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Dignità del morente e assistenza al malato grave - Ospedale di Udine

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Circa la selezione dei pazienti, è opportuno che non si arrivi mai <strong>al</strong> <strong>di</strong>lemma <strong>del</strong>l’ultimo<br />

letto <strong>di</strong>sponibile: questo potrà essere possibile se si imposta eticamente un mo<strong>del</strong>lo organizzativofunzion<strong>al</strong>e<br />

che elimini il “sovraccarico” che potrebbe esserci nelle UTI. Seguendo l’an<strong>al</strong>ogia tra<br />

gestione <strong>di</strong> questo sovraccarico e la gestione <strong>del</strong>lo scompenso car<strong>di</strong>aco, formulata da Teres e ripresa<br />

da Giannini, possiamo <strong>di</strong>re che t<strong>al</strong>e mo<strong>del</strong>lo dovrebbe proporsi innanzitutto <strong>di</strong> ridurre il precarico<br />

(cioè ridurre l’afflusso dei pazienti in UTI), posponendo, ad es., gli interventi chirurgici <strong>di</strong> elezione<br />

ad <strong>al</strong>to rischio o utilizzando la collaborazione inter-osped<strong>al</strong>iera region<strong>al</strong>e nei perio<strong>di</strong> critici. Occorre<br />

poi aumentare la contrattilità (cioè aumentare l’efficienza <strong>del</strong>le UTI), per es., <strong>di</strong>mettendo<br />

precocemente pazienti stabilizzati in osservazione pos-operatoria, aumentare il person<strong>al</strong>e attingendo<br />

oculatamente da quello <strong>di</strong> supporto temporaneo in <strong>al</strong>tre Divisioni. Infine, ridurre il post-carico<br />

(cioè consentire il “deflusso” dei pazienti d<strong>al</strong>l’UTI), attraverso la priorità <strong>del</strong> trasferimento dei<br />

pazienti <strong>del</strong>l’UTI nei reparti rispetto ai ricoverati esterni d’elezione o trasferendo i pazienti in<br />

ventilazione artifici<strong>al</strong>e non reversibile presso reparti adeguatamente attrezzati.<br />

Ma accanto a questi pure importanti aspetti organizzativi, è necessario, infine, che la società<br />

si confronti in modo chiaro con il tema <strong>del</strong>la morte e <strong>del</strong> suo significato per l’uomo. Abbiamo visto<br />

come la me<strong>di</strong>cina intensiva permetta oggi <strong>di</strong> recuperare <strong>al</strong>la vita e <strong>al</strong>la guarigione soggetti che dopo<br />

un trauma o un'emorraggia cerebr<strong>al</strong>e massiva sarebbero morti; ma il suo impiego comporta anche<br />

che una percentu<strong>al</strong>e <strong>di</strong> essi sprofon<strong>di</strong> nel coma o nello SVP, continuando a vivere nell'incoscienza<br />

per mesi o anni. Questa ambiv<strong>al</strong>enza è propria <strong>del</strong>la tecnologia tutta ed anche <strong>di</strong> quella me<strong>di</strong>ca. A<br />

rendere e far sentire come gravoso il compito <strong>del</strong>l'<strong>assistenza</strong> <strong>di</strong> un m<strong>al</strong>ato in stato prolungato <strong>di</strong><br />

infermità contribuisce oggi, in buona misura, una <strong>grave</strong> incapacità <strong>del</strong>la nostra società a dare un<br />

senso proprio <strong>al</strong>la sofferenza e <strong>al</strong>la stessa morte. Si può <strong>di</strong>re che la nostra società non riesce a<br />

convivere con la sofferenza e con la morte e in certi m<strong>al</strong>ati sembra essere prolungata e cronicizzata<br />

in uno spegnersi che dura a lungo. La richiesta <strong>di</strong> eutanasia muove d<strong>al</strong>l'esigenza <strong>di</strong> eliminare il<br />

dolore e <strong>di</strong> invocare la morte anticipata per non poterla pensare ed affrontare. E questo problema<br />

non è sempre <strong>del</strong> paziente ma è spesso dei parenti e <strong>del</strong>la società.<br />

Se è vero che la coscienza <strong>del</strong>la morte è una componente <strong>del</strong>l'autenticità <strong>del</strong>l'uomo maturo, è<br />

pur vero che l'esperienza <strong>del</strong> morire non può essere anticipata, né sempre potrà essere pienamente<br />

raggiunta, ad esempio nel caso <strong>del</strong>la morte dei bambini ancora privi <strong>del</strong>l'uso <strong>di</strong> ragione. Incerta<br />

rimane per tutti l'ora <strong>del</strong>la morte e incerte sono anche la mod<strong>al</strong>ità e l'esperienza esistenzi<strong>al</strong>e<br />

<strong>del</strong>l'evento. Né possiamo assumere come rassicuranti esperienze le narrazioni dei trapassati re<strong>di</strong>vivi,<br />

<strong>al</strong> limite <strong>del</strong> coma reversibile: ma anche se queste esperienze avessero un v<strong>al</strong>ore <strong>di</strong> sintomo,<br />

ciascuno vivrà l'esperienza <strong>del</strong> morire in modo <strong>di</strong>verso, perché <strong>di</strong>verso è il vissuto <strong>di</strong> ogni<br />

in<strong>di</strong>viduo.<br />

La domanda <strong>del</strong>la scienza me<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> fronte <strong>al</strong>la morte rimane segnata anch'essa d<strong>al</strong> limite. Il<br />

momento <strong>del</strong>la morte ontologica sfugge <strong>al</strong>la scienza me<strong>di</strong>ca. Il me<strong>di</strong>co può constatare - ma<br />

constatare "post-eventum" - la morte attraverso dei parametri in<strong>di</strong>retti, anche quando gli strumenti<br />

sono dotati <strong>di</strong> estrema precisione ed anche quando questi vanno a rilevare la cessazione <strong>del</strong> battito<br />

car<strong>di</strong>aco o l'assenza <strong>di</strong> onde elettroencef<strong>al</strong>ografiche o l'arresto <strong>del</strong> flusso cerebr<strong>al</strong>e. La me<strong>di</strong>cina è<br />

chiamata a rispettare la morte, oltre che a constatarla, astenendosi da atti anticipativi o <strong>di</strong><br />

accanimento ingiustificato, proprio perché la morte è momento solenne e profondo <strong>del</strong>la persona,<br />

che compie la sua esperienza terrena e si rivolge ormai <strong>al</strong> momento intramontabile <strong>del</strong>la<br />

trascendenza e <strong>del</strong>l'eternità.<br />

È comunque, certo per l'uomo adulto che la consapevolezza <strong>del</strong>la morte ci accompagna, e<br />

contrassegna e stimola l'esistenza umana 104 .<br />

104 E. SGRECCIA, Scienza ed etica per il paziente termin<strong>al</strong>e. In: Sgreccia E., Spagnolo A.G. Di Pietro M.L. (a cura <strong>di</strong>),<br />

L’<strong>assistenza</strong> <strong>al</strong> <strong>morente</strong>, Vita e Pensiero; Milano 1994: 411-420.<br />

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