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Anno LVI - N. 5 - 15 15 marzo 2009 - - Rivista Rivista quindicinale quindicinale - kn 14,00 - - EUR 1,89 1,89 - Spedizione Spedizione in in abbonamento postale a tariff tariff a intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401<br />

ISSN-0475-6401<br />

<strong>Panorama</strong><br />

www.edit.hr/panorama<br />

Crisi: non tutti i mali<br />

vengono per nuocere


A Huda jama<br />

riemerge l’orrore<br />

U na fossa comune, con quel che resta degli scheletri<br />

di diverse centinaia di persone. Questo il caso che<br />

ha riaperto il dolente discorso delle uccisioni di massa<br />

compiute quasi sicuramente dai partigiani di Tito.<br />

I resti sono stati trovati nel pozzo Barbara di una miniera<br />

nei pressi della cittadina slovena di Laško, vicino<br />

a Celje. I primi sopralluoghi fanno ritenere che le uccisioni<br />

siano avvenute con il gas, in quanto gli scheletri<br />

non presentano ferite d’arma da fuoco. La scoperta,<br />

ha spiegato Marko Strovs, funzionario del governo<br />

sloveno e uno dei responsabili incaricati dell’esumazione,<br />

è frutto di ricerche iniziate l’estate scorsa.<br />

“La parte fi nale della grotta chiamata Huda jama,<br />

alla fi ne di un cunicolo lungo 800 metri, era sigillata<br />

da un muro di cemento che abbiamo dovuto abbattere’’.<br />

Dietro c’erano i cadaveri. Strovs ha ricordato che<br />

fi n dal 945 giravano voci che nella grotta ci fosse una<br />

fossa comune. Il procuratore generale della Slovenia,<br />

Barbara Brezigar, una delle prime persone a entrare<br />

nella fossa, ha detto ai giornalisti che “è stata una delle<br />

cose più terrifi canti e scioccanti” che abbia mai visto.<br />

2 Panor <strong>Panorama</strong> oram ama


di Mario Simonovich<br />

Li vediamo già da qualche giorno,<br />

sia in fotografi a che nelle<br />

immagini in movimento. Basta<br />

aprire un giornale e miseri resti di<br />

uomini ci balzano agli occhi, per trasmetterci,<br />

immoti, con la sola presenza,<br />

l’orrore. Un orrore di cui, da vivi,<br />

sicuramente mai avrebbero potuto<br />

immaginare di potersi un giorno fare<br />

veicolo, neppure inconscio. Allo stesso<br />

modo basta prestare anche una distratta<br />

attenzione a un notiziario televisivo<br />

e, dopo qualche minuto eccoti<br />

sullo schermo uomini in camice bianco<br />

e stivali che portano capaci borsoni<br />

il cui contenuto è facilmente intuibile,<br />

anche perché ripresenta, con<br />

poche varianti, immagini venute negli<br />

anni scorsi ripetutamente e spesso<br />

senza preavviso nei nostri soggiorni,<br />

da aree relativamente vicine, interno<br />

del paese compreso, a testimoniare<br />

una barbarie che rende alfi ne gli uomini<br />

eguali, almeno nel nefando intendimento<br />

di sterminare i loro simili.<br />

Le immagini vengono stavolta dalla<br />

Slovenia, il luogo si trova non lontano<br />

da Krško e si chiama Huda jama,<br />

nome certamente non beneaugurale.<br />

Poi si entra nei meccanismi dell’informazione<br />

quotidiana, nelle modalità<br />

in cui viene intesa ad esempio dalla<br />

Tv nazionale croata e, sicuramente<br />

con poche o nessuna differenza, anche<br />

dalle altre. Una delle tante trasmissioni<br />

sul tema è andata in onda<br />

allo scadere della prima decade del<br />

mese, diretta da una delle conduttrici<br />

d’assalto, una che, per intenderci, già<br />

da quindici anni a questa parte non ha<br />

dubbi sul fatto che si debba innanzitutto<br />

tifare per il proprio paese, quale<br />

che sia la sua posizione oggettiva nelle<br />

contese con altri. Così è stato anche<br />

stavolta. Posto che lo spettatore<br />

non di necessità è sempre informato<br />

sugli ultimi sviluppi del tema dato,<br />

era lecito sperare che gli venissero<br />

forniti i dovuti ragguagli.<br />

Nulla di tutto questo. Dopo una<br />

scheletrica introduzione, la navigata<br />

redattrice ha preferito andare sul sicuro,<br />

mandando subito in onda il fi l-<br />

In primo piano<br />

Come vengono trattate le informazioni sulle vittime di Huda jama<br />

Più che l’orrore poté la speculazione<br />

mato sulla vita compiuta al sito dalla<br />

vicepremier, accompagnata dal ministro<br />

degli Interni. Dunque nessun<br />

impegno per un’opera pià approfondita.<br />

Era molto più importante dare<br />

spazio ai “propri” politici e riportare<br />

i loro discorsi che magari potrebbero<br />

sembrare di una certa profondità,<br />

se non ci fossero altri elementi a<br />

indicare trattarsi di parole al vento o<br />

poco più. Che cosa ha detto la vicepremier?<br />

Che il governo è intenzionato<br />

a fare piena luce sulle vittime e<br />

che i colpevoli vanno puniti, senza<br />

pietà. Sul primo elemento non c’è veramente<br />

niente di nuovo. Ogni governo<br />

che si rispetti ha fra i propri compiti<br />

prioritari quello di promuovere e<br />

garantire la giustizia, e di perseguire<br />

coloro che la minacciano. In quanto<br />

alla punizione, una domanda inevitabile:<br />

quanto in alto arriverà? Un rapido<br />

calcolo: se si suppone che i presunti<br />

colpevoli nel ‘45 avevano l’età<br />

minima di vent’anni, oggi ne dovrebbero<br />

avere 84. Si sa che nell’esercito<br />

partigiano le promozioni fi occavano,<br />

ma comunque c’è da chiedersi:<br />

un militare che ha solo vent’anni,<br />

quanto può trovarsi in alto nella<br />

gerarchia? Sicuramente non tanto da<br />

poter essere collocato fra i mandanti.<br />

La dichiarazione pertanto, restando<br />

nel linguaggio militare, è nient’altro<br />

che un colpo a salve.<br />

Inoltre, muovendosi con abilità,<br />

la balda conduttrice è riuscita a mettere<br />

al muro uno dei due interlocutori<br />

sloveni che parlavano dallo studio<br />

della Tv lubianese, costringendolo<br />

ad ammettere che il presidente<br />

Turk aveva sbagliato defi nendo la<br />

questione come secondaria. Era stata,<br />

questa, un’uscita di cui la giornalista<br />

rampante ha voluto rilevare subito<br />

l’inaccettabilità. Un’uscita che però,<br />

in questo senso, si discostava assai<br />

poco da quella, sopra citata, della vicepremier,<br />

che la giornalista si è ben<br />

guardata dal commentare in negativo,<br />

seppur sicuramente ben cosciente<br />

della sua assurdità. Una posizione<br />

che nel suo piccolo dimostra che oggi<br />

il senso di giustizia nel mondo è assente<br />

come lo era ieri e prima. ●<br />

Costume<br />

e scostume<br />

Fatta la biopsia<br />

ci pensa il malato<br />

Effettuata una biopsia al rene,<br />

un’anziana zaratina ha dovuto<br />

provvedere da sola affi nché il<br />

campione prelevato raggiungesse<br />

a Zagabria il laboratorio per essere<br />

sottoposto ad analisi. E bisognava<br />

anche concludere presto<br />

tutta l’opera: al massimo nell’arco<br />

delle sei ore successive, aveva<br />

detto il medico curante ai trasecolati<br />

parenti. I quali, obbedienti,<br />

si sono affrettati a consegnare la<br />

speciale bottiglia refrigerante al<br />

conducente di un autobus di linea.<br />

A Zagabria era ad attendere un<br />

altro parente che ha prelevato il<br />

contenitore e l’ha portato di volata<br />

al laboratorio ospedaliero. Nulla<br />

d’insolito anche se la famiglia<br />

della donna non sapeva che questa<br />

a Zara è prassi che va avanti<br />

ormai da sette anni. Mancando<br />

infatti un microscopio elettronico<br />

il cui prezzo è molto alto, l’ospedale<br />

locale ha escogitato questo<br />

sistema che ha comunque il vantaggio<br />

di evitare al malato di farsi<br />

un viaggio a Zagabria solo per<br />

sottoporsi alla biopsia. In compenso<br />

spetta a lui l’obbligo di occuparsi<br />

a tutti gli effetti dell’invio<br />

del materiale prelevato, ed anche<br />

di accollarsi le inevitabili spese<br />

di spedizione. Cosciente dell’importanza<br />

insita in un rapido inoltro,<br />

il giorno previsto per l’esame<br />

tutto il team sanitario impegnato<br />

si presenta al lavoro in anticipo,<br />

ha spiegato ai giornalisti il medico.<br />

E se il prezioso contenuto andasse<br />

perduto? Finora non è mai<br />

successo, ha detto con orgoglio il<br />

dottore, a illustrare un caso che illustra<br />

emblematicamente e con<br />

grande trasparenza lo stato in cui<br />

si trova la nostra sanità.<br />

<strong>Panorama</strong> 3


<strong>Panorama</strong><br />

www.edit.hr/panorama<br />

Ente giornalistico-editoriale<br />

EDIT<br />

Rijeka - Fiume<br />

Direttore<br />

Silvio Forza<br />

PANORAMA<br />

Redattore capo responsabile<br />

Mario Simonovich<br />

caporedattore-panorama@edit.hr<br />

Progetto grafico - tecnico<br />

Daria Vlahov-Horvat<br />

Redattore grafico - tecnico<br />

Annamaria Picco<br />

Collegio redazionale<br />

Bruno Bontempo, Nerea Bulva,<br />

Diana Pirjavec Rameša, Mario<br />

Simonovich, Ardea Velikonja<br />

4 <strong>Panorama</strong><br />

REDAZIONE<br />

panorama@edit.hr<br />

Via re Zvonimir 20a Rijeka - Fiume,<br />

Tel. 672-128. Telefax: 051/672-151,<br />

direttore: tel. 672-153. Diffusione: tel.<br />

228-766 e pubblicità: tel. 672-146<br />

ISSN 0475-6401 <strong>Panorama</strong> (Rijeka)<br />

ISSN 1334-4692 <strong>Panorama</strong> (Online)<br />

TIPOGRAFIA: “Helvetica” - Ri jeka-<br />

Fiume, tel. 682-147<br />

ABBONAMENTI: Tel. 228-782.<br />

Croazia: an nuale (24 numeri) kn 300,00<br />

(IVA inclusa); semestrale (12 numeri)<br />

kn 150,00 (IVA inclusa); una copia kn<br />

14,00 (IVA inclusa). Slovenia: annuale<br />

(24 numeri) euro 62,59 - semestrale<br />

(12 numeri) euro 31,30 - una copia euro<br />

1,89. Italia: annuale (24 numeri) euro<br />

70,00 una copia: euro 1,89.<br />

VERSAMENTI: per la Croazia sul<br />

cc. 2340009-1117016175 PBZ Riadria<br />

banka d.d. Rijeka. Per la Slovenia: Erste<br />

Steiermärkische Bank d.d. Rijeka 7001-<br />

3337421/EDIT SWIFT: ESBCHR22.<br />

Per l’Italia - EDIT Rijeka 3337421-<br />

presso PBZ 70000 - 183044 SWIFT:<br />

PBZGHR2X.<br />

Numeri arretrati a prezzo raddoppiato<br />

INSERZIONI: Croazia - retrocopertina<br />

1.250,00 kn; retrocopertina interna<br />

700,00 kn; pagine interne 550,00 kn;<br />

Slovenia e Italia retrocopertina 250,00<br />

euro; retrocopertina interna 150.00 euro;<br />

pagine interne 120,00 euro.<br />

PANORAMA esce con il concorso<br />

finanziario della Repubblica di Croazia<br />

e della Repubblica di Slovenia e viene<br />

parzialmente distribuita in convenzione<br />

con il sostegno del Governo italiano<br />

nell’ambito della collaborazione tra<br />

Unione Italiana (Fiume-Capodistria) e<br />

l’Università Popolare (Trieste)<br />

EDIT - Fiume, via Re Zvonimir 20a<br />

edit@edit.hr<br />

Consiglio di amministrazione: Tatjana<br />

Petrazzi (presidente), Ezio Giuricin<br />

(vicepresidente), Luigi Barbalich, Carmen<br />

Benzan, Doris Ottaviani, Donald<br />

Schiozzi, Fabio Sfi ligoi<br />

<strong>Panorama</strong> testi<br />

N. 5 - 15 marzo 2009<br />

Sommario<br />

IN PRIMO PIANO<br />

Come vengono trattate le informazioni<br />

sulle vittime di Huda jama<br />

PIÙ CHE L’ORRORE POTÉ<br />

LA SPECULAZIONE ...................... 3<br />

di Mario Simonovich<br />

ATTUALITÀ<br />

Sanader a Roma: incontri con<br />

Berlusconi e Frattini ed alla Sapienza<br />

UE E NATO, FORTE SOSTEGNO<br />

DALL’ITALIA ................................. 6<br />

Croazia, i risvolti della crisi economica<br />

DEBITO ESTERO OLTRE IL PIL ... 7<br />

Sempre in alto mare il contenzioso tra<br />

Croazia e Slovenia sui confi ni<br />

UN PASSO AVANTI<br />

E DUE INDIETRO............................ 8<br />

a cura di Bruno Bontempo<br />

INTERVISTE<br />

Crisi e dintorni: l’opinione del dottor<br />

Elvio Baccarini, preside della Facoltà<br />

di Filosofi a di Fiume e docente di etica<br />

FORSE NON TUTTI I MALI<br />

VENGONO PER NUOCERE........ 10<br />

di Bruno Bontempo<br />

PERSONAGGI<br />

Appassionato di storia, Niki Fachin<br />

ha al proprio attivo esiti di rilievo<br />

AUMENTA LA SENSIBILITÀ<br />

PER IL PASSATO ISTRIANO ...... 12<br />

di Marianna Jelicich Buić<br />

SOCIETÀ<br />

Ricordando Guido Miglia, istriano, maestro<br />

di comprensione e convivenza<br />

L’AMORE PER L’ISTRIA NEL RI-<br />

SPETTO DELLA DIVERSITÀ .... 18<br />

di Marino Vocci<br />

ARTE<br />

Al Museo Correr in esposizione oltre<br />

novanta opere di Fortunato Depero<br />

DARE SCHELETRO E CARNE<br />

ALL’INVISIBILE .......................... 20<br />

di Erna Toncinich<br />

CINEMA E DINTORNI<br />

Il tema in “The Reader” di Stephen<br />

Daldry e “L’onda” di Dennis Gansel<br />

OLOCAUSTO: NON SOLO NAZISTA<br />

MA DELL’UMANITÀ INTERA ...... 22<br />

di Gianfranco Sodomaco<br />

ITALIANI NEL MONDO<br />

Presentazione all’Auditorium romano<br />

NUOVA FONDAZIONE PRONTA ... 24<br />

a cura di Ardea Velikonja<br />

IN COPERTINA: la sede della banca nazionale croata<br />

MADE IN ITALY<br />

Nella selezione dei migliori ristoranti<br />

vanno coinvolti gli IIC<br />

CUCINA: UNA CULTURA<br />

DA ESPORTARE ........................... 25<br />

a cura di Ardea Velikonja<br />

REPORTAGE<br />

Per chi non scia tra l’altro le ciaspolate<br />

IN ALTA BADIA<br />

COME DAVY CROCKETT .......... 26<br />

Tradizioni del popolo più antico dell’arco<br />

alpino in funzione del turismo<br />

NOZA DA PAUR:<br />

IL MATRIMONIO LADINO ........ 28<br />

A Piz la Ila a 2100 metri ma anche a<br />

San Cassiano gente dalle nostre parti<br />

MA QUANTO È PICCOLO<br />

IL MONDO! ................................... 33<br />

di Ardea Velikonja<br />

LETTURE ISTRIA NOBILISSIMA<br />

”BEATI GLI ULTIMI”................... 34<br />

di Claudio Geissa<br />

TEATRO<br />

Aveva lavorato con il Dramma Italiano<br />

SCOMPARSO BOGDAN JERKOVIĆ ... 38<br />

di Sandro Damiani<br />

CONCORSO ISTRIA NOBILISSIMA ... 39<br />

MUSICA<br />

In chiusura delle celebrazioni<br />

PUCCINI, FALSI E INSIPIDE<br />

BANALITÀ ................................... 44<br />

a cura di Bruno Bontempo<br />

SPORT<br />

Il 29 marzo in Australia parte la stagione<br />

FI: LA PAROLA D’ORDINE<br />

È RISPARMIO ............................... 46<br />

DIVENTARE PILOTA DI<br />

FORMULA 1 IN 10 MOSSE ........ 48<br />

a cura di Bruno Bontempo<br />

ANIMALIA<br />

IL TACCHINO: ABBONDANZA<br />

E SACRIFICIO PERSONALE ..... 50<br />

di Daniela Mosena<br />

MULTIMEDIA<br />

La storia della rete delle reti che ha<br />

ormai quasi cinquant’anni di vita<br />

INTERNET, NUOVO MEZZO PER<br />

COMUNICARE? MICA TANTO .... 52<br />

di Igor Kramarsich<br />

IL CANTO DEL DISINCANTO .... 58<br />

di Silvio Forza


La magia delle parole, questo<br />

il titolo del Concorso letterario<br />

per i ragazzi delle SMSI indetto<br />

dal Settore Istruzione ed Educazione<br />

dell’UI in collaborazione con<br />

l’UPT per incentivare i ragazzi alla<br />

lettura e per favorire la conoscenza<br />

degli scrittori connazionali fra i<br />

giovani. A vincere il quiz, cui hanno<br />

partecipato 119 ragazzi provenienti<br />

da Croazia e Slovenia, sono stati<br />

gli studenti di Fiume, Pola e Isola. Il<br />

progetto è stato promosso lo scorso<br />

anno, inizialmente con la scelta del<br />

libro più bello fra i tre titoli di auto-<br />

Una presentazione unica alla CI<br />

di Torre Abrega per tre importanti<br />

edizioni: il numero XIX dei<br />

“Quaderni”, il quindicesimo libro<br />

delle “Ricerche sociali” e il numero<br />

54 del bollettino “La ricerca”, tutti<br />

editi dal Centro di Ricerche storiche<br />

di Rovigno. Il numero XIX dei<br />

Quaderni, rivista incentrata sullo<br />

studio e l’approfondimento di tematiche,<br />

fatti, eventi e personaggi che<br />

hanno segnato la storia dell’Ottocento<br />

e del Novecento nel territorio<br />

Agenda<br />

«La magia delle parole» ha riunito le SMSI di Croazia e Slovenia<br />

I giovani e gli scrittori connazionali<br />

Verrà presentato nella seconda<br />

metà del mese di marzo<br />

ri connazionali proposti, editi nelle<br />

collane dell’EDIT, “Ginestre sulla<br />

costa” di Simone Mocenni, “Il cavallo<br />

di cartapesta” di Osvaldo Ramous<br />

e “Una storia istriana” di Diego<br />

Zandel. Ed è appunto quest’ultimo<br />

libro che i ragazzi hanno scelto<br />

come lettura preferita. Una mattinata,<br />

svoltasi alla Comunità degli Italiani<br />

di Fiume, che è stata vivace e<br />

carica di allegria dato che i ragazzi<br />

si sono divertiti. Infatti loro stessi<br />

a scuola avevano preparato le domande<br />

con relative risposte e quindi<br />

un’apposita commissione ha scelto<br />

Nuovo e con più informazioni il sito internet dell’UI<br />

Tutto su www.unione-italiana.hr<br />

il nuovo sito dell’Unione Italiana,<br />

curato da Marin Corva, www.<br />

unione-italiana.hr. Una finestra<br />

sul mondo della Comunità Nazionale<br />

Italiana per presentare,<br />

comunicare e promuovere le iniziative,<br />

i progetti e le attività promosse<br />

dagli appartenenti all’etnia<br />

anche attraverso la rete. Il nuovo<br />

sito, rinnovato nella grafica e arricchito<br />

nei contenuti, si propone<br />

di divenire in prospettiva la piattaforma<br />

di riferimento da dove<br />

istro-fi umano dalmata, comprende<br />

complessivamente undici saggi<br />

e note in 538 pagine. A presentare<br />

il volume è stato Gaetano Benčić,<br />

presidente della CI di Torre e storico<br />

studioso appassionato che da undici<br />

anni collabora con il CRS, “le<br />

cui pubblicazioni rappresentano una<br />

miniera di conoscenze per tutti coloro<br />

che desiderano addentrarsi nella<br />

complessa tela delle vicissitudini<br />

istriane” come tra l’altro ha detto.<br />

Le Ricerche sociali, poi, festeg-<br />

tre domande per ogni scuola. Premio<br />

fi nale: un viaggio d’istruzione<br />

a sorpresa offerto nell’ambito della<br />

collaborazione UI-UPT. ●<br />

poter attingere tutte le informazioni<br />

relative alle Istituzione della<br />

CNI di Croazia e Slovenia. La<br />

nuova pagina web dispone di una<br />

serie di sezioni tra le quali una<br />

speciale rubrica/calendario delle<br />

manifestazioni organizzare dalle<br />

Istituzioni della CNI, una sezione<br />

dedicata ai bandi di concorso<br />

e alle borse di studio e uno spazio<br />

dedicato ai documenti approvati<br />

dall’Assemblea e dalla Giunta<br />

esecutiva dell’UI. ●<br />

Presentati a Torre-Abrega il XIX volume dei Quaderni del CSR<br />

Un tris di carte editoriali<br />

giano i vent’anni di esistenza e oggi<br />

la rivista costituisce uno strumento<br />

indispensabile per la CNI. Infi ne La<br />

ricerca, pubblicazione che si differenzia<br />

dal resto delle riviste perché<br />

illustra i lavori che poi troveranno<br />

spazio nelle riviste del CRS. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 5


