Il Cavaliere d'Africa, Ilaria Goffredo - Quelli di ZEd

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che pian piano ci avvicinammo e diventammo inseparabili. Pranzavamo insieme, studiavamo insieme, lei mi aiutava in matematica (l’unica materia a cui io non riconoscevo il merito di disciplina scolastica) e io la aiutavo in geografia (nella quale lei aveva una forte rivalità con il professore). Quando lei prese la patente, il pomeriggio uscivamo spesso con la sua macchina che era una bellissima Nissan Micra grigia, uscita da pochi mesi sul mercato. Cantavamo a squarciagola con la radio accesa e facevamo gli occhi dolci ai bei ragazzi fermi ai semafori. Spesso giravamo a vuoto per Martina Franca, la mia città. A noi si avvicinarono anche Cinzia e Piera. La prima un po’ piagnucolona ma molto dolce, la seconda invece era la tipa dura della situazione, quella che se la chiamavi non rispondeva
mai al cellulare: fu così che si creò un bel gruppo affiatato. Anche nella gite stavamo sempre insieme. Ricordo quando andammo in gita in Sicilia per quattro giorni. Alloggiavamo a Giardini Naxos, vicino a Messina, in un grazioso villaggio turistico con villette indipendenti a due piani. Dopo le escursioni della giornata era la sera che arrivava il vero divertimento. Facevamo tutto ciò che facevano dei giovani in gita: ballavamo musica rock sui letti, facevamo scherzi con il dentifricio ai nostri compagni (la vittima preferita era Viviana, grande ingenua) e bevevamo tutto ciò che di alcolico ci capitava tra le mani. Una sera Piera era seduta sul suo letto a gambe incrociate. Indossava scarpe da tennis verde militare, un jeans strappato, una magliettina con su scritto Viva l’America e una pashmina bianca sfilacciata, la sua
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mentre infilzavo una penna con la f
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il passaporto, però non andai a ri
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Anche quello era sistemato. Infine
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sarebbe piaciuto condividere con la
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tipica aria da secchione; vicino a
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agazzo, Antonello, aveva preso post
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deserte: non riuscivo a credere ai
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aracche in lamiera; queste ultime e
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più avanti lasciava spazio a un ed
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l’avevo inquadrato come persona.
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ospitale. C’erano due letti singo
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Sorrisi al pensiero della mia amica
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Mi versò un mestolo di pennette e
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professori, Salome e… poi lo vidi
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morbide, tipica bellezza africana.
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«Vedi quel corridoio?» Indicò un
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«Dai, vieni che facciamo tardi.»
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dondolare avanti e indietro, lui su
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«È già ora di cena?» chiesi all
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mi inebriai del suo odore, sentivo
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Prese il vassoio dalla scrivania.
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Quando Martina aprì la porta, si t
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togliermelo di dosso gli aveva sfer
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«Allora non puoi perdertelo» cont
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porta del bagno, ma non lasciò mai
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«Sì, come te» mi disse con voce
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voglio sembrare maleducato o spaven
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la sua voce squillante. Ascoltarla
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«Se lo dici tu! Comunque se te la
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la testa. Trovai un bigliettino sul
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«Oggi abbastanza bene. Stamattina
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sguardo e lo trovai, finalmente mi
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Davis e saltava euforica intorno ad
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private con ombrelloni a pagamento,
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immergermi lentamente ed era sempre
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«Come stai?» disse il primo rivol
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Quella sera era in programma una pa
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scegliere! A volte mi sembrava cos
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Il cameriere mi stava guardando. «
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mi sorridi?» Avevo fatto la figura
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chiamato Davis.» Il suo sorriso si
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I’ve kissed your lips and held yo
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«Vieni.» Mi prese per mano e mi p
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«Scusa, Edward» richiamai la sua
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