CONGRESSO NAZIONALE - Avenue media
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a b s t r a c t b o o k<br />
ostruttivo, è stata teorizzata da alcuni<br />
contributi, ma l’evidenza risulta mitigata dalle<br />
difficoltà di applicazione dei dispositivi di<br />
trattamento in fase acuta (abitualmente circa<br />
il 20% dei pazienti lo accetta) e dal bias di<br />
fondo della proporzionalità inversa con la<br />
gravità delle condizioni del paziente: più<br />
l’ictus è devastante, più difficile è il<br />
trattamento ventilatorio. A questo non<br />
sfugge chi, come il gruppo di Valencia che ha<br />
pubblicato in ripetizioni successive (acuto, 3 –<br />
5 e 7 anni) le curve di sopravvivenza dei<br />
pazienti con ictus e OSAS che hanno o non<br />
hanno accettato il trattamento con CPAP,<br />
ostenta risultati apparentemente protettivi in<br />
termini di sopravvivenza.<br />
Perché il trattamento del paziente con ictus,<br />
anche al di fuori della fase acuta, è così<br />
frequentemente fallimentare? La procedura<br />
è davvero time-consuming, individuare<br />
l’interfaccia richiede tempo: le parestesie al<br />
volto, l’incapacità a mantenere la bocca<br />
chiusa in gran parte dei pazienti, la necessità<br />
di terzi che aiutino nel posizionamento della<br />
maschera senza provocare decubiti è un<br />
primo scoglio. Si aggiunge l’idea di un<br />
trattamento supplementare che scoraggia chi<br />
già tende, specie nelle prime fasi del<br />
recupero, a sentirsi molto sotto pressione per<br />
la serie di trattamenti cui è sottoposto già<br />
durante la giornata. Gli eventi centrali si<br />
sommano e intersecano con gli ostruttivi e<br />
non sono ancora disponibili dati che ci diano<br />
IL SONNO E LA RICERCA DI BASE:<br />
NUOVE TECNOLOGIE E NUOVI PARADIGMI<br />
“per una medicina del sonno sostenibile”<br />
certezze su quali debbano essere<br />
necessariamente trattate. I ventilatori<br />
servoassistiti, inizialmente presentati come<br />
possibile soluzione per gli eventi centrali di<br />
questi pazienti, sul campo si dimostrano<br />
spesso inefficaci e lo specialista del sonno<br />
fatica a trasportare in questo campo le<br />
nozioni e i protocolli di trattamento che ha<br />
imparato ad applicare in altri ambiti (OSA<br />
semplice, BPCO, scompenso cardiaco<br />
cronico).<br />
Avviare questa tipologia di paziente a<br />
trattamento in un setting domiciliare è<br />
davvero impresa ardua. Sebbene non<br />
manchino gli inviti ad inserire nei protocolli<br />
delle stroke unit la diagnostica ed il<br />
trattamento degli eventi ventilatori nel sonno<br />
siamo ancora molto lontani dalla diffusione<br />
come standard operativo. Ecco quindi che<br />
l’ambito riabilitativo risulta la condizione<br />
probabilmente più adatta per la gestione di<br />
questi pazienti, avvalendosi di figure<br />
professionali che già hanno buona esperienza<br />
nell’applicazione della ventilazione non<br />
invasiva in altri ambiti e che hanno<br />
soprattutto la capacità di gestire pazienti,<br />
interfacce e protesica a 360°, includendo<br />
l’addestramento dei care-giver e l’avvio delle<br />
procedure burocratiche per la fornitura che a<br />
volte rappresentano un ostacolo<br />
supplementare a sfondare la soglia dell’1 su 5<br />
che ce la fa.<br />
A. SILVANI<br />
Sonno e funzioni vegetative: un approccio genetico sperimentale alla fisiopatologia delle<br />
regolazioni integrate<br />
La veglia ed il sonno sono comportamenti che<br />
coinvolgono l’intero organismo. La<br />
regolazione delle funzioni cardiovascolari e<br />
respiratorie è strettamente integrata col<br />
comportamento di veglia e sonno in<br />
condizioni fisiologiche. L’alterazione di<br />
queste regolazioni integrate ha un ruolo<br />
importante nella fisiopatologia<br />
cardiovascolare, come testimoniato dalle<br />
apnee notturne e dallo smorzamento della<br />
riduzione notturna della pressione arteriosa. I<br />
meccanismi genetici e nervosi centrali alla<br />
base della fisiologia e fisiopatologia delle<br />
regolazioni integrate durante il sonno<br />
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