6 <strong>Panorama</strong><br />

Attualità<br />

Sanader a Roma: incontri con Berlusconi e Frattini ed alla Sapienza<br />

Ue e Nato, forte sostegno dall’Italia<br />

a cura di Bruno Bontempo<br />

è il primo sostenitore<br />

dell’ingresso della<br />

«L’Italia<br />

Croazia nell’Unione<br />

Europea e nell’Alleanza Atlantica».<br />

Lo ha detto il presidente del Consiglio,<br />

Silvio Berlusconi, che ha ricevuto<br />

a Palazzo Chigi il primo ministro<br />

croato Ivo Sanader. Per l’ingresso<br />

in Ue “abbiamo promesso - ha aggiunto<br />

- che ci saremmo occupati di<br />

questo aspetto e che cercheremo di<br />

dare il nostro contributo per la veloce<br />

soluzione del problema”. L’Italia ,<br />

ha sottolineato Berlusconi, “si impegna<br />

in questa volata fi nale al fi anco<br />

della Croazia per far sì che si concluda<br />

questo lungo viaggio nel 2010”.<br />

Quanto all’Alleanza Atlantica “tutto<br />

è fatto” ha detto il capo del governo<br />

italiano, “occorre solo sveltire le pratiche<br />

burocratiche e far sì che la Croazia<br />

sia presente alla prossima riunione<br />

Nato il 3 e 4 aprile”.<br />

Per Berlusconi popolazioni ed<br />

economie di Italia e Croazia sono<br />

particolarmente vicine, come dimostra<br />

anche il fatto che le prime due<br />

banche croate sono partecipate da<br />

Unicredit e Banca Intesa, ma c’è<br />

l’impegno dei due Paesi per “cercare<br />

di migliorare i loro rapporti”.<br />

”Condividiamo gli stessi valori<br />

dei Paesi fondatori dell’Unione europea.<br />

La Croazia merita di diventare il<br />

28.esimo membro” ha detto a sua volta<br />

il primo ministro Sanader. “Sono testimone<br />

- ha aggiunto - del forte sostegno<br />

che Berlusconi ha dimostrato<br />

nei suoi tre mandati a favore di una rapida<br />

conclusione del nostro processo<br />

d’adesione comunitaria”.<br />

Anche all’incontro di Sanader con<br />

il ministro degli Esteri Franco Frattini<br />

al centro dei colloqui c’è stata ancora<br />

Ue e Nato. “La visita in Italia<br />

del primo ministro croato si colloca -<br />

sottolinea la Farnesina - nell’ambito<br />

dell’intensa azione diplomatica svolta<br />

per rilanciare i negoziati di adesione<br />

all’Ue che la disputa sui confi ni<br />

con Lubiana ha di fatto bloccato mentre<br />

tale questione bilaterale rischia di<br />

far slittare di qualche settimana l’ac-<br />

Silvio Berlusconi e Ivo Sanader a Palazzo Chigi<br />

cesso di Zagabria nella Nato e quindi<br />

la sua partecipazione, a pieno titolo,<br />

al Vertice atlantico di Strasburgo/<br />

Kehl in aprile. La Croazia - prosegue<br />

la nota della Farnesina - è determinata<br />

a fi nalizzare i negoziati tecnici<br />

per l’adesione all’Ue entro il 2009,<br />

in vista di una sua membership tra<br />

la fi ne del 2010 e gli inizi del 2011.<br />

Ma il raggiungimento di tale obiettivo<br />

trova un primo importante fattore<br />

di condizionamento nella controversia<br />

croata-slovena sui confi ni. La<br />

Slovenia ha bloccato nove capitoli<br />

negoziali, costringendo la Presidenza<br />

francese di turno Ue a rinunciare<br />

all’obiettivo di aprire la quasi totalità<br />

dei capitoli negoziali e di chiudere un<br />

numero signifi cativo di essi.<br />

”L’arrivo del premier Sanader segna<br />

un passo importante nella storia<br />

delle relazioni tra Roma e Zagabria,<br />

un’occasione durante la quale è stata<br />

ribadita la vicinanza del nostro Paese<br />

al governo croato e sono stati rilanciati<br />

gli auspici per una rapida adesione<br />

di questo all’Ue”. Così ha commentato<br />

Aldo Di Biagio, deputato del<br />

Pdl eletto nella ripartizione Europa e<br />

presidente dell’Associazione parlamentare<br />

di amicizia Italia-Croazia,<br />

la visita del primo ministro croato a<br />

Roma.<br />

”I due Paesi condividono un percorso<br />

economico e commerciale molto<br />

profi cuo, come ha detto lo stesso<br />

Berlusconi - continua Di Biagio - ma<br />

su questo versante sono molteplici le<br />

inziative in agenda che come Associazione<br />

stiamo promuovendo attraverso<br />

il supporto dei diversi referenti<br />

economici ed istituzionali e attraverso<br />

un confronto costante con i nostri<br />

interlocutori in terra croata.Plaudo<br />

con entusiasmo alla fi rma dell’Accordo<br />

quadro di collaborazione culturale<br />

e scientifi ca tra l’Università La<br />

Sapienza e l’Università di Zagabria,<br />

a preambolo della lectio magistralis<br />

del premier Sanader, e che rappresenta<br />

la cornice indiscussa di una cooperazione<br />

profonda e ambiziosa che<br />

contribuirà a cementare ulteriormente<br />

le relazioni tra Roma e Zagabria<br />

nei prossimi anni”.<br />

”L’incontro alla Sapienza è stata<br />

l’occasione per presentare la nostra<br />

Associazione al premier e ai Ministri<br />

del Governo croato intervenuti<br />

all’evento - ha concluso Di Biagio - e<br />

l’entusiasmo e l’interesse manifestati<br />

da questi nei confronti della nostra<br />

mission e dei nostri progetti rappresenta<br />

un segnale importante di fi ducia<br />

e di stima nei confronti del nostro<br />

Paese. Sono molti i punti di interesse<br />

su cui saremo disponibili ad intervenire<br />

e a operare nei prossimi mesi.<br />

L’auspicio è quello di individuare un<br />

cammino di cooperazione con i nostri<br />

interlocutori croati, con particolare<br />

forza quelli presenti sul territorio<br />

italiano, che sia una premessa interessante<br />

all’ingresso formale della<br />

Croazia nell’Ue auspicata entro la<br />

fi ne del 2010”. ●


I risvolti della crisi economica in Croazia<br />

Debito estero oltre il Pil<br />

Il governo croato sta valutando<br />

nuove misure anti-recessione, oltre<br />

ai precedenti decreti anti-crisi.<br />

Lo ha annunciato il premier Ivo Sanader<br />

dinanzi al Parlamento croato, sottolineando,<br />

tuttavia, che ogni nuova<br />

misura avrà un impatto sull’aumento<br />

del debito estero del Paese, come<br />

nel caso di altri stati europei. Pertanto,<br />

il governo prevede di rivedere il<br />

bilancio nella seconda metà di marzo,<br />

quando saranno prese in considerazione<br />

ulteriori spese. Sanader ha precisato<br />

che è stato nominata un team di<br />

monitoraggio per tutto ciò che accade<br />

con la crisi e la recessione in Europa<br />

e nel mondo, per vedere come gli altri<br />

paesi stanno reagendo. Secondo le ultime<br />

stime, il debito estero della Croazia<br />

ha superato il PIL ed è ora pari<br />

a 39 miliardi di euro (dati alla fi ne di<br />

dicembre 2008), nonostante la diminuzione<br />

annuale del debito pubblico<br />

dal 20,2 p.c. al 17,7 p.c. del gennaio<br />

di quest’anno.<br />

I dati di gennaio 2009, dimostrano<br />

una riduzione della produzione industriale<br />

del 14,1 p.c. rispetto allo stesso<br />

mese dell’anno precedente. Una<br />

delle cause principali è la diminuzione<br />

della “domanda” nazionale ed<br />

estera. Però, anche altri motivi hanno<br />

causato questa situazione come per<br />

esempio i problemi per la fornitura di<br />

gas per gli impianti industriali. Il settore<br />

colpito maggiormente dalla crisi<br />

è il settore automobilistico e l’indu-<br />

stria del tabacco, mentre per quanto<br />

riguarda la produzione alimentare ha<br />

subito una minore riduzione di circa<br />

del 13,5 p.c. . Il calo totale sarebbe<br />

stato più espressivo se la fornitura del<br />

gas e dell’energia elettrica, non avessero<br />

segnato una crescita annuale del<br />

9,3 p.c. Si prevede in futuro il continuo<br />

della tendenza negativa che tra<br />

l’altro porterà all’aumento della disoccupazione.<br />

Secondo le ultime proiezioni del<br />

Vienna Institute for International<br />

Economic Studies, la Croazia deve<br />

affrontare due anni diffi cili, con un<br />

calo drastico del 2 per cento del PIL<br />

nel 2009, e una lieve ripresa nel 2010,<br />

con l’1 per cento di crescita. Tuttavia,<br />

già nel 2011, la Croazia entrerà a far<br />

parte di quel gruppo di Paesi, all’interno<br />

della regione, in grado di crescere<br />

ad un ritmo del 4 per cento. “Le<br />

modifi che a queste proiezioni sono<br />

possibili, ma siamo ottimisti”, afferma<br />

l’analista Hermine Vidović, precisando<br />

che questo moderato ottimismo<br />

si basa sulle aspettative di una ripresa<br />

in Europa occidentale già nella<br />

metà del prossimo anno, che darà<br />

un grande impulso per l’esportazione<br />

della Croazia, come pure al turismo.<br />

Nonostante tali previsioni, la creazione<br />

di nuovi posti di lavoro non è altrettanto<br />

probabile, visto che il tasso<br />

di disoccupazione continuerà a<br />

crescere l’anno prossimo, mentre si<br />

aspetta un lieve calo solo nel 2011. ●<br />

La cantieristica croata tra speranze e problemi: il “3.maj” di Fiume<br />

Attualità<br />

Costume<br />

e scostume<br />

Battiam battiam<br />

le mani...<br />

Nella musica classica la tattica<br />

migliore è l’attesa. Quando<br />

i musicisti sembrano avere<br />

terminato un pezzo e siete assaliti<br />

dal dubbio “applaudire<br />

o non applaudire”, non abbiate<br />

fretta, aspettate che comincino<br />

gli altri spettatori ed eviterete<br />

brutte fi gure. Per chi non<br />

vuole limitarsi a questa tattica<br />

attendista, forse un po’ codarda,<br />

la soluzione è semplice:<br />

leggete il programma e contate<br />

i movimenti (Allegro moderato,<br />

Andante, ecc.) del concerto<br />

o della sinfonia a cui state per<br />

assistere. Applaudite dopo l’ultimo<br />

tempo. Queste sono alcuni<br />

dei consigli che un quotidiano<br />

zagabrese ha publicato, sotto<br />

forma di decalogo-galateo<br />

per i parlamentari che vanno<br />

ai concerti. L’insolita pubblicazione<br />

è seguita alla fuguraccia<br />

che hanno rimediato alcuni<br />

onorevoli del Sabor, invitati<br />

a presenziare ad un concerto di<br />

musica classica organizzato a<br />

Zagabria dalla Repubblica ceca<br />

nell’ambito della sua presidenza<br />

dell’Unione europea. Gran<br />

parte del pubblico, formato dal<br />

corpo diplomatico accreditato<br />

a Zagabria e dai deputati del<br />

Sabor, hanno applaudito al momento<br />

sbagliato, tra gli sguardi<br />

prima sorpresi, poi sornioni e<br />

infi ne contrariati degli esecutori.<br />

Così, con una marcata dose<br />

di ironia, il giornale della Capitale<br />

ha pensato di pubblicare un<br />

piccolo trattato su “come battere<br />

le mani” e come comportarsi<br />

quando si asssiste a un concerto<br />

di musica classica dal vivo.,<br />

per cercare di correggere un vizio<br />

collettivo abbastanza diffuso<br />

tra quanti, poco conoscitori<br />

e neanche tanto amanti della<br />

buona musica, sono “costretti”<br />

ad andare ai concerti per obblighi<br />

di protoccollo....<br />

<strong>Panorama</strong> 7


8 <strong>Panorama</strong><br />

Attualità<br />

Costume<br />

e scostume<br />

Il messaggio<br />

tolto dal tram<br />

«Senza Dio, senza padrone»,<br />

era lo slogan promosso da una<br />

rete di associazioni non governative<br />

croate, prevalentemente<br />

femministe, affi sso per un giorno<br />

su un tram di Zagabria a sostegno<br />

dell’ateismo. La campagna<br />

sarebbe dovuta durare un<br />

mese, ma dopo 24 ore la Zet<br />

(l’azienda che gestisce i trasporti)<br />

l’ha bloccata restituendo ai<br />

committenti quanto pagato.<br />

Il cartellone è stato rimosso<br />

perché “il messaggio non è in<br />

sintonia con la politica di marketing<br />

dell’azienda’’ è stato detto<br />

in un comunicato che ha suscitato<br />

le ire della “Coalizione<br />

per il secolarismo” che, come<br />

già prima a Londra e Madrid,<br />

ha promosso l’iniziativa. Il denaro<br />

è stato restituito ma, dicono<br />

le associazioni, rimane la domanda<br />

perché prima lo slogan<br />

è stato ammesso e poi cancellato.<br />

“Un esempio di tirannia<br />

della maggioranza sulla minoranza’’,<br />

per Bojana Genov, una<br />

delle promotrici della prima iniziativa<br />

ateista pubblica mai promossa<br />

in Croazia, Paese per il<br />

90 per cento cattolico e il circa<br />

3 per cento di atei. L’azienda<br />

pubblica si è giustifi cata sostenendo<br />

che lo slogan “offende i<br />

valori dei credenti”. Analoga la<br />

posizione di alcuni analisti vicini<br />

alla Chiesa. “Il messaggio<br />

rifl ette un ateismo distorto perché<br />

incita alla discriminazione<br />

di persone di diverso credo religioso<br />

ed esprime un tipo di frustrazione<br />

con la religione”, ha<br />

osservato don Živko Kustić, sacerdote<br />

e autorevole intellettuale<br />

cattolico. Per la femminista<br />

Đurđa Knežević, il gesto ha dimostrato<br />

il legame innaturale tra<br />

la Chiesa e lo Stato. Per Vesna<br />

Pusić, (Hns) lo slogan tolto dimostra<br />

“che la campagna ha colto<br />

nel segno”.<br />

Sempre in alto mare il contezioso tra Croazia e<br />

Un passo avanti e du<br />

È<br />

terminata con un nulla di fatto<br />

anche la riunione tra il Commissario<br />

per l’Allargamento<br />

dell’Ue, Olli Rehn, e i Ministri degli<br />

Esteri della Croazia e della Slovenia,<br />

Gordan Jandroković e Samuel<br />

Žbogar. L’incontro tra i due Paesi,<br />

alla presenza degli alti rappresentanti<br />

dell’Ue, non ha dato infatti risultati<br />

concreti sul progetto della Commissione<br />

Europea per la mediazione<br />

volta a risolvere la controversia del<br />

confi ne sloveno-croato e il proseguimento<br />

dei negoziati di adesione della<br />

Croazia. “Durante l’incontro, abbiamo<br />

discusso sulla possibilità di raggiungere<br />

accordi su specifi ci termini<br />

di intermediazione europea, decidendo<br />

così di proseguire i colloqui in un<br />

prossimo futuro”, si è limitato a riportare<br />

brevemente un comunicato dalla<br />

Commissione Europea dopo i colloqui,<br />

precisando che l’obiettivo rimane<br />

quello di “agevolare la soluzione<br />

di questioni di confi ne e sbloccare i<br />

negoziati di accesso alla Croazia volti<br />

a soddisfare le prescrizioni tecniche,<br />

per completare i negoziati entro<br />

la fi ne di quest’anno”.<br />

Ad ogni modo, Olli Rehn ha accolto<br />

con favore il fatto che entrambi<br />

i Paesi hanno sostenuto tale iniziativa<br />

e ha sottolineato ora la necessità di<br />

raggiungere un accordo sui termini di<br />

intermediazione, tenendo presente le<br />

prescrizioni del diritto internazionale<br />

e della pratica giudiziaria. La Croazia<br />

e la Slovenia hanno infatti convenuto<br />

entrambe intorno all’iniziativa di<br />

risolvere la questione delle frontiere<br />

con il supporto di un team di esperti<br />

sotto la guida dell’ex presidente fi nlandese<br />

Martti Ahtisaari, ma restano<br />

molto divise sul mandato da conferire<br />

agli inviati. Infatti, mentre la Croazia<br />

ritiene che il gruppo di mediazione<br />

dovrebbe aiutare i due Paesi nella<br />

formulazione di una petizione da presentare<br />

poi presso la Corte internazionale<br />

di giustizia dell’Aja, la Slovenia<br />

Dal sacrifi cio degli esuli ad<br />

Migliaia di uomini e donne italiane,<br />

durante e dopo il secondo dopoguerra,<br />

vittime di uccisioni sommarie,<br />

che in Istria ebbe il chiaro intento<br />

di infondere il terrore nella popolazione<br />

italiana. La dura repressione infl itta<br />

dalle autorità comuniste jugoslave<br />

portò alla fuga un numero consistente<br />

di italiani, ma anche sloveni e croati.<br />

Un esodo e una pulizia etnica che signifi<br />

cò graduale perdita di un’identità<br />

sociale e culturale che ancora oggi con<br />

grande “sacrifi cio” istriani, fi umani e<br />

dalmati cercano di conservare. E proprio<br />

sulla necessità di rivedere e occuparsi<br />

della questione degli esuli con<br />

occhio e interesse nuovi è stato organizzato<br />

un seminario di studi a Milano,<br />

a cura del Dipartimento di Scienze<br />

Politiche dell’Università Cattolica<br />

del capoluogo lombardo, dal titolo Il<br />

sacrifi cio degli istriani, fi umani, dalmati<br />

per rimanere italiani. L’azione<br />

dell’Unione Europea per il loro diritto<br />

a vivere nella terra natìa, in collaborazione<br />

con l’Associazione Nazionale<br />

Venezia Giulia e Dalmazia-Comitato<br />

di Milano. Un incontro dedicato non<br />

tanto, e non solo, all’analisi di una problematica<br />

storica che continua a destare<br />

contrarietà, quanto all’esame della<br />

risoluzione della controversia all’interno<br />

del contesto europeo. Per il Direttore<br />

del Dipartimento di Scienze<br />

Politiche e Ordinario di Storia delle relazioni<br />

e delle istituzioni internazionali<br />

della Cattolica di Milano, Massimo<br />

De Leonardis, da sempre attento conoscitore<br />

dell’argomento ed autore di numerosi<br />

saggi a riguardo, “il desiderio è<br />

quello di riportare al giusto posto sulla<br />

scala del riconoscimento una questione<br />

che per forti contrapposizioni ideologiche<br />

non ha goduto del meritato interesse.<br />

Certo però - ha aggiunto - oggi queste<br />

barriere sono diminuite, si comincia<br />

a riguardare vecchie e preconcette interpretazioni”.


