Anno XIV Numero 7-8 - renatoserafini.org
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14 COMUNI D'EUROPA luglio-agosto 1966<br />
----p p-p<br />
che ci è possibile, all'evo!uzione della nostra<br />
terra. Perciò temiamo che i ricercatori, i<br />
sociologi invece di operare un tentativo riflesso<br />
per chiarire noi a noi stessi (qual'è<br />
il compito della sociologia), scivolino sul<br />
piano inclinato di ipotesi il cui punt? di<br />
arrivo è il disperato pessimis'mo. Insatti all'ipotesi<br />
del prelogismo sottende Ta pseudoteoria<br />
delle razze superiori e delle razze<br />
inferiori. E non è semplice coincidmenza che<br />
la formulazione del Lévy-Bruhl, cioè il prelogi~~mo,<br />
si affacciò alla ribalta nello stesso<br />
torno di anni in cui non s?10 gli Africani,<br />
ma anche le popolazioni del Meziogiorn3<br />
e del Mediterraneo furono definite «razze<br />
inferiori». Si ricordino ad esempio tutte le<br />
indagini, gli studi e le elucubrazioni del<br />
Niceforo. del Sergi. del Ferri e di P. Orano<br />
svolti in chiave razziale. Costoro, com'è<br />
noto, partivano da alcuni suggestivi dati<br />
esteriori della realtà umana e sociale del Sud<br />
e catddero prigionieri del loro stesso metodo,<br />
si impaniarono nel determinismo inesorabile.<br />
E sia concesso per assurdo! Ma cosa hanno<br />
saputo fare i campioni più eminenti della<br />
razza p~egi~ta » per eccellenza, quella tedesca,<br />
se non farneticare e porre in opera<br />
l'i8ndustrializzazio~ne della morte di massa<br />
con la stessa disinvoltura con la quale si<br />
mette in moto una catena di montaggio per<br />
la produzione in serie? E la teoria delle<br />
razze superiori ed infer'iomri non si è rivelata<br />
alfine un velo troppo sottile per co~prire il<br />
belluino istint3 aggressivo chse, schermo all'insicurezza,<br />
cova in ciascun uomo, per provare<br />
in fondo che l'uomo, jn determinate circostanze,<br />
può dimostrarsi il più fragile<br />
prodotto di tanti millenni di faticoso e lace-<br />
--A<br />
rante incivilimento? Ma, S~gnori, mi sia<br />
allora consentito di proclamare con il più<br />
consapevole e lucido <strong>org</strong>oglio che mi sento<br />
fiero di appartenere ad una razza inferiore<br />
prelogica! !!<br />
A parte le conseguenze estreme e i casi<br />
limite, rimane un fatto, un pericolo. Ognuno<br />
è padrone di avere le concezioni che vuole<br />
e che preferisce. Tuttavia certi atteggia-<br />
menti ispiratori conducono a risultati che<br />
falsano completamente la realtà. A dover<br />
seguire, in sede operativa, i risultati dei giu-<br />
dizi anzidetti si corre il rischio di errape nel -<br />
la scelta dei mezzi di intervento. Sicché, in<br />
luogo di realizzare una profonda evoluzione<br />
con la più vasta e consapevole partecipa-<br />
zioae e col minor costo psicologico possibile<br />
delle popolazioni, si anldrebbe incontro a<br />
situazioni traumatizzanti ed alienanti e si<br />
provocherebbe una involuzione forse peg-<br />
giore dello statu quo. E poi bisogna tenere<br />
presente che il Sud, come ogni zona in via<br />
di sviluppo, possiede anche una ricchezza<br />
di valori umani e questi valori bisogna<br />
evidenziarli perché su di essi bisogna far<br />
leva, se si vuole assicurare l'autonomia dello<br />
sviluppo e dell'evoluzione.<br />
Ci pare, dunque, che Guido Cantalamessa<br />
Carboni sia caduto vittima del facile slitta-<br />
mento nei vicoli ciechi. E ciò, sicuramente,<br />
senza premeditazione, p'i-eterintenzional-<br />
mente. A1trimen:i si sarebbe reso conto che<br />
l'indagine, lo studio e le indi~cazioni opera-<br />
tive contenute nel volume Il Comprensorio<br />
di Souerato, indicazioni che egli stesso for-<br />
mula, non avrebbero avuto ragione alcuna<br />
