Cardiologia negli Ospedali n° 191 Gennaio / Febbraio 2013 - Anmco
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utilizzate per curare i loro pazienti<br />
con fibrillazione atriale. Perché si<br />
è scelto di coinvolgere i Medici di<br />
Medicina Generale per raccogliere<br />
i dati? Fondamentalmente per<br />
due motivi: primo perché sono<br />
distribuiti in modo omogeneo<br />
su tutto il territorio nazionale,<br />
in secondo luogo perché spesso<br />
sono spettatori neutrali e quindi<br />
obiettivi della scelta delle differenti<br />
strategie terapeutiche e dei risultati<br />
delle stesse. In una popolazione<br />
di 295.906 soggetti, 6.036 avevano<br />
una diagnosi di fibrillazione atriale:<br />
nel 20.2% parossistica, nel 24.3%<br />
persistente e nel 55.5% permanente.<br />
Il campione di popolazione è risultato<br />
rappresentativo della popolazione<br />
italiana con una distribuzione<br />
relativamente a sesso e a età simile ai<br />
dati ISTAT (Figura 2). La percentuale<br />
di pazienti affetti da fibrillazione<br />
atriale aumentava con l’età, essendo<br />
26.8% nel sottogruppo con età<br />
compressa tra 66 e 75 anni e 37.5%<br />
nel sottogruppo tra 76 e 85 anni. La<br />
prevalenza della fibrillazione atriale<br />
in Italia è stata calcolata pari a 1.85%,<br />
estrapolando alla popolazione italiana<br />
quanto osservato nei sottogruppi<br />
dello studio ISAF. La fibrillazione<br />
atriale era sintomatica nonostante<br />
la terapia nel 74.6% dei pazienti.<br />
Per quanto riguarda le patologie<br />
associate: il 24.8% dei pazienti<br />
presentavano scompenso cardiaco,<br />
il 26.8% insufficienza renale, il 18%<br />
avevano avuto un TIA o un ictus. La<br />
strategia del controllo della frequenza<br />
è stata adottata nel 55% dei pazienti.<br />
Nella totalità della popolazione, il<br />
punteggio CHADS2 era 0 nel 12.1%<br />
dei pazienti, 1 nel 25.3% e >2 nel<br />
A ReA A RiTMie<br />
Figura 1 - Rappresenta la locandina di un congresso organizzato<br />
dall’Area Arimie dell’ANMCO<br />
62.6%. Per quanto riguarda la terapia<br />
antitrombotica, soltanto il 46% dei<br />
pazienti era in terapia anticoagulante<br />
orale, il 37.5% assumeva uno o più<br />
farmaci antiaggreganti piastrinici<br />
e il 16.5% non assumeva alcuna<br />
profilassi. L’ablazione transcatetere<br />
del substrato della fibrillazione<br />
atriale è stata effettuata nel 2.9%<br />
della popolazione; la percentuale<br />
di successo è risultata pari al 50%.<br />
Le conclusioni principali dello<br />
Studio sono che la prevalenza della<br />
fibrillazione atriale è circa il doppio<br />
di quella riportata fino ad ora, che il<br />
controllo della frequenza cardiaca è<br />
la strategia terapeutica più utilizzata,<br />
che la terapia anticoagulante orale<br />
è tuttora sottoutilizzata rispetto a<br />
quanto stabilito dalle Linee Guida<br />
e che il successo dell’ablazione nel<br />
mondo reale è minore rispetto a<br />
quanto pubblicato dai centri ad alto<br />
volume. Questo Studio rappresenta<br />
un importante successo per l’ANMCO<br />
e per tutta l’Area Aritmie.<br />
cosa lasciamo in eredità a<br />
chi ci seguirà<br />
Come sempre capita, non tutto ciò<br />
che si inizia viene terminato durante<br />
il biennio di attività; pertanto, restano<br />
da attuare alcuni progetti già avviati.<br />
L’Area Aritmie ha proposto una<br />
raccolta dati mirata a valutare gli<br />
orientamenti clinico - terapeutici<br />
delle Cardiologie italiane riguardo<br />
al trattamento delle tachicardie<br />
ventricolari stabili. In particolare,<br />
ci prefiggiamo lo scopo di valutare<br />
l’atteggiamento dei Cardiologi<br />
italiani nei confronti dell’utilizzo<br />
del defibrillatore impiantabile<br />
rispetto all’ablazione transcatetere<br />
per il trattamento delle tachicardie<br />
ventricolari stabili in differenti<br />
tipologie cliniche di pazienti. In<br />
un’epoca in cui la medicina basata<br />
sull’evidenza è diventata la base<br />
www.anmco.it/aree/elenco/aritmie<br />
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