Slovenia sui confi ni<br />

e indietro<br />

ha chiesto di creare un gruppo di intermediazione<br />

che decida sulla situazione<br />

del confi ne con riferimento alle<br />

mappe esistenti il 25 giugno 1991. ●<br />

Attualità<br />

I segni lasciati da Venezia in Istria e in Dalmazia<br />

Un patrimonio da tutelare<br />

Olli Rehn resenze di cultura veneta in Istria, Quarnero e Dalmazia. Questo<br />

Pil titolo dell’incontro promosso a Venezia dal Comitato Scientifi co<br />

della Collana di Studi e Ricerche sulle Culture Popolari Venete, impegnato<br />

a far rivivere gli strati e substrati della cultura popolare veneta<br />

declinata al plurale. È intervenuto l’assessore alle relazioni internazionali<br />

del Veneto, Isi Coppola, che ha sottolineato il ruolo della Regione<br />

in questa attività di approfondimento degli aspetti della cultura veneta<br />

nell’ampia area adriatica che va dall’Istria alla Dalmazia, passando per<br />

le isole del Quarnero, attraverso la legge n. 15/1994 che compie dieci<br />

anni. Sono stati numerosi gli interventi fi nanziati dalla Regione e fi nalizzati<br />

da un lato a favorire gli studi e le ricerche sul patrimonio architettonico<br />

e culturale veneto presente in queste aree e dall’altro a promuovere<br />

le tante attività di carattere didattico e culturale curate dalle comunità degli<br />

italiani della penisola istriana, ma anche della costa dalmata e recentemente<br />

anche di quella montenegrina.<br />

L’assessore Coppola ha evidenziato anche come la Regione sia fortemente<br />

impegnata sul fronte della questione identitaria. “La salvaguardia<br />

delle identità culturali - ha detto - è una delle priorità indicate anche<br />

dall’Unione Europea, perché la conservazione della memoria storica è<br />

fondamentale per vivere il presente e progettare il futuro”. L’assessore ha<br />

ribadito la volontà della Regione di mantenere desta l’attenzione nei confronti<br />

di quest’area e di proseguire il rapporto di fraterna collaborazione<br />

con le associazioni degli esuli e con le comunità italiane per portare avanti<br />

il programma di salvaguardia del patrimonio di cultura veneta. ●<br />

una rinnovata azione dell’Unione Europea<br />

Apertura già manifestata durante<br />

la Giornata del ricordo, celebrata lo<br />

scorso 10 febbraio dallo stesso Presidente<br />

della Repubblica italiana, Giorgio<br />

Napolitano, che ha espresso “la<br />

vicinanza affettuosa e solidale” delle<br />

istituzioni a quanti “vissero personalmente<br />

o attraverso loro familiari<br />

le tragiche vicende della persecuzione,<br />

dell’orrore delle foibe, dell’esodo<br />

massiccio degli italiani dalle terre in<br />

cui erano profondamente radicati. Si<br />

tratta - aggiunse Napolitano - di un riconoscimento<br />

umano e istituzionale<br />

già per troppo tempo mancato e giustamente<br />

sollecitato che non ha nulla<br />

a che vedere col revisionismo storico,<br />

col revanscismo e col nazionalismo”.<br />

Il capo dello Stato si è anche<br />

detto “lieto” dei chiarimenti arrivati lo<br />

scorso 31 gennaio dal presidente della<br />

Slovenia, Danilo Turk, che in una<br />

precedente intervista aveva detto che<br />

l’Italia ha “un defi cit etico” circa le<br />

responsabilità storiche del fascismo.<br />

“Non hanno alcuna ragione d’essere<br />

polemiche dall’esterno nei nostri confronti<br />

- proseguì Napolitano -. Con gli<br />

Stati di nuova democrazia e indipendenza<br />

sorti ai confi ni dell’Italia vogliamo<br />

vivere in pace e in collaborazione<br />

nella prospettiva della più larga<br />

unità europea”.<br />

“È in una prospettiva di allargamento<br />

europeo, con la Slovenia che fa<br />

già parte dell’Ue e la Croazia tra gli<br />

stati candidati, che è nata l’idea di mettere<br />

su questo seminario”, ha spiegato<br />

il professor De Leonardis. Un incontro<br />

al quale hanno, aderito, tra gli altri,<br />

Rossana Mondoni, autrice del volume<br />

“Sopravvissuto alle foibe”, Massimiliano<br />

Lacota, presidente dell’Unione<br />

degli Istriani e della Libera Provincia<br />

dell’Istria in esilio, il professor Maurizio<br />

Maresca, Ordinario di Diritto internazionale<br />

ed europeo all’Università<br />

di Udine e intervento sul tema “La po-<br />

sizione dell’Unione europea nella riaffermazione<br />

dei diritti umani, con particolare<br />

riguardo ai diritti degli esuli”.<br />

”Occorre una riconciliazione, e un’Europa<br />

che non sia balbuziente e miope,<br />

che sappia guardare alla dignità e alla<br />

conoscenza dei popoli. L’Europa non<br />

può dimenticare - chiosa Lacota - un<br />

problema che assume valenze di natura<br />

economica oltre che naturalmente<br />

culturale e sociale”. Non solo, dunque,<br />

analisi delle questioni irrisolte di<br />

carattere più prettamente economico,<br />

che riguardano cioè le proprietà italiane<br />

che vennero interamente confi scate<br />

e riassegnate agli abitanti che vennero<br />

insediati nella regione ormai vuota dei<br />

suoi precedenti abitanti, ma soprattutto<br />

occasione anche per rompere quella<br />

“congiura del silenzio” di cui ha parlato<br />

lo stesso Sottosegretario alla presidenza<br />

del Consiglio, Gianni Letta,<br />

durante la celebrazione del Giorno del<br />

ricordo. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 9


Stiamo fronteggiando una delle<br />

crisi economiche e fi nanziarie<br />

più lunghe e più diffi<br />

cili del dopoguerra (e dall’esito<br />

ancora incerto). Una depressione<br />

arrivata gradualmente e a lungo annunciata<br />

dai “pessimisti”, ma negata<br />

o sminuita da un mondo politico<br />

e istituzionale ottimista (o facilone?)<br />

oltre misura. E ammaliato<br />

dall’idea di poter condurre in porto,<br />

senza particolari ripercussioni,<br />

un’economia da tempo, ormai, costretta<br />

a navigare in un mare palesemente<br />

procelloso.<br />

Può sembrare strano che si<br />

possa negare l’esistenza di un disagio<br />

economico, ma non è né<br />

facile né evidente, invece, individuarne<br />

la natura, congiunturale<br />

o strutturale. Innanzitutto perché<br />

siamo di fronte a una materia<br />

complessa come l’identità e<br />

l’evoluzione del tessuto produttivo<br />

di un mondo tecnologicamente<br />

evoluto, ma tanto multiforme e disomogeneo<br />

quanto più dichiaratamente<br />

globale, prodotto della crescente<br />

dimensione multinazionale<br />

delle grandi aziende. Ad aumentare<br />

i nostri dubbi e la nostra sfi ducia<br />

c’è il presentimento che buona<br />

parte dei dati macroeconomici<br />

di cui disponiamo, derivano da informazioni<br />

a volte parziali, a volte<br />

campionarie, se non proprio alterate.<br />

Come si potrebbero spiegare,<br />

altrimenti, le repentine smentite e<br />

rovesciamenti di fronte?<br />

Infi ne, a rendere le cose ancora<br />

più inesplicabili ci pensa la politica:<br />

quando un capitolo diventa<br />

importante nel contesto della<br />

“cosa pubblica”, fi nisce fatalmente<br />

nelle secche della retorica elettorale<br />

e della logica del potere. Un<br />

tanto a livello locale o nazionale,<br />

in Croazia come altrove. Atteggiamenti<br />

marcatamente protezionistici<br />

di alcuni sistemi economici<br />

e creditizi, gestioni arroganti delle<br />

multinazionali, la deleteria rete<br />

dei confl itti di interesse tra banche<br />

e imprese, imprese e società<br />

di revisione, banche e persino<br />

autorità di vigilanza, hanno fi nito<br />

per tradursi in mala gestione, collusione,<br />

malaffare... Una commedia<br />

degli equivoci con pochi equi-<br />

10 <strong>Panorama</strong><br />

Interviste<br />

voci, come direbbe la buonanima<br />

di Totò. Di fronte al dilagare della<br />

crisi, al di là dell’aspetto meramente<br />

tecnico, politico ed economico<br />

di questo momentaccio,<br />

che interessa e coinvolge tutti,<br />

abbiamo voluto sentire l’opinione<br />

del dottor Elvio Baccarini, il<br />

connazionale al secondo mandato<br />

di preside della Facoltà di Filosofi<br />

a e Lettere dell’Ateneo fi umano<br />

e professore straordinario di etica<br />

e fi losofi a della politica presso<br />

la stessa facoltà. Una voce competente,<br />

accreditata espressione<br />

del mondo universitario inteso<br />

Il dottor Elvio Baccarini, 47 anni,<br />

preside e docente a Filosofi a<br />

come “luogo di libera creazione<br />

ed espressione del pensiero”. E la<br />

corrente di pensiero che segue il<br />

dottor Baccarini (laurea a Trieste<br />

in Filosofi a della politica di John<br />

Stuart Mill, dottorato ad Urbino<br />

su Ontologia morale), ben si accosta<br />

alla trattazione e alla lettura<br />

di questo contesto. Interpretazioni<br />

e approfondimenti su libertà,<br />

democrazia, giustizia, fi losofi a<br />

della politica, giudizi morali, etica,<br />

contenuti peraltro nei suoi numerosi<br />

testi pubblicati su riviste<br />

scientifi che, nonché nei sei libri<br />

di cui è autore, soprattutto nei volumi<br />

più recenti, “Etica pratica” e<br />

“Conoscenza morale”. Quest’ultimo,<br />

appunto, insieme alla sua intensa<br />

attività di ricerca, gli è valso<br />

il Premio annuale Città di Fiume<br />

per il 2008 oltre agli apprezzamenti<br />

del mondo accademico.<br />

Crisi e dintorni: l’opinione del<br />

Forse non t<br />

di Bruno Bontempo<br />

È fuori dubbio che sia “crisi”<br />

la parola chiave, la più usata, la<br />

più diffusa e più temuta del momento<br />

su scala planetaria. Probabilmente<br />

abbiamo ormai superato<br />

la soglia del non ritorno e la sola<br />

ipotesi di dover procedere ad una<br />

stima delle possibili conseguenze è<br />

suffi ciente a destare allarme. Poi<br />

ci sono le incognite sui possibili<br />

sviluppi, sulla portata reale e sulla<br />

durata di questa recessione a rendere<br />

il quadro della situazione ancora<br />

più inquietante. È daccordo,<br />

dottor Baccarini?<br />

”Un fatto molto importante emerso<br />

da questo tracollo è la constatazione<br />

che il capitalismo selvaggio non<br />

può funzionare. È un orientamento<br />

fortemente a rischio, ma per un ventennio<br />

si è pensato che potesse essere<br />

un sistema propulsivo, se non proprio<br />

ideale. Poi si è capito che il miglior<br />

ordine socio-economico è quello nel<br />

quale le istituzioni pubbliche hanno<br />

comunque un ruolo fondamentale,<br />

soprattutto in quei segmenti dove la<br />

solidarietà sociale è istituzionalizzata.<br />

Non parlo del benefattore Soros<br />

che decide di regalare in benefi cienza<br />

uno dei tanti miliardi del suo ricco<br />

patrimonio, ma intendo proprio quelle<br />

istituzioni pubbliche che si occupano<br />

di giustizia sociale e che come<br />

tali sono un fattore di grande rilievo.<br />

Senza poter contare su queste strutture<br />

comuni, saremmo costretti a vivere<br />

in un clima di estrema precarietà.<br />

Un modello che, paradossalmente,<br />

in determinati momenti può anche<br />

reggere e andar bene, ma che sui<br />

tempi lunghi fi nisce inevitabilmente<br />

per scoprire i suoi aspetti peggiori ed<br />

accrescere in noi confusione, ansia,<br />

insicurezza. Come tutte le crisi, anche<br />

questa non mancherà di generare<br />

situazioni di disagio ma allo stesso<br />

tempo potrà creare i presupposti per<br />

far nascere anche qualcosa di buono,<br />

di positivo. Se analizziamo attentamente<br />

i lineamenti di alcune delle fi -<br />

gure simbolo nel mondo fi no ai nostri<br />

giorni, o fi no a qualche anno ad-


Interviste<br />

dottor Elvio Baccarini, preside della Facoltà di Filosofi a di Fiume e docente di etica<br />

