />
e l’eutanasia, cioè il diritto alla vita<br />
e il diritto alla morte, emersi prepotentemente<br />
con il caso di Eluana<br />
Englaro, manipolato a tutti i livelli.<br />
”Concretamente sul caso di Eluana<br />
concordo pienamente con il con-<br />
12 <strong>Panorama</strong><br />
Intervista<br />
Le Università anglosassoni<br />
unici punti di riferimento<br />
Quali sono, oggi, le maggiori<br />
autorità nel campo del pensiero<br />
fi losofi co, quelle che apprezza<br />
maggiormente e sente di<br />
poter condividere?<br />
”Esistono delle sedi universitarie<br />
dove si fa fi losofi a, ad esempio<br />
in Germania e Francia, nelle quali<br />
operano autorevoli ricercatori, anche<br />
molto apprezzati. Eppure, secondo<br />
il mio parere, il loro pensiero<br />
rappresenta una degenerazione della<br />
fi losofi a. Non condivido quello che<br />
da decenni sta succedendo nei due<br />
grandi Paesi europei, disapprovo le<br />
loro rifl essioni e resto dell’opinione<br />
che le cose migliori ci arrivano dalle<br />
Università del Regno Unito e degli<br />
USA. Tra queste sedi accademiche<br />
e il resto del mondo il divario è<br />
abissale. Esistono alcune Università<br />
che si impegnano a sviluppare e<br />
sostenere attività di ricerca, tra cui<br />
c’è anche la nostra Facoltà di Filosofi<br />
a di Fiume. Anzi, abbiamo ricevuto<br />
pure dei riconoscimenti, ma<br />
siamo appena al primo stadio. Ci<br />
ha confortato l’opinione del grande<br />
fi losofo di Oxford, Timothy Williamson,<br />
che nel corso di una con-<br />
tenuto dello striscione che ha esposto<br />
la Curva nord allo stadio Meazza di<br />
Milano, in occasione del recente derby,<br />
e che riportava la scritta Politici<br />
e giornalisti sciacalli, silenzio, Eluana<br />
riposi in pace! Purtroppo, attorno<br />
a questo caso si è fatto uno spettacolo<br />
di politica spicciola veramente disgustoso<br />
e non si è avuto il minimo<br />
senso di pietà umana. Né per Eluana,<br />
che ormai da un quindicennio non<br />
era più in grado di sentire niente di<br />
quello che succedeva attorno a lei, né<br />
per la famiglia, e pochi si sono chiesti<br />
quanto questo nucleo familiare abbia<br />
sofferto. Indubbiamente gli Englaro<br />
si sarebbero meritati una solidarietà<br />
più discreta anche da parte di quanti<br />
hanno manifestato sensibilità e comprensione,<br />
e un minimo di pietà umana<br />
da chi non li ha capiti, non ha appezzato<br />
o addirittura ha condannato<br />
versazione a Fiume, quando è stato<br />
nostro ospite, mi disse che il nostro<br />
è già un buon livello, perché siete<br />
in grado di importare fi losofi a. Ora<br />
dovete cercare di crescere ulteriormente<br />
per riuscire ad esportarla,<br />
la fi losofi a. Ciò signifi ca che siamo<br />
capaci di capire qualcosa di importante,<br />
di dialogare con interlocutori<br />
che contano. Però siamo consci che<br />
le sole idee originali e valide stanno<br />
nascendo negli USA e in Gran<br />
Bretagna, tutti gli altri hanno ancora<br />
parecchio da lavorare per avvicinare<br />
la loro acutezza e profondità di<br />
pensiero”. ●<br />
le loro azioni. Comunque, parlando<br />
in generale sia per l’aborto, sia per<br />
l’eutanasia, non credo nell’intervento<br />
della normativa pubblica. Una frase<br />
di Bill Clinton riproduce bene quello<br />
che penso a proposito dell’aborto: ce<br />
ne dovrebbero essere pochi e dovrebbero<br />
essere sicuri. Non è bene avere<br />
un’etica pubblica che riconosca<br />
l’aborto come metodo contraccettivo,<br />
però non è accettabile nemmeno<br />
una normativa pubblica che lo criminalizzi.<br />
Allo stesso modo va regolamentata<br />
la fi ne della vita delle persone,<br />
perché con le nuove tecnologie il<br />
prolungamento dell’esistenza umana<br />
effettivamente richiede una nuova rifl<br />
essione etica e un nuovo rispetto per<br />
la scelta delle persone, che hanno diritto<br />
a rifl ettere e decidere su come<br />
vivere e su come concludere la propria<br />
vita”. ●
Intervista<br />
La riforma degli studi deve andare avanti<br />
Nella sua veste di preside e docente di etica alla<br />
Facoltà di Lettere e Filosofi a di Fiume, è a stretto<br />
contatto con il mondo dei giovani. Quanto è infl<br />
uenzato dalla subcultura l’ambiente studentesco?<br />
”Non so che cosa si possa considerare oggi subcultura,<br />
perché ogni fenomeno così etichettato molto presto<br />
diventa moda e cessa di essere subcultura. Esiste una capacità<br />
industriale grandissima di assorbire qualsiasi prodotto<br />
e di trasformarlo in moda. Comunque, nella natura<br />
delle università, e così pure nella mia Facoltà di Lettere<br />
e Filosofi a, esiste una notevole tradizione di pensiero indipendente,<br />
che preferisco defi nire così invece di qualifi<br />
carlo come subcultura. Sotto questo aspetto c’è una<br />
tradizione che si è mantenuta anche tra le nuove generazioni<br />
di universitari. La vivacità di pensiero si manifesta<br />
in forme di reazione, di prese di posizione o di critica di<br />
fronte alle più diverse articolazioni della vita sociale, ai<br />
fenomeni più eclatanti, più interessanti, più coinvolgenti<br />
per la popolazione giovanile”.<br />
La protesta studentesca è ancora d’attualità: crede<br />
che abbia raggiunto l’intensità massima oppure<br />
possiamo attenderci nuove manifestazioni, con risvolti<br />
più seri? In che cosa hanno ragione e che cosa<br />
potrebbe cambiare nel mondo universitario?<br />
Elvio Baccarini con la consorte Andrea Blagojević (a<br />
destra), attrice del Teatro “Ivan de Zajc” di Fiume<br />
”La protesta studentesca interessa tutta l’Europa e la<br />
Croazia non ne poteva restare fuori. Credo che sostanzialmente<br />
siano tre i motivi scatenanti. Il primo, specifi -<br />
co, è legato alla riforma del sistema universitario in corso<br />
in Europa, un processo senza dubbio positivo. Come<br />
ogni riorganizzazione ha bisogno di un consolidamento<br />
e come ogni novità è accolta con diffi denza, contrarietà,<br />
obiezioni, sia tra i docenti, sia tra gli studenti. Rispetto a<br />
qualche anno fa è cambiato il metodo di insegnamento<br />
e si è creata una situazione nuova alla quale qualcuno si<br />
adatta prima, qualcuno più lentamente. Per molti è diffi -<br />
cile capire che nel processo di insegnamento va abbandonato<br />
l’accumulo indistinto di nozioni, per procedere<br />
all’acquisizione più ragionata dei contenuti e per favorire<br />
un processo di apprendimento basato maggiormente sulla<br />
qualità, l’approfondimento, e sulla necessità di mantenere<br />
la continuità dello studio anche a laurea già conseguita.<br />
Dobbiamo capire che l’antica prassi di far leggere<br />
tante cose per una conoscenza enciclopedica, anche ragionata<br />
- non dico solo enciclopedica, nozionistica - è<br />
ormai superata. Praticamente siamo destinati a studiare<br />
per tutta la vita e se una volta la laurea voleva dire la<br />
fi ne degli studi, oggi è soltanto una tappa importante nel<br />
lungo processo di apprendimento. Tutto ciò crea problemi<br />
nello studio, nell’insegnamento e anche nella verifi ca<br />
del sapere. Ora si sta tentando di ottimizzare il sistema,<br />
nel senso che ogni riforma va fatta, quindi anche questa,<br />
fi ssando un obiettivo. Poi, se strada facendo ci si accorge<br />
che ci sono degli ostacoli, il progetto va rivisto e corretto<br />
con nuove norme, fi no ad arrivare a una stesura defi -<br />
nitiva soddisfacente. È comprensibile che durante il periodo<br />
di transizione si debbano affrontare tanti imprevisti.<br />
Ad esempio, attualmente nella nostra Università per<br />
tre generazioni diverse di studenti sono in uso altrettanti<br />
modelli di regolamento degli studi, e ciò crea una situazione<br />
di disagio sia tra il corpo docente, sia tra gli studenti.<br />
La riforma è sicuramente giustifi cata e credo che<br />
la direzione intrapresa per portarla a termine sia quella<br />
giusta. Molto è già stato fatto, ma altrettanto resta ancora<br />
da fare”.<br />
Ma il mondo universitario è chiamato a far fronte<br />
anche ad altre diffi coltà, che appartengono piuttosto<br />
alla sfera esistenziale, quella del privato...<br />
“Esiste un problema generale, ed è di natura fi nanziaria,<br />
presente in tutta Europa. C’è la minaccia di un taglio<br />
dei fondi per l’università. La riforma, inoltre, prevede più<br />
insegnanti rispetto al passato, perché il lavoro con gli allievi<br />
dei singoli corsi deve essere più individualizzato.<br />
Inoltre, non va trascurato il fatto che il numero degli anni<br />
di studio è salito da quattro a cinque e sappiamo che pochi<br />
studenti si accontenteranno della laurea del triennio.<br />
Quello dei fi nanziamenti è un problema che investe sia i<br />
professori, sia gli studenti, con la differenza che quest’ultimi<br />
si fanno sentire di più in pubblico con l’ondata di<br />
protesta. Ma il malessere è avvertito, eccome, anche dal<br />
corpo docente. Il Ministero ci sta supportando abbastanza<br />
bene ed ha concesso l’apertura di un buon numero di<br />
nuovi posti di lavoro. Comunque, siamo di fronte a un<br />
processo che è ancora nella sua fase evolutiva.<br />
Al terzo posto tra le ragioni della contestazione studentesca,<br />
ma certamente non ultimo per importanza,<br />
metterei l’accentuarsi dell’indigenza sociale, risultato<br />
della crisi economica di cui abbiamo già parlato e che<br />
contribuisce ad accentuare le diseguaglianze già presenti<br />
nella nostra realtà”.●<br />
<strong>Panorama</strong> 13
14 <strong>Panorama</strong><br />
Personaggi<br />
Appassionato fi n da bambino alla ricerca storica, Niki Fachin ha al proprio att<br />
Aumenta la sensibilità per il pass<br />
di Marianna Jelicich Buić<br />
È nato<br />
a Capodistria, ha vissuto<br />
e vive costantemente nella<br />
sua amata Umago, ma segue<br />
da anni, anzi da decenni il costante<br />
richiamo che lo porta a “sondare”<br />
in ogni senso la terra dei suoi predecessori,<br />
che sono “passati” per le<br />
zone di Portole, Montona, Visignano<br />
e con una passione anche per Grisignana,<br />
Verteneglio, Buie, Cittanova...<br />
Il nome e la persona di Niki Fachin<br />
sono legati inscindibilmente alla storia<br />
o, per essere più precisi, alla ricerca<br />
storica, una passione che lo ha<br />
accompagnato fi n dall’infanzia e lo<br />
ha portato a concretizzare questo suo<br />
amore in tempi tutto sommato piuttosto<br />
ristretti, in tutta una serie di pubblicazioni,<br />
saggi e mostre. Documentarista,<br />
ricercatore infaticabile e collezionista<br />
appassionato di tutto quel<br />
che si collega agli eventi del passato,<br />
è diventato, a poco più di trent’anni<br />
d’età (è nato nel 1977), una fra le<br />
più autorevoli personalità nel campo<br />
degli studi e ricerche di storia locale.<br />
”La mia è una passione che mi<br />
ha colto all’età di otto anni quando,<br />
messa la maschera, ho effettuato la<br />
mia prima immersione in mare presso<br />
Umago, alla ricerca di resti archeologici.<br />
Da allora in me l’interesse<br />
Documentazione fotografi ca alle isole Brioni<br />
verso la storia e l’archeologia è andato<br />
crescendo sempre di più allargandosi<br />
a tutto ciò che deriva dalla storia<br />
(dall’archeologia alle tradizioni popolari<br />
odierne), e in special modo a<br />
tutto quello che è legato alla cultura<br />
istriana. Così, per diversi anni ho effettuato<br />
sopralluoghi sul territorio e<br />
raccolto materiale di carattere etnografi<br />
co e archeologico. Buona parte<br />
di quest’ultimo è andata poi a costituire<br />
la base del primo nucleo dell’eposizione<br />
archeologica presso la Comunità<br />
