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PsG PRIMAVERA '12 via e-mail - Vito Mancuso

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18<br />

di prendersela con le leccornie che, secondo lui, hanno causato la sua indisposizione;<br />

invece di comportarsi come un bambino, dovrebbe preoccuparsi<br />

della propria sregolatezza.<br />

La sorgente di ogni cosa ha da essere la vita stessa, mai un’altra persona.<br />

Molti, invece — soprattutto donne — attingono le proprie forze da altri: è l’uomo la loro<br />

sorgente, non la vita. Mi sembra un atteggiamento quanto mai distorto e innaturale.<br />

E poi c’è quella strana irrequietezza che non so ancora come incanalare. Ma chissà<br />

che essa non possa dare buon frutto nel mio lavoro, quando saprò governarla.<br />

Non ci siamo proprio, mia cara, devi strappare ancora molto terreno alle<br />

onde arrabbiate, devi mettere ordine nel caos. Mi viene in mente un’osservazione<br />

recente di S: « Lei non è affatto così caotica, lei ha solo il ricordo di quando trovava<br />

che essere caotici fosse più geniale che essere più disciplinati. Trovo che lei si concentra<br />

sempre molto bene ».<br />

S. dice che l’amore per tutti gli uomini è superiore all’amore per un uomo solo:<br />

perché l’amore per il singolo è una forma di amore di sé.<br />

S. è un uomo maturo di 55 anni, che ha raggiunto questo stadio di amore per tutti<br />

gli uomini dopo aver amato molte persone singole, nel corso della sua lunga vita.<br />

Io sono una donnetta di 27 anni: anch’io mi porto dentro questo grande amore<br />

per tutta l’umanità, eppure mi domando se non continuerò a cercarmi<br />

il mio unico uomo … .<br />

Non è proprio così semplice, questa questione femminile. A volte, quando vedo<br />

per strada una donna bella e ben curata, assolutamente femminile e magari<br />

un po’ stupida, sono capace di perdere la testa: allora il mio cervello, le mie lotte<br />

e sofferenze mi diventano un peso, li sento come qualcosa di brutto e di non femminile<br />

e vorrei essere solo bella e stupida, una specie di giocattolo desiderato da un uomo.<br />

È tipico che io voglia essere sempre desiderata dall’uomo, che la nostra femminilità<br />

sia sempre la suprema conferma del nostro essere mentre è cosa quanto mai primitiva.<br />

I sentimenti di amicizia, stima, amore per noi donne in quanto persone sono tutte belle<br />

cose — ma in fin dei conti, non vogliamo forse che l’uomo come tale ci desideri<br />

come donne? Non riesco quasi a esprimermi, è una questione infinitamente complicata<br />

ma è essenziale che ne venga a capo.<br />

A volte mi sento proprio come una pattumiera; sono così torbida, piena di vanità,<br />

irrisolutezza, senso d’inferiorità. Ma in me c’è anche onestà, e un desiderio appassionato,<br />

quasi elementare dì chiarezza e di armonia tra esterno e interno.<br />

A volte vorrei essere nella cella di un convento, con la saggezza di secoli sublimata<br />

sugli scaffali lungo i muri, e con la vista che spazia su campi di grano,<br />

devono proprio essere campi di grano, e devono anche ondeggiare al vento. Lì vorrei<br />

sprofondarmi nei secoli, e in me stessa. E alla lunga troverei pace e chiarezza.<br />

Ma questo non è poi tanto difficile. È qui, ora, in questo luogo e in questo mondo,<br />

che devo trovare chiarezza e pace e equilibrio. Devo buttarmi e ributtarmi nella realtà,<br />

devo confrontarmi con tutto ciò che incontro sul mio cammino, devo accogliere<br />

e nutrire il mondo esterno col mio mondo interno e viceversa, ma è tutto terribilmente<br />

difficile e proprio per questo mi sento così oppressa.<br />

… e allora mi sono resa conto di quanto grande sarà il peso di S. sullo sviluppo ulteriore<br />

del mio spirito purché io continui a ‘confrontarmi’ seriamente e onestamente con lui<br />

e con me stessa, e coi numerosi problemi che per me nasceranno sempre dal nostro rapporto.<br />