utti i mali vengono per nuocere...<br />

dietro, ci accorgiamo che tra i massimi<br />

leader della terra, quelli che hanno<br />

guidato i più potenti Paesi del nostro<br />

pianeta, paradossalmente ci sono stati<br />

personaggi a dir poco improponibili,<br />

insensati, in netta contraddizione<br />

con l’immaginario di un ruolo di<br />

sì alta responsabilità politica, storica<br />

e morale. Adesso sembra che negli<br />

USA ci sia stata una svolta, che gli<br />

americani abbiano voluto un leader<br />

che sia fi nalmente proponibile, accettabile,<br />

affi dabile, mosso dalle passioni<br />

e dagli ideali, che creda in qualcosa,<br />

perché c’è sempre qualcosa in<br />

cui credere... Non so se Barak Obama<br />

manterrà queste promesse, ma è<br />

doveroso sottolineare l’atteggiamento<br />

di un popolo che a larga maggioranza<br />

ha cercato e votato un politico<br />

così, un personaggio dal volto e dalle<br />

idee nuove. dopo che per lunghi anni<br />

si era abituato a leader equipaggiati<br />

di niente, se non di capacità mercantili”.<br />

L’anno scorso lei ha avuto il<br />

Premio Città di Fiume per la sua<br />

attività di ricerca e per il libro<br />

“Conoscenza morale”. Di che cosa<br />

si tratta?<br />

“È una discussione molto teorica<br />

che verte attorno alle ipotesi di una<br />

conoscenza morale. C’è una corren-<br />

Crisi economica e crisi dei valori viste<br />

attraverso l’ottica del fi losofo<br />

Il dottor Baccarini alla presentazione del suo libro “Conoscenza morale”<br />

te di pensiero composta da fi losofi<br />

molto scettici in materia che negano<br />

ogni possibilità di conoscenza.<br />

Perché in realtà abbiamo tante conoscenze<br />

contrapposte per cui è impossibile<br />

stabilire quali siano giuste<br />

e quali sbagliate. Poi c’è la corrente<br />

nichilista che nega ogni verità morale<br />

e la considera esclusivamente<br />

una nostra costruzione fi ttizia, alcuni<br />

dicono anche fasulla. Infi ne,<br />

c’è una corrente relativista secondo<br />

la quale esistono delle conoscenze,<br />

ma limitate, nell’ambito di comunità<br />

specifi che. Pertanto, siamo di fronte<br />

a un tipo di conoscenza morale<br />

per una cultura occidentale, un’altra<br />

conoscenza morale è vincolata<br />

a una particolare religione, corrente<br />

o comunità culturale, eccetera.<br />

Questi sono i diversi modi di classifi<br />

care la morale. C’è poi una corrente<br />

che sostiene l’esistenza di un<br />

pensiero umano razionale, capace di<br />

sviluppare una conoscenza morale.<br />

Come farlo, è la domanda che segue<br />

in rapida sequenza. Io condivido la<br />

posizione che asseconda l’esistenza<br />

di un livello di conversione verso<br />

una conoscenza oggettiva, cioè<br />

nell’interscambio tra ponderatezze,<br />

tra persone e comunità diverse, con<br />

la compenetrazione di ragioni e argomenti<br />

a sostegno di differenti opinioni.<br />

Nel tempo si riducono i pregiudizi<br />

e si afferma una conoscenza<br />

morale obiettiva, oggettiva”.<br />

Le espressioni più alte della nostra<br />

morale sono ancora quelle tradizionali,<br />

comunque nell’arco dei<br />

secoli c’è stata un’evoluzione nella<br />

concezione di alcune visioni. Quali<br />

sono state le svolte decisive intervenute<br />

nella morale, nel costume,<br />

nel pensiero?<br />

”Il cambiamento decisivo, che<br />

ancora oggi infl uenza la civiltà occidentale,<br />

è stato l’illuminismo. Lo testimonia<br />

il fatto che tuttora le più importanti<br />

correnti di pensiero sono riconducibili,<br />

e ne risentono l’infl uenza,<br />

soprattutto a quel movimento di<br />

idee che si sviluppò nel Settecento,<br />

fondato sul ragionamento, la tolleranza,<br />

la libertà di giudizio... Non tutte,<br />

ovviamente ne sono escluse le religioni,<br />

ma quelle correnti che si manifestano<br />

poi nelle istituzioni pubbliche,<br />

si rifanno all’illuminismo”.<br />

Oggi si parla spesso e volentieri<br />

del diffuso scadimento dei costumi,<br />

della generale crisi dei valori,<br />

di una scarsa accettazione delle<br />

norme sulla convivenza civile. È<br />

un problema reale oppure si tratta<br />

di uno dei tanti nostri luoghi comuni?<br />

”Molto spesso si parla di questo<br />

decadimento dei valori. Sarebbe opportuno<br />

chiedersi in quale epoca i<br />

valori sono stati meglio rispettati e<br />

incarnati. In realtà siamo ancora in<br />

una fase di progresso dei valori, non<br />

di un loro decadimento. Facilmente<br />

<strong>Panorama</strong> 11


si fi nisce per cadere nella trappola dei<br />

luoghi comuni che sono duri a morire.<br />

Oggi sicuramente esiste un livello<br />

di riconoscimento dei diritti molto<br />

più elevato che nel passato, ci sono<br />

molte discriminazioni in meno, più<br />

rifl essione critica, maggiori possibilità<br />

di superare dei pregiudizi. Non<br />

direi, dunque, che siamo in una fase<br />

di decadimento dei valori, ma in un<br />

momento di crisi di alcuni principi.<br />

Perché stiamo scoprendo che abbiamo<br />

avuto a lungo dei pregiudizi a<br />

danno di minoranze, nel rapporto con<br />

una maggioranza discriminata come<br />

le donne, tabù nei confronti di gruppi<br />

minoritari sessuali, di stranieri immigrati,<br />

di popoli lontani. Anche le<br />

disuguaglianze sociali sono un fenomeno<br />

che, pur ancora presente, è sensibilmente<br />

ridotto rispetto ai decenni<br />

precedenti”.<br />

Tuttavia assistiamo a delle recrudescenze,<br />

con situazioni di<br />

grande disagio e aggressività nei<br />

confronti dei più deboli, immigrati,<br />

donne, bambini, per cui sembra<br />

che la società stia tornando indietro...<br />

”Indubbiamente si manifestano<br />

ancora dei preoccupanti segnali di<br />

discriminazione, non lo nego, però<br />

l’andamento generale è in progresso.<br />

Purtroppo sussistono dei sintomi<br />

di reazione, per cui gli stessi che<br />

oggi in Italia detestano l’extracomunitario<br />

un tempo disprezzavano il<br />

meridionale. E oggi succede che ci<br />

sono anche dei meridionali che se<br />

la prendono con l’extracomunitario.<br />

Comunque, negli ultimi decenni si<br />

è consolidata un’etica pubblica che<br />

si oppone fortemente a questi fenomeni.<br />

Anche se la situazione non è<br />

certo idilliaca, non vedo motivi per<br />

un eccessivo pessimismo, in quanto,<br />

lo ribadisco, a mio avviso oggi possiamo<br />

pensare ai valori basilari della<br />

società in termini diversi e a livelli<br />

più elevati di apertura rispetto al<br />

passato”.<br />

Pluralismo e questioni bioetiche<br />

ci portano a rifl ettere ed a pronunciarci<br />

anche su temi come l’aborto<br />

e l’eutanasia, cioè il diritto alla vita<br />

e il diritto alla morte, emersi prepotentemente<br />

con il caso di Eluana<br />

Englaro, manipolato a tutti i livelli.<br />

”Concretamente sul caso di Eluana<br />

concordo pienamente con il con-<br />

12 <strong>Panorama</strong><br />

Intervista<br />

Le Università anglosassoni<br />

unici punti di riferimento<br />

Quali sono, oggi, le maggiori<br />

autorità nel campo del pensiero<br />

fi losofi co, quelle che apprezza<br />

maggiormente e sente di<br />

poter condividere?<br />

”Esistono delle sedi universitarie<br />

dove si fa fi losofi a, ad esempio<br />

in Germania e Francia, nelle quali<br />

operano autorevoli ricercatori, anche<br />

molto apprezzati. Eppure, secondo<br />

il mio parere, il loro pensiero<br />

rappresenta una degenerazione della<br />

fi losofi a. Non condivido quello che<br />

da decenni sta succedendo nei due<br />

grandi Paesi europei, disapprovo le<br />

loro rifl essioni e resto dell’opinione<br />

che le cose migliori ci arrivano dalle<br />

Università del Regno Unito e degli<br />

USA. Tra queste sedi accademiche<br />

e il resto del mondo il divario è<br />

abissale. Esistono alcune Università<br />

che si impegnano a sviluppare e<br />

sostenere attività di ricerca, tra cui<br />

c’è anche la nostra Facoltà di Filosofi<br />

a di Fiume. Anzi, abbiamo ricevuto<br />

pure dei riconoscimenti, ma<br />

siamo appena al primo stadio. Ci<br />

ha confortato l’opinione del grande<br />

fi losofo di Oxford, Timothy Williamson,<br />

che nel corso di una con-<br />

tenuto dello striscione che ha esposto<br />

la Curva nord allo stadio Meazza di<br />

Milano, in occasione del recente derby,<br />

e che riportava la scritta Politici<br />

e giornalisti sciacalli, silenzio, Eluana<br />

riposi in pace! Purtroppo, attorno<br />

a questo caso si è fatto uno spettacolo<br />

di politica spicciola veramente disgustoso<br />

e non si è avuto il minimo<br />

senso di pietà umana. Né per Eluana,<br />

che ormai da un quindicennio non<br />

era più in grado di sentire niente di<br />

quello che succedeva attorno a lei, né<br />

per la famiglia, e pochi si sono chiesti<br />

quanto questo nucleo familiare abbia<br />

sofferto. Indubbiamente gli Englaro<br />

si sarebbero meritati una solidarietà<br />

più discreta anche da parte di quanti<br />

hanno manifestato sensibilità e comprensione,<br />

e un minimo di pietà umana<br />

da chi non li ha capiti, non ha appezzato<br />

o addirittura ha condannato<br />

versazione a Fiume, quando è stato<br />

nostro ospite, mi disse che il nostro<br />

è già un buon livello, perché siete<br />

in grado di importare fi losofi a. Ora<br />

dovete cercare di crescere ulteriormente<br />

per riuscire ad esportarla,<br />

la fi losofi a. Ciò signifi ca che siamo<br />

capaci di capire qualcosa di importante,<br />

di dialogare con interlocutori<br />

che contano. Però siamo consci che<br />

le sole idee originali e valide stanno<br />

nascendo negli USA e in Gran<br />

Bretagna, tutti gli altri hanno ancora<br />

parecchio da lavorare per avvicinare<br />

la loro acutezza e profondità di<br />

pensiero”. ●<br />

le loro azioni. Comunque, parlando<br />

in generale sia per l’aborto, sia per<br />

l’eutanasia, non credo nell’intervento<br />

della normativa pubblica. Una frase<br />

di Bill Clinton riproduce bene quello<br />

che penso a proposito dell’aborto: ce<br />

ne dovrebbero essere pochi e dovrebbero<br />

essere sicuri. Non è bene avere<br />

un’etica pubblica che riconosca<br />

l’aborto come metodo contraccettivo,<br />

però non è accettabile nemmeno<br />

una normativa pubblica che lo criminalizzi.<br />

Allo stesso modo va regolamentata<br />

la fi ne della vita delle persone,<br />

perché con le nuove tecnologie il<br />

prolungamento dell’esistenza umana<br />

effettivamente richiede una nuova rifl<br />

essione etica e un nuovo rispetto per<br />

la scelta delle persone, che hanno diritto<br />

a rifl ettere e decidere su come<br />

vivere e su come concludere la propria<br />

vita”. ●


Intervista<br />

La riforma degli studi deve andare avanti<br />

Nella sua veste di preside e docente di etica alla<br />

Facoltà di Lettere e Filosofi a di Fiume, è a stretto<br />

contatto con il mondo dei giovani. Quanto è infl<br />

uenzato dalla subcultura l’ambiente studentesco?<br />

”Non so che cosa si possa considerare oggi subcultura,<br />

perché ogni fenomeno così etichettato molto presto<br />

diventa moda e cessa di essere subcultura. Esiste una capacità<br />

industriale grandissima di assorbire qualsiasi prodotto<br />

e di trasformarlo in moda. Comunque, nella natura<br />

delle università, e così pure nella mia Facoltà di Lettere<br />

e Filosofi a, esiste una notevole tradizione di pensiero indipendente,<br />

che preferisco defi nire così invece di qualifi<br />

carlo come subcultura. Sotto questo aspetto c’è una<br />

tradizione che si è mantenuta anche tra le nuove generazioni<br />

di universitari. La vivacità di pensiero si manifesta<br />

in forme di reazione, di prese di posizione o di critica di<br />

fronte alle più diverse articolazioni della vita sociale, ai<br />

fenomeni più eclatanti, più interessanti, più coinvolgenti<br />

per la popolazione giovanile”.<br />

La protesta studentesca è ancora d’attualità: crede<br />

che abbia raggiunto l’intensità massima oppure<br />

possiamo attenderci nuove manifestazioni, con risvolti<br />

più seri? In che cosa hanno ragione e che cosa<br />

potrebbe cambiare nel mondo universitario?<br />

Elvio Baccarini con la consorte Andrea Blagojević (a<br />

destra), attrice del Teatro “Ivan de Zajc” di Fiume<br />

”La protesta studentesca interessa tutta l’Europa e la<br />

Croazia non ne poteva restare fuori. Credo che sostanzialmente<br />

siano tre i motivi scatenanti. Il primo, specifi -<br />

co, è legato alla riforma del sistema universitario in corso<br />

in Europa, un processo senza dubbio positivo. Come<br />

ogni riorganizzazione ha bisogno di un consolidamento<br />

e come ogni novità è accolta con diffi denza, contrarietà,<br />

obiezioni, sia tra i docenti, sia tra gli studenti. Rispetto a<br />

qualche anno fa è cambiato il metodo di insegnamento<br />

e si è creata una situazione nuova alla quale qualcuno si<br />

adatta prima, qualcuno più lentamente. Per molti è diffi -<br />

cile capire che nel processo di insegnamento va abbandonato<br />

l’accumulo indistinto di nozioni, per procedere<br />

all’acquisizione più ragionata dei contenuti e per favorire<br />

un processo di apprendimento basato maggiormente sulla<br />

qualità, l’approfondimento, e sulla necessità di mantenere<br />

la continuità dello studio anche a laurea già conseguita.<br />

Dobbiamo capire che l’antica prassi di far leggere<br />

tante cose per una conoscenza enciclopedica, anche ragionata<br />

- non dico solo enciclopedica, nozionistica - è<br />

ormai superata. Praticamente siamo destinati a studiare<br />

per tutta la vita e se una volta la laurea voleva dire la<br />

fi ne degli studi, oggi è soltanto una tappa importante nel<br />

lungo processo di apprendimento. Tutto ciò crea problemi<br />

nello studio, nell’insegnamento e anche nella verifi ca<br />

del sapere. Ora si sta tentando di ottimizzare il sistema,<br />

nel senso che ogni riforma va fatta, quindi anche questa,<br />

fi ssando un obiettivo. Poi, se strada facendo ci si accorge<br />

che ci sono degli ostacoli, il progetto va rivisto e corretto<br />

con nuove norme, fi no ad arrivare a una stesura defi -<br />

nitiva soddisfacente. È comprensibile che durante il periodo<br />

di transizione si debbano affrontare tanti imprevisti.<br />

Ad esempio, attualmente nella nostra Università per<br />

tre generazioni diverse di studenti sono in uso altrettanti<br />

modelli di regolamento degli studi, e ciò crea una situazione<br />

di disagio sia tra il corpo docente, sia tra gli studenti.<br />

La riforma è sicuramente giustifi cata e credo che<br />

la direzione intrapresa per portarla a termine sia quella<br />

giusta. Molto è già stato fatto, ma altrettanto resta ancora<br />

da fare”.<br />

Ma il mondo universitario è chiamato a far fronte<br />

anche ad altre diffi coltà, che appartengono piuttosto<br />

alla sfera esistenziale, quella del privato...<br />

“Esiste un problema generale, ed è di natura fi nanziaria,<br />

presente in tutta Europa. C’è la minaccia di un taglio<br />

dei fondi per l’università. La riforma, inoltre, prevede più<br />

insegnanti rispetto al passato, perché il lavoro con gli allievi<br />

dei singoli corsi deve essere più individualizzato.<br />

Inoltre, non va trascurato il fatto che il numero degli anni<br />

di studio è salito da quattro a cinque e sappiamo che pochi<br />

studenti si accontenteranno della laurea del triennio.<br />

Quello dei fi nanziamenti è un problema che investe sia i<br />

professori, sia gli studenti, con la differenza che quest’ultimi<br />

si fanno sentire di più in pubblico con l’ondata di<br />

protesta. Ma il malessere è avvertito, eccome, anche dal<br />

corpo docente. Il Ministero ci sta supportando abbastanza<br />

bene ed ha concesso l’apertura di un buon numero di<br />

nuovi posti di lavoro. Comunque, siamo di fronte a un<br />

processo che è ancora nella sua fase evolutiva.<br />

Al terzo posto tra le ragioni della contestazione studentesca,<br />

ma certamente non ultimo per importanza,<br />

metterei l’accentuarsi dell’indigenza sociale, risultato<br />

della crisi economica di cui abbiamo già parlato e che<br />

contribuisce ad accentuare le diseguaglianze già presenti<br />

nella nostra realtà”.●<br />

<strong>Panorama</strong> 13


14 <strong>Panorama</strong><br />

Personaggi<br />

Appassionato fi n da bambino alla ricerca storica, Niki Fachin ha al proprio att<br />

Aumenta la sensibilità per il pass<br />

di Marianna Jelicich Buić<br />

È nato<br />

a Capodistria, ha vissuto<br />

e vive costantemente nella<br />

sua amata Umago, ma segue<br />

da anni, anzi da decenni il costante<br />

richiamo che lo porta a “sondare”<br />

in ogni senso la terra dei suoi predecessori,<br />

che sono “passati” per le<br />

zone di Portole, Montona, Visignano<br />

e con una passione anche per Grisignana,<br />

Verteneglio, Buie, Cittanova...<br />

Il nome e la persona di Niki Fachin<br />

sono legati inscindibilmente alla storia<br />

o, per essere più precisi, alla ricerca<br />

storica, una passione che lo ha<br />

accompagnato fi n dall’infanzia e lo<br />

ha portato a concretizzare questo suo<br />

amore in tempi tutto sommato piuttosto<br />

ristretti, in tutta una serie di pubblicazioni,<br />

saggi e mostre. Documentarista,<br />

ricercatore infaticabile e collezionista<br />

appassionato di tutto quel<br />

che si collega agli eventi del passato,<br />

è diventato, a poco più di trent’anni<br />

d’età (è nato nel 1977), una fra le<br />

più autorevoli personalità nel campo<br />

degli studi e ricerche di storia locale.<br />

”La mia è una passione che mi<br />

ha colto all’età di otto anni quando,<br />

messa la maschera, ho effettuato la<br />

mia prima immersione in mare presso<br />

Umago, alla ricerca di resti archeologici.<br />

Da allora in me l’interesse<br />

Documentazione fotografi ca alle isole Brioni<br />

verso la storia e l’archeologia è andato<br />

crescendo sempre di più allargandosi<br />

a tutto ciò che deriva dalla storia<br />

(dall’archeologia alle tradizioni popolari<br />

odierne), e in special modo a<br />

tutto quello che è legato alla cultura<br />

istriana. Così, per diversi anni ho effettuato<br />

sopralluoghi sul territorio e<br />

raccolto materiale di carattere etnografi<br />

co e archeologico. Buona parte<br />

di quest’ultimo è andata poi a costituire<br />

la base del primo nucleo dell’eposizione<br />

archeologica presso la Comunità<br />

degli Italiani di Verteneglio.<br />

Con i reperti recuperati nel comprensorio<br />

umaghese invece, è stata creata<br />

la mostra che a Umago ha permesso<br />

nel Duemila l’apertura del Museo civico”.<br />

Per l’esame di maturità<br />

censite 154 cappellette<br />

Questa passione per la materia<br />

storica, contratta da bambino, ha<br />

iniziato a trasformarsi ben presto<br />

in un lavoro serio e concreto, che ha<br />

dato i suoi primi frutti già nel periodo<br />

della scuola media superiore...<br />

”Direi di sì. <strong>Ultima</strong>ta a Umago<br />

la scuola dell’obbligo, ho proseguito<br />

gli studi presso la SMSI ‘Leonardo<br />

da Vinci’ di Buie, frequentando<br />

il Ginnasio generale (dal settembre<br />

1991 al giugno 1995). Per il lavoro<br />

di maturità ho incentrato le mie ricerche<br />

sulle cappellette che si trovano<br />

nel comprensorio dei comuni<br />

di Umago, Cittanova, Verteneglio,<br />

Buie, Grisignana e Portole e le ho<br />

intitolate ’I . Con questo studio nel<br />

1994 ho vinto il premio ‘Istria. Una<br />

terra da scoprire’ concorso bandito<br />

dalla Scuola media ‘Vincenzo de<br />

Castro’ di Pirano. Il premio è stato<br />

assegnato grazie al fatto che fi no a<br />

quel momento non erano stati fatti<br />

né un censimento né uno studio<br />

accurato in merito. Sono riuscito a<br />

censire 154 cappellette”.<br />

Il suo percorso formativo è proseguito<br />

poi, inevitabilmente direi,<br />

alla Facoltà di Storia, indirizzo<br />

archeologico, presso l’Università<br />

degli Studi di Trieste, proiettato<br />

verso una tesi avente ad argomento<br />

la revisione del fondo epigrafi co


ivo esiti di notevole rilievo<br />

ato istriano<br />

di epoca romana nel comprensorio<br />

parentino.<br />

In tutti questi anni ha alternato<br />

lo studio universitario alla ricerca<br />

storica che ha prodotto diverse<br />

pubblicazioni, saggi, contributi alla<br />

ricerca storica nella sua accezione<br />

più ampia, mostre…<br />

”La mia prima pubblicazione<br />

combacia con la prima mostra che<br />

ho realizzato nel 1997 e che si intitola<br />

Libri di autori umaghesi (Knjige<br />

umaških autora) e in cui sono state<br />

presentate per la prima volta le opere<br />

pubblicate da persone che sono nate o<br />

sono vissute nel comprensorio uma-<br />

ghese, mentre il catalogo contiene le<br />

loro biografi e e le opere. Nello stesso<br />

anno è stata allestita l’esposizione Gli<br />

umaghesi nelle vecchie cartoline, in<br />

cui ho raccolto le cartoline d’epoca<br />

della città aventi per tema le persone<br />

e la descrizione dei luoghi dove queste<br />

sono state fotografate.<br />

Un anno più tardi, nel 1998, ha visto<br />

la luce la monografi a bilingue di<br />

cartoline d’epoca Saluti da Umago<br />

Personaggi<br />

Niki Fachin impegnato nella complessa ricostruzione di una casita<br />

(Pozdrav iz Umaga) che comprende<br />

229 esemplari distribuiti su 176<br />

pagine, con un dettagliato testo inerente<br />

le attività quotidiane nella zona<br />

dall’800 alla prima metà del ‘900,<br />

con una storia particolareggiata del<br />

turismo. Il tema delle cartoline è stato<br />

ripreso anche nella mostra Umago<br />

e Salvore al tempo dell’Austria-Ungheria<br />

realizzata nello stesso anno, in<br />

occasione della Giornata della Città<br />

di Umago che ha compreso cartoline<br />

della zona antecedenti il 1918. La<br />

mostra è stata poi ripresentata a Muggia<br />

durante una promozione turistica<br />

del territorio e in seguito a Salvore, in<br />

occasione dei festeggiamenti dei 180<br />

anni della costruzione del faro.<br />

Nel 2001 ha visto la luce il volume<br />

Verteneglio e dintorni (Brtonigla<br />

i okolica) che, attraverso un preciso<br />

testo storico, presenta su 160 pagine<br />

il territorio del Comune dall’antichità<br />

a oggi, e comprende anche altri<br />

temi quali le associazioni presenti<br />

sul territorio, l’istruzione scolastica,<br />

ecc., per arrivare alla descrizione dettagliata<br />

di tutte le località del comprensorio,<br />

accompagnate da una lista<br />

completa degli abitanti presenti nel<br />

1945. Nel 2002 ho scritto, impaginato<br />

e pubblicato in proprio Umago-<br />

Salvore. Storia e cultura, guida turistica,<br />

tradotta in croato, tedesco e inglese,<br />

che contiene nelle sue 64 pagine<br />

un riassunto della storia locale<br />

implementata con descrizioni detta-<br />

gliate delle mete interessanti per chi<br />

vuole conoscere meglio il territorio.<br />

Infi ne ho compiuto le ricerche storiche<br />

e di documentazione e scritto<br />

buona parte dei testi per la guida<br />

storico-artistica Istria-Cherso-Lussino.<br />

Storia e cultura di 50 comuni,<br />

pubblicata a Trieste nel 2003 da Bruno<br />

Fachin. Questa guida presenta per<br />

la prima volta su 264 pagine tutta la<br />

regione in modo sistematico, trattando<br />

le parti che sono oggi comprese<br />

nel territorio italiano, sloveno e croato,<br />

sino alle isole di Cherso e Lussino.<br />

Per la prima volta l’intera penisola<br />

istriana è stata presentata sistematicamente,<br />

divisa per comuni con<br />

un’ulteriore divisione per parrocchie,<br />

dando una panoramica alquanto completa<br />

delle peculiarità storiche del territorio.<br />

Tradotta in croato, sloveno e<br />

tedesco, l’opera è stata premiata da<br />

parte dell’Ente per il Turismo della<br />

Regione Istriana con il riconoscimento<br />

‘Capra d’oro’ nel 2004. Oltre<br />

a questo, diverse ricerche sono state<br />

pubblicate nei volumi del Centro di<br />

Ricerche Storiche di Rovigno e in altre<br />

pubblicazioni”.<br />

Anche le cartoline<br />

raccontano il passato<br />

Questi anni fatti di ricerca, documentazione<br />

e studio appassionato<br />

della storia, le hanno portato anche<br />

la creazione di una sua personale<br />

biblioteca con oltre 1.700 titoli<br />

<strong>Panorama</strong> 15


16 <strong>Panorama</strong><br />

Personaggi<br />

di tematica istriana, triestina, fi umana<br />

e dalmata, di un’invidiabile<br />

collezione di cartoline d’epoca (500<br />

e più esemplari antecedenti il 1940)<br />

e una cospicua collezione etnografi<br />

ca fatta di oggetti usati in passato<br />

che vanno dall’ambito della campagna<br />

a quello della casa. Due parole<br />

sulle cartoline. Ce n’è una, tra<br />

le tante, più “preziosa”? Pensa di<br />

renderle accessibili al pubblico?<br />

”Ho iniziato a raccogliere le cartoline<br />

d’epoca in concomitanza con<br />

l’iscrizione all’Università. Le ho trovate<br />

soprattutto negli antiquariati e<br />

mercatini di Trieste, ma anche nelle<br />

aste su internet. Tra queste mi è particolarmente<br />

cara una del 1904, spedita<br />

da Portole ad Alessandria d’Egitto.<br />

Sto realizzando un mio sito sull’Istria<br />

che avrà il compito di presentare e riassumere<br />

quanto fatto sino ad ora e<br />

aiutare la divulgazione e la documentazione<br />

dei patrimoni dell’amata penisola.<br />

Su questo sito troveranno posto<br />

anche tutte le cartoline che così<br />

potranno essere viste anche dal pubblico”.<br />

Per ciò che riguarda la sua collezione<br />

etnografi ca, fatta di oggetti<br />

e utensili antichi di varia natura,<br />

credo possa essere interessante<br />

renderla accessibile al pubblico,<br />

soprattutto ai bambini e ai ragazzi<br />

delle scuole. Lo crede realizzabile<br />

come progetto?<br />

”Per il momento questi oggetti,<br />

raccolti sempre nel corso degli anni<br />

mediante il lavoro sul campo e alle<br />

donazioni di persone di buona volontà,<br />

si trovano sparsi in luoghi diversi<br />

vista la mancanza di uno spazio<br />

che possa accoglierli interamente. Ho<br />

proposto, alcuni anni fa, alla municipalità<br />

di Umago di allestire una mostra<br />

etnografi ca permanente a Seghetto,<br />

ma non ho trovato riscontro. Visto<br />

che non sono uno che si lascia scoraggiare<br />

facilmente, ho riproposto recentemente<br />

l’idea ai comuni di Grisignana<br />

e Portole che si sono dimostrati<br />

ben lieti e disponibili a creare dei<br />

centri espositivi che tutelino il prezioso<br />

patrimonio dei nostri nonni e bisnonni”.<br />

Le stanzie attendono<br />

studi più approfonditi<br />

Di quali argomenti storici si occupa<br />

in questo periodo, oltre a quelli<br />

relativi alla tesi?<br />

”Dal 1.mo maggio 2002 sono titolare<br />

di una ditta che è attiva nell’ambito<br />

culturale, registrata per ricerche<br />

storiche e d’archivio, pubblicazione<br />

di libri, creazione di banche dati<br />

e implementazioni su internet. Per<br />

accompagnare il lavoro intellettuale<br />

con attività di carattere manuale, mi<br />

sono specializzato nella sistemazione<br />

di aree verdi abbandonate negli ambienti<br />

rurali, ovvero nei paesini.<br />

Negli ultimi tempi mi sono dedicato<br />

allo studio dell’architettura rurale<br />

che mi ha permesso, tra l’altro,<br />

di effettuare una ricerca dettagliata riguardante<br />

l’architettura rurale del paese<br />

di Vergnacco nel Comune di Gri-<br />

Il mare intorno a Umago è di notevole interesse sotto l’aspetto archeologico.<br />