degli Italiani di Verteneglio.<br />
Con i reperti recuperati nel comprensorio<br />
umaghese invece, è stata creata<br />
la mostra che a Umago ha permesso<br />
nel Duemila l’apertura del Museo civico”.<br />
Per l’esame di maturità<br />
censite 154 cappellette<br />
Questa passione per la materia<br />
storica, contratta da bambino, ha<br />
iniziato a trasformarsi ben presto<br />
in un lavoro serio e concreto, che ha<br />
dato i suoi primi frutti già nel periodo<br />
della scuola media superiore...<br />
”Direi di sì. <strong>Ultima</strong>ta a Umago<br />
la scuola dell’obbligo, ho proseguito<br />
gli studi presso la SMSI ‘Leonardo<br />
da Vinci’ di Buie, frequentando<br />
il Ginnasio generale (dal settembre<br />
1991 al giugno 1995). Per il lavoro<br />
di maturità ho incentrato le mie ricerche<br />
sulle cappellette che si trovano<br />
nel comprensorio dei comuni<br />
di Umago, Cittanova, Verteneglio,<br />
Buie, Grisignana e Portole e le ho<br />
intitolate ’I . Con questo studio nel<br />
1994 ho vinto il premio ‘Istria. Una<br />
terra da scoprire’ concorso bandito<br />
dalla Scuola media ‘Vincenzo de<br />
Castro’ di Pirano. Il premio è stato<br />
assegnato grazie al fatto che fi no a<br />
quel momento non erano stati fatti<br />
né un censimento né uno studio<br />
accurato in merito. Sono riuscito a<br />
censire 154 cappellette”.<br />
Il suo percorso formativo è proseguito<br />
poi, inevitabilmente direi,<br />
alla Facoltà di Storia, indirizzo<br />
archeologico, presso l’Università<br />
degli Studi di Trieste, proiettato<br />
verso una tesi avente ad argomento<br />
la revisione del fondo epigrafi co
ivo esiti di notevole rilievo<br />
ato istriano<br />
di epoca romana nel comprensorio<br />
parentino.<br />
In tutti questi anni ha alternato<br />
lo studio universitario alla ricerca<br />
storica che ha prodotto diverse<br />
pubblicazioni, saggi, contributi alla<br />
ricerca storica nella sua accezione<br />
più ampia, mostre…<br />
”La mia prima pubblicazione<br />
combacia con la prima mostra che<br />
ho realizzato nel 1997 e che si intitola<br />
Libri di autori umaghesi (Knjige<br />
umaških autora) e in cui sono state<br />
presentate per la prima volta le opere<br />
pubblicate da persone che sono nate o<br />
sono vissute nel comprensorio uma-<br />
ghese, mentre il catalogo contiene le<br />
loro biografi e e le opere. Nello stesso<br />
anno è stata allestita l’esposizione Gli<br />
umaghesi nelle vecchie cartoline, in<br />
cui ho raccolto le cartoline d’epoca<br />
della città aventi per tema le persone<br />
e la descrizione dei luoghi dove queste<br />
sono state fotografate.<br />
Un anno più tardi, nel 1998, ha visto<br />
la luce la monografi a bilingue di<br />
cartoline d’epoca Saluti da Umago<br />
Personaggi<br />
Niki Fachin impegnato nella complessa ricostruzione di una casita<br />
(Pozdrav iz Umaga) che comprende<br />
229 esemplari distribuiti su 176<br />
pagine, con un dettagliato testo inerente<br />
le attività quotidiane nella zona<br />
dall’800 alla prima metà del ‘900,<br />
con una storia particolareggiata del<br />
turismo. Il tema delle cartoline è stato<br />
ripreso anche nella mostra Umago<br />
e Salvore al tempo dell’Austria-Ungheria<br />
realizzata nello stesso anno, in<br />
occasione della Giornata della Città<br />
di Umago che ha compreso cartoline<br />
della zona antecedenti il 1918. La<br />
mostra è stata poi ripresentata a Muggia<br />
durante una promozione turistica<br />
del territorio e in seguito a Salvore, in<br />
occasione dei festeggiamenti dei 180<br />
anni della costruzione del faro.<br />
Nel 2001 ha visto la luce il volume<br />
Verteneglio e dintorni (Brtonigla<br />
i okolica) che, attraverso un preciso<br />
testo storico, presenta su 160 pagine<br />
il territorio del Comune dall’antichità<br />
a oggi, e comprende anche altri<br />
temi quali le associazioni presenti<br />
sul territorio, l’istruzione scolastica,<br />
ecc., per arrivare alla descrizione dettagliata<br />
di tutte le località del comprensorio,<br />
accompagnate da una lista<br />
completa degli abitanti presenti nel<br />
1945. Nel 2002 ho scritto, impaginato<br />
e pubblicato in proprio Umago-<br />
Salvore. Storia e cultura, guida turistica,<br />
tradotta in croato, tedesco e inglese,<br />
che contiene nelle sue 64 pagine<br />
un riassunto della storia locale<br />
implementata con descrizioni detta-<br />
gliate delle mete interessanti per chi<br />
vuole conoscere meglio il territorio.<br />
Infi ne ho compiuto le ricerche storiche<br />
e di documentazione e scritto<br />
buona parte dei testi per la guida<br />
storico-artistica Istria-Cherso-Lussino.<br />
Storia e cultura di 50 comuni,<br />
pubblicata a Trieste nel 2003 da Bruno<br />
Fachin. Questa guida presenta per<br />
la prima volta su 264 pagine tutta la<br />
regione in modo sistematico, trattando<br />
le parti che sono oggi comprese<br />
nel territorio italiano, sloveno e croato,<br />
sino alle isole di Cherso e Lussino.<br />
Per la prima volta l’intera penisola<br />
istriana è stata presentata sistematicamente,<br />
divisa per comuni con<br />
un’ulteriore divisione per parrocchie,<br />
dando una panoramica alquanto completa<br />
delle peculiarità storiche del territorio.<br />
Tradotta in croato, sloveno e<br />
tedesco, l’opera è stata premiata da<br />
parte dell’Ente per il Turismo della<br />
Regione Istriana con il riconoscimento<br />
‘Capra d’oro’ nel 2004. Oltre<br />
a questo, diverse ricerche sono state<br />
pubblicate nei volumi del Centro di<br />
Ricerche Storiche di Rovigno e in altre<br />
pubblicazioni”.<br />
Anche le cartoline<br />
raccontano il passato<br />
Questi anni fatti di ricerca, documentazione<br />
e studio appassionato<br />
della storia, le hanno portato anche<br />
la creazione di una sua personale<br />
biblioteca con oltre 1.700 titoli<br />
<strong>Panorama</strong> 15
16 <strong>Panorama</strong><br />
Personaggi<br />
di tematica istriana, triestina, fi umana<br />
e dalmata, di un’invidiabile<br />
collezione di cartoline d’epoca (500<br />
e più esemplari antecedenti il 1940)<br />
e una cospicua collezione etnografi<br />
ca fatta di oggetti usati in passato<br />
che vanno dall’ambito della campagna<br />
a quello della casa. Due parole<br />
sulle cartoline. Ce n’è una, tra<br />
le tante, più “preziosa”? Pensa di<br />
renderle accessibili al pubblico?<br />
”Ho iniziato a raccogliere le cartoline<br />
d’epoca in concomitanza con<br />
l’iscrizione all’Università. Le ho trovate<br />
soprattutto negli antiquariati e<br />
mercatini di Trieste, ma anche nelle<br />
aste su internet. Tra queste mi è particolarmente<br />
cara una del 1904, spedita<br />
da Portole ad Alessandria d’Egitto.<br />
Sto realizzando un mio sito sull’Istria<br />
che avrà il compito di presentare e riassumere<br />
quanto fatto sino ad ora e<br />
aiutare la divulgazione e la documentazione<br />
dei patrimoni dell’amata penisola.<br />
Su questo sito troveranno posto<br />
anche tutte le cartoline che così<br />
potranno essere viste anche dal pubblico”.<br />
Per ciò che riguarda la sua collezione<br />
etnografi ca, fatta di oggetti<br />
e utensili antichi di varia natura,<br />
credo possa essere interessante<br />
renderla accessibile al pubblico,<br />
soprattutto ai bambini e ai ragazzi<br />
delle scuole. Lo crede realizzabile<br />
come progetto?<br />
”Per il momento questi oggetti,<br />
raccolti sempre nel corso degli anni<br />
mediante il lavoro sul campo e alle<br />
donazioni di persone di buona volontà,<br />
si trovano sparsi in luoghi diversi<br />
vista la mancanza di uno spazio<br />
che possa accoglierli interamente. Ho<br />
proposto, alcuni anni fa, alla municipalità<br />
di Umago di allestire una mostra<br />
etnografi ca permanente a Seghetto,<br />
ma non ho trovato riscontro. Visto<br />
che non sono uno che si lascia scoraggiare<br />
facilmente, ho riproposto recentemente<br />
l’idea ai comuni di Grisignana<br />
e Portole che si sono dimostrati<br />
ben lieti e disponibili a creare dei<br />
centri espositivi che tutelino il prezioso<br />
patrimonio dei nostri nonni e bisnonni”.<br />
Le stanzie attendono<br />
studi più approfonditi<br />
Di quali argomenti storici si occupa<br />
in questo periodo, oltre a quelli<br />
relativi alla tesi?<br />
”Dal 1.mo maggio 2002 sono titolare<br />
di una ditta che è attiva nell’ambito<br />
culturale, registrata per ricerche<br />
storiche e d’archivio, pubblicazione<br />
di libri, creazione di banche dati<br />
e implementazioni su internet. Per<br />
accompagnare il lavoro intellettuale<br />
con attività di carattere manuale, mi<br />
sono specializzato nella sistemazione<br />
di aree verdi abbandonate negli ambienti<br />
rurali, ovvero nei paesini.<br />
Negli ultimi tempi mi sono dedicato<br />
allo studio dell’architettura rurale<br />
che mi ha permesso, tra l’altro,<br />
di effettuare una ricerca dettagliata riguardante<br />
l’architettura rurale del paese<br />
di Vergnacco nel Comune di Gri-<br />
Il mare intorno a Umago è di notevole interesse sotto l’aspetto archeologico.<br />
Nella foto: uno scorcio dei resti dell’abitato di Sipar<br />
signana. Realizzato per conto del Co-<br />
Qmune, è uno studio del patrimonio<br />
rurale, ovvero degli edifi ci presenti<br />
nel paese, nel quale sono stati elaborati<br />
e documentati uno ad uno tutti<br />
gli edifi ci che compongono la località,<br />
sulla base di schede specifi che realizzate<br />
da me per questo progetto.<br />
Lo studio aveva per compito la documentazione<br />
dello stato presente delle<br />
cose, come elemento propedeutico<br />
alla conservazione e al restauro<br />
dell’intera località.<br />
Altro aspetto che mi interessa in<br />
modo particolare sono le stanzie. Anche<br />
se molto numerose in questa zona,<br />
ricche di storia agraria e di vita, sono<br />
state poco studiate. Senza la conservazione<br />
della memoria storica vivente<br />
sarà molto diffi cile comprendere<br />
bene il mondo istriano moderno.<br />
In tal senso un mio contributo<br />
alla salvaguardia delle tradizioni<br />
nell’Istria nord-occidentale è la raccolta<br />
di oltre 400 soprannomi di persone<br />
o famiglie, organizzati geografi<br />
camente, che sto preparando per la<br />
pubblicazione.<br />
Un altro tema al quale intendo dedicarmi<br />
in futuro è quello della storia<br />
del turismo in Istria”.<br />
Secondo lei, si dà suffi ciente importanza,<br />
anche in termini economici,<br />
alla ricerca storica in Istria?<br />
”Mi pare che negli ultimi anni si<br />
siano fatti progressi per ciò che riguarda<br />
la ricerca storica. Credo in<br />
ogni caso, in base alle mie esperienze,<br />
che tutto dipende dall’interesse personale<br />
e dalla volontà di collaborare dei<br />
vari enti (comuni e città). Vorrei rile-
vare a questo proposito la sensibilità<br />
nei confronti delle mie ricerche e proposte<br />
dimostrate dai sindaci dei Comuni<br />
di Portole e Grisignana, rispettivamente<br />
i signori Aleksander Krt e<br />
Rino Duniš, e della direttrice dell’Ente<br />
Comunale per il Turismo di Verteneglio,<br />
Cristina Vojić Krajcar”.<br />
Quali sono, secondo lei, i temi<br />
storici istriani dei quali si sa ancora<br />
poco e ai quali bisognerebbe dedicare<br />
più spazio?<br />
”Come ho detto sopra, le stanzie,<br />
seppur numerose, non sono state<br />
ancora trattate in modo adeguato.<br />
Accanto a ciò, possiamo aggiungere<br />
tutta una serie di ‘temi’ che non sono<br />
stati elaborati in modo preciso e ordinato<br />
e per i quali manca un concreto<br />
lavoro sul campo fatto soprattutto<br />
di documentazione sistematica. Sono<br />
beni che in molti casi non sono inoltre<br />
tutelati dalla legge: mi riferisco ai<br />
