PsG PRIMAVERA '12 via e-mail - Vito Mancuso
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Ora sono a pezzi. Stamattina alle sette ho passato un momento di un’irrequietezza e<br />
di un nervosismo infernali per tutte queste nuove<br />
ordinanze: è un bene, però, così posso rendermi un po’ conto della paura degli altri,<br />
visto che quella paura m’è diventata sempre più estranea. Alle Otto ero di nuovo<br />
la tranquillità in persona. Ed ero quasi fiera che, sentendomi fìsicamente a pezzi,<br />
potessi ancora dar lezione di conversazione russa …<br />
Bene, io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento.<br />
Ora lo so. Non darò più fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se altri non<br />
capiranno cos’è in gioco per noi ebrei. Una sicurezza non sarà corrosa o indebolita<br />
dall’altra. Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita<br />
ugualmente ricca di significato, anche se non ho quasi più il coraggio di dirlo<br />
quando mi trovo in compagnia.<br />
La vita e la morte, il dolore e la gioia, le vesciche ai piedi estenuati dal camminare e<br />
il gelsomino dietro la casa, le persecuzioni, le innumerevoli atrocità, tutto, tutto è in me<br />
come un unico, potente insieme, e come tale lo accetto e comincio a capirlo sempre<br />
meglio, così, per me stessa, senza riuscire ancora a spiegarlo agli altri. Mi piacerebbe<br />
vivere abbastanza a lungo per poterlo fare, e se questo non mi sarà concesso, bene,<br />
allora qualcun altro lo farà al posto mio, continuerà la mia vita dov’essa è rimasta<br />
interrotta. Ho il dovere di vivere nel modo migliore e con la massima convinzione,<br />
sino all’ultimo respiro: allora il mio successore non dovrà più ricominciare tutto da capo,<br />
e con tanta fatica. Non è anche questa un’azione per i posteri?<br />
Una volta mi sentivo in dovere di concepire molti pensieri geniali al giorno, ora mi sento<br />
non di rado come una terra incolta su cui non cresce assolutamente niente, ma su cui<br />
si stende un cielo alto e tranquillo. Meglio così: in questo momento non mi fiderei<br />
di troppi pensieri brillanti, a volte preferisco lasciar riposare la testa, e attendere.<br />
Tante cose sono successe dentro di me, in questi ultimi giorni: ora, finalmente, qualcosa<br />
s’è cristallizzato. Ho guardato in faccia la nostra misera fine, che è già cominciata<br />
nei piccoli fatti quotidiani; e la coscienza di questa possibilità fa ormai parte del mio<br />
modo di sentire la vita, senza fiaccarlo. Non sono amareggiata o in rivolta, non sono<br />
neppure più scoraggiata o tanto meno rassegnata. Continuo indisturbata a crescere,<br />
di giorno in giorno, pur avendo quella possibilità dinanzi agli occhi. Non giocherò più<br />
con le parole che creano soltanto malintesi, per esempio: ho chiuso i conti con la vita,<br />
non può più succedermi niente, non si tratta di me e della mia distruzione ma del fatto<br />
che si distrugga.<br />
Così dico qualche volta agli altri, ma non ha molto senso, né riesco a spiegarmi,<br />
né importa, del resto. Con “aver chiuso i conti con la vita” voglio dire che la possibilità<br />
della morte si è perfettamente integrata nella mia vita; questa è come resa più ampia<br />
da quella, dall’affrontare ed accettare la fine come parte di sé. E dunque non si tratta,<br />
per così dire, di offrire un pezzetto di vita alla morte perché si teme e si rifiuta<br />
quest’ultima, la vita che ci rimarrebbe allora sarebbe ridotta a un ben misero frammento.<br />
Sembra quasi un paradosso: se si esclude la morte non si ha mai una vita completa;<br />
e se la si accetta nella propria vita, si amplia e si arricchisce quest’ultima. È la prima volta<br />
che ho da confrontarmi con la morte. Non ho mai saputo bene come comportarmi<br />
con lei, sono vergine nei suoi confronti. Non ho mai visto una persona morta.<br />
Che strano: in questo mondo disseminato di milioni di cadaveri io, a ventotto anni,<br />
non ne ho ancora visto uno. Qualche volta mi sono chiesta quale fosse il mio<br />
atteggiamento nei confronti della morte; in realtà, non me ne sono mai preoccupata<br />
per me stessa, non era ancora il momento. E ora la morte è qui, in tutta la sua grandezza,<br />