Nella foto: uno scorcio dei resti dell’abitato di Sipar<br />

signana. Realizzato per conto del Co-<br />

Qmune, è uno studio del patrimonio<br />

rurale, ovvero degli edifi ci presenti<br />

nel paese, nel quale sono stati elaborati<br />

e documentati uno ad uno tutti<br />

gli edifi ci che compongono la località,<br />

sulla base di schede specifi che realizzate<br />

da me per questo progetto.<br />

Lo studio aveva per compito la documentazione<br />

dello stato presente delle<br />

cose, come elemento propedeutico<br />

alla conservazione e al restauro<br />

dell’intera località.<br />

Altro aspetto che mi interessa in<br />

modo particolare sono le stanzie. Anche<br />

se molto numerose in questa zona,<br />

ricche di storia agraria e di vita, sono<br />

state poco studiate. Senza la conservazione<br />

della memoria storica vivente<br />

sarà molto diffi cile comprendere<br />

bene il mondo istriano moderno.<br />

In tal senso un mio contributo<br />

alla salvaguardia delle tradizioni<br />

nell’Istria nord-occidentale è la raccolta<br />

di oltre 400 soprannomi di persone<br />

o famiglie, organizzati geografi<br />

camente, che sto preparando per la<br />

pubblicazione.<br />

Un altro tema al quale intendo dedicarmi<br />

in futuro è quello della storia<br />

del turismo in Istria”.<br />

Secondo lei, si dà suffi ciente importanza,<br />

anche in termini economici,<br />

alla ricerca storica in Istria?<br />

”Mi pare che negli ultimi anni si<br />

siano fatti progressi per ciò che riguarda<br />

la ricerca storica. Credo in<br />

ogni caso, in base alle mie esperienze,<br />

che tutto dipende dall’interesse personale<br />

e dalla volontà di collaborare dei<br />

vari enti (comuni e città). Vorrei rile-


vare a questo proposito la sensibilità<br />

nei confronti delle mie ricerche e proposte<br />

dimostrate dai sindaci dei Comuni<br />

di Portole e Grisignana, rispettivamente<br />

i signori Aleksander Krt e<br />

Rino Duniš, e della direttrice dell’Ente<br />

Comunale per il Turismo di Verteneglio,<br />

Cristina Vojić Krajcar”.<br />

Quali sono, secondo lei, i temi<br />

storici istriani dei quali si sa ancora<br />

poco e ai quali bisognerebbe dedicare<br />

più spazio?<br />

”Come ho detto sopra, le stanzie,<br />

seppur numerose, non sono state<br />

ancora trattate in modo adeguato.<br />

Accanto a ciò, possiamo aggiungere<br />

tutta una serie di ‘temi’ che non sono<br />

stati elaborati in modo preciso e ordinato<br />

e per i quali manca un concreto<br />

lavoro sul campo fatto soprattutto<br />

di documentazione sistematica. Sono<br />

beni che in molti casi non sono inoltre<br />

tutelati dalla legge: mi riferisco ai<br />

capitelli, portoni, portali, fi gure apotropaiche,<br />

ecc. La chiave, secondo<br />

Nell’area istriana vi è un gran numero<br />

di chiese e cappellette. Nella<br />

foto: Mondellebotte, nel Parentino<br />

me e ci tengo a ribadirlo, sta proprio<br />

nel lavoro fatto sul campo con una<br />

adeguata catalogazione e documentazione<br />

sistematica”.<br />

Profondamente grato<br />

a Mariano Maurović<br />

Le città e i comuni del Buiese<br />

danno suffi ciente risalto alla conservazione,<br />

la tutela e la promozione<br />

a scopi turistici del proprio patrimonio<br />

storico e archeologico?<br />

”Credo di aver già risposto in parte<br />

a questa domanda, ma è anche vero<br />

che si può fare sempre e ancora meglio.<br />

Forse in questa sede bisognerebbe<br />

addurre un magnifi co esempio di<br />

unione tra recupero del bene storico,<br />

archeologia, industria e promozione<br />

turistica nell’apertura del Museo del<br />

vino a Verteneglio nella sede del vecchio<br />

mulino, l’unico, credo, così ben<br />

conservato in tutta la Penisola”.<br />

C’è una personalità, tra tutte<br />

quelle che ha incontrato, che l’ha<br />

aiutata e sostenuta in modo particolare?<br />

”La persona alla quale sono più<br />

legato in questo senso, è uno storico<br />

per passione che purtroppo ora non<br />

c’è più, il signor Mariano Maurović<br />

di Montona. Con lui ho trascorso ore<br />

e giornate intere, al telefono o di persona<br />

a scambiarci idee. Se oggi la mia<br />

passione è tale, lo devo anche a lui.<br />

Egli ha saputo consigliarmi, incoraggiarmi<br />

nei momenti diffi cili che accompagnano<br />

la vita di chi, come lui,<br />

era appassionato anche di quella storia<br />

‘minore’, fatta di ricerche, cartoline,<br />

‘indagini’ fatte sul campo e nei<br />

campi. Mi ha dato molte idee per diversi<br />

progetti che, grazie al suo supporto,<br />

ho realizzato. Si dice che gli<br />

amici si riconoscono nel momento<br />

del bisogno e così ha fatto lui quando,<br />

Personaggi<br />

a poche ore dall’inaugurazione della<br />

mostra sugli Autori umaghesi, ormai<br />

disperato e in preda all’emozione non<br />

sapevo più dove girarmi né da dove<br />

cominciare, si è presentato lui e in<br />

breve tempo ha sistemato tutti i libri<br />

al proprio posto”.<br />

Una domanda che faccio sempre<br />

a chi, come lei, ama l’Istria e si defi<br />

nisce istriano: cosa vuol dire essere<br />

istriani e quale potrebbe essere il<br />

futuro della nostra Penisola?<br />

”L’istrianità, secondo me, è la<br />

compenetrazione tra diverse culture,<br />

e sento in me, in effetti, la presenza di<br />

queste diverse entità, Questo, credo,<br />

è un sentire comune a tutti quelli che<br />

si defi niscono istriani. Un’altra caratteristica<br />

è la tolleranza verso l’altro e<br />

la capacità di cogliere positivamente<br />

quanto di buono l’altro ci può dare.<br />

Le parole d’ordine invece per ciò che<br />

riguarda il futuro della Regione sono<br />

uno sviluppo ecosostenibile con riferimento<br />

ai desideri, proposte e necessità<br />

dei singoli cittadini, con l’implementazione<br />

di quanto già presente, e<br />

qui intendo la tutela e la valorizzazione<br />

del patrimonio culturale e la fruizione<br />

dell’ambiente naturale. Tutto<br />

questo infi ne collegato allo sviluppo<br />

di un turismo consapevole”. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 17