capitelli, portoni, portali, fi gure apotropaiche,<br />
ecc. La chiave, secondo<br />
Nell’area istriana vi è un gran numero<br />
di chiese e cappellette. Nella<br />
foto: Mondellebotte, nel Parentino<br />
me e ci tengo a ribadirlo, sta proprio<br />
nel lavoro fatto sul campo con una<br />
adeguata catalogazione e documentazione<br />
sistematica”.<br />
Profondamente grato<br />
a Mariano Maurović<br />
Le città e i comuni del Buiese<br />
danno suffi ciente risalto alla conservazione,<br />
la tutela e la promozione<br />
a scopi turistici del proprio patrimonio<br />
storico e archeologico?<br />
”Credo di aver già risposto in parte<br />
a questa domanda, ma è anche vero<br />
che si può fare sempre e ancora meglio.<br />
Forse in questa sede bisognerebbe<br />
addurre un magnifi co esempio di<br />
unione tra recupero del bene storico,<br />
archeologia, industria e promozione<br />
turistica nell’apertura del Museo del<br />
vino a Verteneglio nella sede del vecchio<br />
mulino, l’unico, credo, così ben<br />
conservato in tutta la Penisola”.<br />
C’è una personalità, tra tutte<br />
quelle che ha incontrato, che l’ha<br />
aiutata e sostenuta in modo particolare?<br />
”La persona alla quale sono più<br />
legato in questo senso, è uno storico<br />
per passione che purtroppo ora non<br />
c’è più, il signor Mariano Maurović<br />
di Montona. Con lui ho trascorso ore<br />
e giornate intere, al telefono o di persona<br />
a scambiarci idee. Se oggi la mia<br />
passione è tale, lo devo anche a lui.<br />
Egli ha saputo consigliarmi, incoraggiarmi<br />
nei momenti diffi cili che accompagnano<br />
la vita di chi, come lui,<br />
era appassionato anche di quella storia<br />
‘minore’, fatta di ricerche, cartoline,<br />
‘indagini’ fatte sul campo e nei<br />
campi. Mi ha dato molte idee per diversi<br />
progetti che, grazie al suo supporto,<br />
ho realizzato. Si dice che gli<br />
amici si riconoscono nel momento<br />
del bisogno e così ha fatto lui quando,<br />
Personaggi<br />
a poche ore dall’inaugurazione della<br />
mostra sugli Autori umaghesi, ormai<br />
disperato e in preda all’emozione non<br />
sapevo più dove girarmi né da dove<br />
cominciare, si è presentato lui e in<br />
breve tempo ha sistemato tutti i libri<br />
al proprio posto”.<br />
Una domanda che faccio sempre<br />
a chi, come lei, ama l’Istria e si defi<br />
nisce istriano: cosa vuol dire essere<br />
istriani e quale potrebbe essere il<br />
futuro della nostra Penisola?<br />
”L’istrianità, secondo me, è la<br />
compenetrazione tra diverse culture,<br />
e sento in me, in effetti, la presenza di<br />
queste diverse entità, Questo, credo,<br />
è un sentire comune a tutti quelli che<br />
si defi niscono istriani. Un’altra caratteristica<br />
è la tolleranza verso l’altro e<br />
la capacità di cogliere positivamente<br />
quanto di buono l’altro ci può dare.<br />
Le parole d’ordine invece per ciò che<br />
riguarda il futuro della Regione sono<br />
uno sviluppo ecosostenibile con riferimento<br />
ai desideri, proposte e necessità<br />
dei singoli cittadini, con l’implementazione<br />
di quanto già presente, e<br />
qui intendo la tutela e la valorizzazione<br />
del patrimonio culturale e la fruizione<br />
dell’ambiente naturale. Tutto<br />
questo infi ne collegato allo sviluppo<br />
di un turismo consapevole”. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 17
18 <strong>Panorama</strong><br />
Società<br />
Ricordando Guido Miglia, lucido ed esemplare maestro di comprensi<br />
L’amore per l’Istria nel rispetto de<br />
di Marino Vocci<br />
Di primo mattino, dopo essere<br />
salito sull’Eurostar, per un<br />
viaggio che da Trieste mi portava<br />
a Roma, ho aperto un quotidiano<br />
triestino e ho letto con grande commozione<br />
la notizia che Guido Miglia<br />
non era più tra noi. Ricordo che in<br />
quei momenti il treno stava attraversando<br />
la campagna della Bassa friulana,<br />
ancora immersa nel lungo sonno<br />
invernale: Eravamo appena fuori<br />
Torviscosa e avendo negli occhi l’immagine<br />
del campanile di quella cittadina,<br />
ho pensato che mi ricordava un<br />
pezzo, un dettaglio del nostro comune<br />
amore: la terra istriana e in particolare<br />
la cittadina di Arsia, costruita<br />
sui progetti di Pulitzer Finali.<br />
Solo pochi giorni giorni prima di<br />
quel venerdì, il 20 febbraio l’avevo<br />
cercato al telefono, ma dall’altra<br />
parte del fi lo non avevo sentito<br />
la sua voce familiare e un po’ rauca,<br />
né quella della moglie Ariella, bensì<br />
quella di un’assistente familiare, che<br />
mi aveva informato del suo ricovero<br />
all’Ospedale di Cattinara a Trieste.<br />
Dal tono della voce avevo capito<br />
che la situazione era delicata e non<br />
prometteva niente di buono. Dopo la<br />
telefonata ero stato bloccato a casa<br />
dall’infl uenza che mi aveva colpito<br />
durante il recente viaggio compiuto<br />
ad Auschwitz e questo non mi aveva<br />
permesso di fargli visita. Dedico<br />
quindi a Guido Miglia il viaggio effettuato<br />
con il “Treno della memoria”<br />
ad Auschwitz in compagnia di<br />
un migliaio di giovani, che era stata<br />
un’importante occasione per tornare<br />
a parlare di giovani appunto, di memoria<br />
e di radici, temi sempre molto<br />
cari a Guido, e ai quali ha dedicato la<br />
Sua vita.<br />
Volevo sentire Guido Miglia per<br />
salutarlo e per fare con lui due ciacole,<br />
perché, pur essendo malato e stanco,<br />
era sempre così attento a quello<br />
che succedeva a Trieste, in Istria così<br />
come era sempre acuto nei suoi giudizi.<br />
Volevo sentirlo, in particolare,<br />
per parlare del complice silenzio con<br />
cui a Trieste era stata accolta l’inaugurazione<br />
del Civico Museo della<br />
Cultura istriana, fi umana e dalmata.<br />
Un Museo che, per i contenuti, offende<br />
istriani come me e come Miglia,<br />
e soprattutto tanta gente che non<br />
crede che la nostra storia di istriani<br />
si possa esaurire rimanendo nel racconto<br />
di quel pur tremendo dramma<br />
che è stato l’Esodo. Una tragedia<br />
a lungo dimenticata dall’Italia e<br />
mirabilmente raccontata agli italiani<br />
proprio da Guido Miglia. Un Museo<br />
che dovrebbe quindi proporsi di raccontare<br />
anche l’Istria amata da Guido<br />
e la mia Istria. L’Istria della bellezza<br />
fatta dalle sue diversità, con le<br />
radici protese e affondate nella terra<br />
rossa della mia Caldania e l’Istria del<br />
mare azzurro della Sua Stoia, l’Istria<br />
plurale del Sì del Da e del Ja, l’Istria.<br />
E questo diventa ancora più importante<br />
al giorno d’oggi, in un momento<br />
in cui sembra prevalere la ricerca<br />
di un’identità che si direbbe spesso<br />
gonfi ata agli estrogeni, un’identità<br />
che elude l’altro e tende a chiudersi<br />
ed a isolarsi in un’egoistica autosuffi<br />
cienza. Un Museo che, come è stato<br />
ricordato da un caro amico istriano<br />
che si occupa da oltre quarant’anni<br />
di museologia, dovrebbe esaltare in<br />
primo luogo l’unicità e la specifi cità<br />
di questo nostro mondo e raccontare<br />
quindi l’Istria, Fiume e Dalmazia<br />
Guido Miglia (Pola 1919-Trieste 2009)<br />
con le sue culture e storie di maggior<br />
importanza. Per ricordare solo alcuni<br />
aspetti a mio parere irrinunciabili,<br />
raccontare quindi paesaggi di mare e<br />
di terra. Una terra che nei secoli e nei<br />
millenni alle nostre spalle è stata segnata<br />
e costellata da traumatiche fughe<br />
e da felici approdi, con le storie<br />
di tante donne e tanti uomini, di generazioni<br />
che sono sopravvissute grazie<br />
alla propria fatica, al proprio lavoro.<br />
L’Istria dei “grandi mestieri del mondo”:<br />
della pesca, della produzione del<br />
sale e delle costruzioni navali, del lavoro<br />
nei campi e della pastorizia<br />
E poi, particolare, l’Istria che fa<br />
fatto quell’uso sapiente della pietra.<br />
Un uso che affonda le proprie radici<br />
nella storia dell’umanità, e che, oltre<br />
a quella fatta di cavatori, di tagliapietre,<br />
di scalpellini, ci racconta anche<br />
la storia che va dalle prime sculture<br />
e iscrizioni alle tavole dei Dieci comandamenti;<br />
e poi la pietra, anzi le<br />
pietre, sono state fondamentali tanto<br />
nella costruzione delle dimesse abitazioni<br />
del mondo rurale che di palazzi<br />
storici e d’impresssionante aspetto<br />
architettonico. ma anche delle masiere,<br />
dei pastini e delle casite, delle macine<br />
per il grano e dei pozzi per l’acqua,<br />
dell’Arena di Pola e del tabor di<br />
Cristoglie. La pietra, ha scritto alcuni<br />
anni fa l’amico Ulderico Bernardi,<br />
meriterebbe un museo, proprio per-
one e convivenza<br />
lla diversità<br />
ché “il fascino di tanti paesi, cittadine<br />
e villaggi dell’Istria viene dal candore<br />
della sua pietra…”.<br />
Ho conosciuto e incontrato Guido<br />
Miglia per la prima volta verso la<br />
metà degli anni Sessanta, con le prime<br />
assemblee studentesche e il Sessantotto<br />
a Trieste: Tra lui, bravo, serio<br />
e apprezzato insegnante di Lettere<br />
all’Istituto Tecnico Alessandro Volta<br />
di Trieste, e me, protagonista del movimento<br />
studentesco nonché presidente<br />
dell’Assemblea degli studenti<br />
medi di Trieste, nacque un’intesa immediata<br />
e naturale. Una condivisione<br />
di valori e di speranze e un’amicizia<br />
che dal 1966 a oggi, per oltre quarant’anni,<br />
nonostante la differenza di<br />
età, è rimasta intatta, anzi direi che si<br />
è consolidata.<br />
È stato Miglia a parlarmi<br />
di Fulvio Tomizza e a farmelo<br />
incontrare per la prima volta.<br />
Erano i giorni in cui Palach a<br />
Praga e Zacchigna al Giardino<br />
pubblico di Trieste mettevano<br />
in atto la loro terribile<br />
protesta, e di quell’incontro<br />
svoltosi al caffè San Marco,<br />
non lontano quindi dalla<br />
casa di Fulvio e dalla sede<br />
dell’Istituto Volta, ho ancora<br />
un ricordo nitidissimo.<br />
Come ricordo con gratitudine<br />
e riconoscenza l’articolo che<br />
Miglia scrisse, usando quasi<br />
le stesse parole e motivazioni<br />
che Pier Paolo Pasolini<br />
aveva usato per gli scontri tra<br />
studenti e poliziotti a Valle Giulia a<br />
Roma, per difendermi dagli attacchi<br />
di certi signorini di una sinistra salottiera<br />
e parolaia.<br />
E poi c’è il ricordo del lungo cammino<br />
fatto insieme: a partire dagli inizi<br />
degli anni Ottanta con il Circolo di<br />
Cultura istro-veneta Istria, poi le tante<br />
trasmissioni alla RAI (“Voci e volti<br />
dell’Istria” fu una sua splendida invenzione),<br />
e i nostri emozionati interventi<br />
e soprattutto la sua commozione<br />
e la grande gioia vissuta insieme in<br />
una giornata tiepida di febbraio agli<br />
inizi degli anni Novanta a Verudella<br />
al primo incontro della Dieta De-<br />
Stoia<br />
mocratica Istriana. A metà degli anni<br />
Novanta i viaggi in Istria compiuti<br />
spesso con amici carissimi per la presentazione<br />
del suo libro “L’Istria una<br />
quercia” e poi la solitudine e la fuga<br />
nella riservatezza.<br />
Guido Miglia è stato certamente<br />
un protagonista, mi viene da dire un<br />
“gigante”, per il modo in cui ha affrontato<br />
i temi della convivenza in<br />
queste nostre terre. Un uomo spesso<br />
Assieme a Fulvio Tomizza<br />
in una trasmissione radiofonica<br />
sofferente e tormentato, che sovente<br />
si faceva carico del male provocato<br />
da altri, come ad esempio delle colpe<br />
del fascismo e quindi dell’Italia in<br />
queste nostre terre plurali. Un uomo<br />
schivo, leale e mite, ma allo stesso<br />
tempo un uomo che seppe fare scelte<br />
decise e precise. Ricordo ancora una<br />
