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PsG PRIMAVERA '12 via e-mail - Vito Mancuso

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Il presente è quello che è e come tale lo si deve poter capire, malgrado lo sconcerto<br />

che si prova ogni tanto. In qualche modo io seguo la mia <strong>via</strong> interiore, che diventa<br />

sempre più semplice ed è lastricata di benevolenza e di fiducia.<br />

Se le stesse cose mi fossero capitate un anno fa, sarei crollata dopo tre giorni o mi sarei<br />

suicidata o avrei preso degli atteggiamenti forzatamente vivaci. Ora invece c’è un tale<br />

equilibrio e pazienza e pace e senso di prospettiva e anche una qualche intuizione<br />

sui rapporti tra le cose, non so cosa sia, ma malgrado tutto: sto molto bene, mio Dio.<br />

Una cosa è certa: dobbiamo accettare tutto dentro di noi, dobbiamo essere pronti<br />

a tutto e sapere che le “cose ultime” non possono esserci sottratte; allora, con quella<br />

pace interiore, sapremo ben compiere i passi necessari. Non dobbiamo romperci la testa<br />

e avere timore, ma pensare con calma e chiarezza. Nel momento in cui dovrò decidere,<br />

saprò che cosa fare.<br />

Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani,<br />

liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato inutile.<br />

Quest’ultima settimana è stata proprio una grande conferma di me stessa.<br />

In quel manicomio io ascolto la mia voce interiore, e tiro dritto per la mia strada.<br />

In me c’è un silenzio sempre più profondo. Lo lambiscono tante parole,<br />

che stancano perché non riescono a esprimere nulla.<br />

Bisogna sempre più risparmiare le parole inutili per poter trovare quelle poche<br />

che ci sono necessarie. E questa nuova forma d’espressione deve maturare nel silenzio.<br />

Queste due ore e mezzo che ho davanti mi sembrano quasi un anno d’isolamento.<br />

Sono così riconoscente per queste poche ore e anche per la concentrazione che<br />

mi sta crescendo dentro.<br />

Tra poco camminerò di nuovo lungo tutti quei canali, cercherò di tacere, di dare ascolto<br />

a ciò che è realmente capitato dentro di me. Dovrà trasformarmi ancora molto, oggi.<br />

Ancora una cosa: credo proprio di avere come un regolatore interno. Un malumore<br />

mi avverte ogni volta che ho preso la strada sbagliata, e se continuo a essere onesta e<br />

aperta, se conservo la mia volontà di diventare quella che dovrò essere e di fare ciò che<br />

la mia coscienza mi prescrive di fare, di questi tempi, allora andrà tutto a posto. Credo<br />

che la vita pretenda molto da me e che mi riservi anche molto, ma devo saper ascoltare<br />

la mia voce interiore, devo rimanere onesta e aperta, e non sfuggire a quel sentimento.<br />

E proprio il fatto di dover percorrere la mia strada da sola mi fa sentire così forte.<br />

Nutrita di ora in ora dell’amore che provo per lui, e per gli altri. Infinite coppie<br />

si formano all’ultimo momento, per disperazione. Preferisco esser sola e per tutti.<br />

Leggerò ancora i miei vecchi diari. Non credo più che li straccerò. Forse, più tardi,<br />

mi aiuteranno a riprendere contatto con me stessa.<br />

A volte l’acqua è così limpida che si distingue ogni cosa sul fondo. Potresti dirlo<br />

in modo ancor più stomachevole, se la domanda è lecita?<br />

Volevo dir questo: era proprio come se la vita mi apparisse altrettanto chiara e<br />

trasparente nei suoi mille dettagli, nelle sue svolte e nei suoi movimenti. Come se avessi<br />

davanti un oceano e ne potessi distinguere il fondo, guardando attraverso l’acqua<br />

trasparente come cristallo. Chissà se riuscirò a scrivere per davvero, una volta o l’altra?<br />

Non sembra che lo creda molto, o mi sbaglio? Forse passerà molto tempo prima<br />

che io sia capace di descrivere un momento simile, un “momento alto” nella mia vita.<br />

Ora mi rendo conto di quanto tu mi abbia dato da portare, mio Dio. Tante cose belle e<br />

tante cose difficili. E quelle difficili si sono trasformate in belle ogni volta che ero disposta<br />

a sopportarle.<br />

Amo così tanto gli altri perché amo in ognuno un pezzetto di te, mio Dio.<br />

Ti cerco in tutti gli uomini e spesso trovo in loro qualcosa di te. E cerco di disseppellirti<br />

dal loro cuore, mio Dio.<br />

Mi metto davanti ai tuoi massimi enigmi, mio Dio. Ti sono riconoscente per questo,<br />

ho anche la forza di affrontarli, di sapere che non c’è risposta. Bisogna saper sopportare<br />

i tuoi misteri.<br />

Su, lasciatemi essere un pezzetto della vostra anima. Lasciatemi essere la baracca in cui<br />

si raccoglie la parte migliore, che esiste sicuramente in ognuno di voi. Io non ho bisogno<br />

di far così tanto, io voglio solo esserci. Lasciatemi essere l’anima in questo corpo. E prima<br />

o poi trovavo in ognuno di loro un gesto o uno sguardo più nobile, di cui credo fossero<br />

appena coscienti. E me ne sentivo il custode.<br />

Forse sarebbe anche la definizione più completa di come io sento la vita: io riposo<br />

in me stessa. E questo “me stessa”, la parte più profonda e ricca di me in cui riposo,<br />

io la chiamo “Dio”.<br />

In fondo, la mia vita è un ininterrotto ascoltar dentro me stessa, gli altri, Dio. E quando<br />

dico che ascolto dentro, in realtà è Dio che ascolta dentro di me. La parte più essenziale<br />

e profonda di me che ascolta la parte più essenziale e profonda dell’altro. Dio a Dio.<br />

A volte le persone sono per me come case con la porta aperta. Io entro e giro per<br />

corridoi e stanze, ogni casa è arredata in modo un po’ diverso ma in fondo è uguale<br />

alle altre, di ognuna si dovrebbe fare una dimora consacrata a te, mio Dio. Ti prometto,<br />

ti prometto che cercherò sempre di trovarti una casa e un ricovero. In fondo è una buffa<br />

immagine: io mi metto in cammino e cerco un tetto per te. Ci sono così tante case vuote,<br />

te le offro come all’ospite più importante. Perdonami questa metafora non troppo sottile.<br />

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