18 <strong>Panorama</strong><br />

Società<br />

Ricordando Guido Miglia, lucido ed esemplare maestro di comprensi<br />

L’amore per l’Istria nel rispetto de<br />

di Marino Vocci<br />

Di primo mattino, dopo essere<br />

salito sull’Eurostar, per un<br />

viaggio che da Trieste mi portava<br />

a Roma, ho aperto un quotidiano<br />

triestino e ho letto con grande commozione<br />

la notizia che Guido Miglia<br />

non era più tra noi. Ricordo che in<br />

quei momenti il treno stava attraversando<br />

la campagna della Bassa friulana,<br />

ancora immersa nel lungo sonno<br />

invernale: Eravamo appena fuori<br />

Torviscosa e avendo negli occhi l’immagine<br />

del campanile di quella cittadina,<br />

ho pensato che mi ricordava un<br />

pezzo, un dettaglio del nostro comune<br />

amore: la terra istriana e in particolare<br />

la cittadina di Arsia, costruita<br />

sui progetti di Pulitzer Finali.<br />

Solo pochi giorni giorni prima di<br />

quel venerdì, il 20 febbraio l’avevo<br />

cercato al telefono, ma dall’altra<br />

parte del fi lo non avevo sentito<br />

la sua voce familiare e un po’ rauca,<br />

né quella della moglie Ariella, bensì<br />

quella di un’assistente familiare, che<br />

mi aveva informato del suo ricovero<br />

all’Ospedale di Cattinara a Trieste.<br />

Dal tono della voce avevo capito<br />

che la situazione era delicata e non<br />

prometteva niente di buono. Dopo la<br />

telefonata ero stato bloccato a casa<br />

dall’infl uenza che mi aveva colpito<br />

durante il recente viaggio compiuto<br />

ad Auschwitz e questo non mi aveva<br />

permesso di fargli visita. Dedico<br />

quindi a Guido Miglia il viaggio effettuato<br />

con il “Treno della memoria”<br />

ad Auschwitz in compagnia di<br />

un migliaio di giovani, che era stata<br />

un’importante occasione per tornare<br />

a parlare di giovani appunto, di memoria<br />

e di radici, temi sempre molto<br />

cari a Guido, e ai quali ha dedicato la<br />

Sua vita.<br />

Volevo sentire Guido Miglia per<br />

salutarlo e per fare con lui due ciacole,<br />

perché, pur essendo malato e stanco,<br />

era sempre così attento a quello<br />

che succedeva a Trieste, in Istria così<br />

come era sempre acuto nei suoi giudizi.<br />

Volevo sentirlo, in particolare,<br />

per parlare del complice silenzio con<br />

cui a Trieste era stata accolta l’inaugurazione<br />

del Civico Museo della<br />

Cultura istriana, fi umana e dalmata.<br />

Un Museo che, per i contenuti, offende<br />

istriani come me e come Miglia,<br />

e soprattutto tanta gente che non<br />

crede che la nostra storia di istriani<br />

si possa esaurire rimanendo nel racconto<br />

di quel pur tremendo dramma<br />

che è stato l’Esodo. Una tragedia<br />

a lungo dimenticata dall’Italia e<br />

mirabilmente raccontata agli italiani<br />

proprio da Guido Miglia. Un Museo<br />

che dovrebbe quindi proporsi di raccontare<br />

anche l’Istria amata da Guido<br />

e la mia Istria. L’Istria della bellezza<br />

fatta dalle sue diversità, con le<br />

radici protese e affondate nella terra<br />

rossa della mia Caldania e l’Istria del<br />

mare azzurro della Sua Stoia, l’Istria<br />

plurale del Sì del Da e del Ja, l’Istria.<br />

E questo diventa ancora più importante<br />

al giorno d’oggi, in un momento<br />

in cui sembra prevalere la ricerca<br />

di un’identità che si direbbe spesso<br />

gonfi ata agli estrogeni, un’identità<br />

che elude l’altro e tende a chiudersi<br />

ed a isolarsi in un’egoistica autosuffi<br />

cienza. Un Museo che, come è stato<br />

ricordato da un caro amico istriano<br />

che si occupa da oltre quarant’anni<br />

di museologia, dovrebbe esaltare in<br />

primo luogo l’unicità e la specifi cità<br />

di questo nostro mondo e raccontare<br />

quindi l’Istria, Fiume e Dalmazia<br />

Guido Miglia (Pola 1919-Trieste 2009)<br />

con le sue culture e storie di maggior<br />

importanza. Per ricordare solo alcuni<br />

aspetti a mio parere irrinunciabili,<br />

raccontare quindi paesaggi di mare e<br />

di terra. Una terra che nei secoli e nei<br />

millenni alle nostre spalle è stata segnata<br />

e costellata da traumatiche fughe<br />

e da felici approdi, con le storie<br />

di tante donne e tanti uomini, di generazioni<br />

che sono sopravvissute grazie<br />

alla propria fatica, al proprio lavoro.<br />

L’Istria dei “grandi mestieri del mondo”:<br />

della pesca, della produzione del<br />

sale e delle costruzioni navali, del lavoro<br />

nei campi e della pastorizia<br />

E poi, particolare, l’Istria che fa<br />

fatto quell’uso sapiente della pietra.<br />

Un uso che affonda le proprie radici<br />

nella storia dell’umanità, e che, oltre<br />

a quella fatta di cavatori, di tagliapietre,<br />

di scalpellini, ci racconta anche<br />

la storia che va dalle prime sculture<br />

e iscrizioni alle tavole dei Dieci comandamenti;<br />

e poi la pietra, anzi le<br />

pietre, sono state fondamentali tanto<br />

nella costruzione delle dimesse abitazioni<br />

del mondo rurale che di palazzi<br />

storici e d’impresssionante aspetto<br />

architettonico. ma anche delle masiere,<br />

dei pastini e delle casite, delle macine<br />

per il grano e dei pozzi per l’acqua,<br />

dell’Arena di Pola e del tabor di<br />

Cristoglie. La pietra, ha scritto alcuni<br />

anni fa l’amico Ulderico Bernardi,<br />

meriterebbe un museo, proprio per-


one e convivenza<br />

lla diversità<br />

ché “il fascino di tanti paesi, cittadine<br />

e villaggi dell’Istria viene dal candore<br />

della sua pietra…”.<br />

Ho conosciuto e incontrato Guido<br />

Miglia per la prima volta verso la<br />

metà degli anni Sessanta, con le prime<br />

assemblee studentesche e il Sessantotto<br />

a Trieste: Tra lui, bravo, serio<br />

e apprezzato insegnante di Lettere<br />

all’Istituto Tecnico Alessandro Volta<br />

di Trieste, e me, protagonista del movimento<br />

studentesco nonché presidente<br />

dell’Assemblea degli studenti<br />

medi di Trieste, nacque un’intesa immediata<br />

e naturale. Una condivisione<br />

di valori e di speranze e un’amicizia<br />

che dal 1966 a oggi, per oltre quarant’anni,<br />

nonostante la differenza di<br />

età, è rimasta intatta, anzi direi che si<br />

è consolidata.<br />

È stato Miglia a parlarmi<br />

di Fulvio Tomizza e a farmelo<br />

incontrare per la prima volta.<br />

Erano i giorni in cui Palach a<br />

Praga e Zacchigna al Giardino<br />

pubblico di Trieste mettevano<br />

in atto la loro terribile<br />

protesta, e di quell’incontro<br />

svoltosi al caffè San Marco,<br />

non lontano quindi dalla<br />

casa di Fulvio e dalla sede<br />

dell’Istituto Volta, ho ancora<br />

un ricordo nitidissimo.<br />

Come ricordo con gratitudine<br />

e riconoscenza l’articolo che<br />

Miglia scrisse, usando quasi<br />

le stesse parole e motivazioni<br />

che Pier Paolo Pasolini<br />

aveva usato per gli scontri tra<br />

studenti e poliziotti a Valle Giulia a<br />

Roma, per difendermi dagli attacchi<br />

di certi signorini di una sinistra salottiera<br />

e parolaia.<br />

E poi c’è il ricordo del lungo cammino<br />

fatto insieme: a partire dagli inizi<br />

degli anni Ottanta con il Circolo di<br />

Cultura istro-veneta Istria, poi le tante<br />

trasmissioni alla RAI (“Voci e volti<br />

dell’Istria” fu una sua splendida invenzione),<br />

e i nostri emozionati interventi<br />

e soprattutto la sua commozione<br />

e la grande gioia vissuta insieme in<br />

una giornata tiepida di febbraio agli<br />

inizi degli anni Novanta a Verudella<br />

al primo incontro della Dieta De-<br />

Stoia<br />

mocratica Istriana. A metà degli anni<br />

Novanta i viaggi in Istria compiuti<br />

spesso con amici carissimi per la presentazione<br />

del suo libro “L’Istria una<br />

quercia” e poi la solitudine e la fuga<br />

nella riservatezza.<br />

Guido Miglia è stato certamente<br />

un protagonista, mi viene da dire un<br />

“gigante”, per il modo in cui ha affrontato<br />

i temi della convivenza in<br />

queste nostre terre. Un uomo spesso<br />

Assieme a Fulvio Tomizza<br />

in una trasmissione radiofonica<br />

sofferente e tormentato, che sovente<br />

si faceva carico del male provocato<br />

da altri, come ad esempio delle colpe<br />

del fascismo e quindi dell’Italia in<br />

queste nostre terre plurali. Un uomo<br />

schivo, leale e mite, ma allo stesso<br />

tempo un uomo che seppe fare scelte<br />

decise e precise. Ricordo ancora una<br />

sua frase che nel corso degli anni mi<br />

è stata più volte ripetuta: “Dove (partiti,<br />

associazioni…) sono protagonisti<br />

gli stupidi, non possono starci gli<br />

intelligenti”. Uomo tutto di un pezzo<br />

potremmo dire, con grandi passioni<br />

e profondamente antifascista che<br />

ha dedicato la sua vita ad abbattere i<br />

Società<br />

muri delle divisioni, delle separatezze<br />

e delle reciproche ignoranze e ha<br />

cercato attraverso le reciproche conoscenze<br />

di costruire ponti per recuperare<br />

la reciproca fi ducia.<br />

Guido è stato per me un punto di<br />

riferimento irrinunciabile, perché se<br />

da una parte Fulvio Tomizza mi ha<br />

regalato l’orgoglio e la dignità di essere<br />

istriano, Miglia mi ha trasmesso<br />

l’amore per questa terra. In questi<br />

anni sono andato ripetute<br />

volte a rileggermi alcune sue<br />

rifl essioni contenute nei volumi<br />

“Bozzetti istriani” del<br />

1959, “Istria, sentieri della<br />

memoria”, “Istria una quercia”.<br />

Mi ha insegnato ad essere<br />

sempre serio e mai superfi -<br />

ciale, e soprattutto a svolgere<br />

con dedizione e serietà il mio<br />

lavoro. Ricordo che quando<br />

gli presentavo per la prima<br />

volta una persona, spesso con<br />

quel suo modo di fare un po’<br />

burbero, mi chiedeva a bruciapelo:<br />

che mestier el ga o el<br />

fa per viver?<br />

Infi ne due ricordi personali<br />

legati a mondi di cui anch’io<br />

sono innamorato, l’Istria e il<br />

Sud Tirolo-Alto Adige. Ricordi che<br />

risalgono a molti anni fa, quali i brevi<br />

incontri a Moso nel piccolo albergo<br />

“Kinigerhof”, che egli usualmente<br />

frequentava d’estate, gustando un eccellente<br />

kaisersmarren e bevendo un<br />

succo di sambuco o a Borosia dove si<br />

sorseggiava il caffè guardando il faro<br />

di Salvore, ospiti di una bella famiglia<br />

istriana, i Macovaz.<br />

Grazie per tutto quello che hai fatto<br />

per noi e per me caro professore, e<br />

scusa per quello che non sono riuscito<br />

a fare per Te.<br />

Mi mancherai, Guido. Ti sia lieve<br />

la terra. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 19


20 <strong>Panorama</strong><br />

Arte<br />

Al Museo Correr in esposizione oltre novanta opere di Fortunato Depero<br />

Dare scheletro e carne all’invisibile<br />

di Erna Toncinich<br />

Il Carnevale di Venezia 2009 è stato<br />

“contaminato” da un gruppo di<br />

fi guranti venuti dal nord. L’”intrufolamento”<br />

ha avuto a che vedere<br />

con un avvenimento artistico in atto<br />

nella città lagunare: si è trattato di un<br />

omaggio che il gruppo, di Serrada nel<br />

Trentino, ha voluto fare ad un artista<br />

del loro territorio, Fortunato Depero.<br />

Partito da Piazzale Roma nei costumi<br />

da lui disegnati, il gruppo di fi guranti<br />

si è piazzato dinanzi al Museo Correr<br />

in Piazza San Marco, spazio che<br />

ospita l’ultima mostra dell’artista,<br />

un’anticipazione, questa, sulla grande<br />

esposizione sul futurismo, primo e<br />

unico movimento artistico italiano di<br />

carattere internazionale. E Depero è<br />

stato un futurista.<br />

Serrada, la località trentina nella<br />

quale l’artista di sovente si ritirava,<br />

già da anni, lo ricorda allestendo cortei<br />

carnascialeschi con carri e scenografi<br />

e riprese dalla vastissima produ-<br />

La Casa Museo Depero di Rovereto, primo e unico museo futurista d’Italia<br />

zione deperiana, e quest’anno in cui<br />

ricorrono i cent’anni del movimento<br />

futurista, eccoli a Venezia, a “contaminare”,<br />

con i loro variopinti e stravaganti<br />

costumi, il suo tradizionale,<br />

sofi sticato e sfarzoso Carnevale.<br />

La mostra al Correr, comprendente<br />

opere che vanno dal 1914 al 1956,<br />

pone in visione il poliedrico Depero<br />

creativo in una gamma di campi<br />

straordinariamente estesa, dalla pittura<br />

alla scultura e all’architettura,<br />

dal design alla grafi ca pubblicitaria,<br />

alla scenografi a, dalla letteratura ad<br />

una vasta creatività nelle arti applicate.<br />

E non sempre da futurista “puro”,<br />

perché sin dall’inizio della sua attività<br />

artistica coglie ed elabora, sempre<br />

con originalità, varie tendenze<br />

d’avanguardia, in primis cubismo ed<br />

espressionismo, sempre come autore<br />

di forme ben delineate, chiare e spigolose,<br />

giocate in scomposizioni di<br />

ascendenza cubista, e colorate, quasi<br />

nella totalità, da colori trillanti e contrastanti.<br />

Le oltre novanta opere esposte nel<br />

museo veneziano provengono tutte<br />

dalla collezione di un medico oculista,<br />

Giuseppe Fedrizzi, che negli ultimi<br />

anni aveva in cura sia Depero che<br />

sua moglie Rosetta. Erano per questi<br />

anni piuttosto diffi cili dal punto di vista<br />

economico, ed il medico, appassionato<br />

dell’opera del suo paziente,<br />

oltre ad acquistare soprattutto opere<br />

di pittura, ne riceveva altre in cambio<br />

dei suoi servizi.<br />

Era stato l’allineamento dell’artista<br />

con il fascismo, espresso anche<br />

con la pubblicazione di un libro intitolato<br />

“A passo romano”, che, con la


Fortunato Depero<br />

fi ne del secondo confl itto mondiale,<br />

fece cessare l’interesse per la sua attività<br />

artistica. Successivamente, a partire<br />

dagli inizi degli anni Settanta, le<br />

numerose mostre allestite in varie città<br />

italiane nonché gli scritti di alcuni<br />

storici dell’arte hanno portato ad una<br />

rivalutazione della sua opera.<br />

Nato nel 1892 a Fondo, nella Valle<br />

di Non, Fortunato Depero compie<br />

gli studi di arti applicate a Rovereto<br />

dove per alcuni anni farà il marmista<br />

di lapidi sepolcrali, dopo un tentativo,<br />

non riuscito, di accedere all’Accademia<br />

di Belle Arti di Vienna. Poco più<br />

che ventenne, conosce i futuristi Bal-<br />

la (che diventerà suo maestro) e Boccioni,<br />

il maggior esponente del movimento.<br />

Diaghilev, il mago dei balletti<br />

russi, lo ingaggia come scenografo e<br />

costumista per un suo spettacolo, “Il<br />

canto dell’usignolo”, commessa non<br />

completamente realizzata dall’artista,<br />

occupato con Picasso a creare i costumi<br />

per un altro spettacolo.<br />

Non solo multiforme ma straordinariamentre<br />

produttivo, Depero si<br />

fa ben presto conoscere attraverso le<br />

più importanti esposizioni d’arte, la<br />

Biennale di Venezia, la Triennale di<br />

Milano, la Quadriennale di Roma, a<br />

Parigi, oltreoceano, a New York dove<br />

per due anni svolge un’ampia e intensa<br />

attività. Assieme a Balla, nel<br />

1915,appone la sua fi rla al Manifesto<br />

della ricostruzione futurista dell’universo.<br />

”...daremo scheletro e carne<br />

all’invisibile, all’impalpabile,<br />

all’imponderabile, all’impercettibi-<br />

Arte<br />

le...” è la massima di questo documento,<br />

il cui testo è accompagnato<br />

da opere fi gurative dei due estensori<br />

e segna il passaggio tra il Primo ed il<br />

Secondo futurismo.<br />

Nel 1959 Depero crea a Rovereto<br />

anche un museo, il suo museo, luogo<br />

”...dove avanguardia e memoria<br />

convivono...” e ”...luogo dinamico di<br />

incontro e formazione...”. Nel gennaio<br />

scorso il Comune di Rovereto ed<br />

il MART (Museo d’arte moderna e<br />

contemporanea di Rovereto e Trento,<br />

fondato nel 1980), ripreso il progetto<br />

museale dell’artista, hanno dato<br />

vita alla Casa d’arte futurista Fortu-<br />

nato Depero, primo e unico museo<br />

futurista d’ Italia, che si pone come<br />

una grande e pregevole vetrina delle<br />

creazioni futuriste e non di Fortunato<br />

Depero: disegni, dipinti, scenografi e,<br />

marionette, cartelloni pubblicitari,<br />

tarsie in legno, stoffe, soluzioni grafi -<br />

che, libri, poesie, prose, arazzi, costumi...<br />

eccetera, eccetera. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 21


22 <strong>Panorama</strong><br />

Cinema e dintorni<br />

Il tema sfaccettato in «The Reader» dell’inglese Stephen Daldry e ne «L’onda»<br />

Olocausto: non solo nazista ma dell’u<br />

di Gianfranco Sodomaco<br />

Dopo essere andato a vedere<br />

“The Reader”, dell’inglese<br />

Stephen Daldry, e “L’onda”,<br />

del tedesco Dennis Gansel, mi sono<br />

venute a mente, tra le tante, tre cose<br />

in particolare: 1) che il grande fi losofo<br />

tedesco Theodor Adorno, dopo<br />

aver visto Auschwitz dopo la guerra,<br />

ebbe a dire che non aveva più senso<br />

scrivere una parola, che dopo una simile<br />

ignominia non restava che il silenzio<br />

assoluto; 2) che, quello stesso<br />

giorno, avevo letto un articolo su<br />

un quotidiano in cui si diceva che<br />

Auschwitz “stava cadendo a pezzi”<br />

e che il premier polacco invitava<br />

il mondo “a salvare la memoria”; 3)<br />

che, in quei giorni, papa Benedetto<br />

XVI era stato costretto a dire che chi,<br />

all’interno della Chiesa cattolica, negava<br />

la realtà dell’Olocausto (un certo<br />

monsignor Williamson...), negava<br />

la Verità e si metteva automaticamente<br />

fuori della Chiesa... Andiamo prima<br />

a vedere da vicino i due fi lm.<br />

The Reader (premio Oscar per la<br />

migliore interpretazione femminile a<br />

Kate Winslet), il lettore o la lettrice, è<br />

strutturato in tre “blocchi”. Nel primo<br />

(siamo nella provincia tedesca durante<br />

gli anni ‘50) il giovane Micha-<br />

Hanna Schmitz (Kate Winslet) con il giovane Michael (David Kross)<br />

el (David Kross) conosce casualmente<br />

una donna più anziana di lui, appunto<br />

la Winslet, che lo inizia al sesso<br />

in modi non molto espansivi e gli<br />

chiede ogni volta di leggerle passi di<br />

qualche libro: fi no al giorno in cui lei<br />

scompare misteriosamente. Nel secondo<br />

blocco Michael, giovane studente<br />

di legge ad Heildelberg, portato<br />

dal suo insegnante ad un processo,<br />

riconosce in Hanna Schmitz, imputata<br />

per il suo passato di kapò (vigilante)<br />

nazista con altre colleghe, proprio<br />

la donna che aveva amato alcuni anni<br />

prima; Michael si accorge di avere<br />

la prova che non può essere stata lei<br />

(che non si discolpa) a scrivere quelle<br />

liste di mandati a morte per cui è incolpata<br />

(è analfabeta, per quello si faceva<br />

leggere i libri) ma non lo dice a<br />

nessuno. Nell’ultima parte, Michael<br />

adulto (Ralph Fiennes) trova la forza<br />

di inviare ad Hanna in prigione (è<br />

stata condannata all’ergastolo) le cassette<br />

dove ha inciso i testi che le aveva<br />

letto da ragazzo: grazie a queste<br />

lei impara a leggere e a scrivere fi nché<br />

un giorno, spinto dall’assistente<br />

sociale, lui va a trovarla prima che lei<br />

esca di prigione per una grazia. E durante<br />

questo incontro Michael, sempre<br />

più scosso da quella storia, cerca<br />

di capire quali sono i sentimenti che<br />

la donna sta vivendo, pietà?, colpa?,<br />

ma si trova invece davanti ad una<br />

“analfabeta morale”, una che spiega<br />

che ha soltanto obbedito agli ordini,<br />

come tantissimi nella Germania na-<br />

zista. Poco tempo dopo Hanna si toglie<br />

la vita. Perché? Perché ha capito<br />

fi nalmente il male che ha fatto? Assai<br />

improbabile, forse perché, segnata da<br />

quella esperienza esistenziale, semplicemente<br />

non riesce più a dare un<br />

senso alla sua vita. Spetterà a Michael,<br />

un’altra generazione, elaborare il<br />

lutto, farsi carico, in qualche modo,<br />

delle colpe del passato.<br />

L’onda: il fi lm è ambientato nella<br />

Germania di oggi, in una scuola<br />

superiore di una qualsiasi città. Durante<br />

una settimana “a tema” il professor<br />

Wenger deve gestire un seminario<br />

sull’autocrazia, su un “regime<br />

di un solo uomo o di un solo gruppo<br />

ristretto che usano un Paese a loro<br />

piacimento”. Vedendo la sua classe,<br />

dopo qualche lezione teorica, scettica<br />

e distratta, decide di passare alla<br />

dimostrazione pratica. Dopo che i ragazzi<br />

negano che in Germania possa<br />

risorgere il fascismo, Wenger li convince<br />

a cambiare, per quella settimana,<br />

i soliti comportamenti: rispetteranno<br />

alcune regole, chiederanno la<br />

parola, si alzeranno in piedi davanti<br />

all’insegnante, vestiranno tutti alla<br />

stessa maniera (una camicia bianca),<br />

si daranno un simbolo, un logo<br />

(un’onda, appunto), un saluto “paranazista”.<br />

Il gruppo si ingrossa velocemente,<br />

arrivano altri ragazzi da altre<br />

classi. Qualcuno, subito, più fragile,<br />

come il disadattato Tim, comincia<br />

ad identifi carsi ciecamente con il<br />

“movimento” emarginando chi non


del tedesco Dennis Gansel<br />

manità intera<br />

vi aderisce e scontrandosi con gruppi<br />

di “anarchici”. La disciplina produce<br />

anche risultati mai raggiunti nella<br />

squadra di pallanuoto, un tempo fi accata<br />

dall’individualismo dei giocatori.<br />

Fatte le debite proporzioni, le adunate<br />

si fanno “oceaniche” e lo stesso<br />

professore, all’inizio “alternativo e<br />

fricchettone”, fi nisce contagiato dal<br />

morbo fi no a rendersi irriconoscibile<br />

agli occhi della stessa moglie/collega.<br />

Solo due ragazze della classe originaria<br />

capiscono fi n dall’inizio che<br />

il gioco è pericoloso e che può fi nire<br />

malamente. Infatti ci casca il morto,<br />

anzi due, e il professore viene arrestato.<br />

Con quale accusa? Forse di plagio,<br />

forse di concorso in omicidio colposo<br />

se non volontario? Diffi cile dare una<br />

risposta al tema proposto (anche per-<br />

ché un fatto simile è accaduto veramente<br />

in una scuola di Palo Alto, California,<br />

nel 1967). Sicuramente non<br />

basta un “gioco di ruolo” per ottenere<br />

comportamenti nazisti in senso stretto,<br />

ma certamente nella nostra società<br />

postindustriale complessa di oggi,<br />

come dimostrato da infi niti fatti di<br />

cronaca, è molto facile indurre i giovani<br />

ad azione violente, razziste, aggressive,<br />

sopraffatrici, ecc, l’anticamera<br />

del nazismo. Sicché il fi lm, al<br />

di là di certo didascalismo, fa rifl ettere<br />

non poco. E fa rifl ettere anche il<br />

Cinema e dintorni<br />

Rainer Wenger (Jürgen Vogel), anticonformista docente di un liceo tedesco<br />

primo fi lm, sia rapportandosi a più di<br />

sessant’anni fa (ma come è stato possibile<br />

l’Olocausto?), sia rapportandosi<br />

all’oggi: ma come vivono, come<br />

possono vivere i fi gli, i nipoti, i pronipoti,<br />

ecc., di coloro (milioni di tedeschi)<br />

che commisero quel misfatto<br />

(quanto consapevolmente?, Hanna<br />

che non tenta di difendersi, convinta<br />

che “gli ordini erano ordini”) e di<br />

coloro che sapevano e tacquero (ma<br />

avrebbero potuto parlare)?<br />

Ecco perché, probabilmente, dopo<br />

aver visto i due fi lm un giorno dopo<br />

l’altro, ho fatto quelle pensate “iniziali”.<br />

Perché credo che, più o meno<br />

inconsciamente, tedeschi e non tedeschi,<br />

giovani e meno giovani, dopo<br />

sessant’anni, in un modo o nell’altro,<br />

cerchino di rimuovere, dimenticare,<br />

cancellare dalla mente e dalla faccia<br />

della terra questo enorme “bubbone”,<br />

tumore nella storia dell’umanità perché<br />

troppo insopportabile, ma anche<br />

troppo complicato, misterioso nella<br />

sua disumanità.<br />

Se è stato necessario istituire la<br />

giornata della Memoria (27 gennaio)<br />

è perché, evidentemente, si cominciava<br />

a perderne memoria. Comprendo<br />

bene che non si deve dimenticare,<br />

che è compito dei paesi democratici,<br />

delle istituzioni (scuole innanzitutto,<br />

appunto) di far conoscere perché mai<br />

più abbiano a ripetersi fatti del genere<br />

ma dobbiamo considerare anche almeno<br />

due, tre cosette: che se c’è ancora<br />

un neonazismo, più o meno fanatico,<br />

in Europa e in America, una<br />

qualche ragione ci sarà; che se anche<br />

i preti diventano negazionisti (e c’è<br />

tutto un fi lone “storico” negazionista)<br />

una qualche ragione ci sarà; che<br />

se è ancora diffuso nel mondo l’antiebraismo<br />

una qualche ragione ci sarà!<br />

E quali sono queste ragioni? Tutte le<br />

ragioni storiche, oggettive, “effettuali”<br />

che volete ma poi c’è una ragione<br />

“naturale”, maledizione, che le sottende<br />

tutte: l’uomo cambia poco e,<br />

se cambia, cambia molto lentamente.<br />

Non sono forse nuovi olocausti,<br />

perpetrati con modalità diverse e responsabilità<br />

diversifi cate certo, la tragedia<br />

del Darfur, la moria di bambini<br />

nel mondo, il traffi co di organi a livello<br />

mondiale, i venti milioni di africani<br />

che stanno morendo di AIDS, la<br />

situazione di schiavitù in cui vivono<br />

milioni di donne nei regimi islamici<br />

fondamentalisti, il “turismo” sessuale<br />

avente come protagoniste bambine<br />

meno che adolescenti, i milioni di ragazzi<br />

morti per droga nel mondo in<br />

questi ultimi quarant’anni, il genocidio<br />

nel Biafra, la tragedia “balcanica”,<br />

ecc. ecc.?<br />

Morale: l’uomo non solo cambia<br />

molto lentamente ma c’è in lui, come<br />

sosteneva il buon Freud, il meglio e<br />

il peggio, e il peggio è un “principio<br />

di morte” che, in determinate situazioni,<br />

viene fuori e non guarda in<br />

faccia nessuno: colpisce e basta! Altri<br />

potranno dare spiegazioni diverse<br />

ma accadono troppe cose “brutte”<br />

nel mondo per poter credere che basti<br />

“chiudere gli occhi”... No, l’Olocausto<br />

non è solo fi glio della Germania<br />

nazista, è fi glio dell’umanità intera,<br />

per quello ne abbiamo una paura fottuta,<br />

per quello cerchiamo di rimuovere,<br />

far fi nta di nulla... E allora, se<br />

così stanno le cose, si può fare qualcosa?<br />

Non so se c’è una risposta... Se<br />

l’avessi... ●<br />

<strong>Panorama</strong> 23


26 <strong>Panorama</strong><br />

Reportage<br />

Nel programma «Per chi non scia» tra l’altro anche le ciaspolate<br />

In Alta Badia come Davy Crockett<br />

testi e foto di Ardea Velikonja<br />

Badia, con oltre 500<br />

chilometri di piste collega-<br />

L’Alta<br />

te fra di loro all’interno del<br />

comprensorio sciistico del “Dolomiti<br />

Superski”, negli ultimi anni è diventata<br />

meta di sciatori provenienti<br />

da diverse parti. Secondo gli ultimi<br />

dati, nei mesi invernali quest’area<br />

reistra circa un milione di presenze,<br />

mentre in estate si attesta sulle<br />

800.000. Non meno interessante<br />

il dato che, in specifi co riferimento<br />

a questa stagione, i cittadini croati<br />

risultano terzi in quanto a pernottamenti,<br />

preceduti dai tedeschi, secondi,<br />

e dagli italiani al primo posto.<br />

Però non tutti coloro che vengono<br />

a Corvara, Colfosco, Pedraces, San<br />

Cassiano, La Villa, Badia, ecc., sono<br />

sciatori e quindi il Consorzio turistico<br />

locale ha pensato bene di “riempire<br />

le giornate” anche dei non sciatori.<br />

Di conseguenza sono state messe<br />

a punto anche parecchie piste per<br />

lo sci di fondo, più adatte alle persone<br />

in età, frequentate con molta più<br />

intensità di quanto uno sarebbe por-<br />

Con le ciaspole si può provare<br />

l’emozione di camminare sulla<br />

neve fresca senza sprofondare<br />

Alla scuola sci di fondo di San Cassiano si possono noleggiare<br />

le scarpe e le racchette da neve<br />

tato a pensare anche dagli over settanta.<br />

Ci sono poi parchi giochi per<br />

bambini accompagnati, serve dirlo?<br />

in primo luogo dalle mamme e quindi<br />

da nonni, molto solerti nell’accudire<br />

alla terza generazione dopo aver<br />

messo al mondo e fatto crescere la<br />

seconda, che adesso se la spassa con<br />

gli sci ai piedi. Attorno alle piste,<br />

dato che la neve abbonda (non se ne<br />

vedeva tanta dal 1951, ci è stato detto<br />

da un abitante del posto) sono stati<br />

battuti sentieri per passeggiate, e<br />

create piste per slittini. Gli amanti<br />

del pattinaggio hanno poi a disposizione<br />

a Corvara lo stadio del ghiaccio<br />

e il lago di Badia. Il programma<br />

del Consorzio turistico, denominato<br />

“Se non scio” ovviamente comprende<br />

i centri benessere che negli<br />

ultimi anni hanno avuto un grande<br />

successo. Concedersi una nuotata,<br />

un idromassaggio, un massaggio<br />

fatto da mani esperte dopo una<br />

giornata passata sugli sci è diventato<br />

quasi d’obbligo ed ecco che sempre<br />

più alberghi sono dotati dei centri<br />

relax. Chi non vuole camminare<br />

può farsi un’escursione con la slitta<br />

a cavallo, un’escursione incantevole<br />

nel silenzio ovattato dalla neve<br />

in cui si sentono solo le campanelle<br />

dei cavalli. Aria pura, manto in-<br />

nevato intatto, fatte salve le impronte<br />

di qualche lepre o daino. La slitta<br />

fa il giro dei boschi passando sopra i<br />

recinti che nel corso della bella stagione<br />

fungono da dimora a mucche e<br />

pecore. Infatti a fondo valle la neve<br />

è alta quasi due metri e quindi le casette<br />

delle malghe appena si intravvedono,<br />

sembrano che i tetti si siano<br />

piegati sotto il folto manto nevoso.<br />

A guidare la slitta chi troviamo?<br />

Un indiano, venuto undici anni fa da<br />

un paese non lontano da New Delhi.<br />

Gli chiedo: “Ma tu come sei arrivato<br />

qui?” “Ero in cerca di lavoro e qui<br />

l’ho trovato. Cosa credi tu, italiani<br />

non vogliono lavorare in stalla con<br />

cavalli, dicono che puzzano. Ma per<br />

me è lo stesso, basta lavorare. Copriti<br />

tu, eccoti la coperta perché fa freddo”<br />

e mi porge una coperta da mettermi<br />

sulle ginocchia. “Ora io mostro<br />

te come faccio. Vedi, ho slitta e<br />

ruote. Dobbiamo passare un piccolo<br />

pezzo di asfalto, allora alzo la slitta<br />

e calo le ruote. Vedi? Sono bravo<br />

sai”. Scherzando gli dico: “Ma tu<br />

venendo dall’India, non hai freddo<br />

qui”. “Ho freddo sì, tanto, ma lavorare<br />

si deve. Vedi che bel cappello<br />

che ho. C’è tanta concorrenza sai, io<br />

la chiamo la mafi a dei cavalli. Siamo<br />

in tanti e devo battermi per ave-


L’Alta Badia è un paradiso<br />

anche per chi non scia<br />

re ospiti. Quando la stagione è buona<br />

riesco a guadagnare anche mille<br />

euro al giorno, ma vanno al padrone<br />

non a me, sai, non pensare che i soldi<br />

sono miei. Costa caro tenere un cavallo<br />

cosa credi, e il mio padrone ne<br />

ha parecchi”.<br />

Dopo questo simpatico incontro<br />

vado a vedere l’ultima trovata in<br />

ordine di tempo: le escursioni con<br />

le ciaspole che non sono altro che<br />

le moderne racchette da neve come<br />

quelle usate dal leggendario Davy<br />

Crockett. Le escursioni, con l’accompagnatore,<br />

partono dalla scuola<br />

Sci di fondo di San Cassiano. Qui si<br />

noleggiano scarpe (che devono essere<br />

come quelle da trekking) e ciaspole,<br />

in alluminio, del tutto adeguate<br />

ai tempi d’oggi. Innanzitutto<br />

l’istruttore spiega che nella scelta<br />

l’elemento essenziale è il peso della<br />

persona. Un paio di bastoncini aiutano<br />

a camminare meglio, specie in<br />

salita. Tutti, sia bambini che persone<br />

anziane, possono partecipare<br />

all’escursione. Scopo principale è<br />

quello di muoversi nella natura, ovvero<br />

provare l’emozione di camminare<br />

sulla neve fresca, immacolata,<br />

alta anche due metri senza sprofondare.<br />

Si parte in gruppo dal fondovalle<br />

per poi salire, fra gli alberi del<br />

bosco, mentre la guida illustra le<br />

peculiarità dell’ambiente e i mutamenti<br />

profondi connessi alle stagioni.<br />

Addentrandosi sempre più nei<br />

Reportage<br />

I tre tipi di racchette da neve<br />

Le racchette da neve nascono, per ovvie ragioni, in ambiente montano<br />

ad ingegno di cacciatori, contadini e villici per risolvere il problema<br />

degli spostamenti anche durante i mesi invernali.<br />

L’ideazione delle racchette da neve va però ricondotta alle popolazioni<br />

del nord America e del nord Asia, ovvero in area siberiana. Sembrerebbe<br />

che il primato per l’invenzione delle ciaspole vada alle popolazioni<br />

paleosiberiane. L’adozione delle racchette da neve viene riscoperta<br />

negli ultimi anni soprattutto nel mondo dell’escursionismo di<br />

montagna. Ad oggi ne vengono prodotte dalle caratteristiche tecniche<br />

estremamente avanzate (leggerezza, resistenza, capacità di galleggiamento,<br />

rapida indossabilità). Esistono vari tipi di ciaspole e per rigore<br />

sistematico possiamo dire che ci sono 3 tipi differenti: a fagiolo, canadesi,<br />

