prefazione di federico moccia - Assistenza Riparazioni Computer ...

Magari non sai nemmeno leggere e desidereresti tanto che
qualcuno parlasse dei problemi del tuo ragazzo in
televisione, non per fare spettacolo si intende, non
saltuariamente, abitualmente, e coscienziosamente.
Facciamo dunque conto che i destinatari della
comunicazione in materia di droga sia tu, mamma di Piero
e tutti i ragazzi del mondo dai 6 in su.
Cosa desiderate sapere?
Tu, mamma di Piero, tutto il possibile per aiutare tuo
figlio, i ragazzi e Piero preferiscono non sapere niente.
Difficile inizio, ma possibile.
Credo che bisognerebbe arrivare a parlare di tutto
illudendo i ragazzi che non si stia parlando di niente.
Si può partire raccontando qualche aneddoto che affascini
i ragazzi e che apparentemente esuli dall’argomento
droghe.
Esuli, si allontani, si distacchi dall’argomento droghe.
Così tanto per farli restare, per tenerli seduti ad
ascoltare o per far sì che leggano almeno una ventina di
pagine.
Professionalmente si insegna agli educatori a non
metterci mai troppo di personale, a tenere un certo
distacco, a non raccontare fatti privati.
Personalmente, dopo tanti anni di lavoro nel carcere
minorile, ho provato a fare ciò che mi dicevano i
superiori, a tenere un certo distacco.
Insegnare non mi piaceva più e i ragazzi non mi amavano
più ed era diventato così difficile spiegare loro
qualcosa in cui credevo.
I ragazzi restavano seduti perché erano obbligati e non
potevano andarsene perché c’erano le sbarre.
Qualcosa di personale bisogna raccontarlo se si vuole
ottenere la loro fiducia, eliminare le barriere, se
vogliamo essere creduti e imitati.
Caro Piero ti ho raccontato di me, del mio skate, di
quando l’ho imprestato e non l’ho più visto.
Ti ho raccontato di quando ho iniziato a rimpiangerlo.