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Dignità del morente e assistenza al malato grave - Ospedale di Udine

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imminente (per es., pazienti ricoverati per essere sottoposti a manovre potenzi<strong>al</strong>mente pericolose,<br />

come test provocativi o trattamento <strong>di</strong> particolari aritmie car<strong>di</strong>ache). Quanto ai pazienti che entrano<br />

coscienti nelle UTI, essi fanno costante esperienza <strong>del</strong>la morte che si verifica intorno a loro, nel<br />

reparto, e più <strong>di</strong> <strong>al</strong>tri pazienti si confrontano con essa durante la degenza.<br />

Infine, anche l’area critica si confronta con i limiti <strong>del</strong>la conoscenza me<strong>di</strong>ca: la me<strong>di</strong>cina<br />

critica ci ricorda costantemente che la conoscenza che si ha in questo campo è per lo più basata<br />

statisticamente e che molte decisioni vengono prese spesso senza il conforto <strong>del</strong>la certezza. Si tratta<br />

<strong>di</strong> decisioni rischiose, che devono essere prese per (e da) persone che stanno morendo o che<br />

combattono contro una <strong>grave</strong> m<strong>al</strong>attia che quasi sicuramente terminerà la morte.<br />

Dunque, mentre sembra che la me<strong>di</strong>cina critica, grazie <strong>al</strong>la tecnologia e <strong>al</strong>l’esperienza<br />

acquisita, possa sostenere la vita indefinitamente, essa è, in re<strong>al</strong>tà, praticata in un contesto <strong>di</strong> limiti<br />

ed è proprio in questo contesto che sorgono le questioni etiche più <strong>di</strong>fficili: <strong>di</strong> fronte <strong>al</strong>la possibilità<br />

e <strong>al</strong>la speranza <strong>di</strong> fare <strong>del</strong> bene per un paziente si deve decidere come agire meglio tenendo conto <strong>di</strong><br />

quei limiti.<br />

1. La decisione <strong>di</strong> rianimare<br />

Si tratta <strong>di</strong> una decisione che deve essere presa rapidamente per essere efficace e dunque<br />

l’operatore ha in gener<strong>al</strong>e poco tempo per considerare le conseguenze <strong>del</strong>la sua azione. Inoltre, i<br />

pazienti che richiedono una rianimazione raramente hanno avuto modo <strong>di</strong> pensare prima <strong>al</strong>le<br />

proprie preferenze pro o contro la rianimazione. Per questi e per <strong>al</strong>tri motivi la rianimazione<br />

car<strong>di</strong>opolmonare (RCP) è stata in passato applicata per ogni paziente e in qu<strong>al</strong>siasi circostanza,<br />

sentita come un obbligo mor<strong>al</strong>e da parte <strong>di</strong> molti me<strong>di</strong>ci, ed anzi in molti osped<strong>al</strong>i sono state<br />

adottate linee guida che hanno raccomandano t<strong>al</strong>e intervento gener<strong>al</strong>izzato 52 . Siamo nella<br />

prospettiva tra<strong>di</strong>zion<strong>al</strong>e <strong>del</strong>l’etica basata sulla benefici<strong>al</strong>ità, per cui è d<strong>al</strong> me<strong>di</strong>co e d<strong>al</strong>la comunità<br />

sanitaria at large che parte l’iniziativa <strong>di</strong> applicare un intervento me<strong>di</strong>co nella prospettiva<br />

benefici<strong>al</strong>ità presunta per il paziente. In questi ultimi anni, tuttavia, i me<strong>di</strong>ci si sono resi conto che<br />

non tutti pazienti, speci<strong>al</strong>mente quelli con una m<strong>al</strong>attia termin<strong>al</strong>e, richiedono <strong>di</strong> essere rianimati.<br />

Inoltre, la RCP praticata in pazienti esterni <strong>al</strong>l’ambiente osped<strong>al</strong>iero, già affetti da <strong>al</strong>tre m<strong>al</strong>attie, si è<br />

mostrata inefficace come pure per i pazienti ricoverati affetti da gravi m<strong>al</strong>attie, come una polmonite<br />

massiva 53 . In gener<strong>al</strong>e, tuttavia, <strong>al</strong>cuni dati riferiti agli USA parlavano <strong>di</strong> un 38% circa <strong>di</strong><br />

sopravvivenza dopo RCP e <strong>di</strong> questi un terzo è vivo fino <strong>al</strong>la <strong>di</strong>missione d<strong>al</strong>l'osped<strong>al</strong>e, rimanendo<br />

poi la sopravvivenza successiva strettamente connessa <strong>al</strong>la patologia intercorrente 54 . Negli osped<strong>al</strong>i,<br />

perciò, le politiche circa la rianimazione hanno cominciato ad essere improntate <strong>al</strong>la <strong>di</strong>screzion<strong>al</strong>ità<br />

piuttosto che <strong>al</strong>la gener<strong>al</strong>izzazione <strong>del</strong> trattamento. Ai me<strong>di</strong>ci è stato richiesto <strong>di</strong> assicurare che<br />

venisse rispettato soprattutto il principio etico <strong>del</strong>l’autonomia <strong>del</strong> paziente o <strong>di</strong> un decisore sostituto<br />

in merito <strong>al</strong>la RCP. Tuttavia, anche questo riferimento <strong>al</strong>l’autonomia non ha mancato <strong>di</strong> sollevare<br />

perplessità fra i me<strong>di</strong>ci in quanto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile applicazione in situazione <strong>di</strong> m<strong>al</strong>attia critica. Alcuni<br />

me<strong>di</strong>ci, infatti, hanno perplessità a non rianimare i pazienti che si trovano in UTI in quanto è<br />

proprio grazie <strong>al</strong>la rianimazione, consenzienti o meno, che essi si trovano ora lì; inoltre essi<br />

ritengono che sollevare con i pazienti la questione <strong>del</strong>la possibilità <strong>di</strong> non essere rianimati, per poter<br />

conoscere le loro volontà, possa indurre in essi la sensazione <strong>di</strong> abbandono, dopo che essi si sono<br />

resi conto, appunto, che è grazie <strong>al</strong>la precedente rianimazione che sono ancora vivi. In definitiva,<br />

proprio per il fatto <strong>di</strong> lavorare in UTI e <strong>di</strong> avere a <strong>di</strong>sposizione tutti mezzi per rianimare porta molti<br />

me<strong>di</strong>ci a considerare illogico, se non inaccettabile eticamente, dare <strong>di</strong>sposizioni per non rianimare<br />

(ad es., attraverso un DNR, come vedremo).<br />

52<br />

A. SERANI-MERLO, P. ROSSO, Intensive care its nature and problems. In: Wildes K.Wm. (ed.), Critic<strong>al</strong> choices<br />

and critic<strong>al</strong> care, Kluwer Academic Publishers: Dordrecht 1995: 63-78.<br />

53<br />

S.E. BEDELL, T.L. DELBANCO et <strong>al</strong>., Surviv<strong>al</strong> after car<strong>di</strong>opulmonary resuscitation in the hospit<strong>al</strong>, New England<br />

Journ<strong>al</strong> of Me<strong>di</strong>cine 1983; 309: 569-576.<br />

54<br />

R.B. Mc GRATH, In-house car<strong>di</strong>opulmonary resuscitation - after a quarter of a century, Ann<strong>al</strong>s of Emergency<br />

Me<strong>di</strong>cine 1987; 16: 1365-1368.<br />

24

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