moderne. Va detto però che questa catalogazione sistematica è puramente<br />

ideale ma riesce a rappresentare correttamente la loro evoluzione<br />

nel corso della storia.<br />

Racchetta da neve fagiolo: si<br />

tratta del modello più semplice ed<br />

economico, probabilmente non se<br />

ne trovano neppure più in commercio.<br />

Si tratta di racchette costituite<br />

da una intelaiatura ovale (appunto<br />

a forma di fagiolo). Su tale intelaiatura,<br />

di legno o di alluminio, sono<br />

inseriti dei cordini intrecciati fra<br />

di loro a formare appunto un rete.<br />

Questa rete si fi ssa al piede tramite<br />

lacci e fettucce.<br />

Racchetta da neve canadese:<br />

molto più lunghe rispetto a quelle<br />

da neve a fagiolo le racchette canadesi<br />

erano originariamente costituite<br />

di legno intrecciato, provviste di<br />

una lunga coda e di fettucce per attaccarle<br />

ai piedi.<br />

Moderni modelli di racchette<br />

da neve: il mercato offre dei prodotti<br />

tecnologicamente molto avanzati<br />

caratterizzati da facile trasportabilità<br />

data la loro leggerezza, resistenza,<br />

indice di galleggiamento<br />

molto alto, rapida indossabilità. Le<br />

ciaspole moderne possono essere<br />

provviste di attacco automatico per<br />

scarponi da neve e spesso presentano<br />

un piccola ramponatura al di sotto<br />

per migliorare la presa anche su<br />

terreni lievemente inclinati. ●<br />

boschi se si ha fortuna si può incappare<br />

in qualche animale e per questa<br />

ragione in una delle escursioni i<br />

partecipanti vengono muniti di binocolo.<br />

Insomma, per concludere,<br />

le ciaspolate sono ideali per gli<br />

amanti della natura. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 27


28 <strong>Panorama</strong><br />

Reportage<br />

Tradizioni del popolo più antico dell’arco alpino in funzione del turismo<br />

Noza da Paur: il matrimonio ladino<br />

Dei ladini che popolano l’Arco<br />

Alpino poco si sa, ma i circa<br />

30.000 appartenenti a questa<br />

minoranza sono fi eri della loro parlata<br />

e delle loro tradizioni e dal 2004<br />

hanno ben pensato di rievocare il tradizionale<br />

matrimonio ladino in funzione<br />

del turismo. Così dopo lunghi<br />

preparativi in Alta Badia, a febbraio,<br />

quando cioè c’è il maggior numero<br />

di turisti sciatori, viene rifatto l’antico<br />

matrimonio. Ma vediamo la storia<br />

vera e propria.<br />

Una volta nei paesi di montagna il<br />

matrimonio era una grande festa per<br />

tutto il paese. Essendo la buona stagione<br />

dedicata ai lavori agricoli, si<br />

usava celebrare i matrimoni durante<br />

il periodo invernale, preferibilmente<br />

nel periodo di Carnevale. Era vietato<br />

dalla chiesa sposarsi durante la<br />

quaresima e l’avvento. Quando due<br />

giovani avevano intenzione di sposarsi,<br />

lo sposo veniva invitato a casa<br />

della sposa a mangiare le “fortaies”<br />

(pastella fruitta con marmellata di<br />

mirtilli e spolverizzata con zucchero<br />

a velo). In questa occasione ve-<br />

La corona di fi ori in plastica che<br />

contraddistingue lo sposo<br />

niva decisa la data del matrimonio<br />

e il giovane chiedeva al padre della<br />

sposa la mano della fi glia. C’era anche<br />

l’usanza che i giovani del paese,<br />

spesso amici dello sposo o della sposa,<br />

entravano in casa a rubare le “fortaies”<br />

prima che arrivassero sul tavolo<br />

degli sposi.<br />

Il corteo nuziale con le slitte trainate<br />

dei cavalli un tempo faceva il<br />

giro del Paese per arrivare alla chiesa,<br />

oggi il giro è più corto ma comunque<br />

si fa. In originale il seguitov eniva<br />

spesso sabarrato da mattacchioni<br />

che rappresentavano degli sketch ri-<br />

guardante la vita degli sposi. Perchè<br />

il corteo potesse proseguire il compare<br />

della sposa doveva pagare un “pedaggio”.<br />

Si seguiva un ordine preciso secondo<br />

l’importanza dei partecipanti:<br />

prima la slitta con la sposa, che si riconosceva<br />

dalla corona di fi ori bianchi<br />

di cera che le cingeva il capo, i<br />

suoi genitori, il compare e la ciamarita<br />

(la madrina di battesimo) il cui<br />

compito era di provvedere alle candele<br />

che accendeva sull’altare, poi la<br />

slitta con lo sposo, che si riconosceva<br />

dalla fascia di fi ori in cera che portava<br />

intorno al braccio sinistro, i suoi genitori<br />

ed il compare, ultimi i familiari,<br />

parenti, amici e vicini su slitte o a<br />

piedi. Tra i vari carri c’era pure quello<br />

con la dote della sposa, che veniva<br />

portata a casa defl i sposi dal vicino<br />

o dal fratello della sposa qualche<br />

giorno prima o anche dopo il matrimonio,<br />

secondo la tradizione del paese.Questi<br />

portano tutti una piccola<br />

composizione di fi ori puntata al petto<br />

sulla destra o sulla sinistra secondo<br />

lo stato civile, mentre fratelli e amici<br />

degli sposi fanno bella mostra di cappelli<br />

ornati di piume e fi ori metallici.<br />

I giovani ci mettevano grande impegno<br />

ad ornare i loro cappelli e gli<br />

amici più stretti degli sposi si distinguevano<br />

con i cappelli più belli degli<br />

altri. I giovani con i cappelli piumati<br />

erano chiamati “sonsì” e le ragaz-<br />

I parenti sulla slitta seguono gli sposi<br />

ze, parenti degli sposi erano chiamate<br />

“sonseles”. Il primo “sonsel” e la<br />

prima “sonsela” erano il fratello e la<br />

sorella più grandi degli sposi.<br />

Dopo la cerimonia in chiesa e il<br />

giro del paese con slitte c’era il pranzo<br />

nuziale che doveva terminare entro<br />

l’ora dell’Ave Maria. Arrivati<br />

sul posto gli sposi venivano accolti<br />

dall’oste che porgeva allo sposo un<br />

bichiere di vino e alla sposa un pentolino<br />

di “jufa” (una mousse fatta con<br />

latte e farina) come augurio di prosperità.<br />

Al centro del tavolo si sedevano i<br />

due sposi e i loro parenti ed gli invitati<br />

si sedeveno separatamente, solo<br />

dopo l’apertura delle danze potevano<br />

sedersi insieme. Il pranzo nuziale veniva<br />

animato da divertenti interruzioni,<br />

una di queste è la “ciora mula”,<br />

che era una capra senza corna che veniva<br />

portata come beffa ai fratelli più<br />

grandi degli sposi e non ancora sposati.<br />

Questi erano praticamente costretti<br />

ad acquistarla trattanto il prezzo<br />

fi nchè riuscivano a mettersi d’accordo.<br />

Terminato il pranzo gli invitati<br />

ballavano assieme agli sposi. Il ballo<br />

veniva aperto dal primo “sonsel” e<br />

della prima “sonsela”.<br />

Da rilevare infi ne che ancora oggi<br />

durante i matrimoni in Alta Badia esiste<br />

la tradizione dei giovani che fanno<br />

scherzi alla sposa una volta usciti<br />

dalla chiesa. ●


Forza, facciamo una corsa su un metro e mezzo di neve La passeggiata dalla Scuola sci di fondo di San Cassiano<br />

Non è per nulla faticoso fare<br />

una passeggiata con le ciaspole,<br />

lo fanno anche i bambini<br />

Il completo può venir preso a noleggio presso la scuola sci<br />

Ecco la moderna<br />

racchetta da neve<br />

Dalla radura verso il bosco per ammirare la natura Si entra nel fi tto del bosco dove la neve <strong>Panorama</strong> è immacolata 29


I più giovani arrivavano con gli sci<br />

Gli amici si divertivano<br />

tantissimo nel fare<br />

scherzi agli sposi<br />

Il ballo viene aperto<br />

dal primo “sonsel”<br />

e della prima “sonsela”<br />

I tanti fi ori per abbellire il cappello<br />

L’arrivo<br />

delle slitte<br />

trainate dai<br />

cavalli davanti<br />

alla chiesa<br />

Un 30 discorso <strong>Panorama</strong> con la madrina di battesimo prima di partire verso la chiesa Tutta la famiglia vestita a festa<br />

Si faceva la gara per il copricapo più più ricco Signori, in macchina. Anzi, in slitta<br />

Anche i bambini hanno la loro slitta con i pony<br />

Gli sposi con la la candela candela benedetta benedetta che che tiene lontani lontani gli gli spiriti spiriti del del male<br />

male<br />

Il corteo nuziale degli amici segue le slitte<br />

La dote<br />

della sposa<br />

viene portata<br />

in pubblico<br />

Lo scherzo della capra ai fratelli <strong>Panorama</strong> celibi<br />

31


L’indiano che governa la slitta trainata dai cavalli<br />

di cui parliamo all’inizio<br />

Il rifugio a 2100 dove abbiamo trovato il connazionale Željko Jovanov<br />

Quest’anno la neve è tantissima e, benché i tetti siano costruiti<br />

apposta, 32 <strong>Panorama</strong> ogni tanto bisogna spalarla per evitare crolli<br />

Che “traffi co” tra slitte con cavalli e sciatori<br />

Come nella Bibbia: la casa sulla roccia


Reportage<br />

A Piz la Ila a 2100 metri ma anche a San Cassiano gente dalle nostri parti<br />

Ma quanto è piccolo il mondo!<br />

Nei chilometri e chilometri di piste dell’Alta Badia<br />

c’è, si direbbe, una moltitudine di rifugi, tanti da<br />

poter fare, un vero e proprio tour per buongustai.<br />

Alcuni sono raggiungibili solo con gli sci, gli altri con le<br />

pratiche ovovie e seggiovie di cui gli operatori vanno fi eri:<br />

sono pochi i paesi che possono vantare un simile collegamento<br />

tra le piste e quindi, specie all’ora di pranzo, i rifugi<br />

sono strapieni. Chi viene da queste parti ed è in grado di<br />

resistere ai ristoratori che nelle baite fanno a gara per offrire<br />

il meglio della cucina ladina a prezzi molto abbordabili?<br />

Abbiamo voluto vedere a quota 2100 metri, raggiungibile<br />

con l’ovovia, cosa si offre. Si scende dalla funivia e<br />

ci si presenta davanti il ‘Club Moritzino’, sempre affollato<br />

e dove, al pomeriggio, prima della chiusura degli impianti,<br />

di regola si ritrovano i giovani. Un po’ più in là un parco<br />

giochi per bambini, su oltre due metri di neve, e da qua<br />

si raggiunge la baita ‘Utie de Trausines’. La bella terrazza<br />

battuta dal sole è piena di gente. È ora di pranzo. Una fi la<br />

interminabile attende al banco delle bevande e a quello del<br />

cibo. E dietro il banco delle bevande chi si dà intensamente<br />

da fare? Željko Jovanov, connazionale fi umano, “Quanto<br />

è oiccolo il mondo” dice, riconoscendoci subito. Con la<br />

moglie Nena, addetta ai cibi, da undici anni lavora in questo<br />

rifugio aperto anche d’estate dato che da Piz la Ila partono<br />

le passeggiate estive nei boschi della regione. Non<br />

ha il tempo di fermarsi un momento solo, tra un servizio e<br />

l’altro ci racconta che quest’inverno c’è tanto lavoro, ma<br />

anche l’estate non scherza. “Siamo aperti fi no a quando lavorano<br />

gli impianti, ovvero fi no alle 16.30. Appena allora<br />

riusciamo a sederci, tirare il fi ato, per poi metterci a pulire<br />

e preparare tutto per il giorno dopo. Noi siamo soddisfatti,<br />

è bellissimo stare qua e la ‘civiltà’, per così dire, non ci<br />

manca. Io e mia moglie lavoriamo sodo e quando abbiamo<br />

deciso di venire qua facevamo già i camerieri. Oggi io gestisco<br />

la baita perché il proprietario ne ha ancora una raggiungibile<br />

solo con gli sci. Ma che vi devo dire, si lavora sì,<br />

ma almeno qui un lavoro l’abbiamo”. Ci salutiamo con un<br />

“ci vediamo a Fiume” e andiamo verso l’Armentarola per<br />

salire sulla slitta trainata dalla pariglia di cavalli. Lo sguardo<br />

viene attratto da una strana baita che sembra uscire da<br />

una roccia. Infatti è costruita nella roccia. Bella ed acco-<br />

Jasmin Hadžalić, di Albona, gestisce la baita<br />

gliente con tanti tavoli al sole. Arriva il gestore, che viene<br />

chiamato Gelsomino, e cominciamo a parlare. Quando gli<br />

diciamo che siamo venuti da Fiume per fare un servizio ci<br />

fa: “Ah, bene, io sono di Albona. Sono in Italia da diciotto<br />

anni e lavoro qui ogni inverno da quando ho aperto un<br />

ristorante a Rabac. In realtà mi chiamo Jasmin Hadžalić e<br />

mi reputo albonese anche se sono nato a Knin. I miei genitori<br />

sono venuti qua quando avevo tre anni e quindi sono<br />

cresciuto ad Albona che è la mia città. A Rabac d’estate assieme<br />

a mia moglie da qualche anno gestiamo il ristorante<br />

‘Marina’ e d’inverno sono qua e mi sento come a casa mia.<br />

La baita si chiama ‘Locia’ e fa parte dell’albergo dell’Armentarola<br />

che vanta 70 anni di tradizione”.<br />

Ma questo non è l’ultimo incontro con cittadini croati.<br />

Cercando una strada ci fermiamo a chiedere ad un<br />

cuoco che sta prendendo un po’ d’aria davanti ad un albergo<br />

di La Villa. Ci sta spiegando dove andare quando<br />

dalla cucina esce un uomo e in croato ci fa: “Avete capito<br />

cosa vi ha detto”. Io gli dico di sì, in italiano, e il suo<br />

collega gli fa: “Ma parlano in italiano”. E lui risponde:<br />

“Ho visto la targa, e mi son detto che questi sono di casa<br />

nostra, così ho voluto scambiare due parole”. Lui, non ci<br />

ha detto il nome, è di Pola e come tanta gente è venuto in<br />

cerca di lavoro in Alta Badia, Lo ha trovato in un albergo<br />

dove fa il cuoco, e d’estate anche lui torna a casa sua.<br />

Ma allora Željko aveva ragione nel dire quanto è piccolo<br />

il mondo! ●<br />

Il fi umano Željko Jovanov al lavoro nel suo rifugio Nena, la moglie di Željko, è addetta alla cucina<br />

<strong>Panorama</strong> 33


Lo scorso giugno sono stati attribuiti i Premi della<br />

XLI edizione del concorso Istria Nobilissima, che<br />

hanno dato una nuova conferma dei potenziali creativi<br />

del gruppo nazionale italiano nei campi dell’arte e della<br />

cultura. Ritenendo che di tali potenziali debba fruire<br />

il maggior numero di lettori nelle pagine riservate<br />

alle letture, “<strong>Panorama</strong>” propone le opere a cui siano<br />

stati attribuiti premi o menzioni. Nella sezione “Poesia<br />

in lingua italiana” la giuria ha assegnato la menzione<br />

onorevole a CLAUDIO GEISSA di Capodistria. Il titolo<br />

della raccolta è ”Beati gli ultimi”.<br />

Bagliori di reggimenti<br />

In una città spaventata<br />

non rimane altro<br />

che disperdersi sulle montagne<br />

a insultare con sazietà<br />

le piogge che più non grondano.<br />

Folle intreccio di sberleffi<br />

che non riconoscono l’enigma<br />

dei precedenti affanni<br />

dei famosi mille anni<br />

in piatte cronache delle nostre vite.<br />

Ora puoi presentarti putrefatto<br />

alla mensa dei poveri<br />

e scrutare l’indenne moltitudine<br />

che parla che guarda che spera<br />

che spara.<br />

Passaggi<br />

Tutti gli esseri del mio inconscio,<br />

del trasgressivo non traguardo<br />

per correre rovesciando capriole<br />

per sentire una musica distante<br />

e dentro gli occhi distratti<br />

martellante…<br />

un’irrefrenabile voglia di escludere<br />

le sensazioni più strane e confuse<br />

tanto giuste da non capire niente.<br />

Questi stravaganti passaggi<br />

di stelle cadenti e di nuvole basse.<br />

Noi e dopo tutto ancora volare…<br />

spegni la luce<br />

intermittenza fasulla<br />

trascrivi le note e scruta l’universo<br />

degli infi niti prismi<br />

dai profumi inebrianti.<br />

Ci siamo capiti?<br />

Noooooo!<br />

E allora vai, vai, vai…<br />

che anch’io vado, vado, vado.<br />

34 <strong>Panorama</strong><br />

Letture<br />

«Beati gli ultimi»<br />

Cantastorie turbato<br />

come il tempo dell’oceano inabissatosi<br />

liberi le lacrime lontano dall’infedeltà<br />

frutto divertito da spettatore inquieto<br />

passi a una a una le scaglie dei mutamenti<br />

una persistente condanna interviene<br />

sui mercati degli emarginati<br />

cacciati e condannati<br />

come aghi confi ccatisi<br />

nella carne della storia<br />

molto vasto l’orizzonte si attorciglia<br />

si abbatte senza scrupoli<br />

sotto gli occhi smarriti<br />

di osservatori appena approdati<br />

traccia l’identità<br />

di questa umanità perduta.<br />

Quando avrò imparato<br />

mi farò da parte<br />

per conquistare il seno<br />

che avrà fatto scempio<br />

dei proiettili e delle lusinghe<br />

di questa polvere dorata<br />

collezionata in attimi di peccati<br />

e frammenti stritolati di eleganti confessioni<br />

costringerò il caos all’ascolto<br />

la confusione obbligherò a strisciare<br />

opprimerò le mappe esauste<br />

e additerò nuove occasioni<br />

quando avrò imparato.<br />

Le mie rughe<br />

Camminiamo assieme<br />

non sono dementi<br />

non sono delle canaglie.


