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PsG PRIMAVERA '12 via e-mail - Vito Mancuso

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Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi<br />

con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani, ma anche questo richiede una<br />

certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu<br />

non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa,<br />

però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che<br />

siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che<br />

possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo<br />

pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti<br />

dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per<br />

modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo<br />

in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a<br />

ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi<br />

aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all’ultimo<br />

momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai<br />

d’argento, invece di salvare te, mio Dio. E altre persone, che sono ormai ridotte a<br />

semplici ricettacoli di innumerevoli paure e amarezze, vogliono a tutti i costi salvare<br />

il proprio corpo. Dicono: me non mi prenderanno. Dimenticano che non si può essere<br />

nelle grinfie di nessuno se si è nelle tue braccia. Comincio a sentirmi un po’ più tranquilla,<br />

mio Dio, dopo questa conversazione con te. Discorrerò con te molto spesso,<br />

d’ora innanzi, e in questo modo ti impedirò di abbandonarmi. Con me vivrai anche<br />

tempi magri, mio Dio, tempi scarsamente alimentati dalla mia povera fiducia; ma credimi,<br />

io continuerò a lavorare per te e a esserti fedele e non ti caccerò <strong>via</strong> dal mio territorio.<br />

Per il dolore grande ed eroico ho abbastanza forza, mio Dio, ma sono piuttosto le mille<br />

piccole preoccupazioni quotidiane a saltarmi addosso e a mordermi come altrettanti<br />

parassiti. Be’, allora mi gratto disperatamente per un po’ e ripeto ogni giorno: per oggi<br />

sei a posto, le pareti protettive di una casa ospitale ti scivolano sulle spalle come un abito<br />

che hai portato spesso, e che ti è diventato familiare, anche di cibo ce n’è a sufficienza<br />

per oggi, e il tuo letto con le sue bianche lenzuola e con le sue calde coperte è ancora lì,<br />

pronto per la notte, e dunque, oggi non hai il diritto di perdere neanche un atomo<br />

della tua energia in piccole preoccupazioni materiali. Usa e impiega bene ogni minuto<br />

di questa giornata, e rendila fruttuosa; fanne un’altra salda pietra su cui possa ancora<br />

reggersi il nostro povero e angoscioso futuro. Il gelsomino dietro casa è completamente<br />

sciupato dalla pioggia e dalle tempeste di questi ultimi giorni, i suoi fiori bianchi<br />

galleggiano qua e là sulle pozzanghere scure e melmose che si sono formate sul tetto<br />

basso del garage. Ma da qualche parte dentro di me esso continua a fiorire indisturbato,<br />

esuberante e tenero come sempre, e spande il suo profumo tutt’intorno alla tua casa,<br />

mio Dio. Vedi come ti tratto bene. Non ti porto soltanto le mie lacrime e le mie paure,<br />

ma ti porto persino, in questa domenica mattina grigia e tempestosa, un gelsomino<br />

profumato. Ti porterò tutti i fiori che incontro sul mio cammino, e sono veramente tanti.<br />

Voglio che tu stia bene con me. E tanto per fare un esempio: se io mi trovassi rinchiusa<br />

in una cella stretta e vedessi passare una nuvola davanti alla piccola inferriata, allora<br />

ti porterei quella nuvola, mio Dio, sempre che ne abbia ancora la forza. Non ti posso<br />

garantirti niente a priori, ma le mie intenzioni sono ottime, lo vedi bene.<br />

E ora. mi dedico a questa giornata. Mi troverò fra molta gente, le tristi voci e le minacce<br />

mi assedieranno di nuovo, come altrettanti soldati nemici assediano una fortezza<br />

imprendibile.<br />

Vi<strong>via</strong>mo in modo sbagliato, senza dignità e anche senza coscienza storica.<br />

Con un vero senso della storia si può anche soccombere. Io non odio nessuno,<br />

non sono amareggiata. Una volta che l’amore per tutti gli uomini comincia a svilupparsi<br />

in noi, diventa infinito.<br />

Se sapessero come sento e come penso, molte persone mi considererebbero una pazza<br />

che vive fuori della realtà. Invece vivo proprio nella realtà che ogni giorno porta con sé.<br />