sua frase che nel corso degli anni mi<br />
è stata più volte ripetuta: “Dove (partiti,<br />
associazioni…) sono protagonisti<br />
gli stupidi, non possono starci gli<br />
intelligenti”. Uomo tutto di un pezzo<br />
potremmo dire, con grandi passioni<br />
e profondamente antifascista che<br />
ha dedicato la sua vita ad abbattere i<br />
Società<br />
muri delle divisioni, delle separatezze<br />
e delle reciproche ignoranze e ha<br />
cercato attraverso le reciproche conoscenze<br />
di costruire ponti per recuperare<br />
la reciproca fi ducia.<br />
Guido è stato per me un punto di<br />
riferimento irrinunciabile, perché se<br />
da una parte Fulvio Tomizza mi ha<br />
regalato l’orgoglio e la dignità di essere<br />
istriano, Miglia mi ha trasmesso<br />
l’amore per questa terra. In questi<br />
anni sono andato ripetute<br />
volte a rileggermi alcune sue<br />
rifl essioni contenute nei volumi<br />
“Bozzetti istriani” del<br />
1959, “Istria, sentieri della<br />
memoria”, “Istria una quercia”.<br />
Mi ha insegnato ad essere<br />
sempre serio e mai superfi -<br />
ciale, e soprattutto a svolgere<br />
con dedizione e serietà il mio<br />
lavoro. Ricordo che quando<br />
gli presentavo per la prima<br />
volta una persona, spesso con<br />
quel suo modo di fare un po’<br />
burbero, mi chiedeva a bruciapelo:<br />
che mestier el ga o el<br />
fa per viver?<br />
Infi ne due ricordi personali<br />
legati a mondi di cui anch’io<br />
sono innamorato, l’Istria e il<br />
Sud Tirolo-Alto Adige. Ricordi che<br />
risalgono a molti anni fa, quali i brevi<br />
incontri a Moso nel piccolo albergo<br />
“Kinigerhof”, che egli usualmente<br />
frequentava d’estate, gustando un eccellente<br />
kaisersmarren e bevendo un<br />
succo di sambuco o a Borosia dove si<br />
sorseggiava il caffè guardando il faro<br />
di Salvore, ospiti di una bella famiglia<br />
istriana, i Macovaz.<br />
Grazie per tutto quello che hai fatto<br />
per noi e per me caro professore, e<br />
scusa per quello che non sono riuscito<br />
a fare per Te.<br />
Mi mancherai, Guido. Ti sia lieve<br />
la terra. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 19
20 <strong>Panorama</strong><br />
Arte<br />
Al Museo Correr in esposizione oltre novanta opere di Fortunato Depero<br />
Dare scheletro e carne all’invisibile<br />
di Erna Toncinich<br />
Il Carnevale di Venezia 2009 è stato<br />
“contaminato” da un gruppo di<br />
fi guranti venuti dal nord. L’”intrufolamento”<br />
ha avuto a che vedere<br />
con un avvenimento artistico in atto<br />
nella città lagunare: si è trattato di un<br />
omaggio che il gruppo, di Serrada nel<br />
Trentino, ha voluto fare ad un artista<br />
del loro territorio, Fortunato Depero.<br />
Partito da Piazzale Roma nei costumi<br />
da lui disegnati, il gruppo di fi guranti<br />
si è piazzato dinanzi al Museo Correr<br />
in Piazza San Marco, spazio che<br />
ospita l’ultima mostra dell’artista,<br />
un’anticipazione, questa, sulla grande<br />
esposizione sul futurismo, primo e<br />
unico movimento artistico italiano di<br />
carattere internazionale. E Depero è<br />
stato un futurista.<br />
Serrada, la località trentina nella<br />
quale l’artista di sovente si ritirava,<br />
già da anni, lo ricorda allestendo cortei<br />
carnascialeschi con carri e scenografi<br />
e riprese dalla vastissima produ-<br />
La Casa Museo Depero di Rovereto, primo e unico museo futurista d’Italia<br />
zione deperiana, e quest’anno in cui<br />
ricorrono i cent’anni del movimento<br />
futurista, eccoli a Venezia, a “contaminare”,<br />
con i loro variopinti e stravaganti<br />
costumi, il suo tradizionale,<br />
sofi sticato e sfarzoso Carnevale.<br />
La mostra al Correr, comprendente<br />
opere che vanno dal 1914 al 1956,<br />
pone in visione il poliedrico Depero<br />
creativo in una gamma di campi<br />
straordinariamente estesa, dalla pittura<br />
alla scultura e all’architettura,<br />
dal design alla grafi ca pubblicitaria,<br />
alla scenografi a, dalla letteratura ad<br />
una vasta creatività nelle arti applicate.<br />
E non sempre da futurista “puro”,<br />
perché sin dall’inizio della sua attività<br />
artistica coglie ed elabora, sempre<br />
con originalità, varie tendenze<br />
d’avanguardia, in primis cubismo ed<br />
espressionismo, sempre come autore<br />
di forme ben delineate, chiare e spigolose,<br />
giocate in scomposizioni di<br />
ascendenza cubista, e colorate, quasi<br />
nella totalità, da colori trillanti e contrastanti.<br />
Le oltre novanta opere esposte nel<br />
museo veneziano provengono tutte<br />
dalla collezione di un medico oculista,<br />
Giuseppe Fedrizzi, che negli ultimi<br />
anni aveva in cura sia Depero che<br />
sua moglie Rosetta. Erano per questi<br />
anni piuttosto diffi cili dal punto di vista<br />
economico, ed il medico, appassionato<br />
dell’opera del suo paziente,<br />
oltre ad acquistare soprattutto opere<br />
di pittura, ne riceveva altre in cambio<br />
dei suoi servizi.<br />
Era stato l’allineamento dell’artista<br />
con il fascismo, espresso anche<br />
con la pubblicazione di un libro intitolato<br />
“A passo romano”, che, con la
Fortunato Depero<br />
fi ne del secondo confl itto mondiale,<br />
fece cessare l’interesse per la sua attività<br />
artistica. Successivamente, a partire<br />
dagli inizi degli anni Settanta, le<br />
numerose mostre allestite in varie città<br />
italiane nonché gli scritti di alcuni<br />
storici dell’arte hanno portato ad una<br />
rivalutazione della sua opera.<br />
Nato nel 1892 a Fondo, nella Valle<br />
di Non, Fortunato Depero compie<br />
gli studi di arti applicate a Rovereto<br />
dove per alcuni anni farà il marmista<br />
di lapidi sepolcrali, dopo un tentativo,<br />
non riuscito, di accedere all’Accademia<br />
di Belle Arti di Vienna. Poco più<br />
che ventenne, conosce i futuristi Bal-<br />
la (che diventerà suo maestro) e Boccioni,<br />
il maggior esponente del movimento.<br />
Diaghilev, il mago dei balletti<br />
russi, lo ingaggia come scenografo e<br />
costumista per un suo spettacolo, “Il<br />
canto dell’usignolo”, commessa non<br />
completamente realizzata dall’artista,<br />
occupato con Picasso a creare i costumi<br />
per un altro spettacolo.<br />
Non solo multiforme ma straordinariamentre<br />
produttivo, Depero si<br />
fa ben presto conoscere attraverso le<br />
più importanti esposizioni d’arte, la<br />
Biennale di Venezia, la Triennale di<br />
Milano, la Quadriennale di Roma, a<br />
Parigi, oltreoceano, a New York dove<br />
per due anni svolge un’ampia e intensa<br />
attività. Assieme a Balla, nel<br />
1915,appone la sua fi rla al Manifesto<br />
della ricostruzione futurista dell’universo.<br />
”...daremo scheletro e carne<br />
all’invisibile, all’impalpabile,<br />
all’imponderabile, all’impercettibi-<br />
Arte<br />
le...” è la massima di questo documento,<br />
il cui testo è accompagnato<br />
da opere fi gurative dei due estensori<br />
e segna il passaggio tra il Primo ed il<br />
Secondo futurismo.<br />
Nel 1959 Depero crea a Rovereto<br />
anche un museo, il suo museo, luogo<br />
”...dove avanguardia e memoria<br />
convivono...” e ”...luogo dinamico di<br />
incontro e formazione...”. Nel gennaio<br />
scorso il Comune di Rovereto ed<br />
il MART (Museo d’arte moderna e<br />
contemporanea di Rovereto e Trento,<br />
fondato nel 1980), ripreso il progetto<br />
museale dell’artista, hanno dato<br />
vita alla Casa d’arte futurista Fortu-<br />
nato Depero, primo e unico museo<br />
futurista d’ Italia, che si pone come<br />
una grande e pregevole vetrina delle<br />
creazioni futuriste e non di Fortunato<br />
Depero: disegni, dipinti, scenografi e,<br />
marionette, cartelloni pubblicitari,<br />
tarsie in legno, stoffe, soluzioni grafi -<br />
che, libri, poesie, prose, arazzi, costumi...<br />
eccetera, eccetera. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 21
22 <strong>Panorama</strong><br />
Cinema e dintorni<br />
Il tema sfaccettato in «The Reader» dell’inglese Stephen Daldry e ne «L’onda»<br />
Olocausto: non solo nazista ma dell’u<br />
di Gianfranco Sodomaco<br />
Dopo essere andato a vedere<br />
“The Reader”, dell’inglese<br />
Stephen Daldry, e “L’onda”,<br />
del tedesco Dennis Gansel, mi sono<br />
venute a mente, tra le tante, tre cose<br />
in particolare: 1) che il grande fi losofo<br />
tedesco Theodor Adorno, dopo<br />
aver visto Auschwitz dopo la guerra,<br />
ebbe a dire che non aveva più senso<br />
scrivere una parola, che dopo una simile<br />
ignominia non restava che il silenzio<br />
assoluto; 2) che, quello stesso<br />
giorno, avevo letto un articolo su<br />
un quotidiano in cui si diceva che<br />
Auschwitz “stava cadendo a pezzi”<br />
e che il premier polacco invitava<br />
il mondo “a salvare la memoria”; 3)<br />
che, in quei giorni, papa Benedetto<br />
XVI era stato costretto a dire che chi,<br />
all’interno della Chiesa cattolica, negava<br />
la realtà dell’Olocausto (un certo<br />
monsignor Williamson...), negava<br />
la Verità e si metteva automaticamente<br />
fuori della Chiesa... Andiamo prima<br />
a vedere da vicino i due fi lm.<br />
The Reader (premio Oscar per la<br />
migliore interpretazione femminile a<br />
Kate Winslet), il lettore o la lettrice, è<br />
strutturato in tre “blocchi”. Nel primo<br />
(siamo nella provincia tedesca durante<br />
gli anni ‘50) il giovane Micha-<br />
Hanna Schmitz (Kate Winslet) con il giovane Michael (David Kross)<br />
el (David Kross) conosce casualmente<br />
una donna più anziana di lui, appunto<br />
la Winslet, che lo inizia al sesso<br />
in modi non molto espansivi e gli<br />
chiede ogni volta di leggerle passi di<br />
qualche libro: fi no al giorno in cui lei<br />
scompare misteriosamente. Nel secondo<br />
blocco Michael, giovane studente<br />
di legge ad Heildelberg, portato<br />
dal suo insegnante ad un processo,<br />
riconosce in Hanna Schmitz, imputata<br />
per il suo passato di kapò (vigilante)<br />
nazista con altre colleghe, proprio<br />
la donna che aveva amato alcuni anni<br />
prima; Michael si accorge di avere<br />
la prova che non può essere stata lei<br />
(che non si discolpa) a scrivere quelle<br />
liste di mandati a morte per cui è incolpata<br />
(è analfabeta, per quello si faceva<br />
leggere i libri) ma non lo dice a<br />
nessuno. Nell’ultima parte, Michael<br />
adulto (Ralph Fiennes) trova la forza<br />
di inviare ad Hanna in prigione (è<br />
stata condannata all’ergastolo) le cassette<br />
dove ha inciso i testi che le aveva<br />
letto da ragazzo: grazie a queste<br />
lei impara a leggere e a scrivere fi nché<br />
un giorno, spinto dall’assistente<br />
sociale, lui va a trovarla prima che lei<br />
esca di prigione per una grazia. E durante<br />
questo incontro Michael, sempre<br />
più scosso da quella storia, cerca<br />
di capire quali sono i sentimenti che<br />
la donna sta vivendo, pietà?, colpa?,<br />
ma si trova invece davanti ad una<br />
“analfabeta morale”, una che spiega<br />
che ha soltanto obbedito agli ordini,<br />
come tantissimi nella Germania na-<br />
zista. Poco tempo dopo Hanna si toglie<br />
la vita. Perché? Perché ha capito<br />
fi nalmente il male che ha fatto? Assai<br />
improbabile, forse perché, segnata da<br />
quella esperienza esistenziale, semplicemente<br />
non riesce più a dare un<br />
senso alla sua vita. Spetterà a Michael,<br />
un’altra generazione, elaborare il<br />
lutto, farsi carico, in qualche modo,<br />
delle colpe del passato.<br />
L’onda: il fi lm è ambientato nella<br />
Germania di oggi, in una scuola<br />
superiore di una qualsiasi città. Durante<br />
una settimana “a tema” il professor<br />
Wenger deve gestire un seminario<br />
sull’autocrazia, su un “regime<br />