di essere fatte. Cosa si potrebbe sperare<br />
da una razza inferiore allo stato prelo-<br />
gico », se non l'estinzione7<br />
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DI DIRITTO PUBBLICO<br />
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D'altro canto non v'è alcun dubbio che<br />
la realtà umana del nostro Sud è pesante.<br />
Ma molto si potrà fare nel corso del tempo<br />
con l'ausilio dei mezzi informativi che la<br />
tecnica pone a nostra disposizione. Da un<br />
lato bisognerà valorizzare le disponibilità<br />
umane adulte, attuando oculate iniziative,<br />
continuamente verificate, impegnando capacità<br />
ed energie di animatori consapevoli ed<br />
entusiasti; dall'altro e per risultati a lungo<br />
termine, prevedibili nel giro di un ventenni~,<br />
bisogna impegnare da oggi la scuola<br />
per le generazioni che s<strong>org</strong>ono, perché solo<br />
la scuola, in quanto piimr, e sistematico strumento<br />
di orientamento verso l'autonoma educazione<br />
civica dell'uomo, potrà capillarmeaite<br />
raggiungere ogni futuro adulto di domani e<br />
far sì che la scuola del Mezzogiorno serva<br />
anche per il Mezzogiorno.<br />
Dunque, una viva e concreta educazione<br />
civica può essere lo strumento per contribuire<br />
a determinare la capillare evoluzione<br />
del fattore umano non solo nel Comprensorio<br />
di Soverato, ma in tutto i1 Mezzogiornc<br />
e, più in generale, ovunque si renda necessario<br />
un impegno di volontà e di mezzi onde<br />
spingere ad autonoma e modeì-na evoluzione,<br />
col minor costo psicologico possibile, situazioni<br />
arcaico-rurali.<br />
E' ovvio che l'educazione civica. come<br />
l'e~ducazione in genere, non è tutta da apprendere<br />
nella scuola. Si comincia sulle<br />
ginocchia materne e, passando per la scuola,<br />
che dovrebbe darci la struttura razionale<br />
per un autonomo processo, continuiamo ad<br />
educarci nella vita, fino al momento in cui<br />
fatalmente ed ineluttabilmente cala il sipario<br />
sull'esistenza di ciascuno di noi. Famiglia,<br />
scuola e società Sono insomma tro<br />
termini interrelati e cumulativi. E' evidente,<br />
però, che la scuola può svolgere un<br />
ruolo preminente in quanto, tra l'altro, sapendo<br />
comprendere, interpretare e valorizzare<br />
tradizioni e valori non certo disprezzabili<br />
dell'ambiente culturale nel quale opera,<br />
può far leva proprio su tradizioni e valori<br />
locali non indegni per agire sull'evoluzione<br />
dell'ambiente sia immediatamente (in quanto<br />
la scuola, attraverso i discenti, si proietta<br />
nelle famiglie e l'insieme delle famiglie<br />
costituisce l'ambiente umano nel quale la<br />
scuola opera), sia a scadenza, quando cioè<br />
la generazione dei discenti sarà la generazione<br />
degli adulti.<br />
In concreto: la scuola non dovrebbe prescindere<br />
dall'ambiente nel quale si trova<br />
poiché l'ambiente è l'esperienza immediata<br />
e diretta dalla quale occorre muovere per<br />
proporre l'esplorazione e la conoscenza di<br />
orizzonti sempre più vasti, di esperienze<br />
sempre più stimolanti, per rapporti sempre<br />
più complessi che, confrontati con la realtà<br />
locale, dànno luogo alla indagine, alla critica<br />
e quindi al giudizio ed anche alla revisione<br />
del giudizio su ciò che è valido, su ciò che<br />
è ramo secco, sull'auspicabile modo migliore<br />
per giungere ad una situazione ottima.<br />
In tale processo l'istruziome pura e semplice<br />
è strumento, è mezzo non fine. Insomma,<br />
la scuola o è costantemente una<br />
palestra di educazione civica o è null'altro<br />
che uno spossante e noi~so processo mnemonico<br />
di asfissia nozionistica (nel senso di<br />
notizie senza crticolazione interna, staccate<br />
o collegate in modo molto debole e pura-