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CONGRESSO NAZIONALE - Avenue media

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a b s t r a c t b o o k<br />

occasionali, 1/3 degli Americani hanno<br />

sintomi di insonnia. Da noi la situazione è<br />

diversa?<br />

Nel lavoro occorre considerare alcuni<br />

parametri: il lavoro nelle ore di notte, il<br />

lavoro per più di 40 ore a settimana, il lavoro<br />

per più di 8 ore consecutive, il tipo di turno<br />

(fisso, a rotazione), le modificazioni<br />

dell’orario (previste, imprevedibili) lo<br />

straordinario (volontario, obbligatorio) e gli<br />

altri fattori che influenzano l’allerta, come Il<br />

tipo di compito svolto, l’orario, rispetto ai<br />

ritmi circadiani, l’ambiente di lavoro<br />

(stimolante o faticoso?). Occorre anche<br />

valutare se ciascun lavoratore ha il riposo<br />

adeguato durante il periodo di non lavoro, e<br />

se l’ambiente di riposo domestico lo<br />

consente, anche in relazione alla presenza di<br />

condizioni emozionali, fisiche, mediche che<br />

interferiscono con il recupero di sonno o con<br />

lo stato di allerta.<br />

La sorveglianza sanitaria in Italia non è<br />

obbligatoria per il rischio di sonnolenza<br />

diurna o per la fatica. E’ però obbligatorio<br />

valutare “tutti i rischi” e tutelare anche i<br />

terzi.<br />

Il Medico Competente dovrebbe indicare al<br />

DDL e al RSPP l’opportunità di prevedere<br />

questi rischi nel DVR (documento di<br />

valutazione dei rischi aziendale) e di istituire<br />

quindi la sorveglianza specifica, con il<br />

concorde parere dei lavoratori e dei loro<br />

rappresentanti. In assenza di tale atto, il<br />

medico competente non può fare<br />

sorveglianza dei disturbi del sonno, e non<br />

può convocare a visita lavoratori solo sulla<br />

base di questo rischio, che non è previsto per<br />

legge.<br />

In ogni caso, il medico non può ignorare la<br />

fatica che insorge nei lavoratori sottoposti a<br />

sorveglianza er altri motivi.<br />

La Sorveglianza è giustificata? Dal punto di<br />

vista medico (evidence-based) se:<br />

l’esposizione a rischio è continua, esiste un<br />

metodo di controllo, la diagnosi precoce è<br />

utile. Dal punto di vista giuridico (L.300/70)<br />

se: il rischio professionale è previsto per<br />

legge, oppure il rischio professionale è<br />

previsto dal DVR. Attenzione: il MC è<br />

“per una medicina del sonno sostenibile”<br />

penalmente responsabile della omessa<br />

valutazione del rischio.<br />

La prevenzione è stata fatta<br />

tradisizonalmente <strong>media</strong>nte l’adozione di<br />

linee-guida e normative (nei trasporti<br />

stradali, marittimi, aerei, ferroviari, in sanità)<br />

. Si constata che le restrizioni dell’orario di<br />

servizio non bastano, da sole, a garantire il<br />

livello massimo di allerta nelle attività<br />

critiche. La risposta più efficace è l’istituzione<br />

di un Sistema di gestione della fatica.<br />

Il Sistema è diretto a gestire i rischi associati<br />

con la fatica. E’ analogo (o è una parte di) un<br />

Sistema di Gestione dei Rischi per la salute e<br />

sicurezza lavorativa<br />

E’ basato sull’evidenza, controllato dai dati<br />

raccolti e soggetto ad un continuo<br />

miglioramento. La responsabilità della sua<br />

applicazione poggia in egual misura sul<br />

management e sui lavoratori. Il medico del<br />

lavoro, nella sua funzione di consulente del<br />

datore di lavoro, ne è promotore. Un sistema<br />

basato sull’evidenza e diretto dai dati<br />

obiettivi che controlla la fatica dei lavoratori,<br />

in modo flessibile e appropriato al livello di<br />

rischio e alla natura dell’attività lavorativa.<br />

Storicamente, i primi Sistemi di gestione della<br />

fatica (SGF) sono stati elaborati dopo il<br />

verificarsi di eventi disastrosi. E’ importante<br />

che il SGF sia concepito come un sistema<br />

proattivo, non reattivo.<br />

Un SGF si articola in 4 fasi: (1) Identificare e<br />

valutare il rischio (assessment); (2) Applicare<br />

le misure correttive, mettere in atto un<br />

sistema di reporting e di sorveglianza<br />

(surveillance) (3) Informare e formare i<br />

lavoratori (information); (4) Verificare<br />

procedure, processi, punti critici (audit).<br />

Questa sequenza è nota come “Metodo<br />

A.S.I.A. (Magnavita, 2003).<br />

Anche se c’è un responsabile, il processo<br />

deve coinvolgere tutti i lavoratori in tutte le<br />

fasi (valutazione, elaborazione proposte di<br />

miglioramento e loro applicazione,<br />

segnalazioni, verifiche). Si deve stabilire una<br />

catena di responsabilità. Deve essere previsto<br />

un sistema di sanzioni .<br />

Contro l’evento da prevenire, si ergono 5<br />

barriere: equilibrio tra carico di lavoro e<br />

21<br />

21

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