di un solo uomo o di un solo gruppo<br />
ristretto che usano un Paese a loro<br />
piacimento”. Vedendo la sua classe,<br />
dopo qualche lezione teorica, scettica<br />
e distratta, decide di passare alla<br />
dimostrazione pratica. Dopo che i ragazzi<br />
negano che in Germania possa<br />
risorgere il fascismo, Wenger li convince<br />
a cambiare, per quella settimana,<br />
i soliti comportamenti: rispetteranno<br />
alcune regole, chiederanno la<br />
parola, si alzeranno in piedi davanti<br />
all’insegnante, vestiranno tutti alla<br />
stessa maniera (una camicia bianca),<br />
si daranno un simbolo, un logo<br />
(un’onda, appunto), un saluto “paranazista”.<br />
Il gruppo si ingrossa velocemente,<br />
arrivano altri ragazzi da altre<br />
classi. Qualcuno, subito, più fragile,<br />
come il disadattato Tim, comincia<br />
ad identifi carsi ciecamente con il<br />
“movimento” emarginando chi non
del tedesco Dennis Gansel<br />
manità intera<br />
vi aderisce e scontrandosi con gruppi<br />
di “anarchici”. La disciplina produce<br />
anche risultati mai raggiunti nella<br />
squadra di pallanuoto, un tempo fi accata<br />
dall’individualismo dei giocatori.<br />
Fatte le debite proporzioni, le adunate<br />
si fanno “oceaniche” e lo stesso<br />
professore, all’inizio “alternativo e<br />
fricchettone”, fi nisce contagiato dal<br />
morbo fi no a rendersi irriconoscibile<br />
agli occhi della stessa moglie/collega.<br />
Solo due ragazze della classe originaria<br />
capiscono fi n dall’inizio che<br />
il gioco è pericoloso e che può fi nire<br />
malamente. Infatti ci casca il morto,<br />
anzi due, e il professore viene arrestato.<br />
Con quale accusa? Forse di plagio,<br />
forse di concorso in omicidio colposo<br />
se non volontario? Diffi cile dare una<br />
risposta al tema proposto (anche per-<br />
ché un fatto simile è accaduto veramente<br />
in una scuola di Palo Alto, California,<br />
nel 1967). Sicuramente non<br />
basta un “gioco di ruolo” per ottenere<br />
comportamenti nazisti in senso stretto,<br />
ma certamente nella nostra società<br />
postindustriale complessa di oggi,<br />
come dimostrato da infi niti fatti di<br />
cronaca, è molto facile indurre i giovani<br />
ad azione violente, razziste, aggressive,<br />
sopraffatrici, ecc, l’anticamera<br />
del nazismo. Sicché il fi lm, al<br />
di là di certo didascalismo, fa rifl ettere<br />
non poco. E fa rifl ettere anche il<br />
Cinema e dintorni<br />
Rainer Wenger (Jürgen Vogel), anticonformista docente di un liceo tedesco<br />
primo fi lm, sia rapportandosi a più di<br />
sessant’anni fa (ma come è stato possibile<br />
l’Olocausto?), sia rapportandosi<br />
all’oggi: ma come vivono, come<br />
possono vivere i fi gli, i nipoti, i pronipoti,<br />
ecc., di coloro (milioni di tedeschi)<br />
che commisero quel misfatto<br />
(quanto consapevolmente?, Hanna<br />
che non tenta di difendersi, convinta<br />
che “gli ordini erano ordini”) e di<br />
coloro che sapevano e tacquero (ma<br />
avrebbero potuto parlare)?<br />
Ecco perché, probabilmente, dopo<br />
aver visto i due fi lm un giorno dopo<br />
l’altro, ho fatto quelle pensate “iniziali”.<br />
Perché credo che, più o meno<br />
inconsciamente, tedeschi e non tedeschi,<br />
giovani e meno giovani, dopo<br />
sessant’anni, in un modo o nell’altro,<br />
cerchino di rimuovere, dimenticare,<br />
cancellare dalla mente e dalla faccia<br />
della terra questo enorme “bubbone”,<br />
tumore nella storia dell’umanità perché<br />
troppo insopportabile, ma anche<br />
troppo complicato, misterioso nella<br />
sua disumanità.<br />
Se è stato necessario istituire la<br />
giornata della Memoria (27 gennaio)<br />
è perché, evidentemente, si cominciava<br />
a perderne memoria. Comprendo<br />
bene che non si deve dimenticare,<br />
che è compito dei paesi democratici,<br />
delle istituzioni (scuole innanzitutto,<br />
appunto) di far conoscere perché mai<br />
più abbiano a ripetersi fatti del genere<br />
ma dobbiamo considerare anche almeno<br />
due, tre cosette: che se c’è ancora<br />
un neonazismo, più o meno fanatico,<br />
in Europa e in America, una<br />
qualche ragione ci sarà; che se anche<br />
i preti diventano negazionisti (e c’è<br />
tutto un fi lone “storico” negazionista)<br />
una qualche ragione ci sarà; che<br />
se è ancora diffuso nel mondo l’antiebraismo<br />
una qualche ragione ci sarà!<br />
E quali sono queste ragioni? Tutte le<br />
ragioni storiche, oggettive, “effettuali”<br />
che volete ma poi c’è una ragione<br />
“naturale”, maledizione, che le sottende<br />
tutte: l’uomo cambia poco e,<br />
se cambia, cambia molto lentamente.<br />
Non sono forse nuovi olocausti,<br />
perpetrati con modalità diverse e responsabilità<br />
diversifi cate certo, la tragedia<br />
del Darfur, la moria di bambini<br />
nel mondo, il traffi co di organi a livello<br />
mondiale, i venti milioni di africani<br />
che stanno morendo di AIDS, la<br />
situazione di schiavitù in cui vivono<br />
milioni di donne nei regimi islamici<br />
fondamentalisti, il “turismo” sessuale<br />
avente come protagoniste bambine<br />
meno che adolescenti, i milioni di ragazzi<br />
morti per droga nel mondo in<br />
questi ultimi quarant’anni, il genocidio<br />
nel Biafra, la tragedia “balcanica”,<br />
ecc. ecc.?<br />
Morale: l’uomo non solo cambia<br />
molto lentamente ma c’è in lui, come<br />
sosteneva il buon Freud, il meglio e<br />
il peggio, e il peggio è un “principio<br />
di morte” che, in determinate situazioni,<br />
viene fuori e non guarda in<br />
faccia nessuno: colpisce e basta! Altri<br />
potranno dare spiegazioni diverse<br />
ma accadono troppe cose “brutte”<br />
nel mondo per poter credere che basti<br />
“chiudere gli occhi”... No, l’Olocausto<br />
non è solo fi glio della Germania<br />
nazista, è fi glio dell’umanità intera,<br />
per quello ne abbiamo una paura fottuta,<br />
per quello cerchiamo di rimuovere,<br />
far fi nta di nulla... E allora, se<br />
così stanno le cose, si può fare qualcosa?<br />
Non so se c’è una risposta... Se<br />
l’avessi... ●<br />
<strong>Panorama</strong> 23
26 <strong>Panorama</strong><br />
Reportage<br />
Nel programma «Per chi non scia» tra l’altro anche le ciaspolate<br />
In Alta Badia come Davy Crockett<br />
testi e foto di Ardea Velikonja<br />
Badia, con oltre 500<br />
chilometri di piste collega-<br />
L’Alta<br />
te fra di loro all’interno del<br />
comprensorio sciistico del “Dolomiti<br />
Superski”, negli ultimi anni è diventata<br />
meta di sciatori provenienti<br />
da diverse parti. Secondo gli ultimi<br />
dati, nei mesi invernali quest’area<br />
reistra circa un milione di presenze,<br />
mentre in estate si attesta sulle<br />
800.000. Non meno interessante<br />
il dato che, in specifi co riferimento<br />
a questa stagione, i cittadini croati<br />
risultano terzi in quanto a pernottamenti,<br />
preceduti dai tedeschi, secondi,<br />
e dagli italiani al primo posto.<br />
Però non tutti coloro che vengono<br />
a Corvara, Colfosco, Pedraces, San<br />
Cassiano, La Villa, Badia, ecc., sono<br />
sciatori e quindi il Consorzio turistico<br />
locale ha pensato bene di “riempire<br />
le giornate” anche dei non sciatori.<br />
Di conseguenza sono state messe<br />
a punto anche parecchie piste per<br />
lo sci di fondo, più adatte alle persone<br />
in età, frequentate con molta più<br />
intensità di quanto uno sarebbe por-<br />
Con le ciaspole si può provare<br />
l’emozione di camminare sulla<br />
neve fresca senza sprofondare<br />
Alla scuola sci di fondo di San Cassiano si possono noleggiare<br />
le scarpe e le racchette da neve<br />
tato a pensare anche dagli over settanta.<br />
Ci sono poi parchi giochi per<br />
bambini accompagnati, serve dirlo?<br />
in primo luogo dalle mamme e quindi<br />
da nonni, molto solerti nell’accudire<br />
alla terza generazione dopo aver<br />
messo al mondo e fatto crescere la<br />
seconda, che adesso se la spassa con<br />
gli sci ai piedi. Attorno alle piste,<br />
dato che la neve abbonda (non se ne<br />
vedeva tanta dal 1951, ci è stato detto<br />
da un abitante del posto) sono stati<br />
battuti sentieri per passeggiate, e<br />
create piste per slittini. Gli amanti<br />
del pattinaggio hanno poi a disposizione<br />
a Corvara lo stadio del ghiaccio<br />
e il lago di Badia. Il programma<br />
del Consorzio turistico, denominato<br />
“Se non scio” ovviamente comprende<br />
i centri benessere che negli<br />
ultimi anni hanno avuto un grande<br />
successo. Concedersi una nuotata,<br />
un idromassaggio, un massaggio<br />
fatto da mani esperte dopo una<br />
giornata passata sugli sci è diventato<br />
quasi d’obbligo ed ecco che sempre<br />
più alberghi sono dotati dei centri<br />
relax. Chi non vuole camminare<br />
può farsi un’escursione con la slitta<br />
a cavallo, un’escursione incantevole<br />
nel silenzio ovattato dalla neve<br />
in cui si sentono solo le campanelle<br />
dei cavalli. Aria pura, manto in-<br />
nevato intatto, fatte salve le impronte<br />
di qualche lepre o daino. La slitta<br />
fa il giro dei boschi passando sopra i<br />
recinti che nel corso della bella stagione<br />
fungono da dimora a mucche e<br />
pecore. Infatti a fondo valle la neve<br />
è alta quasi due metri e quindi le casette<br />
delle malghe appena si intravvedono,<br />
sembrano che i tetti si siano<br />
piegati sotto il folto manto nevoso.<br />
A guidare la slitta chi troviamo?<br />
Un indiano, venuto undici anni fa da<br />
un paese non lontano da New Delhi.<br />
Gli chiedo: “Ma tu come sei arrivato<br />
qui?” “Ero in cerca di lavoro e qui<br />
l’ho trovato. Cosa credi tu, italiani<br />
non vogliono lavorare in stalla con<br />
cavalli, dicono che puzzano. Ma per<br />
me è lo stesso, basta lavorare. Copriti<br />
tu, eccoti la coperta perché fa freddo”<br />
e mi porge una coperta da mettermi<br />
sulle ginocchia. “Ora io mostro<br />
te come faccio. Vedi, ho slitta e<br />
ruote. Dobbiamo passare un piccolo<br />
pezzo di asfalto, allora alzo la slitta<br />
e calo le ruote. Vedi? Sono bravo<br />
sai”. Scherzando gli dico: “Ma tu<br />
venendo dall’India, non hai freddo<br />
qui”. “Ho freddo sì, tanto, ma lavorare<br />
si deve. Vedi che bel cappello<br />
che ho. C’è tanta concorrenza sai, io<br />
la chiamo la mafi a dei cavalli. Siamo<br />
in tanti e devo battermi per ave-
L’Alta Badia è un paradiso<br />
anche per chi non scia<br />
re ospiti. Quando la stagione è buona<br />
riesco a guadagnare anche mille<br />
euro al giorno, ma vanno al padrone<br />
non a me, sai, non pensare che i soldi<br />
sono miei. Costa caro tenere un cavallo<br />
cosa credi, e il mio padrone ne<br />
ha parecchi”.<br />
Dopo questo simpatico incontro<br />
vado a vedere l’ultima trovata in<br />
ordine di tempo: le escursioni con<br />
le ciaspole che non sono altro che<br />
le moderne racchette da neve come<br />
quelle usate dal leggendario Davy<br />
Crockett. Le escursioni, con l’accompagnatore,<br />
partono dalla scuola<br />
Sci di fondo di San Cassiano. Qui si<br />
noleggiano scarpe (che devono essere<br />
come quelle da trekking) e ciaspole,<br />
in alluminio, del tutto adeguate<br />
ai tempi d’oggi. Innanzitutto<br />
l’istruttore spiega che nella scelta<br />
l’elemento essenziale è il peso della<br />
persona. Un paio di bastoncini aiutano<br />
a camminare meglio, specie in<br />
salita. Tutti, sia bambini che persone<br />
anziane, possono partecipare<br />
all’escursione. Scopo principale è<br />
quello di muoversi nella natura, ovvero<br />
provare l’emozione di camminare<br />
sulla neve fresca, immacolata,<br />
alta anche due metri senza sprofondare.<br />
Si parte in gruppo dal fondovalle<br />
per poi salire, fra gli alberi del<br />
bosco, mentre la guida illustra le<br />
