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PsG PRIMAVERA '12 via e-mail - Vito Mancuso

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26<br />

Ora sono a pezzi. Stamattina alle sette ho passato un momento di un’irrequietezza e<br />

di un nervosismo infernali per tutte queste nuove<br />

ordinanze: è un bene, però, così posso rendermi un po’ conto della paura degli altri,<br />

visto che quella paura m’è diventata sempre più estranea. Alle Otto ero di nuovo<br />

la tranquillità in persona. Ed ero quasi fiera che, sentendomi fìsicamente a pezzi,<br />

potessi ancora dar lezione di conversazione russa …<br />

Bene, io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento.<br />

Ora lo so. Non darò più fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se altri non<br />

capiranno cos’è in gioco per noi ebrei. Una sicurezza non sarà corrosa o indebolita<br />

dall’altra. Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita<br />

ugualmente ricca di significato, anche se non ho quasi più il coraggio di dirlo<br />

quando mi trovo in compagnia.<br />

La vita e la morte, il dolore e la gioia, le vesciche ai piedi estenuati dal camminare e<br />

il gelsomino dietro la casa, le persecuzioni, le innumerevoli atrocità, tutto, tutto è in me<br />

come un unico, potente insieme, e come tale lo accetto e comincio a capirlo sempre<br />

meglio, così, per me stessa, senza riuscire ancora a spiegarlo agli altri. Mi piacerebbe<br />

vivere abbastanza a lungo per poterlo fare, e se questo non mi sarà concesso, bene,<br />

allora qualcun altro lo farà al posto mio, continuerà la mia vita dov’essa è rimasta<br />

interrotta. Ho il dovere di vivere nel modo migliore e con la massima convinzione,<br />

sino all’ultimo respiro: allora il mio successore non dovrà più ricominciare tutto da capo,<br />

e con tanta fatica. Non è anche questa un’azione per i posteri?<br />

Una volta mi sentivo in dovere di concepire molti pensieri geniali al giorno, ora mi sento<br />

non di rado come una terra incolta su cui non cresce assolutamente niente, ma su cui<br />

si stende un cielo alto e tranquillo. Meglio così: in questo momento non mi fiderei<br />

di troppi pensieri brillanti, a volte preferisco lasciar riposare la testa, e attendere.<br />

Tante cose sono successe dentro di me, in questi ultimi giorni: ora, finalmente, qualcosa<br />

s’è cristallizzato. Ho guardato in faccia la nostra misera fine, che è già cominciata<br />

nei piccoli fatti quotidiani; e la coscienza di questa possibilità fa ormai parte del mio<br />

modo di sentire la vita, senza fiaccarlo. Non sono amareggiata o in rivolta, non sono<br />

neppure più scoraggiata o tanto meno rassegnata. Continuo indisturbata a crescere,<br />

di giorno in giorno, pur avendo quella possibilità dinanzi agli occhi. Non giocherò più<br />

con le parole che creano soltanto malintesi, per esempio: ho chiuso i conti con la vita,<br />

non può più succedermi niente, non si tratta di me e della mia distruzione ma del fatto<br />

che si distrugga.<br />

Così dico qualche volta agli altri, ma non ha molto senso, né riesco a spiegarmi,<br />

né importa, del resto. Con “aver chiuso i conti con la vita” voglio dire che la possibilità<br />

della morte si è perfettamente integrata nella mia vita; questa è come resa più ampia<br />

da quella, dall’affrontare ed accettare la fine come parte di sé. E dunque non si tratta,<br />

per così dire, di offrire un pezzetto di vita alla morte perché si teme e si rifiuta<br />

quest’ultima, la vita che ci rimarrebbe allora sarebbe ridotta a un ben misero frammento.<br />

Sembra quasi un paradosso: se si esclude la morte non si ha mai una vita completa;<br />

e se la si accetta nella propria vita, si amplia e si arricchisce quest’ultima. È la prima volta<br />

che ho da confrontarmi con la morte. Non ho mai saputo bene come comportarmi<br />

con lei, sono vergine nei suoi confronti. Non ho mai visto una persona morta.<br />

Che strano: in questo mondo disseminato di milioni di cadaveri io, a ventotto anni,<br />

non ne ho ancora visto uno. Qualche volta mi sono chiesta quale fosse il mio<br />

atteggiamento nei confronti della morte; in realtà, non me ne sono mai preoccupata<br />

per me stessa, non era ancora il momento. E ora la morte è qui, in tutta la sua grandezza,<br />

e già è come una vecchia conoscenza che fa parte della vita e che si deve accettare.<br />

