«PAESAGGIO E PERSONAGGIO / NON SEMPRE VANNO INSIEME ...
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eccede dunque i rigidi confini della sola teoria per farsi prassi, della<br />
mera individualità per farsi impresa collettiva o comunitaria, della<br />
semplice dimensione estetica per farsi questione etica e politica.<br />
Benché permeate di una predilezione – tipica d’altri tempi – per<br />
la primazia dell’estetica, le seguenti righe in cui Assunto propone<br />
una definizione di che cosa significhi contemplare attivamente il<br />
paesaggio forniscono così molti spunti di riflessione:<br />
230<br />
la particolare contemplazione del paesaggio [...] si differenzia dalla<br />
contemplazione delle opere d’arte, costituendosi come attività<br />
che interviene nella vita stessa dell’oggetto: attività produttiva, in<br />
qualche modo, dell’oggetto in quanto si costituisce per noi come<br />
esteticità; ed appaga così quella esigenza di auto-produttività che<br />
proprio la odierna crisi del paesaggio, e l’eclissi (non tramonto,<br />
speriamo, anzi, vogliamo) della natura come oggetto estetico, ha<br />
indebitamente traslocata ai nostri giorni nel mondo dell’arte [...]; e<br />
la vera opera aperta (o meglio: forma aperta) è la natura, in quanto<br />
si costituisce ad oggetto estetico nel paesaggio 17 .<br />
Questa lezione di Assunto non può però essere accolta così<br />
com’è. Ai fini della comprensione delle dinamiche attuali, è infatti<br />
importante che si compia nei suoi confronti un moto di superamento<br />
conservativo, in particolare sotto due aspetti: in primo luogo,<br />
occorre ampliare il summenzionato concetto di «oggetto estetico»<br />
integrandolo con altre dimensioni rilevanti dell’abitare umano (l’economico,<br />
il sociale, il politico, l’etico, il culturale, ecc.) e, in secondo<br />
luogo, occorre mutare atteggiamento dinanzi alla modernità,<br />
non più opponendovisi, ma cercando di attraversarla criticamente.<br />
2.4. Verso un nuovo paradigma paesaggistico<br />
Un interessante tentativo in tal senso è rappresentato dalla Convenzione<br />
europea del paesaggio (2000). Essa nasce in risposta alle<br />
aspettative e agli interrogativi «delle oltre 200.000 comunità locali<br />
e regionali che compongono il Continente europeo» e che si erano<br />
17 Ivi, p. 358 (cfr. sul concetto di «contemplazione attiva» le pagine 141, 354).