e già è come una vecchia conoscenza che fa parte della vita e che si deve accettare.<br />
È tutto così semplice. Non c’è bisogno di fare profonde considerazioni. D’un tratto<br />
la morte, grande, semplice, e naturale è entrata quasi tacitamente a far parte<br />
della mia vita. E adesso io so che appartiene alla vita.<br />
Si diventa più forti se si impara a conoscere e ad accettare le proprie forze e le proprie<br />
insufficienze. È tutto così semplice e sempre più evidente per me, vorrei vivere<br />
abbastanza a lungo per farlo capire anche agli altri.<br />
Un barlume d’eternità filtra sempre più nelle mie più piccole azioni e percezioni<br />
quotidiane. Io non sono sola nella mia stanchezza malattia tristezza o paura, ma sono<br />
insieme con milioni di persone, di tanti secoli: anche questo fa parte della vita che è<br />
pur bella e ricca di significato nella sua assurdità, se vi si fa posto per tutto e se la si sente<br />
come un’unità indivisibile. Così, in un modo o nell’altro, la vita diventa un insieme<br />
compiuto; ma si fa veramente assurda non appena se ne accetta o rifiuta una parte<br />
a piacere, proprio perché essa perde allora la sua globalità e diventa<br />
tutta quanta arbitraria.<br />
Adesso io dico con semplicità e naturalezza: ecco, le mie forze arrivano fin qui e non<br />
oltre, non ci posso far niente, devi prendermi come sono. Per me, questo è un passo<br />
ulteriore verso una maturità e indipendenza a cui sembra che mi stia avvicinando<br />
di giorno in giorno.<br />
Molti di coloro che oggi s’indignano per certe ingiustizie, a ben guardare s’indignano<br />
solo perché quelle ingiustizie toccano proprio a loro: quindi non è un’indignazione<br />
veramente radicata e profonda.<br />
Con ciò, non provo il minimo interesse a fare la figura di una persona coraggiosa<br />
di fronte a questo o quel persecutore, e dunque, non mi sforzerò mai in questo senso.<br />
Possono benissimo accorgersi che sono triste e del tutto indifesa nei loro confronti.<br />
Non ho nessun bisogno di fare una figura coraggiosa, ho la mia forza interiore e questo<br />
mi basta, il resto è irrilevante.<br />
Passerò tutto il giorno in un angolino di quella gran sala silenziosa che ho dentro di me.<br />
Certo che ognuno di noi deve sapere, ma non si deve anche esser buoni con gli altri,<br />
non si deve evitare di caricarli tutto il tempo di pesi che possiamo benissimo portare<br />
da soli?<br />
Soltanto qualche giorno fa pensavo ancora: il peggio verrà quando non mi sarà<br />
più concesso di tenere matita e carta per chiarirmi le idee di tanto in tanto.<br />
Senza questa possibilità, che per me è di un’importanza essenziale, potrei anche<br />
scoppiare e distruggermi dentro.<br />
E ora so che se si comincia a rinunciare alle proprie pretese e ai propri desideri, si può<br />
rinunciare a tutto. L’ho imparato in questi giorni.<br />
Forse potrò rimanere qui ancora per un mese, e poi anche questa scappatoia nelle<br />
disposizioni verrà scoperta. Incomincerò a far ordine nelle mie carte e ogni giorno dirò<br />
addio. E così il vero addio sarà solo una piccola conferma esteriore di ciò che, di giorno<br />
in giorno, s’è già compiuto dentro di me.<br />
Sono in uno stato d’animo così singolare. Sono proprio io a scrivere qui, così tranquilla e<br />
matura, qualcuno mi potrebbe capire se dicessi che mi sento così stranamente felice,<br />
non in modo artificioso o altro, ma in tutta semplicità, perché mi sento crescere dentro<br />
dolcezza e fiducia, di giorno in giorno? Perché tutta la confusione le minacce e i pesi non<br />
mi portano neanche per un momento all’alienazione mentale? Perché continuo a vedere<br />
e a sentire la vita così chiara e nitida in tutti i suoi contorni. Perché nulla offusca i miei<br />
pensieri e i miei sentimenti. Perché posso sopportare e accettare tutto, e perché la<br />
coscienza del bene che c’è stato nella vita, anche nella mia vita, non è stata soppiantata<br />
da tutte queste altre cose, anzi diventa sempre più parte di me. Non oso quasi<br />
aggiungere altro, non so che cosa sia, è come se mi spingessi troppo oltre<br />
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