“Carico di significato”:<br />

devo avere il coraggio di vivere la vita con la “carica di significato” che essa pretende,<br />

senza per questo considerarmi pesante, o sentimentale, o innaturale. E non devo<br />

considerare S. come un fine, ma come un mezzo per continuare a crescere e a maturare.<br />

Le cose veramente primordiali in me sono i sentimenti umani, una sorta di amore<br />

e di compassione elementari che provo per le persone, per tutte le persone.<br />

Non so che cosa pensare. Con tutto il dolore che ho intorno, comincio a vergognarmi<br />

di prendere sul serio i miei umori. Eppure devi continuare a prenderti sul serio,<br />

devi rimanere il centro, e in qualche modo devi venire a capo dei fatti di questo mondo;<br />

in nessuna situazione puoi chiudere gli occhi, devi ‘confrontarti’ con questi tempi orribili,<br />

e cercare una risposta alle numerose questioni di vita e di morte che essi ti pongono.<br />

E allora forse troverai una risposta ad alcune di esse, non solo per te ma anche per gli altri.<br />

Sta di fatto che devo vivere, e che devo affrontare ogni cosa. A volte mi sento come<br />

un palo ritto in un mare infuriato, fra le onde che lo battono da ogni parte. Ma io rimango<br />

ben ferma e gli anni mi passano sopra. Voglio continuare a vivere pienamente. Voglio<br />

diventare il cronista di tanti fatti di questo tempo (al piano di sotto lamenti e urla,<br />

papà grida: vattene allora, e sbatte le porte; anche questo va digerito e d’un tratto piango,<br />

dunque non sono ancora così oggettiva; la vita è proprio impossibile in questa casa,<br />

ma coraggio, andiamo avanti); sì, un cronista, dicevo. Io noto che alla mia sofferenza<br />

personale si accompagna sempre una curiosità oggettiva, un interesse appassionato<br />

per tutto ciò che riguarda questo mondo, i suoi uomini, i moti della mia anima.<br />

A volte credo che sia questo il mio compito: chiarire nella mia testa, e col tempo<br />

descrivere, tutto ciò che accade intorno a me. Povera testa e povero cuore, quante cose<br />

vi toccherà digerire? Ricca testa e ricco cuore, avete però una bella vita!<br />

Già non piango più. Ma ho la testa che gira in modo terribile. Qui è un inferno.<br />

Per rappresentarlo, dovrei saper scrivere già molto bene. In ogni caso, io vengo<br />

da questo caos, ed è mio compito portarmi più in alto.<br />

A volte siamo così distratti e sconvolti da ciò che capita, che poi fatichiamo a ritrovare<br />

noi stessi. Eppure si deve. Non si può affondare, per una sorta di senso di colpa, in ciò<br />

che ci circonda. È in te che le cose devono venir in chiaro,<br />

non sei tu che devi perderti nelle cose.<br />

Ma il fatto è che la vita è composta di contraddizioni, che queste<br />

vanno accettate tutte come sue parti integranti, e che non si può<br />

accentuarne una a spese di un’altra. Lascia che il tutto giri e forse<br />

diventerà ancora un unico insieme. Come ti ho già detto, dovresti<br />

andare a dormire, invece di scrivere cose che non sei ancora in<br />

grado di formulare.<br />

Andava così bene giovedì sera, sul treno da Arnhem a qui. Dietro i finestrini<br />

dello scompartimento la notte cresceva quieta, ampia e maestosa. Il trenino era affollato<br />

di operai animati e pieni di vita. Ero seduta nel mio angolino in penombra, con l’occhio<br />

destro guardavo la natura quieta e col sinistro le teste espressive e i gesti pittoreschi<br />

delle persone. Tutto mi andava bene la vita come gli uomini. Poi c’era stato quel lungo<br />

tratto a piedi dalla Amstelstation per la città quasi buia e come incantata. D’un tratto<br />

avevo avuto la sensazione di non essere sola ma ‘in due’: come se fossi composta<br />

di due persone che si stringessero affettuosamente e che stessero bene così, al caldo.<br />

Un forte contatto con me stessa e perciò un buon caldo dentro, un senso<br />

di autosufficienza. Chiacchieravo animatamente fra me e me e trotterellavo con gran<br />

piacere per tutti quei <strong>via</strong>li lungo l’Amstel, completamente immersa in me stessa.<br />

Constatavo con un certo piacere che mi facevo proprio buona compagnia, e che<br />

andavo proprio d’accordo con me stessa.<br />

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