prefazione di federico moccia - Assistenza Riparazioni Computer ...

e rivedere Zalum per chiedergli una volta per tutte se
sapeva di essere il mio fidanzato.
I Tessi non abitano più dove abitavano allora.
Le ricerche telefoniche si sono rivelate un fallimento.
La mia memoria è traditrice di quegli anni causa Plegine
e non sono nemmeno sicura che siano stati proprio i Tessi
a portarselo via il mio skate.
Magari incontrerò i Tessi per le strade del mondo, ma
come ci resterei male se mi dicessero che l’avevano loro
ma l’hanno buttato, dopo tutti questi anni.
A trentotto anni ho imparato la differenza tra imprestare
e regalare, ho imparato che, fondamentalmente, non c’è
differenza.
L’unica differenza che c’è è il senso di colpa che ti
percuote se non hai imprestato quando ti era stato
chiesto e la gioia che ti invade quando hai regalato
senza che ti sia stato chiesto.
Ho imparato che può esistere anche un senso di colpa per
aver imprestato.
Ho imparato che, a volte, per le cose importanti, bisogna
chiedere tempo, tempo per pensare, per capire se puoi
portare il peso della richiesta fatta, non adesso che
l’oggetto non ti interessa, ma tra venti anni, quando
vorresti rivedere quello skate più di tutti gli oggetti
dell’universo.
Se quindici anni fa avessi saputo che la storia finiva
così, se avessi saputo che a volte bisogna prendere tempo
prima di dire sì e pensare e immaginare tutte le
conseguenze possibili…
Se avessi saputo che stavo regalando il mio skate avrei
detto di no.
Ti ho raccontato tutto questo perché spero che tu conosca
la famiglia Tessi e perché penso tu possa fare
passaparola e prima o poi qualcuno mi dica: “Guarda che
il tuo skate è qui con me”.
Ti ho raccontato questa storia perché voglio che tu
sappia che se io, tanti anni fa, ho preso amfetamina è
perché stavo male, perché era morto il mio papà, perché