prefazione di federico moccia - Assistenza Riparazioni Computer ...

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C’E’ SEMPRE UN MOTIVO PER CUI UNO INIZIA A DROGARSI, SPECIE SE SI TRATTA DI UN ANESTETICO COSÌ FORTE. CREDERE A CHI TI DICE CHE È STATO SOLO PER CASO CHE SI E’ TROVATO INVISCHIATO NELL’EROINA VUOL DIRE NON VOLER GUARDARE OLTRE E PENSARE CHE BASTI UNA DISINTOSSICAZIONE FISICA PER AIUTARE UN DROGATO. NULLA E’ PER CASO, TANTO MENO LA SCELTA DI FARSI DI EROINA! IL FUTURO TOSSICODIPENDENTE È UN INVIDIOSO DI TUTTO CIÒ CHE LO CIRCONDA. INVIDIA IL BENE PERCHÉ QUEL BENE A LUI È MANCATO. LA SUA È UNA RABBIA PROFONDA, UN DOLORE CHE NASCE DA UNA MANCANZA. PER UNA PERSONA COSÌ, SCOPRIRE IMPROVVISAMENTE CHE SI PUÒ STARE IN QUESTA VITA SENZA MORIRE D’ANGOSCIA, DI RABBIA, D’INVIDIA, SENZA VEDERE SEMPRE E COSTANTEMENTE SOLO IL LATO NEGATIVO DELLE COSE E DELLA GENTE, È UN GIOCO CHE VALE LA CANDELA. SE QUESTA CANDELA POI, UN GIORNO, DOVESSE SPEGNERSI NON IMPORTA, NON È UN PROBLEMA CHE SI PONE NEL PRESENTE. UN’OVERDOSE È SOLO UN’IPOTESI E NON LO RIGUARDA. NON LO RIGUARDA NEMMENO TUTTO CIÒ CHE DI NEGATIVO E DEVASTANTE PUÒ DERIVARE DALL’ASSUNZIONE COSTANTE DI EROINA. L’UNICA COSA CHE HA IMPORTANZA È RIUSCIRE A NON SOFFRIRE NEL PRESENTE. RIFUGIARSI NELL’EROINA È UN TENTATIVO DISPERATO DI AUTOCURARSI PER NON SUICIDARSI. SI DICE CHE CHI SI FA DI EROINA NON AMA SE STESSO. IO CREDO PIUTTOSTO CHE È L’ULTIMO TENTATIVO D’AMARSI E D’AMARE. PURTROPPO NON È LA STRADA GIUSTA E PORTERÀ SOLO ALTRO DOLORE, ALTRO DOLORE, ALTRO DOLORE E ALTRO ANCORA A TE E A TUTTI QUELLI CHE TI CIRCONDANO.
“FINO AD ORA, L’EROINA AVEVA BRUCIATO QUALSIASI SBOCCO VERSO L’ESTERNO, DISTRUGGENDO A TAPPETO IL NASCERE DI UNO SLANCIO VITALE QUALUNQUE. MA L’AVEVA ANCHE PROTETTO, RIDUCENDO IL LIVELLO DELL’ECCITAZIONE ALLE SOGLIE PIÙ BASSE, RENDENDO SOPPORTABILE L’ESISTENZA, CONCILIANDO MINACCE E PULSIONI, PARADOSSALMENTE, TENENDOLO IN VITA. LO RIFIUTO, RIFIUTO VIOLENTEMENTE QUESTA MORTE CONTINUA, VIOLENTA, VOLUTA, RICERCATA QUOTIDIANAMENTE. ORMAI LA DROGA DEVE AVER INVASO OGNI SPAZIO SINAPTICO, OGNI TESSUTO, OGNI CAVITÀ DEL SUO CUORE E CERVELLO; CHIEDERMI DI SOSTITUIRMI AD ESSA E’ UN’AZIONE MALDESTRA E INUMANA. NON C’È PIU’ SPAZIO LÌ DENTRO, SE NON PER IL LIQUIDO INCOLORE CHE BRUCIA ED INFETTA” 11 11 Pier Luigi Bolmida, Il mio drogato ed io, E<strong>di</strong>zioni Borla s.r.l., Roma 1985, p. 21
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“Signore visibile della natura vi
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Ma nessuno di noi sa sempre tutto.
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