peculiarità dell’ambiente e i mutamenti<br />
profondi connessi alle stagioni.<br />
Addentrandosi sempre più nei<br />
Reportage<br />
I tre tipi di racchette da neve<br />
Le racchette da neve nascono, per ovvie ragioni, in ambiente montano<br />
ad ingegno di cacciatori, contadini e villici per risolvere il problema<br />
degli spostamenti anche durante i mesi invernali.<br />
L’ideazione delle racchette da neve va però ricondotta alle popolazioni<br />
del nord America e del nord Asia, ovvero in area siberiana. Sembrerebbe<br />
che il primato per l’invenzione delle ciaspole vada alle popolazioni<br />
paleosiberiane. L’adozione delle racchette da neve viene riscoperta<br />
negli ultimi anni soprattutto nel mondo dell’escursionismo di<br />
montagna. Ad oggi ne vengono prodotte dalle caratteristiche tecniche<br />
estremamente avanzate (leggerezza, resistenza, capacità di galleggiamento,<br />
rapida indossabilità). Esistono vari tipi di ciaspole e per rigore<br />
sistematico possiamo dire che ci sono 3 tipi differenti: a fagiolo, canadesi,<br />
moderne. Va detto però che questa catalogazione sistematica è puramente<br />
ideale ma riesce a rappresentare correttamente la loro evoluzione<br />
nel corso della storia.<br />
Racchetta da neve fagiolo: si<br />
tratta del modello più semplice ed<br />
economico, probabilmente non se<br />
ne trovano neppure più in commercio.<br />
Si tratta di racchette costituite<br />
da una intelaiatura ovale (appunto<br />
a forma di fagiolo). Su tale intelaiatura,<br />
di legno o di alluminio, sono<br />
inseriti dei cordini intrecciati fra<br />
di loro a formare appunto un rete.<br />
Questa rete si fi ssa al piede tramite<br />
lacci e fettucce.<br />
Racchetta da neve canadese:<br />
molto più lunghe rispetto a quelle<br />
da neve a fagiolo le racchette canadesi<br />
erano originariamente costituite<br />
di legno intrecciato, provviste di<br />
una lunga coda e di fettucce per attaccarle<br />
ai piedi.<br />
Moderni modelli di racchette<br />
da neve: il mercato offre dei prodotti<br />
tecnologicamente molto avanzati<br />
caratterizzati da facile trasportabilità<br />
data la loro leggerezza, resistenza,<br />
indice di galleggiamento<br />
molto alto, rapida indossabilità. Le<br />
ciaspole moderne possono essere<br />
provviste di attacco automatico per<br />
scarponi da neve e spesso presentano<br />
un piccola ramponatura al di sotto<br />
per migliorare la presa anche su<br />
terreni lievemente inclinati. ●<br />
boschi se si ha fortuna si può incappare<br />
in qualche animale e per questa<br />
ragione in una delle escursioni i<br />
partecipanti vengono muniti di binocolo.<br />
Insomma, per concludere,<br />
le ciaspolate sono ideali per gli<br />
amanti della natura. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 27
28 <strong>Panorama</strong><br />
Reportage<br />
Tradizioni del popolo più antico dell’arco alpino in funzione del turismo<br />
Noza da Paur: il matrimonio ladino<br />
Dei ladini che popolano l’Arco<br />
Alpino poco si sa, ma i circa<br />
30.000 appartenenti a questa<br />
minoranza sono fi eri della loro parlata<br />
e delle loro tradizioni e dal 2004<br />
hanno ben pensato di rievocare il tradizionale<br />
matrimonio ladino in funzione<br />
del turismo. Così dopo lunghi<br />
preparativi in Alta Badia, a febbraio,<br />
quando cioè c’è il maggior numero<br />
di turisti sciatori, viene rifatto l’antico<br />
matrimonio. Ma vediamo la storia<br />
vera e propria.<br />
Una volta nei paesi di montagna il<br />
matrimonio era una grande festa per<br />
tutto il paese. Essendo la buona stagione<br />
dedicata ai lavori agricoli, si<br />
usava celebrare i matrimoni durante<br />
il periodo invernale, preferibilmente<br />
nel periodo di Carnevale. Era vietato<br />
dalla chiesa sposarsi durante la<br />
quaresima e l’avvento. Quando due<br />
giovani avevano intenzione di sposarsi,<br />
lo sposo veniva invitato a casa<br />
della sposa a mangiare le “fortaies”<br />
(pastella fruitta con marmellata di<br />
mirtilli e spolverizzata con zucchero<br />
a velo). In questa occasione ve-<br />
La corona di fi ori in plastica che<br />
contraddistingue lo sposo<br />
niva decisa la data del matrimonio<br />
e il giovane chiedeva al padre della<br />
sposa la mano della fi glia. C’era anche<br />
l’usanza che i giovani del paese,<br />
spesso amici dello sposo o della sposa,<br />
entravano in casa a rubare le “fortaies”<br />
prima che arrivassero sul tavolo<br />
degli sposi.<br />
Il corteo nuziale con le slitte trainate<br />
dei cavalli un tempo faceva il<br />
giro del Paese per arrivare alla chiesa,<br />
oggi il giro è più corto ma comunque<br />
si fa. In originale il seguitov eniva<br />
spesso sabarrato da mattacchioni<br />
che rappresentavano degli sketch ri-<br />
guardante la vita degli sposi. Perchè<br />
il corteo potesse proseguire il compare<br />
della sposa doveva pagare un “pedaggio”.<br />
Si seguiva un ordine preciso secondo<br />
l’importanza dei partecipanti:<br />
prima la slitta con la sposa, che si riconosceva<br />
dalla corona di fi ori bianchi<br />
di cera che le cingeva il capo, i<br />
suoi genitori, il compare e la ciamarita<br />
(la madrina di battesimo) il cui<br />
compito era di provvedere alle candele<br />
che accendeva sull’altare, poi la<br />
slitta con lo sposo, che si riconosceva<br />
dalla fascia di fi ori in cera che portava<br />
intorno al braccio sinistro, i suoi genitori<br />
ed il compare, ultimi i familiari,<br />
parenti, amici e vicini su slitte o a<br />
piedi. Tra i vari carri c’era pure quello<br />
con la dote della sposa, che veniva<br />
portata a casa defl i sposi dal vicino<br />
o dal fratello della sposa qualche<br />
giorno prima o anche dopo il matrimonio,<br />
secondo la tradizione del paese.Questi<br />
portano tutti una piccola<br />
composizione di fi ori puntata al petto<br />
sulla destra o sulla sinistra secondo<br />
lo stato civile, mentre fratelli e amici<br />
degli sposi fanno bella mostra di cappelli<br />
ornati di piume e fi ori metallici.<br />
I giovani ci mettevano grande impegno<br />
ad ornare i loro cappelli e gli<br />
amici più stretti degli sposi si distinguevano<br />
con i cappelli più belli degli<br />
altri. I giovani con i cappelli piumati<br />
erano chiamati “sonsì” e le ragaz-<br />
I parenti sulla slitta seguono gli sposi<br />
ze, parenti degli sposi erano chiamate<br />
“sonseles”. Il primo “sonsel” e la<br />
prima “sonsela” erano il fratello e la<br />
sorella più grandi degli sposi.<br />
Dopo la cerimonia in chiesa e il<br />
giro del paese con slitte c’era il pranzo<br />
nuziale che doveva terminare entro<br />
l’ora dell’Ave Maria. Arrivati<br />
sul posto gli sposi venivano accolti<br />
dall’oste che porgeva allo sposo un<br />
bichiere di vino e alla sposa un pentolino<br />
di “jufa” (una mousse fatta con<br />
latte e farina) come augurio di prosperità.<br />
Al centro del tavolo si sedevano i<br />
due sposi e i loro parenti ed gli invitati<br />
si sedeveno separatamente, solo<br />
dopo l’apertura delle danze potevano<br />
sedersi insieme. Il pranzo nuziale veniva<br />
animato da divertenti interruzioni,<br />
una di queste è la “ciora mula”,<br />
che era una capra senza corna che veniva<br />
portata come beffa ai fratelli più<br />
grandi degli sposi e non ancora sposati.<br />
Questi erano praticamente costretti<br />
ad acquistarla trattanto il prezzo<br />
fi nchè riuscivano a mettersi d’accordo.<br />
Terminato il pranzo gli invitati<br />
ballavano assieme agli sposi. Il ballo<br />
veniva aperto dal primo “sonsel” e<br />
della prima “sonsela”.<br />
Da rilevare infi ne che ancora oggi<br />
durante i matrimoni in Alta Badia esiste<br />
la tradizione dei giovani che fanno<br />
scherzi alla sposa una volta usciti<br />
dalla chiesa. ●
Forza, facciamo una corsa su un metro e mezzo di neve La passeggiata dalla Scuola sci di fondo di San Cassiano<br />
Non è per nulla faticoso fare<br />
una passeggiata con le ciaspole,<br />
lo fanno anche i bambini<br />
Il completo può venir preso a noleggio presso la scuola sci<br />
Ecco la moderna<br />
racchetta da neve<br />
Dalla radura verso il bosco per ammirare la natura Si entra nel fi tto del bosco dove la neve <strong>Panorama</strong> è immacolata 29
I più giovani arrivavano con gli sci<br />
Gli amici si divertivano<br />
tantissimo nel fare<br />
scherzi agli sposi<br />
Il ballo viene aperto<br />
dal primo “sonsel”<br />
e della prima “sonsela”<br />
I tanti fi ori per abbellire il cappello<br />
L’arrivo<br />
delle slitte<br />
trainate dai<br />
cavalli davanti<br />
alla chiesa<br />
Un 30 discorso <strong>Panorama</strong> con la madrina di battesimo prima di partire verso la chiesa Tutta la famiglia vestita a festa<br />
Si faceva la gara per il copricapo più più ricco Signori, in macchina. Anzi, in slitta<br />
Anche i bambini hanno la loro slitta con i pony<br />
Gli sposi con la la candela candela benedetta benedetta che che tiene lontani lontani gli gli spiriti spiriti del del male<br />
male<br />
Il corteo nuziale degli amici segue le slitte<br />
La dote<br />
della sposa<br />
viene portata<br />
in pubblico<br />
Lo scherzo della capra ai fratelli <strong>Panorama</strong> celibi<br />
31
L’indiano che governa la slitta trainata dai cavalli<br />
di cui parliamo all’inizio<br />
Il rifugio a 2100 dove abbiamo trovato il connazionale Željko Jovanov<br />
Quest’anno la neve è tantissima e, benché i tetti siano costruiti<br />
apposta, 32 <strong>Panorama</strong> ogni tanto bisogna spalarla per evitare crolli<br />
Che “traffi co” tra slitte con cavalli e sciatori<br />
Come nella Bibbia: la casa sulla roccia
Reportage<br />
A Piz la Ila a 2100 metri ma anche a San Cassiano gente dalle nostri parti<br />
Ma quanto è piccolo il mondo!<br />
Nei chilometri e chilometri di piste dell’Alta Badia<br />
c’è, si direbbe, una moltitudine di rifugi, tanti da<br />
poter fare, un vero e proprio tour per buongustai.<br />
Alcuni sono raggiungibili solo con gli sci, gli altri con le<br />
pratiche ovovie e seggiovie di cui gli operatori vanno fi eri:<br />
sono pochi i paesi che possono vantare un simile collegamento<br />
tra le piste e quindi, specie all’ora di pranzo, i rifugi<br />
sono strapieni. Chi viene da queste parti ed è in grado di<br />
resistere ai ristoratori che nelle baite fanno a gara per offrire<br />
il meglio della cucina ladina a prezzi molto abbordabili?<br />
Abbiamo voluto vedere a quota 2100 metri, raggiungibile<br />
con l’ovovia, cosa si offre. Si scende dalla funivia e<br />
ci si presenta davanti il ‘Club Moritzino’, sempre affollato<br />
e dove, al pomeriggio, prima della chiusura degli impianti,<br />
di regola si ritrovano i giovani. Un po’ più in là un parco<br />
giochi per bambini, su oltre due metri di neve, e da qua<br />
si raggiunge la baita ‘Utie de Trausines’. La bella terrazza<br />
battuta dal sole è piena di gente. È ora di pranzo. Una fi la<br />
interminabile attende al banco delle bevande e a quello del<br />
cibo. E dietro il banco delle bevande chi si dà intensamente<br />
da fare? Željko Jovanov, connazionale fi umano, “Quanto<br />
è oiccolo il mondo” dice, riconoscendoci subito. Con la<br />
moglie Nena, addetta ai cibi, da undici anni lavora in questo<br />
rifugio aperto anche d’estate dato che da Piz la Ila partono<br />
le passeggiate estive nei boschi della regione. Non<br />
ha il tempo di fermarsi un momento solo, tra un servizio e<br />
l’altro ci racconta che quest’inverno c’è tanto lavoro, ma<br />
anche l’estate non scherza. “Siamo aperti fi no a quando lavorano<br />
gli impianti, ovvero fi no alle 16.30. Appena allora<br />
riusciamo a sederci, tirare il fi ato, per poi metterci a pulire<br />
