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LA CHIESA DI SAN MARCO “IN SYLVIS” - Istituto studi atellani

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corpo della madre, differenti sono, a loro volta, la mano sinistra e l’espressione<br />

del viso. Nel corpo abbiamo addirittura i piedi incrociati, entrambi le gambe<br />

piegate come se il Bimbo fosse un fardello ancora nel grembo materno; nella<br />

resa della mano siamo al paradosso che essa è più grande di quella della madre<br />

(lo si nota subito al di sotto, all’altezza del seno). Infine, particolarissimo è il<br />

viso, che procura un’emozione particolare che provoca la sensazione di un<br />

bambino preso realmente, nella sua quotidianità, “sorpreso” durante i suoi giochi<br />

con la mamma, quasi inerme e inconsapevole del suo destino tremendo e, allo<br />

stesso tempo, fantastico. Gli occhi spalancati e le sopracciglia alzate, indicano la<br />

sorpresa dell’evento, e la sua dolcezza è connotata dalla presenza di capelli<br />

biondi da un’aureola resa in forma ellittica, quasi ad indicare una prospettiva. A<br />

fianco alla Madonna in trono si trova un Santo monaco, ovvero Sant’Antonio da<br />

Padova di cui è impossibile dare un nome, allo stato attuale delle ricerche. Il<br />

Santo, infatti, appare vestito come un francescano (ciò è ravvisabile dalla<br />

presenza del cappuccio e dal completo che appare un sacco di tela vero e<br />

proprio), di cui non sono leggibili gli attributi iconografici.<br />

Il Santo monaco appare leggermente più sacrificato all’interno della propria<br />

cornice rispetto a S. Stefano che si trova in uno spazio più ampio. Esso appare<br />

fermo, in forma assolutamente statica, con i grandi occhi diretti verso chi guarda<br />

l’affresco, le labbra forti e carnose, tipiche di una persona volitiva. I capelli<br />

appaiono biondi, con qualche riccio e con una leggera stempiata. Con la mano<br />

sinistra regge un libro, mentre con la destra appare evanide una palma del<br />

martirio. In alto, quasi illeggibile, appare il cosiddetto Padre Eterno, i cui<br />

soprannomi sono l’Altissimo, l’Onnipotente, Iddio Creatore. Nell’iconografia<br />

tradizionale Dio viene raffigurato come un vecchio barbuto: l’immagine del<br />

vecchio appare fin dai primi tempi nelle illustrazioni dell’Antico Testamento, ed<br />

è certamente frutto di un’idea che Dio sia esistito prima di tutte le altre cose,<br />

quindi il più vecchio in assoluto. Ma il vecchio con la barba bianca è da sempre<br />

anche il simbolo della saggezza e della profonda conoscenza. Qui il nostro<br />

soggetto appare rivolto verso la sua destra, quindi offre il suo fianco sinistro.<br />

Con la mano destra, con le dita chiuse ad esclusione dell’indice, del medio e del<br />

pollice in forma benedicente, si rivolge verso l’esterno della lunetta, mentre con<br />

la mano destra sorregge un enorme globo bianco sorretto da una croce lignea<br />

abbastanza esile.<br />

Il viso sembrerebbe assorto, e presenta una fluente barba che, insieme dalla<br />

veste rossa e ai capelli, viene battuta da un vento che mette in movimento anche<br />

le nubi sottostanti e scopre le labbra carnose. Il colore degli occhi è marrone,<br />

mentre la testa è sovrastata da un’aureola triangolare, che rappresenta la sua<br />

trinità, oltre che la sua santità.<br />

3.8. La cappella della Sacrestia<br />

Nella cappella della Sacrestia si trova un importante complesso pittorico che<br />

tratta il tema della Pietà. L’affresco si trova al di sopra di un altare moderno, in<br />

una nicchia che appare un arcosolio. L’opera misura circa 1,56x1,90m ed è<br />

sottolineata da un’incorniciatura dipinta in rosso, a sua volta rinforzata, sulla<br />

ghiera esterna, da motivo floreali stilizzati. L’affresco appare evidente data la<br />

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