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CRONACA DELL'ANNO 1341 - Università degli Studi di Verona

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<strong>1341</strong><br />

Carlo Ciucciovino<br />

del padre. E adulti ancora celibi con<strong>di</strong>vidono con il genitore gli accor<strong>di</strong> stipulati. Sia i maschi<br />

che le femmine possono essere emancipati dal capofamiglia e l’atto è solitamente<br />

accompagnato dalla donazione <strong>di</strong> terre, campi o casa.<br />

Vi sono casi <strong>di</strong> figli che non continuano il mestiere del padre, seguendo l’inclinazione<br />

personale o il desiderio <strong>di</strong> promozione sociale. Non è infrequente visitare Firenze, ma chi ci<br />

va per lavorare, o meglio per apprendere un mestiere, raramente torna.<br />

Quando un figlio si sposa acquista maggiore in<strong>di</strong>pendenza: partecipa alle assemblee<br />

e si iscrive ad una confraternita religiosa. Il patrimonio familiare rimane però spesso in<strong>di</strong>viso<br />

e quin<strong>di</strong> sotto l’autorità paterna. Quando il padre muore, i figli possono decidere <strong>di</strong> ripartire i<br />

beni tra loro o mantenerli in<strong>di</strong>visi. Alla figlie, se dotate, non spetta nulla, se ancora nubili o<br />

vedove possono ricevere un lascito, ma se i fratelli le dotato, a loro non spetta nulla altro.<br />

Comunque, gli appezzamenti centrali e la domus avita è appannaggio dei figli maschi. A<br />

Petrognano, tra il 1300 e il 1350, la “fraterna”, l’associazione in<strong>di</strong>visa tra fratelli non è<br />

comunemente praticata. Spesso essa è riferita ad una piccola parte del possesso, come la<br />

domus paterna o cortili, piazze, strade, pozzi, forni e torri. Di torri ve ne sono molte a<br />

Petrognano che è un villaggio senza mura. Spesso la <strong>di</strong>visione dei beni avviene per gra<strong>di</strong> e<br />

comunque la solidarietà fraterna non viene mai meno. I fratelli che si costruiscono nuove case<br />

le erigono vicine a quelle <strong>degli</strong> altri fratelli, insomma nel villaggio avviene come in città: un<br />

lignaggio tende ad essere tutto geograficamente contiguo e la coesione familiare e la<br />

frequentazione familiare sono altissime.<br />

La consapevolezza <strong>di</strong> appartenere allo stesso lignaggio è molto forte ed abbiamo<br />

documenti che attestano che si estende fino al quinto grado canonico <strong>di</strong> parentela. I<br />

componenti <strong>di</strong> un lignaggio partecipano alle stesse vendette ed alle stesse paci. La struttura<br />

del patrimonio può durare fino a 4 o 5 generazioni e forse più. Dopo 4 o 5 generazioni però il<br />

legame <strong>di</strong> lignaggio appare allentarsi e la casata si apre all’esterno, si frammenta. Il <strong>di</strong>verso<br />

successo economico <strong>di</strong> una parte della casata può essere il fattore scatenante della <strong>di</strong>visione,<br />

infatti chi è più facoltoso cerca matrimoni <strong>di</strong> promozione sociale a Firenze. Rimane molto<br />

stabile invece la “branca” familiare «quel gruppo più ristretto che raggruppa intorno ad ogni<br />

in<strong>di</strong>viduo, i figli, i fratelli, il nonno, eventualmente gli zii». Comunque chi è lontano, emigrato<br />

in una città, viene <strong>di</strong>menticato e la coesione con la famiglia <strong>di</strong> origine si allenta fino ad<br />

annullarsi.<br />

Ogni membro della famiglia, specialmente della branca, si interessa al matrimonio<br />

<strong>degli</strong> altri. L’unione non è intesa come realizzazione <strong>di</strong> un i<strong>di</strong>llio, ma è utile a fini familiari.<br />

Più la comunità è piccola – e questo è il caso <strong>di</strong> Petrognano -, più è necessario creare aperture<br />

verso l’esterno. Comunque dal 30 al 70% dei matrimoni avviene ancora all’interno del<br />

villaggio, dal 20 al 40% nei <strong>di</strong>ntorni, circa il 10% in grossi borghi, solo un 10% a Firenze. 210<br />

§ 85. Arte<br />

Il 24 novembre il comune <strong>di</strong> Assisi affida ai pittori Puccio Capanna e Cecce Saraceni<br />

l’incarico <strong>di</strong> <strong>di</strong>pingere due Maestà, una sulla porta della piazza nuova (la piazza del mercato) e<br />

l’altra a Porta San Rufino. 211<br />

Ambrogio Lorenzetti <strong>di</strong>pinge la Madonna e le virtù car<strong>di</strong>nali nella loggia del Palazzo dei<br />

Signori a Siena. 212<br />

Lippo Memmi <strong>di</strong>segna il finale <strong>di</strong> marmo bianco della torre del palazzo Pubblico <strong>di</strong><br />

Siena. Questo è stato fondato nel 1298 e la sua costruzione è avanzata lungo l’arco <strong>di</strong> tutta la<br />

prima metà del secolo. La torre è stata fondata nel 1325 e nel 1348 ancora non è terminata.<br />

210 DE LA RONCIÈRE, Tra preghiera e rivolta, p. 69-85.<br />

211 CENCI, Documentazione assisana, vol. I, pag. 85. Più tar<strong>di</strong>, nel 1349 troviamo che Cecce Saraceni ha fatto<br />

testamento e la carta necessaria a questo viene pagata 15 denari. CENCI, Documentazione assisana, vol. I,<br />

pag. 105.<br />

212 Cronache senesi, p. 526.<br />

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