e preparare tutto per il giorno dopo. Noi siamo soddisfatti,<br />
è bellissimo stare qua e la ‘civiltà’, per così dire, non ci<br />
manca. Io e mia moglie lavoriamo sodo e quando abbiamo<br />
deciso di venire qua facevamo già i camerieri. Oggi io gestisco<br />
la baita perché il proprietario ne ha ancora una raggiungibile<br />
solo con gli sci. Ma che vi devo dire, si lavora sì,<br />
ma almeno qui un lavoro l’abbiamo”. Ci salutiamo con un<br />
“ci vediamo a Fiume” e andiamo verso l’Armentarola per<br />
salire sulla slitta trainata dalla pariglia di cavalli. Lo sguardo<br />
viene attratto da una strana baita che sembra uscire da<br />
una roccia. Infatti è costruita nella roccia. Bella ed acco-<br />
Jasmin Hadžalić, di Albona, gestisce la baita<br />
gliente con tanti tavoli al sole. Arriva il gestore, che viene<br />
chiamato Gelsomino, e cominciamo a parlare. Quando gli<br />
diciamo che siamo venuti da Fiume per fare un servizio ci<br />
fa: “Ah, bene, io sono di Albona. Sono in Italia da diciotto<br />
anni e lavoro qui ogni inverno da quando ho aperto un<br />
ristorante a Rabac. In realtà mi chiamo Jasmin Hadžalić e<br />
mi reputo albonese anche se sono nato a Knin. I miei genitori<br />
sono venuti qua quando avevo tre anni e quindi sono<br />
cresciuto ad Albona che è la mia città. A Rabac d’estate assieme<br />
a mia moglie da qualche anno gestiamo il ristorante<br />
‘Marina’ e d’inverno sono qua e mi sento come a casa mia.<br />
La baita si chiama ‘Locia’ e fa parte dell’albergo dell’Armentarola<br />
che vanta 70 anni di tradizione”.<br />
Ma questo non è l’ultimo incontro con cittadini croati.<br />
Cercando una strada ci fermiamo a chiedere ad un<br />
cuoco che sta prendendo un po’ d’aria davanti ad un albergo<br />
di La Villa. Ci sta spiegando dove andare quando<br />
dalla cucina esce un uomo e in croato ci fa: “Avete capito<br />
cosa vi ha detto”. Io gli dico di sì, in italiano, e il suo<br />
collega gli fa: “Ma parlano in italiano”. E lui risponde:<br />
“Ho visto la targa, e mi son detto che questi sono di casa<br />
nostra, così ho voluto scambiare due parole”. Lui, non ci<br />
ha detto il nome, è di Pola e come tanta gente è venuto in<br />
cerca di lavoro in Alta Badia, Lo ha trovato in un albergo<br />
dove fa il cuoco, e d’estate anche lui torna a casa sua.<br />
Ma allora Željko aveva ragione nel dire quanto è piccolo<br />
il mondo! ●<br />
Il fi umano Željko Jovanov al lavoro nel suo rifugio Nena, la moglie di Željko, è addetta alla cucina<br />
<strong>Panorama</strong> 33
Lo scorso giugno sono stati attribuiti i Premi della<br />
XLI edizione del concorso Istria Nobilissima, che<br />
hanno dato una nuova conferma dei potenziali creativi<br />
del gruppo nazionale italiano nei campi dell’arte e della<br />
cultura. Ritenendo che di tali potenziali debba fruire<br />
il maggior numero di lettori nelle pagine riservate<br />
alle letture, “<strong>Panorama</strong>” propone le opere a cui siano<br />
stati attribuiti premi o menzioni. Nella sezione “Poesia<br />
in lingua italiana” la giuria ha assegnato la menzione<br />
onorevole a CLAUDIO GEISSA di Capodistria. Il titolo<br />
della raccolta è ”Beati gli ultimi”.<br />
Bagliori di reggimenti<br />
In una città spaventata<br />
non rimane altro<br />
che disperdersi sulle montagne<br />
a insultare con sazietà<br />
le piogge che più non grondano.<br />
Folle intreccio di sberleffi<br />
che non riconoscono l’enigma<br />
dei precedenti affanni<br />
dei famosi mille anni<br />
in piatte cronache delle nostre vite.<br />
Ora puoi presentarti putrefatto<br />
alla mensa dei poveri<br />
e scrutare l’indenne moltitudine<br />
che parla che guarda che spera<br />
che spara.<br />
Passaggi<br />
Tutti gli esseri del mio inconscio,<br />
del trasgressivo non traguardo<br />
per correre rovesciando capriole<br />
per sentire una musica distante<br />
e dentro gli occhi distratti<br />
martellante…<br />
un’irrefrenabile voglia di escludere<br />
le sensazioni più strane e confuse<br />
tanto giuste da non capire niente.<br />
Questi stravaganti passaggi<br />
di stelle cadenti e di nuvole basse.<br />
Noi e dopo tutto ancora volare…<br />
spegni la luce<br />
intermittenza fasulla<br />
trascrivi le note e scruta l’universo<br />
degli infi niti prismi<br />
dai profumi inebrianti.<br />
Ci siamo capiti?<br />
Noooooo!<br />
E allora vai, vai, vai…<br />
che anch’io vado, vado, vado.<br />
34 <strong>Panorama</strong><br />
Letture<br />
«Beati gli ultimi»<br />
Cantastorie turbato<br />
come il tempo dell’oceano inabissatosi<br />
liberi le lacrime lontano dall’infedeltà<br />
frutto divertito da spettatore inquieto<br />
passi a una a una le scaglie dei mutamenti<br />
una persistente condanna interviene<br />
sui mercati degli emarginati<br />
cacciati e condannati<br />
come aghi confi ccatisi<br />
nella carne della storia<br />
molto vasto l’orizzonte si attorciglia<br />
si abbatte senza scrupoli<br />
sotto gli occhi smarriti<br />
di osservatori appena approdati<br />
traccia l’identità<br />
di questa umanità perduta.<br />
Quando avrò imparato<br />
mi farò da parte<br />
per conquistare il seno<br />
che avrà fatto scempio<br />
dei proiettili e delle lusinghe<br />
di questa polvere dorata<br />
collezionata in attimi di peccati<br />
e frammenti stritolati di eleganti confessioni<br />
costringerò il caos all’ascolto<br />
la confusione obbligherò a strisciare<br />
opprimerò le mappe esauste<br />
e additerò nuove occasioni<br />
quando avrò imparato.<br />
Le mie rughe<br />
Camminiamo assieme<br />
non sono dementi<br />
non sono delle canaglie.
Nessuna traccia<br />
Nessuna traccia<br />
di qualsiasi messaggio nulla<br />
questa è davvero la fi ne<br />
tanto da staccare dai muri<br />
con le unghie<br />
le parole di sublime esaltazione<br />
rotoli d’amore<br />
e rotoli d’argento<br />
fanno scorrere su vecchie tegole<br />
gli specchi rotti<br />
cornici di risvolti mai esistiti<br />
a difesa delle proprie roccaforti<br />
manovrate in presa diretta.<br />
Nessuna traccia<br />
di qualsiasi messaggio nulla<br />
l’inchiostro dell’intelletto<br />
rappreso vaga silente<br />
nei cunicoli cancellati della coscienza<br />
e spesso si accompagna alla sensazione<br />
di globalizzante impotenza<br />
che riverbera in didascalie rinsecchite<br />
costrette a produrre troppo rumore cieco<br />
obsolescenti e vecchi<br />
camminano su ricordi sacrifi cati<br />
di eutanasie evocate e morti tanti.<br />
Vorrei sentirtelo dire<br />
Quello che penso dentro<br />
quello che penso contro<br />
sotto la loggia<br />
sotto l’ombrello<br />
grandestoria microstoria<br />
di province di madri e di padri<br />
di fratelli e sorelle di periferia<br />
di legami con tutte le patrie<br />
di bandiere alte svettanti<br />
orgogliose e sfacciate<br />
nuove tappe nuovi tappi<br />
tempi migliori<br />
odori odori odori<br />
ancora odori e poi tremori.<br />
Passato.<br />
Ricordi<br />
di anime contadine<br />
di irruzioni di nuovi protagonisti<br />
del rumore dei fl utti<br />
delle onde del mare<br />
sugli scogli della mente<br />
pause silenzi battute<br />
sospiri odori rumori.<br />
Letture<br />
Quante volte<br />
Camminando per strada<br />
Ho pensato di uccidere?<br />
Così solamente per fastidio<br />
Motivo: ANTIPATIA.<br />
Quante volte<br />
Camminando per strada<br />
Ho pensato di amare?<br />
Così solamente per essere bella<br />
L’avrei amata…<br />
Motivo: BELLEZZA.<br />
Quante volte<br />
Camminando per strada<br />
Ho pensato di mettermi a gridare?<br />
Così solamente per spaventare…<br />
Motivo: PAURA.<br />
Quante volte<br />
Camminando per strada<br />
Ho pensato di mettermi a piangere?<br />
Così solamente per trovare conforto…<br />
Motivo: SOLITUDINE.<br />
Quante volte<br />
Camminando per strada<br />
Ho pensato di rimanere indifferente?<br />
Così solamente per non essere coinvolto…<br />
Motivo: SOPRAVVIVENZA<br />
Ma poi nulla di tutto ciò…<br />
Me ne andai<br />
In balia del tempo<br />
Senza un nome<br />
Senza una tenda<br />
Con solo una penna<br />
E un foglio nero<br />
Sul quale scrivere tutto<br />
Senza poter mai più<br />
rileggere niente.<br />
Era di giorno<br />
Oggi fa più freddo del solito.<br />
Abbiamo rivolto il viso verso il sole.<br />
Poi, lentamente, contemporaneamente,<br />
ci siamo voltati<br />
senza avvertire la nostra coesistenza.<br />
Fissavamo imbambolati<br />
la bella di un altro.<br />
Sparito il paesaggio<br />
siamo rimasti storditi<br />
ad ammirare<br />
l’unico lampione della strada,<br />
per giunta spento.<br />
<strong>Panorama</strong> 35
36 <strong>Panorama</strong><br />
Letture<br />
Soffoco<br />
Pagine incomplete poste lì<br />
appena suffi cienti a sottolineare con forza<br />
una proclamazione inattesa<br />
un evento da aiutare<br />
un incoraggiamento<br />
non un atto di accusa<br />
donne e uomini che si incontrano<br />
lancinanti bellezze che<br />
condividono dialoghi in diffi coltà<br />
per non pagare con la vita<br />
un milione di volte già sconfi tta<br />
suscitano sdegno<br />
in uno zaino dimenticato<br />
riappaiono nel deserto<br />
gli ultimi spasimanti<br />
della calotta polare<br />
lì racchiusi a ricomporre<br />
il grande sentimento<br />
che assorbe gli urli.<br />
Paura<br />
Questa stupida paura<br />
Questa nevrosi paranoico creativa…<br />
E comunque ci muove<br />
E non solo per fame<br />
Voi annegati e naufraghi d’amore<br />
Moderni<br />
Ci fate pensare<br />
Clandestino - assassino<br />
E il console riceve<br />
Perché c’è il ricevimento<br />
E Dio si avvicina a chi naufraga<br />
E a chi muore<br />
A chi è in cerca di cibo…<br />
Dio è vicino<br />
Per chi dovrei suonare?<br />
Una mano tiene il foglio<br />
L’altra la penna<br />
L’altra scrive<br />
Gli occhiali posti elegantemente sul tavolo<br />
La cenere della sigaretta si allunga<br />
Tre sedie vicino al banco<br />
Come Dio vicino a noi<br />
La luce si spegne…<br />
Mi addormento.<br />
Molto lontani<br />
Creature abbandonate<br />
indotte da simulazioni assai larghe<br />
unite fra loro<br />
lanciano il solito soffi o vitale<br />
edifi cano soltanto se stesse<br />
in un’anomala forma<br />
di strana euforia.<br />
Chissà se riusciranno<br />
ad afferrare qualcosa<br />
di questa realtà?<br />
Essenze<br />
Senza fama e appellativi<br />
incido percorsi tortuosi,<br />
ricordo il vecchio davanzale<br />
e gomiti consunti<br />
dove stendevo le mie altalene.<br />
Un maglione a collo alto<br />
a riparo di San Biagio<br />
orientava l’intuizione.<br />
Girellavo già allora<br />
con deboli e pasticcioni,<br />
li vedevo trasformarsi<br />
e con presentimento<br />
sospettavo<br />
in metamorfosi di essenze.<br />
1.02.08<br />
Uno, zero due, zero otto<br />
una data come un’altra<br />
le crocchette si posano<br />
scivolano lentamente<br />
nel contenitore della sostanza<br />
con tante vitamine.<br />
E tanto, tanto che non desidero<br />
forse mi manca un bisbiglio,<br />
dolce semplice<br />
come un miraggio.<br />
Mi addormento e Ti consolo,<br />
per non staccarti dalla luna.<br />
Le nuvole in cielo ancora insistono<br />
non piove, ma potrebbe<br />
succedere da un momento all’altro.<br />
Luci della sera<br />
Appena, appena lumeggiano,<br />
in lontananza lei da sola<br />
con occhi abituati al buio<br />
e trascorsi tramonti,<br />
distratto chiedo<br />
di sedermi a quel tavolo traballante<br />
sgangherato come me.<br />
Si accende un sorriso,<br />
un cenno di consenso.<br />
”Mi hai salvato la vita”<br />
sento dire in un sol fi ato.<br />
Da allora stiamo insieme,<br />
e togliamo i pezzetti di cartone<br />
di scatole di sigarette<br />
che qualcuno pone sotto la zampa<br />
di quel tentennante tavolo.<br />
A noi invece piace che traballi<br />
e traballerà per sempre<br />
a costo di segargli una gamba.