Nessuna traccia<br />

Nessuna traccia<br />

di qualsiasi messaggio nulla<br />

questa è davvero la fi ne<br />

tanto da staccare dai muri<br />

con le unghie<br />

le parole di sublime esaltazione<br />

rotoli d’amore<br />

e rotoli d’argento<br />

fanno scorrere su vecchie tegole<br />

gli specchi rotti<br />

cornici di risvolti mai esistiti<br />

a difesa delle proprie roccaforti<br />

manovrate in presa diretta.<br />

Nessuna traccia<br />

di qualsiasi messaggio nulla<br />

l’inchiostro dell’intelletto<br />

rappreso vaga silente<br />

nei cunicoli cancellati della coscienza<br />

e spesso si accompagna alla sensazione<br />

di globalizzante impotenza<br />

che riverbera in didascalie rinsecchite<br />

costrette a produrre troppo rumore cieco<br />

obsolescenti e vecchi<br />

camminano su ricordi sacrifi cati<br />

di eutanasie evocate e morti tanti.<br />

Vorrei sentirtelo dire<br />

Quello che penso dentro<br />

quello che penso contro<br />

sotto la loggia<br />

sotto l’ombrello<br />

grandestoria microstoria<br />

di province di madri e di padri<br />

di fratelli e sorelle di periferia<br />

di legami con tutte le patrie<br />

di bandiere alte svettanti<br />

orgogliose e sfacciate<br />

nuove tappe nuovi tappi<br />

tempi migliori<br />

odori odori odori<br />

ancora odori e poi tremori.<br />

Passato.<br />

Ricordi<br />

di anime contadine<br />

di irruzioni di nuovi protagonisti<br />

del rumore dei fl utti<br />

delle onde del mare<br />

sugli scogli della mente<br />

pause silenzi battute<br />

sospiri odori rumori.<br />

Letture<br />

Quante volte<br />

Camminando per strada<br />

Ho pensato di uccidere?<br />

Così solamente per fastidio<br />

Motivo: ANTIPATIA.<br />

Quante volte<br />

Camminando per strada<br />

Ho pensato di amare?<br />

Così solamente per essere bella<br />

L’avrei amata…<br />

Motivo: BELLEZZA.<br />

Quante volte<br />

Camminando per strada<br />

Ho pensato di mettermi a gridare?<br />

Così solamente per spaventare…<br />

Motivo: PAURA.<br />

Quante volte<br />

Camminando per strada<br />

Ho pensato di mettermi a piangere?<br />

Così solamente per trovare conforto…<br />

Motivo: SOLITUDINE.<br />

Quante volte<br />

Camminando per strada<br />

Ho pensato di rimanere indifferente?<br />

Così solamente per non essere coinvolto…<br />

Motivo: SOPRAVVIVENZA<br />

Ma poi nulla di tutto ciò…<br />

Me ne andai<br />

In balia del tempo<br />

Senza un nome<br />

Senza una tenda<br />

Con solo una penna<br />

E un foglio nero<br />

Sul quale scrivere tutto<br />

Senza poter mai più<br />

rileggere niente.<br />

Era di giorno<br />

Oggi fa più freddo del solito.<br />

Abbiamo rivolto il viso verso il sole.<br />

Poi, lentamente, contemporaneamente,<br />

ci siamo voltati<br />

senza avvertire la nostra coesistenza.<br />

Fissavamo imbambolati<br />

la bella di un altro.<br />

Sparito il paesaggio<br />

siamo rimasti storditi<br />

ad ammirare<br />

l’unico lampione della strada,<br />

per giunta spento.<br />

<strong>Panorama</strong> 35


36 <strong>Panorama</strong><br />

Letture<br />

Soffoco<br />

Pagine incomplete poste lì<br />

appena suffi cienti a sottolineare con forza<br />

una proclamazione inattesa<br />

un evento da aiutare<br />

un incoraggiamento<br />

non un atto di accusa<br />

donne e uomini che si incontrano<br />

lancinanti bellezze che<br />

condividono dialoghi in diffi coltà<br />

per non pagare con la vita<br />

un milione di volte già sconfi tta<br />

suscitano sdegno<br />

in uno zaino dimenticato<br />

riappaiono nel deserto<br />

gli ultimi spasimanti<br />

della calotta polare<br />

lì racchiusi a ricomporre<br />

il grande sentimento<br />

che assorbe gli urli.<br />

Paura<br />

Questa stupida paura<br />

Questa nevrosi paranoico creativa…<br />

E comunque ci muove<br />

E non solo per fame<br />

Voi annegati e naufraghi d’amore<br />

Moderni<br />

Ci fate pensare<br />

Clandestino - assassino<br />

E il console riceve<br />

Perché c’è il ricevimento<br />

E Dio si avvicina a chi naufraga<br />

E a chi muore<br />

A chi è in cerca di cibo…<br />

Dio è vicino<br />

Per chi dovrei suonare?<br />

Una mano tiene il foglio<br />

L’altra la penna<br />

L’altra scrive<br />

Gli occhiali posti elegantemente sul tavolo<br />

La cenere della sigaretta si allunga<br />

Tre sedie vicino al banco<br />

Come Dio vicino a noi<br />

La luce si spegne…<br />

Mi addormento.<br />

Molto lontani<br />

Creature abbandonate<br />

indotte da simulazioni assai larghe<br />

unite fra loro<br />

lanciano il solito soffi o vitale<br />

edifi cano soltanto se stesse<br />

in un’anomala forma<br />

di strana euforia.<br />

Chissà se riusciranno<br />

ad afferrare qualcosa<br />

di questa realtà?<br />

Essenze<br />

Senza fama e appellativi<br />

incido percorsi tortuosi,<br />

ricordo il vecchio davanzale<br />

e gomiti consunti<br />

dove stendevo le mie altalene.<br />

Un maglione a collo alto<br />

a riparo di San Biagio<br />

orientava l’intuizione.<br />

Girellavo già allora<br />

con deboli e pasticcioni,<br />

li vedevo trasformarsi<br />

e con presentimento<br />

sospettavo<br />

in metamorfosi di essenze.<br />

1.02.08<br />

Uno, zero due, zero otto<br />

una data come un’altra<br />

le crocchette si posano<br />

scivolano lentamente<br />

nel contenitore della sostanza<br />

con tante vitamine.<br />

E tanto, tanto che non desidero<br />

forse mi manca un bisbiglio,<br />

dolce semplice<br />

come un miraggio.<br />

Mi addormento e Ti consolo,<br />

per non staccarti dalla luna.<br />

Le nuvole in cielo ancora insistono<br />

non piove, ma potrebbe<br />

succedere da un momento all’altro.<br />

Luci della sera<br />

Appena, appena lumeggiano,<br />

in lontananza lei da sola<br />

con occhi abituati al buio<br />

e trascorsi tramonti,<br />

distratto chiedo<br />

di sedermi a quel tavolo traballante<br />

sgangherato come me.<br />

Si accende un sorriso,<br />

un cenno di consenso.<br />

”Mi hai salvato la vita”<br />

sento dire in un sol fi ato.<br />

Da allora stiamo insieme,<br />

e togliamo i pezzetti di cartone<br />

di scatole di sigarette<br />

che qualcuno pone sotto la zampa<br />

di quel tentennante tavolo.<br />

A noi invece piace che traballi<br />

e traballerà per sempre<br />

a costo di segargli una gamba.


Mare nostrum<br />

Rendo conto al tempo<br />

spento dal mio sentire<br />

in queste terre sfi brate<br />

i fi gli dei gabbiani<br />

sorvolano le ali degli arcobaleni<br />

reggono a stento il mare<br />

cessano i battiti del cielo<br />

tinte imbrattate<br />

e pattumiere di lame affi late.<br />

Io che non credevo nello scontro<br />

ho rotto il naso al vicino<br />

solo per rendermi utile al branco.<br />

Croci difformi di infi niti<br />

futuri possibili.<br />

Isola felice<br />

Ho sempre rischiato<br />

con preamboli<br />

di sconvolgente naturalezza,<br />

opere di esordio<br />

che si attorcigliano<br />

in perversioni meccaniche<br />

di classico scontro fi nale.<br />

Ho perdonato coraggiosamente<br />

dopo aver strozzato e impiccato<br />

sparato e mangiato<br />

dal piatto del viavai<br />

e come tutti i sorti da poco<br />

di pregevole fattura alla sorgente<br />

con mani rimpiazzate da un velo<br />

mi sono rimesso a giocare.<br />

Perché dietro a queste grate<br />

è assolutamente inspiegabile<br />

questa estremità pietrosa,<br />

pesante e scomoda<br />

cinta da strettoie<br />

di una baia isolata<br />

in un tentativo di intesa.<br />

Le carte dell’amore<br />

Le labbra pioventi si avvicinarono<br />

al suono del mio corpo<br />

allora trovai normale<br />

arrampicarmi sui suoi capelli<br />

il cammino si fece complice<br />

della nostra quiete<br />

e senza guardare<br />

posai la luce dei miei occhi<br />

sul suo cuore<br />

il velo del destino mormorò<br />

rimescolando le carte<br />

e vincemmo la nostra partita.<br />

Letture<br />

Così importante sei<br />

quando aggiusti il mio pensiero<br />

il desidero galleggia<br />

scordandosi di muoversi<br />

come modelle di cera<br />

come nastri colorati<br />

che sciolgono le mani<br />

e stringono il piacere<br />

scalzo sollevo l’alito<br />

come il potere del cioccolato caldo<br />

prefi guro un santo dell’amore<br />

gli occhi brillanti lanciano scintille<br />

inciampo mi rialzo<br />

corro e grido<br />

così importante sei<br />

tu per me.<br />

Arrivato al numero 3<br />

Odore e aroma di caffè<br />

poi, il solito invito alla cameriera<br />

a portarmi anche un mig,<br />

il ghiaccio si scioglie nel whisky.<br />

Gli occhi galleggiano nel portacenere<br />

le labbra camminano senza domande<br />

un sorriso si specchia nel vetro.<br />

Che sensazione di solitudine<br />

frammista a vanità.<br />

Gli occhiali nella mano sinistra<br />

con la destra sorreggo l’anima<br />

sta per concludersi la disfatta.<br />

Scelgo Te.<br />

Ripercussione<br />

Ricerca di un sentire<br />

come l’amore<br />

atmosfera un po’ retrò<br />

come la morte<br />

pretesto in cui<br />

la fortuna e il tempo<br />

si nascondono<br />

e con raffi nato intreccio<br />

frammentano distratti<br />

dense immagini ingentilite<br />

dove si arriva a guardare<br />

al di là della fi nestra<br />

per trasformare ancora una volta<br />

un’esperienza in un’attentato<br />

la creazione stessa<br />

come l’amore<br />

viene nutrita e stravolta<br />

come la morte<br />

come la fortuna e il tempo<br />

dei caduti dei caduchi<br />

dei mille volti delle mille volte<br />

degli onori e delle rivalse.<br />

<strong>Panorama</strong> 37


è stata italiana ma i gerarchi<br />

di Roma non hanno com-<br />

L’Istria<br />

preso minimamente le specificità<br />

della regione. L’Istria è stata jugoslava<br />

ma il comitato centrale di Belgrado<br />

ha fatto di tutto per (re)interpretare<br />

la nostra realtà come gli faceva comodo,<br />

senza tener conto della storia (fatta<br />

di tante “autoctonie”), dei valori (la proprietà<br />

della terra, la fede), della dimensione<br />

antropologica (il bilinguismo negato,<br />

la toponomastica “ultrafiltrata ideologicamente”).<br />

L’Istria è ora divisa tra<br />

Croazia e Slovenia ma i governi di Zagabria<br />

e di Lubiana sono ben lontani dal<br />

saper cogliere le peculiarità di questa regione<br />

multietnica, multiculturale e plurilingue.<br />

Se per l’Italia del Ventennio gli<br />

Slavi erano popoli senza storia da assimilare<br />

anche con la forza e la violenza,<br />

se per la Jugoslavia comunista l’Istria<br />

era l’orfanella (sirotica) ricondotta alla<br />

madre, per la Croazia e la Slovenia, fresche<br />

di riscatto nazionale, l’Istria è quella<br />

terra in cui l’italiano (per non dire il<br />

veneziano) è stato sostanzialmente un<br />

occupatore. Anche quando dalle capitali<br />

dei due stati in cui risiede anche la<br />

nostra minoranza italiana giungono segnali<br />

d’apertura – come ad esempio sulla<br />

necessità di far luce sul dramma delle<br />

foibe – essi sono dettati da una generica<br />

pietas umana che non problematizza<br />

minimamente la complessità delle ragioni<br />

per le quali, alla fine della seconda<br />

guerra mondiali, gli Italiani dell’Istria<br />

hanno subito una vera e propria tragedia.<br />

In altre parole, si tende ad ammettere<br />

che forse le foibe sono state una reazione<br />

esagerata ai crimini fascisti, mai<br />

ci si spinge più là per tentare di capire se<br />

forse all’epoca era in atto un disegno per<br />

purgare la regione dalla storica presenza<br />

italiana. E qui si nasconde anche un<br />

grave colpa di chi ha deciso quali dovevano<br />

essere i significati della Giornata<br />

del Ricordo del 10 febbraio ed ha messo<br />

a fuoco le foibe (“solo una reazione<br />

incontrollata ai misfatti fascisti” – dice<br />

chi replica), lasciando in secondo piano<br />

l’esodo (la vera tragedia demografica e<br />

storica dell’Istria) per il quale – si spera<br />

che qualcuno lo abbia notato – Croati<br />

e Sloveni non avvertono la minima responsabilità.<br />

L’ennesima prova dell’incomprensione<br />

che regna nelle centrali rispetto<br />

alla periferia istriana si è mostrata<br />

in modo lampante nell’intervista che il<br />

58 <strong>Panorama</strong><br />

JKL Il canto del disincanto<br />

ministro degli Esteri sloveno Samuel<br />

Žbogar ha concesso recentemente a<br />

Stefano Lusa della redazione italiana di<br />

Radio Capodistria e che è stata ripresa<br />

anche dal nostro quotidiano “La voce<br />

del popolo”. Rispetto ad alcune interpretazioni<br />

storiche, la disinvoltura del<br />

capo della diplomazia slovena è stata<br />

tale che persino Stelio Spadaro, rappresentante<br />

di spicco di quella sinistra triestina<br />

che per decenni è stata indulgente<br />

rispetto alla politica jugoslava (poi slovena<br />

e croata) e che non può certo essere<br />

accusata di nazionalismo, ha sentito il<br />

bisogno di reagire.<br />

A parte l’imbarazzo che si prova a<br />

leggere la constatazione di Žbogar per<br />

la quale il noto diplomatico sloveno<br />

Marko Kosin, se fosse in vita, “farebbe<br />

qualche complimento alla politica estera<br />

slovena di oggi” (perché se così fosse<br />

sarebbe l’unico a farlo tra le persone<br />

serie), non si può non provare fastidio<br />

davanti alla totale assenza di pudore che<br />

viene a galla in frasi come questa: “ci<br />

sono alcune questioni aperte (con l’Italia<br />

n.d.r.), come quella della restituzione<br />

delle opere d’arte che sono state portate<br />

via del Litorale sloveno.” È evidente<br />

che anche il più sprovveduto tra gli<br />

storici sarebbe in grado di capire che la<br />

situazione delle opere d’arte di Capodistria,<br />

Pirano e Isola non è paragonabile,<br />

tanto per fare un esempio, a Napoleone<br />

che va in Egitto e con la violenza trafuga<br />

senza ombra di dubbio vestigia faraoniche<br />

per portarle nei musei francesi.<br />

Vero è invece che le opere di Carpaccio<br />

non sono state prelevate dal Litorale<br />

sloveno bensì da una zona che all’epoca<br />

faceva parte dell’Italia e che precedentemente<br />

mai aveva fatto parte della Slovenia.<br />

In altre parole, in quegli anni non<br />

c’era ragione per ritenere la presenza italiana<br />

a Capodistria occupatrice rispetto<br />

alla Slovenia. Ma c’è anche dell’altro:<br />

è vero che le opere delle chiese del Capodistriano<br />

non sono approdate in Italia<br />

con l’esodo bensì prima, in seguito alla<br />

necessità di metterle al riparo da possibili<br />

danni bellici; ma vero è anche che<br />

se quelle opere fossero state al loro posto<br />

nel 1945, molto probabilmente se ne<br />

sarebbero andate via con gli esuli (come<br />

le bare e i morti dissotterrati dai cimiteri<br />

e caricati sul “Toscana”) poiché facevano<br />

parte di usi, costumi e di una memoria<br />

locale, fondamentalmente italiana,<br />

che nulla aveva a che vedere con il Li-<br />

di Silvio Forza<br />

Storia incondivisa, approccio condiviso…<br />

torale sloveno giunto dopo il 1945. Reclamare<br />

quelle opere, da parte slovena,<br />

è aggiungere la beffa al danno. Sarebbe<br />

molto meglio reclamare il ritorno della<br />

gente che per secoli risiedeva nel …“Litorale<br />

sloveno”. Ma questo sforzo etico,<br />

evidentemente, non sarebbe compatibile<br />

con gli interessi nazionali.<br />

Detto ciò, si potrebbe tuttavia osservare<br />

che quelle opere, oltre ad appartenere<br />

ad una tradizione (che localmente<br />

quasi non esiste più), appartengono anche<br />

ad un territorio – il Capodistriano –<br />

che c’è ancora. Riportarle in sito sarebbe,<br />

da parte italiana, un segnale di buona<br />

volontà. Ma si dovrebbe pensare ad una<br />

“restituzione” che dovrebbe coinvolgere<br />

assolutamente gli esuli e i rimasti,<br />

(una comune istituzione, come proposto<br />

da Maurizio Tremul dell’Unione Italiana)<br />

per salvare lo spirito dell’ambiente<br />

che aveva commissionato quei quadri.<br />

Ma per far questo ci vorrebbe una comprensione<br />

che latita paurosamente.<br />

Incomprensione, si diceva. Nei giorni<br />

in cui è stata pubblicata l’intervista<br />

a Žbogar, all’interno della mailing list<br />

Histria si potevano leggere questi ragionamenti:<br />

“Tito non era istriano, non<br />

aveva subìto il tentativo di assimilazione<br />

fascista, se ne stava comodamente<br />

a Mosca, quindi non si capisce perché<br />

dovrebbe aver influito sulle sue azioni<br />

il ventennio in Istria”. Ma ora attenzione:<br />

“Oltretutto va considerato che in<br />

vent’anni furono fucilati alcuni sloveni<br />

peraltro processati e riconosciuti colpevoli<br />

di omicidio, mentre non si contano<br />

i morti di Tito e gli esodati”. Oppure:<br />

“ovviamente non c’è proporzione tra i<br />

torti subiti e quelli inflitti dagli slavi”. E<br />

ancora: “un conto è riconoscere ed ammettere<br />

i torti inflitti, un altro è giustificare<br />

un omicidio con uno schiaffo”.<br />

Capito tutto? Lo stesso giorno il ministro<br />

degli esteri sloveno dichiara: “Non<br />

vorrei, comunque, fare un paragone tra<br />

la sofferenza sotto il fascismo – che è<br />

durato alcuni decenni – e i fatti avvenuti<br />

dopo la Seconda guerra mondiale”.<br />

Dunque, traducendo, per l’esule<br />

della mailing list i torti subiti dagli italiani<br />

da parte slava sarebbero stati molti<br />

di più e molto peggiori rispetto a quelli<br />

che sono stati loro inflitti, per il capo<br />

della diplomazia vero sarebbe l’esatto<br />

contrario. Qui siamo lontani anni luce<br />

da quella storia condivisa che si va reclamando<br />

ad ogni passo. ●


I mari<br />

dell’uomo<br />

Dalla Polinesia al Mediterraneo, dall’Oceania<br />

all’Oceano Indiano, dalla Groenlandia<br />

alla barriera corallina: tradizioni legate<br />

al mare, ritualità, villaggi sulla costa, il<br />

mondo degli abissi con i relitti e l’archeologia<br />

sommersa, il lavoro dei pescatori, le piroghe<br />

e le imbarcazioni di tutti i mari, il gioco<br />

dei bambini polinesiani con i pescecani.<br />

Questo il contenuto de “I mari dell’uomo”<br />

di Folco Quilici, visti con l’obiettivo “empatico”<br />

del grande fotografo e documentarista.<br />

La mostra, presentata dal comune di<br />

Venezia e dal Centro Culturale Candiani di<br />

Mestre, un’esclusiva per l’Italia della Fondazione<br />

Alinari, è visitabile fi no al 29 marzo.<br />

Sono 82 foto nate tra il 1952 e il 2008, tra le<br />

più signifi cative di Quilici (oggi ambientalista<br />

cosciente, equilibrato e impegnato), che<br />

ha avuto da sempre un rapporto particolare<br />

con il mare, fonte di vita, protagonista di<br />

gran parte della sua storia professionale.<br />

<strong>Panorama</strong> 59

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