PsG PRIMAVERA '12 via e-mail - Vito Mancuso
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Questi due mesi tra il filo spinato sono stati i mesi più intensi e più ricchi della mia vita<br />
e una tale conferma dei valori più importanti e più alti per me.<br />
Accadono proprio dei miracoli in una vita umana, la mia è una catena di miracoli<br />
interiori, fa bene poterlo di nuovo dire a qualcuno.<br />
Io non ho nostalgia, io mi sento a casa. Si è “a casa” . Si è a casa sotto il cielo. Si è<br />
a casa dovunque su questa terra, se si porta tutto in noi stessi.<br />
Avevo imparato a leggere in me stessa e così ero in grado di leggere anche negli altri.<br />
Era proprio come se le mie dita sensibili sfiorassero i contorni di questo tempo, e<br />
di questa vita. Com’è possibile che quel pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato,<br />
dove si riversava e scorreva tanto dolore umano, sia diventato un ricordo quasi dolce?<br />
Che il mio spirito non sia diventato più tetro in quel luogo, ma più luminoso e sereno?<br />
A Westerbork ho letto un tratto del nostro tempo che non mi sembra privo<br />
di significato. Ho amato tanto la vita quand’ero seduta a questa scrivania ed<br />
ero circondata dai miei scrittori, dai miei poeti e dai miei fiori.<br />
E là, tra le baracche popolate da uomini scacciati e perseguitati, ho trovato la conferma<br />
di questo amore. La vita in quelle baracche piene di correnti d’aria non contrastava<br />
affatto con la vita in questa camera protetta e tranquilla. Non sono mai stata<br />
tagliata fuori da una vita per così dire “passata”, per me esisteva solo una grande,<br />
significativa continuità. Come potrò descrivere tutto ciò? E far sentire quanto la vita<br />
sia bella e degna di esser vissuta e giusta, sì, proprio giusta? Forse Dio mi concederà<br />
quelle poche, semplici parole? Parole che siano anche colorite, appassionate e serie,<br />
ma soprattutto semplici? Come posso rappresentarlo con poche, tenere,<br />
leggere e robuste pennellate, il piccolo villaggio di baracche<br />
tra cielo e brughiera? Come posso far si che anche altri leggano dentro a tutte<br />
quelle persone, persone che devono esser decifrate come geroglifici, tratto dopo tratto,<br />
finché non ci si trova davanti a un unico, grande e comprensibile insieme,<br />
incorniciato da cielo e brughiera?<br />
Una cosa è certa: non potrò mai scrivere le cose come la vita le ha scritte per me,<br />
in caratteri viventi. Ho letto tutto, con i miei occhi e con tutti i miei sensi, ma<br />
non saprò mai raccontarlo allo stesso modo. Potrei anche disperarmi per questo,<br />
se non avessi imparato che dobbiamo accettare le nostre forze insufficienti,<br />
però con queste forze dobbiamo veramente lavorare.<br />
E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende<br />
ancor più inospitale.<br />
Il mio arricchimento di questi ultimi giorni: gli uccelli del cielo e i gigli del campo<br />
e Matteo, 6, 33: ma cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose<br />
vi saranno date in sovrappiù.<br />
Forse è per questo che mi sono sentita così raggiante e forte per il resto della giornata?<br />
Perché ho detto così di getto, così semplicemente, in mezzo a quel grigio quartiere<br />
popolare: sì, vedi, io credo in Dio.<br />
È vero che vivo intensamente, a volte mi sembra di vivere con un’intensità<br />
demoniaca ed estatica, ma ogni giorno mi rinnovo alla sorgente originaria,<br />
alla vita stessa, e di tanto in tanto mi riposo in una preghiera. E chi mi dice che<br />
vivo troppo intensamente non sa che ci si può ritirare in una preghiera come nella cella<br />
di un convento, e che poi si prosegue con rinnovata pace ed energia.<br />
Voglio ricopiare ancora una volta Matteo, 6, 34: non siate dunque inquieti per il domani,<br />
perché il domani avrà le sue inquietudini; a ciascun giorno basta la sua pena.<br />
In fondo, il nostro unico dovere morale è quello di dissodare in noi stessi vaste aree<br />
di tranquillità, di sempre maggior tranquillità, fintanto che si sia in grado d’irraggiarla<br />
anche sugli altri. E più pace c’è nelle persone, più pace ci sarà in questo mondo agitato.<br />
Se solo si potesse far capire alla gente che si può “lavorare” alla propria pace interiore,<br />
e continuare a essere produttivi e fiduciosi dentro di noi malgrado le paure e le voci<br />
che circolano. Che possiamo costringerci a inginocchiarci nell’angolo più remoto<br />
e tranquillo del nostro essere, e rimanerci fintanto che su di noi non si stenda nient’altro<br />
che un purissimo cielo. Da ieri sera ho potuto di nuovo sperimentare su me stessa<br />
quanto la gente soffra, è un bene doverselo ricordare e dover reagire ogni volta.<br />
E poi, continuare indisturbati a percorrere i vasti e sgombri paesaggi del proprio cuore.<br />
Ma non sono ancora a questo punto.<br />
Essere fedeli a ogni sentimento, a ogni pensiero che ha cominciato a germogliare.<br />
Essere fedeli nel senso più largo del termine, fedeli a se stessi, a Dio, ai propri<br />
momenti migliori. E dovunque si è, esserci “al cento per cento”.<br />
Il mio “fare” consisterà nell’ ”essere”!<br />
La realtà è qualcosa che bisogna prendere su di sé con tutto il suo dolore e con tutte<br />
le sue difficoltà, , e intanto che la si sopporta, la nostra pazienza aumenta. Ma l’idea<br />
del dolore, non il dolore “vero”, che è fruttuoso e può render la vita preziosa,<br />
quella va distrutta. E se si distruggono i preconcetti che imprigionano la vita come<br />
inferriate, allora si libera la vera vita e la vera forza che sono in noi, e allora si avrà<br />
anche la forza di sopportare il dolore reale, nella nostra vita e in quella dell’umanità.<br />
Si deve avere il coraggio di fermarsi, di essere talvolta vuoti e scoraggiati.<br />
Dio, e questa parola contiene tutto e allora non ho più bisogno di dire quelle altre cose.<br />
E la mia forza creativa si traduce in colloqui interiori con te, e le ondate del mio cuore<br />
sono diventate qui più lunghe, mosse e insieme tranquille, e mi sembra che<br />
la mia ricchezza interiore cresca ancora.<br />
Gli farò rispondere quel che mi fa piacere di sentire. È dunque così che vivono gli uomini:<br />
usano gli altri per farsi convincere di qualcosa in cui in fondo non credono; cercano<br />
negli altri uno strumento per coprire la propria voce interiore. Se ascoltassimo solo<br />
un po’ di più questa voce, se provassimo solo a farne risuonare una dentro di noi,<br />
quanto meno caos ci sarebbe.<br />
Voglio stare fra gli uomini, fra le loro paure, voglio vedere tutto da me e capirlo<br />
e raccontarlo più tardi.<br />
In me non c’è un poeta, in me c’è un pezzetto di Dio che potrebbe farsi poesia.<br />
In un campo deve pur esserci un poeta, che da poeta viva anche quella vita e<br />
la sappia cantare.<br />
Di notte, mentre ero coricata nella mia cuccetta, circondata da donne e ragazze<br />
che russavano piano, o sognavano ad alta voce, o piangevano silenziosamente, o<br />
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