L’uomo occidentale non accetta il “dolore” come parte di questa vita: per questo<br />

non riesce mai a cavarne fuori delle forze positive. Bisogna che cerchi quelle due o tre<br />

frasi che avevo già trascritto da una lettera di Rathenau. Ecco cosa mi mancherà:<br />

qui basta che allunghi una mano, e subito ritrovo le parole e i frammenti di cui<br />

il mio spirito ha bisogno in un determinato momento.<br />

Bisogna invece che abbia tutto in me stessa. Si deve anche essere capaci di vivere<br />

senza libri e senza niente. Esisterà pur sempre un pezzetto di cielo da poter guardare,<br />

e abbastanza spazio dentro di me per congiungere le mani in una preghiera.<br />

Quando prego, non prego mai per me stessa, prego sempre per gli altri, oppure dialogo<br />

in modo pazzo, infantile o serissimo con la parte più profonda di me, che per comodità<br />

io chiamo “Dio”. Non so, trovo così infantile che si preghi per ottenere qualcosa per sé. …<br />

Mi sembra infantile anche pregare perché un altro stia bene: per un altro si può solo<br />

pregare che riesca a sopportare le difficoltà della vita. E se si prega per qualcuno,<br />

gli si manda un po’ della propria forza.<br />

Voglio ricordarmi una cosa per i miei momenti più difficili, voglio tenerla sempre<br />

presente: Dostoevskij trascorse quattro anni di galera in Siberia avendo la Bibbia come<br />

sua unica lettura; non gli era permesso di star solo …<br />

In quel corridoio, in quella calca e in quell’angoscia sono riuscita ancora a leggere<br />

alcune lettere di Rilke, continuo a vivere a modo mio. Quell’angoscia mortale su<br />

tutti quei volti, mio Dio, quei volti. Ora vado a dormire. Spero di essere come un centro<br />

di tranquillità in quel manicomio. Mi alzerò presto per potermi concentrare. Mio Dio,<br />

che progetti hai in serbo per me?<br />

Mio Dio, ti ringrazio perché sono in grado di sopportare tutto e perché tu lasci che così<br />

poche cose mi passino accanto senza toccarmi.<br />

Senza pietà, senza pietà. Ma tanto più misericordiosi dobbiamo essere noi nel nostro<br />

cuore, la mia preghiera di stamattina presto non voleva dire nient’altro che questo.<br />

Rimarrò completamente fedele a me stessa e non mi rassegnerò né mi piegherò.<br />

Potrei forse reggere a questo lavoro, se non attingessi ogni giorno a quella gran pace<br />

e chiarezza che sono in me?<br />

Se tu affermi di credere in Dio devi anche essere coerente, devi abbandonarti<br />

completamente e devi aver fiducia. E non devi neppure preoccuparti per l’indomani. …<br />

Dobbiamo essere coerenti, se abbiamo fiducia dobbiamo averla fino in fondo.<br />

Fino ad oggi la mia vita personale è stata infinitamente buona.<br />

Un piccolo tentativo filosofico a sera inoltrata, con gli occhi che mi si chiudono per<br />

il sonno: certe volte si sente dire: “Tu volgi proprio tutto in bene”. Trovo che è<br />

un’espressione così priva di coraggio. Le cose sono dappertutto completamente buone<br />

e, al tempo stesso, completamente cattive. Così si bilanciano, dappertutto e sempre.<br />

lo non ho mai la sensazione che devo volgere qualcosa in bene, tutto è sempre e<br />

completamente un bene così com’è. Ogni situazione, per quanto penosa. è qualcosa<br />

di assoluto, e contiene in sé il bene come il male. Volevo solo dire questo: l’espressione<br />

“volgere qualcosa in bene” in fondo mi disgusta, e così pure l’espressione “tirare fuori<br />

il meglio da ogni situazione”, mi piacerebbe poterti spiegare bene perché.<br />

E volevo ancora dire questo: credo di essere arrivata pian piano a quella semplicità<br />

che ho sempre desiderato.<br />

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