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«PAESAGGIO E PERSONAGGIO / NON SEMPRE VANNO INSIEME ...

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2.3. Paesaggio e costituzione antropologica<br />

Tornando alla questione circa il futuro del paesaggio locale in<br />

rapporto ai suoi elementi di criticità, mi sembra che tale interrogativo<br />

sottenda un auspicio o un desiderio orientati in senso essenzialmente<br />

etico: l’auspicio e il desiderio di poter progettare e realizzare<br />

azioni che consentano di invertire la tendenza all’impoverimento<br />

paesaggistico poc’anzi evidenziato. Si può certamente dibattere<br />

se a tale riguardo abbia ragione il filosofo Rosario Assunto, che<br />

colloca all’origine di tale perdita di valore paesaggistico la svolta<br />

inaugurata dalla modernità, un’età a suo avviso «renitente alla idea<br />

di infinito» 8 e promotrice di una civiltà del benessere e del comfort<br />

che ha smarrito ogni attitudine a sostare in contemplazione del paesaggio<br />

9 . Un giudizio così netto, se è certamente legittimo ai fini<br />

dell’analisi storico-critica, rischia però di incappare nella fallacia<br />

dell’uomo di paglia, interpretando la modernità alla stregua di un<br />

monolite, tralasciandone le «buone» ragioni, semplificandone indebitamente<br />

la complessità, negando il fatto che, volenti o nolenti, noi<br />

stessi siamo in qualche modo il frutto della modernità e che in essa<br />

(o nella cosiddetta tarda modernità) si giocano le nostre esistenze, e<br />

infine tralasciando di considerare che il modo migliore per arrivare<br />

a capo della questione paesaggistica non sia di procedere contro la<br />

modernità, ma piuttosto – come si vedrà – di attraversarla criticamente.<br />

Non lascerei però cadere un’utile indicazione proveniente<br />

proprio dalla lezione e dalla grande sapienza di Assunto, vale a<br />

dire l’individuazione del carattere antropologicamente fondamentale<br />

dell’esperienza estetica del paesaggio: la constatazione «della<br />

esperienza estetica del paesaggio come esperienza nel compimento<br />

della quale noi viviamo in ciò che godiamo esteticamente [...] ci<br />

autorizza inoltre a considerare il rapporto estetico che con la natura<br />

noi intratteniamo nell’esperienza del paesaggio, come la modalità<br />

fondamentale, paradigmatica, del rapporto uomo-natura in quanto<br />

è sempre un rapporto estetico, e non è mai un rapporto solamente<br />

8 R. Assunto, Il paesaggio e l’estetica, Palermo, Novecento, 2005, p. 142.<br />

9 Cfr. ivi, pp. 238-239, pp. 360-361. Cfr. anche R. bodeI, Paesaggi sublimi. Gli<br />

uomini davanti alla natura selvaggia, Milano, Bompiani, 2008.

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