Mare nostrum<br />
Rendo conto al tempo<br />
spento dal mio sentire<br />
in queste terre sfi brate<br />
i fi gli dei gabbiani<br />
sorvolano le ali degli arcobaleni<br />
reggono a stento il mare<br />
cessano i battiti del cielo<br />
tinte imbrattate<br />
e pattumiere di lame affi late.<br />
Io che non credevo nello scontro<br />
ho rotto il naso al vicino<br />
solo per rendermi utile al branco.<br />
Croci difformi di infi niti<br />
futuri possibili.<br />
Isola felice<br />
Ho sempre rischiato<br />
con preamboli<br />
di sconvolgente naturalezza,<br />
opere di esordio<br />
che si attorcigliano<br />
in perversioni meccaniche<br />
di classico scontro fi nale.<br />
Ho perdonato coraggiosamente<br />
dopo aver strozzato e impiccato<br />
sparato e mangiato<br />
dal piatto del viavai<br />
e come tutti i sorti da poco<br />
di pregevole fattura alla sorgente<br />
con mani rimpiazzate da un velo<br />
mi sono rimesso a giocare.<br />
Perché dietro a queste grate<br />
è assolutamente inspiegabile<br />
questa estremità pietrosa,<br />
pesante e scomoda<br />
cinta da strettoie<br />
di una baia isolata<br />
in un tentativo di intesa.<br />
Le carte dell’amore<br />
Le labbra pioventi si avvicinarono<br />
al suono del mio corpo<br />
allora trovai normale<br />
arrampicarmi sui suoi capelli<br />
il cammino si fece complice<br />
della nostra quiete<br />
e senza guardare<br />
posai la luce dei miei occhi<br />
sul suo cuore<br />
il velo del destino mormorò<br />
rimescolando le carte<br />
e vincemmo la nostra partita.<br />
Letture<br />
Così importante sei<br />
quando aggiusti il mio pensiero<br />
il desidero galleggia<br />
scordandosi di muoversi<br />
come modelle di cera<br />
come nastri colorati<br />
che sciolgono le mani<br />
e stringono il piacere<br />
scalzo sollevo l’alito<br />
come il potere del cioccolato caldo<br />
prefi guro un santo dell’amore<br />
gli occhi brillanti lanciano scintille<br />
inciampo mi rialzo<br />
corro e grido<br />
così importante sei<br />
tu per me.<br />
Arrivato al numero 3<br />
Odore e aroma di caffè<br />
poi, il solito invito alla cameriera<br />
a portarmi anche un mig,<br />
il ghiaccio si scioglie nel whisky.<br />
Gli occhi galleggiano nel portacenere<br />
le labbra camminano senza domande<br />
un sorriso si specchia nel vetro.<br />
Che sensazione di solitudine<br />
frammista a vanità.<br />
Gli occhiali nella mano sinistra<br />
con la destra sorreggo l’anima<br />
sta per concludersi la disfatta.<br />
Scelgo Te.<br />
Ripercussione<br />
Ricerca di un sentire<br />
come l’amore<br />
atmosfera un po’ retrò<br />
come la morte<br />
pretesto in cui<br />
la fortuna e il tempo<br />
si nascondono<br />
e con raffi nato intreccio<br />
frammentano distratti<br />
dense immagini ingentilite<br />
dove si arriva a guardare<br />
al di là della fi nestra<br />
per trasformare ancora una volta<br />
un’esperienza in un’attentato<br />
la creazione stessa<br />
come l’amore<br />
viene nutrita e stravolta<br />
come la morte<br />
come la fortuna e il tempo<br />
dei caduti dei caduchi<br />
dei mille volti delle mille volte<br />
degli onori e delle rivalse.<br />
<strong>Panorama</strong> 37
è stata italiana ma i gerarchi<br />
di Roma non hanno com-<br />
L’Istria<br />
preso minimamente le specificità<br />
della regione. L’Istria è stata jugoslava<br />
ma il comitato centrale di Belgrado<br />
ha fatto di tutto per (re)interpretare<br />
la nostra realtà come gli faceva comodo,<br />
senza tener conto della storia (fatta<br />
di tante “autoctonie”), dei valori (la proprietà<br />
della terra, la fede), della dimensione<br />
antropologica (il bilinguismo negato,<br />
la toponomastica “ultrafiltrata ideologicamente”).<br />
L’Istria è ora divisa tra<br />
Croazia e Slovenia ma i governi di Zagabria<br />
e di Lubiana sono ben lontani dal<br />
saper cogliere le peculiarità di questa regione<br />
multietnica, multiculturale e plurilingue.<br />
Se per l’Italia del Ventennio gli<br />
Slavi erano popoli senza storia da assimilare<br />
anche con la forza e la violenza,<br />
se per la Jugoslavia comunista l’Istria<br />
era l’orfanella (sirotica) ricondotta alla<br />
madre, per la Croazia e la Slovenia, fresche<br />
di riscatto nazionale, l’Istria è quella<br />
terra in cui l’italiano (per non dire il<br />
veneziano) è stato sostanzialmente un<br />
occupatore. Anche quando dalle capitali<br />
dei due stati in cui risiede anche la<br />
nostra minoranza italiana giungono segnali<br />
d’apertura – come ad esempio sulla<br />
necessità di far luce sul dramma delle<br />
foibe – essi sono dettati da una generica<br />
pietas umana che non problematizza<br />
minimamente la complessità delle ragioni<br />
per le quali, alla fine della seconda<br />
guerra mondiali, gli Italiani dell’Istria<br />
hanno subito una vera e propria tragedia.<br />
In altre parole, si tende ad ammettere<br />
che forse le foibe sono state una reazione<br />
esagerata ai crimini fascisti, mai<br />
ci si spinge più là per tentare di capire se<br />
forse all’epoca era in atto un disegno per<br />
purgare la regione dalla storica presenza<br />
italiana. E qui si nasconde anche un<br />
grave colpa di chi ha deciso quali dovevano<br />
essere i significati della Giornata<br />
del Ricordo del 10 febbraio ed ha messo<br />
a fuoco le foibe (“solo una reazione<br />
incontrollata ai misfatti fascisti” – dice<br />
chi replica), lasciando in secondo piano<br />
l’esodo (la vera tragedia demografica e<br />
storica dell’Istria) per il quale – si spera<br />
che qualcuno lo abbia notato – Croati<br />
e Sloveni non avvertono la minima responsabilità.<br />
L’ennesima prova dell’incomprensione<br />
che regna nelle centrali rispetto<br />
alla periferia istriana si è mostrata<br />
in modo lampante nell’intervista che il<br />
58 <strong>Panorama</strong><br />
JKL Il canto del disincanto<br />
ministro degli Esteri sloveno Samuel<br />
Žbogar ha concesso recentemente a<br />
Stefano Lusa della redazione italiana di<br />
Radio Capodistria e che è stata ripresa<br />
anche dal nostro quotidiano “La voce<br />
del popolo”. Rispetto ad alcune interpretazioni<br />
storiche, la disinvoltura del<br />
capo della diplomazia slovena è stata<br />
tale che persino Stelio Spadaro, rappresentante<br />
di spicco di quella sinistra triestina<br />
che per decenni è stata indulgente<br />
rispetto alla politica jugoslava (poi slovena<br />
e croata) e che non può certo essere<br />
accusata di nazionalismo, ha sentito il<br />
bisogno di reagire.<br />
A parte l’imbarazzo che si prova a<br />
leggere la constatazione di Žbogar per<br />
la quale il noto diplomatico sloveno<br />
Marko Kosin, se fosse in vita, “farebbe<br />
qualche complimento alla politica estera<br />
slovena di oggi” (perché se così fosse<br />
sarebbe l’unico a farlo tra le persone<br />
serie), non si può non provare fastidio<br />
davanti alla totale assenza di pudore che<br />
viene a galla in frasi come questa: “ci<br />
sono alcune questioni aperte (con l’Italia<br />
n.d.r.), come quella della restituzione<br />
delle opere d’arte che sono state portate<br />
via del Litorale sloveno.” È evidente<br />
che anche il più sprovveduto tra gli<br />
storici sarebbe in grado di capire che la<br />
situazione delle opere d’arte di Capodistria,<br />
Pirano e Isola non è paragonabile,<br />
tanto per fare un esempio, a Napoleone<br />
che va in Egitto e con la violenza trafuga<br />
senza ombra di dubbio vestigia faraoniche<br />
per portarle nei musei francesi.<br />
Vero è invece che le opere di Carpaccio<br />
non sono state prelevate dal Litorale<br />
sloveno bensì da una zona che all’epoca<br />
faceva parte dell’Italia e che precedentemente<br />
mai aveva fatto parte della Slovenia.<br />
In altre parole, in quegli anni non<br />
c’era ragione per ritenere la presenza italiana<br />
a Capodistria occupatrice rispetto<br />
alla Slovenia. Ma c’è anche dell’altro:<br />
è vero che le opere delle chiese del Capodistriano<br />
non sono approdate in Italia<br />
con l’esodo bensì prima, in seguito alla<br />
necessità di metterle al riparo da possibili<br />
danni bellici; ma vero è anche che<br />
se quelle opere fossero state al loro posto<br />
nel 1945, molto probabilmente se ne<br />
sarebbero andate via con gli esuli (come<br />
le bare e i morti dissotterrati dai cimiteri<br />
e caricati sul “Toscana”) poiché facevano<br />
parte di usi, costumi e di una memoria<br />
locale, fondamentalmente italiana,<br />
che nulla aveva a che vedere con il Li-<br />
di Silvio Forza<br />
Storia incondivisa, approccio condiviso…<br />
torale sloveno giunto dopo il 1945. Reclamare<br />
quelle opere, da parte slovena,<br />
è aggiungere la beffa al danno. Sarebbe<br />
molto meglio reclamare il ritorno della<br />
gente che per secoli risiedeva nel …“Litorale<br />
sloveno”. Ma questo sforzo etico,<br />
evidentemente, non sarebbe compatibile<br />
con gli interessi nazionali.<br />
Detto ciò, si potrebbe tuttavia osservare<br />
che quelle opere, oltre ad appartenere<br />
ad una tradizione (che localmente<br />
quasi non esiste più), appartengono anche<br />
ad un territorio – il Capodistriano –<br />
che c’è ancora. Riportarle in sito sarebbe,<br />
da parte italiana, un segnale di buona<br />
volontà. Ma si dovrebbe pensare ad una<br />
“restituzione” che dovrebbe coinvolgere<br />
assolutamente gli esuli e i rimasti,<br />
(una comune istituzione, come proposto<br />
da Maurizio Tremul dell’Unione Italiana)<br />
per salvare lo spirito dell’ambiente<br />
che aveva commissionato quei quadri.<br />
Ma per far questo ci vorrebbe una comprensione<br />
che latita paurosamente.<br />
Incomprensione, si diceva. Nei giorni<br />
in cui è stata pubblicata l’intervista<br />
a Žbogar, all’interno della mailing list<br />
Histria si potevano leggere questi ragionamenti:<br />
“Tito non era istriano, non<br />
aveva subìto il tentativo di assimilazione<br />
fascista, se ne stava comodamente<br />
a Mosca, quindi non si capisce perché<br />
dovrebbe aver influito sulle sue azioni<br />
il ventennio in Istria”. Ma ora attenzione:<br />
“Oltretutto va considerato che in<br />
vent’anni furono fucilati alcuni sloveni<br />
peraltro processati e riconosciuti colpevoli<br />
di omicidio, mentre non si contano<br />
i morti di Tito e gli esodati”. Oppure:<br />
“ovviamente non c’è proporzione tra i<br />
torti subiti e quelli inflitti dagli slavi”. E<br />
ancora: “un conto è riconoscere ed ammettere<br />
i torti inflitti, un altro è giustificare<br />
un omicidio con uno schiaffo”.<br />
Capito tutto? Lo stesso giorno il ministro<br />
degli esteri sloveno dichiara: “Non<br />
vorrei, comunque, fare un paragone tra<br />
la sofferenza sotto il fascismo – che è<br />
durato alcuni decenni – e i fatti avvenuti<br />
dopo la Seconda guerra mondiale”.<br />
Dunque, traducendo, per l’esule<br />
della mailing list i torti subiti dagli italiani<br />
da parte slava sarebbero stati molti<br />
di più e molto peggiori rispetto a quelli<br />
che sono stati loro inflitti, per il capo<br />
della diplomazia vero sarebbe l’esatto<br />
contrario. Qui siamo lontani anni luce<br />
da quella storia condivisa che si va reclamando<br />
ad ogni passo. ●
I mari<br />
dell’uomo<br />
Dalla Polinesia al Mediterraneo, dall’Oceania<br />
all’Oceano Indiano, dalla Groenlandia<br />
alla barriera corallina: tradizioni legate<br />
al mare, ritualità, villaggi sulla costa, il<br />
mondo degli abissi con i relitti e l’archeologia<br />
sommersa, il lavoro dei pescatori, le piroghe<br />
e le imbarcazioni di tutti i mari, il gioco<br />
dei bambini polinesiani con i pescecani.<br />
Questo il contenuto de “I mari dell’uomo”<br />
di Folco Quilici, visti con l’obiettivo “empatico”<br />
del grande fotografo e documentarista.<br />
La mostra, presentata dal comune di<br />
Venezia e dal Centro Culturale Candiani di<br />
Mestre, un’esclusiva per l’Italia della Fondazione<br />
Alinari, è visitabile fi no al 29 marzo.<br />
Sono 82 foto nate tra il 1952 e il 2008, tra le<br />
più signifi cative di Quilici (oggi ambientalista<br />
cosciente, equilibrato e impegnato), che<br />
ha avuto da sempre un rapporto particolare<br />
con il mare, fonte di vita, protagonista di<br />
gran parte della sua storia professionale.<br />
<strong>Panorama</strong> 59