È tutto così semplice. Non c’è bisogno di fare profonde considerazioni. D’un tratto<br />

la morte, grande, semplice, e naturale è entrata quasi tacitamente a far parte<br />

della mia vita. E adesso io so che appartiene alla vita.<br />

Si diventa più forti se si impara a conoscere e ad accettare le proprie forze e le proprie<br />

insufficienze. È tutto così semplice e sempre più evidente per me, vorrei vivere<br />

abbastanza a lungo per farlo capire anche agli altri.<br />

Un barlume d’eternità filtra sempre più nelle mie più piccole azioni e percezioni<br />

quotidiane. Io non sono sola nella mia stanchezza malattia tristezza o paura, ma sono<br />

insieme con milioni di persone, di tanti secoli: anche questo fa parte della vita che è<br />

pur bella e ricca di significato nella sua assurdità, se vi si fa posto per tutto e se la si sente<br />

come un’unità indivisibile. Così, in un modo o nell’altro, la vita diventa un insieme<br />

compiuto; ma si fa veramente assurda non appena se ne accetta o rifiuta una parte<br />

a piacere, proprio perché essa perde allora la sua globalità e diventa<br />

tutta quanta arbitraria.<br />

Adesso io dico con semplicità e naturalezza: ecco, le mie forze arrivano fin qui e non<br />

oltre, non ci posso far niente, devi prendermi come sono. Per me, questo è un passo<br />

ulteriore verso una maturità e indipendenza a cui sembra che mi stia avvicinando<br />

di giorno in giorno.<br />

Molti di coloro che oggi s’indignano per certe ingiustizie, a ben guardare s’indignano<br />

solo perché quelle ingiustizie toccano proprio a loro: quindi non è un’indignazione<br />

veramente radicata e profonda.<br />

Con ciò, non provo il minimo interesse a fare la figura di una persona coraggiosa<br />

di fronte a questo o quel persecutore, e dunque, non mi sforzerò mai in questo senso.<br />

Possono benissimo accorgersi che sono triste e del tutto indifesa nei loro confronti.<br />

Non ho nessun bisogno di fare una figura coraggiosa, ho la mia forza interiore e questo<br />

mi basta, il resto è irrilevante.<br />

Passerò tutto il giorno in un angolino di quella gran sala silenziosa che ho dentro di me.<br />

Certo che ognuno di noi deve sapere, ma non si deve anche esser buoni con gli altri,<br />

non si deve evitare di caricarli tutto il tempo di pesi che possiamo benissimo portare<br />

da soli?<br />

Soltanto qualche giorno fa pensavo ancora: il peggio verrà quando non mi sarà<br />

più concesso di tenere matita e carta per chiarirmi le idee di tanto in tanto.<br />

Senza questa possibilità, che per me è di un’importanza essenziale, potrei anche<br />

scoppiare e distruggermi dentro.<br />

E ora so che se si comincia a rinunciare alle proprie pretese e ai propri desideri, si può<br />

rinunciare a tutto. L’ho imparato in questi giorni.<br />

Forse potrò rimanere qui ancora per un mese, e poi anche questa scappatoia nelle<br />

disposizioni verrà scoperta. Incomincerò a far ordine nelle mie carte e ogni giorno dirò<br />

addio. E così il vero addio sarà solo una piccola conferma esteriore di ciò che, di giorno<br />

in giorno, s’è già compiuto dentro di me.<br />

Sono in uno stato d’animo così singolare. Sono proprio io a scrivere qui, così tranquilla e<br />

matura, qualcuno mi potrebbe capire se dicessi che mi sento così stranamente felice,<br />

non in modo artificioso o altro, ma in tutta semplicità, perché mi sento crescere dentro<br />

dolcezza e fiducia, di giorno in giorno? Perché tutta la confusione le minacce e i pesi non<br />

mi portano neanche per un momento all’alienazione mentale? Perché continuo a vedere<br />

e a sentire la vita così chiara e nitida in tutti i suoi contorni. Perché nulla offusca i miei<br />

pensieri e i miei sentimenti. Perché posso sopportare e accettare tutto, e perché la<br />

coscienza del bene che c’è stato nella vita, anche nella mia vita, non è stata soppiantata<br />

da tutte queste altre cose, anzi diventa sempre più parte di me. Non oso quasi<br />

aggiungere altro, non so che cosa sia, è come se mi spingessi troppo oltre<br />

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