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PsG PRIMAVERA '12 via e-mail - Vito Mancuso

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34<br />

Questi due mesi tra il filo spinato sono stati i mesi più intensi e più ricchi della mia vita<br />

e una tale conferma dei valori più importanti e più alti per me.<br />

Accadono proprio dei miracoli in una vita umana, la mia è una catena di miracoli<br />

interiori, fa bene poterlo di nuovo dire a qualcuno.<br />

Io non ho nostalgia, io mi sento a casa. Si è “a casa” . Si è a casa sotto il cielo. Si è<br />

a casa dovunque su questa terra, se si porta tutto in noi stessi.<br />

Avevo imparato a leggere in me stessa e così ero in grado di leggere anche negli altri.<br />

Era proprio come se le mie dita sensibili sfiorassero i contorni di questo tempo, e<br />

di questa vita. Com’è possibile che quel pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato,<br />

dove si riversava e scorreva tanto dolore umano, sia diventato un ricordo quasi dolce?<br />

Che il mio spirito non sia diventato più tetro in quel luogo, ma più luminoso e sereno?<br />

A Westerbork ho letto un tratto del nostro tempo che non mi sembra privo<br />

di significato. Ho amato tanto la vita quand’ero seduta a questa scrivania ed<br />

ero circondata dai miei scrittori, dai miei poeti e dai miei fiori.<br />

E là, tra le baracche popolate da uomini scacciati e perseguitati, ho trovato la conferma<br />

di questo amore. La vita in quelle baracche piene di correnti d’aria non contrastava<br />

affatto con la vita in questa camera protetta e tranquilla. Non sono mai stata<br />

tagliata fuori da una vita per così dire “passata”, per me esisteva solo una grande,<br />

significativa continuità. Come potrò descrivere tutto ciò? E far sentire quanto la vita<br />

sia bella e degna di esser vissuta e giusta, sì, proprio giusta? Forse Dio mi concederà<br />

quelle poche, semplici parole? Parole che siano anche colorite, appassionate e serie,<br />

ma soprattutto semplici? Come posso rappresentarlo con poche, tenere,<br />

leggere e robuste pennellate, il piccolo villaggio di baracche<br />

tra cielo e brughiera? Come posso far si che anche altri leggano dentro a tutte<br />

quelle persone, persone che devono esser decifrate come geroglifici, tratto dopo tratto,<br />

finché non ci si trova davanti a un unico, grande e comprensibile insieme,<br />

incorniciato da cielo e brughiera?<br />

Una cosa è certa: non potrò mai scrivere le cose come la vita le ha scritte per me,<br />

in caratteri viventi. Ho letto tutto, con i miei occhi e con tutti i miei sensi, ma<br />

non saprò mai raccontarlo allo stesso modo. Potrei anche disperarmi per questo,<br />

se non avessi imparato che dobbiamo accettare le nostre forze insufficienti,<br />

però con queste forze dobbiamo veramente lavorare.<br />

E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende<br />

ancor più inospitale.<br />

Il mio arricchimento di questi ultimi giorni: gli uccelli del cielo e i gigli del campo<br />

e Matteo, 6, 33: ma cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose<br />

vi saranno date in sovrappiù.<br />

Forse è per questo che mi sono sentita così raggiante e forte per il resto della giornata?<br />

Perché ho detto così di getto, così semplicemente, in mezzo a quel grigio quartiere<br />

popolare: sì, vedi, io credo in Dio.<br />

È vero che vivo intensamente, a volte mi sembra di vivere con un’intensità<br />

demoniaca ed estatica, ma ogni giorno mi rinnovo alla sorgente originaria,<br />

alla vita stessa, e di tanto in tanto mi riposo in una preghiera. E chi mi dice che<br />

vivo troppo intensamente non sa che ci si può ritirare in una preghiera come nella cella<br />

di un convento, e che poi si prosegue con rinnovata pace ed energia.<br />

Voglio ricopiare ancora una volta Matteo, 6, 34: non siate dunque inquieti per il domani,<br />

perché il domani avrà le sue inquietudini; a ciascun giorno basta la sua pena.<br />

In fondo, il nostro unico dovere morale è quello di dissodare in noi stessi vaste aree<br />

di tranquillità, di sempre maggior tranquillità, fintanto che si sia in grado d’irraggiarla<br />

anche sugli altri. E più pace c’è nelle persone, più pace ci sarà in questo mondo agitato.<br />

Se solo si potesse far capire alla gente che si può “lavorare” alla propria pace interiore,<br />

e continuare a essere produttivi e fiduciosi dentro di noi malgrado le paure e le voci<br />

che circolano. Che possiamo costringerci a inginocchiarci nell’angolo più remoto<br />

e tranquillo del nostro essere, e rimanerci fintanto che su di noi non si stenda nient’altro<br />

che un purissimo cielo. Da ieri sera ho potuto di nuovo sperimentare su me stessa<br />

quanto la gente soffra, è un bene doverselo ricordare e dover reagire ogni volta.<br />

E poi, continuare indisturbati a percorrere i vasti e sgombri paesaggi del proprio cuore.<br />

Ma non sono ancora a questo punto.<br />

Essere fedeli a ogni sentimento, a ogni pensiero che ha cominciato a germogliare.<br />

Essere fedeli nel senso più largo del termine, fedeli a se stessi, a Dio, ai propri<br />

momenti migliori. E dovunque si è, esserci “al cento per cento”.<br />

Il mio “fare” consisterà nell’ ”essere”!<br />

La realtà è qualcosa che bisogna prendere su di sé con tutto il suo dolore e con tutte<br />

le sue difficoltà, , e intanto che la si sopporta, la nostra pazienza aumenta. Ma l’idea<br />

del dolore, non il dolore “vero”, che è fruttuoso e può render la vita preziosa,<br />

quella va distrutta. E se si distruggono i preconcetti che imprigionano la vita come<br />

inferriate, allora si libera la vera vita e la vera forza che sono in noi, e allora si avrà<br />

anche la forza di sopportare il dolore reale, nella nostra vita e in quella dell’umanità.<br />

Si deve avere il coraggio di fermarsi, di essere talvolta vuoti e scoraggiati.<br />

Dio, e questa parola contiene tutto e allora non ho più bisogno di dire quelle altre cose.<br />

E la mia forza creativa si traduce in colloqui interiori con te, e le ondate del mio cuore<br />

sono diventate qui più lunghe, mosse e insieme tranquille, e mi sembra che<br />

la mia ricchezza interiore cresca ancora.<br />

Gli farò rispondere quel che mi fa piacere di sentire. È dunque così che vivono gli uomini:<br />

usano gli altri per farsi convincere di qualcosa in cui in fondo non credono; cercano<br />

negli altri uno strumento per coprire la propria voce interiore. Se ascoltassimo solo<br />

un po’ di più questa voce, se provassimo solo a farne risuonare una dentro di noi,<br />

quanto meno caos ci sarebbe.<br />

Voglio stare fra gli uomini, fra le loro paure, voglio vedere tutto da me e capirlo<br />

e raccontarlo più tardi.<br />

In me non c’è un poeta, in me c’è un pezzetto di Dio che potrebbe farsi poesia.<br />

In un campo deve pur esserci un poeta, che da poeta viva anche quella vita e<br />

la sappia cantare.<br />

Di notte, mentre ero coricata nella mia cuccetta, circondata da donne e ragazze<br />

che russavano piano, o sognavano ad alta voce, o piangevano silenziosamente, o<br />

35

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