PIccOlO RAggIO - Istituto Suore di Santa Dorotea di Cemmo
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Incontrarsi e valorizzare<br />
le <strong>di</strong>fferenze è possibile!<br />
Sandro e Ivana: lui italiano, lei ucraina; si sono conosciuti,<br />
si sono voluti bene e si sono sposati riconoscendo le loro <strong>di</strong>fferenze<br />
e valorizzando le reciproche ricchezze. Ecco la loro testimonianza.<br />
“Mi chiamo Sandro.<br />
Nel 1994, a 25 anni, per motivi <strong>di</strong><br />
lavoro, mi sono recato per la prima<br />
volta in Ucraina (dovevo prendere<br />
un gruppo <strong>di</strong> bambini del ’comitato<br />
<strong>di</strong> Cernobil’, invitati dalle famiglie<br />
italiane per una vacanza-benessere).<br />
Ero già stato in Ungheria,<br />
nella Repubblica Ceca, in Slovacchia<br />
e partii con l’idea <strong>di</strong> trovare<br />
una nazione ed un popolo simili.<br />
Ma la realtà fu ben <strong>di</strong>versa già a<br />
Chop, al confine ungherese-ucraino.<br />
Dopo 14 ore interminabili e inconcepibili<br />
per un italiano, riuscimmo<br />
ad entrare in Ucraina: fu un vero<br />
e proprio shock, dalle strade al<br />
limite della praticabilità alle piccole<br />
case, agli animali (mucche, cavalli,<br />
oche) che, <strong>di</strong> tanto in tanto, attraversavano<br />
la strada.<br />
Ma nei primi incontri con le persone<br />
che ci accolsero in Ucraina, ebbi<br />
subito una percezione che si rivelò<br />
poi una conferma. La gente, nonostante<br />
le <strong>di</strong>fficoltà del vivere, era<br />
estremamente ospitale e, soprattutto,<br />
molto <strong>di</strong>gnitosa: un popolo<br />
fiero delle tra<strong>di</strong>zioni, della propria<br />
terra e generoso nell’offrire ciò<br />
che, con la fatica e il sudore, poteva<br />
dare.<br />
Capii solo dopo alcuni anni che in<br />
quel periodo <strong>di</strong> cambiamento, seguito<br />
all’in<strong>di</strong>pendenza dall’Unione<br />
Sovietica, l’Ucraina stava vivendo<br />
una situazione economica e <strong>di</strong><br />
identità molto buia.<br />
Nel viaggio <strong>di</strong> rientro verso casa,<br />
appena entrato in Italia mi si bagnarono<br />
gli occhi (ricordando ciò<br />
che avevo visto) e pensavo a come<br />
ero stato fortunato ad esserci nato<br />
e come fosse ingiusto il mondo, <strong>di</strong>viso<br />
tra chi ha troppo e chi ha poco<br />
o nulla.<br />
Durante quel viaggio che mi ha<br />
cambiato la vita, ho conosciuto<br />
quella che, poi, sarebbe <strong>di</strong>ventata<br />
mia moglie. Fu un vero e proprio<br />
colpo <strong>di</strong> fulmine, mi sono innamorato<br />
perdutamente <strong>di</strong> lei.<br />
Le <strong>di</strong>fficoltà burocratiche furono<br />
estremamente snervanti e laboriose,<br />
ma l’amore che ci univa ci dava<br />
la forza <strong>di</strong> andare avanti e così,<br />
dopo due anni, ci siamo sposati<br />
in Italia.<br />
I primi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita in Italia, per<br />
mia moglie sono stati momenti <strong>di</strong><br />
felicità, alternati a momenti <strong>di</strong> nostalgia<br />
per la sua terra ed i suoi cari<br />
lasciati in Ucraina.<br />
Per tale motivo ho cercato <strong>di</strong> non<br />
far cancellare in lei le sue tra<strong>di</strong>zioni<br />
e abitu<strong>di</strong>ni, anche religiose, e quelle<br />
della sua famiglia d’origine, anzi,<br />
ho cercato <strong>di</strong> con<strong>di</strong>viderle, mostrando<br />
un vero interesse per gli<br />
usi e i costumi ucraini.<br />
Apprezzai subito in lei (ma lo vedevo<br />
anche in altri ucraini) la grande<br />
capacità pratica e risoluta nello<br />
sbrigare e risolvere i problemi quoti<strong>di</strong>ani;<br />
non cercava il superfluo e<br />
l’inutile. Curava la casa e i figli, facendo<br />
attenzione a come e quando<br />
spendere il denaro guadagnato<br />
con fatica. Cominciammo a scoprire<br />
reciprocamente i prodotti e la<br />
cucina italiana e ucraina, imparando<br />
ad apprezzarne i sapori, talvolta<br />
forti e talvolta delicati.<br />
Volevo sapere tutto dell’Ucraina,<br />
specialmente della vita nel periodo<br />
comunista, quando la <strong>di</strong>soccupazione<br />
non esisteva e a tutti venivano<br />
garantiti casa, istruzione, cure<br />
me<strong>di</strong>che, sport gratis, insieme<br />
però alle limitazioni delle idee religiose<br />
degli in<strong>di</strong>vidui, ai quali mancava<br />
la cosa più importante: la libertà!<br />
Scoprii, però, che il livello culturale<br />
degli Ucraini era notevole, grazie<br />
al fatto che la lettura, lo stu<strong>di</strong>o,<br />
il sapere erano considerati fondamentali.<br />
Non mi stupisco, quin<strong>di</strong>,<br />
nel sentire che persone laureate in<br />
ingegneria in Ucraina, trasferitesi<br />
in Italia per necessità, svolgano il<br />
lavoro, seppur estremamente utile,<br />
<strong>di</strong> badanti o donne delle pulizie.<br />
Col passare degli anni, grazie anche<br />
agli insegnamenti <strong>di</strong> mio suocero,<br />
ho messo in pratica una delle<br />
filosofie ucraine e nello stesso tempo<br />
mio suocero ha imparato e perfezionato<br />
le tecniche che si usano<br />
in Italia.<br />
Per quanto riguarda i nostri figli, io<br />
e mia moglie abbiamo senza esitazione<br />
voluto che parlassero due<br />
lingue e questo, cre<strong>di</strong>amo, potrà<br />
essere positivo per loro.<br />
Penso che il mio approccio verso il<br />
“<strong>di</strong>verso”, il nuovo, sia stato molto<br />
positivo perché non ho mai pensato<br />
che un ucraino, un nigeriano, un<br />
cinese fosse inferiore a me per cultura,<br />
tra<strong>di</strong>zione o intelligenza. Anzi<br />
ho cercato sempre <strong>di</strong> coglierne gli<br />
aspetti positivi e farne tesoro per<br />
un personale arricchimento”.<br />
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