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12 Sabato 14 luglio 2007 D alle miserabili” Catapecchie” dellu paese anticu, che oggi li “Mancipati” jiamanu “Centro Storico”, gnitantu se senteanu certi cicalecci fra ‘Ntogno e Filomena che, co’ quella parlata roccapriurese tutta musicale e pacchianotta, se sfocheanu reccontennose tutte le tribulazziuni. ‘Ntogno meu – se lamentea Filomena -, ce semo reddutti scauzi e ‘nudi…e da tutti malvoluti. Non tenemo piu nsòrdo pe fa cantà ‘ncecu! Stau sì pori fraffalusi co li “Scraffulotti” a pennoluni che te fau pena. Se so mezzi ‘ncerigniti dallo friddu, non li sta a vede? Esso tocca a ì de filu ‘nfaccia a qua Banca a fasse ‘mprestà ca lira pe reccelasse ‘mpò e pe fa ‘mpo de panni a si monelli. Ieramatina ha venutu puru “Puzzilli”, l’Esattore, a jiète li sordi dellu “Focaticu”; ha dittu che se non pachemo, gna che ce sequestra lu Somaru…Madonna mea der Divinamore jiutace tu! Non ‘nc’è remasta na goccia de petrojo…va a fenì che remanemo puru a lo scuru; ma dimme tu se potemo ì annanti così. Va bè, va bè, bofonghiea ‘Ntogno …vordì che mo ‘na matina de’queste ce varremo a sa cristo de Banca. Stabilitu lu giorno de ì a jiete lu “Benedittu Prestitu”, na matina a bonora bardanu lu somaro de ‘mmastu, cotacchiu e retranca, ttaccheanu na fascina de fienu a li gnacculi, e biffeanu a capu rittu versu il… “Loco di salvamento”. Durante lu tragittu co’ Filomena seduta a lu ‘mmastu e ‘Ntogno ‘ngroppa, diceanu le giaculatorie ‘ngustiati pe quali fosse stata la risposta della richiesta. Eranu naturalmente tormentati dal dubbio che la domanda si fosse insabbiata nelle maglie della burocrazia, o che l’informatore avesse dato “Parere negativo”. Consumeanu lu tragittu a…Capilli ritti e lu Core a Jetticuni che li battea comme un trambullanu. Mo la semo fatta la domanda, però tocca da ì a parla co quillu “Core niru” che da le ‘nformaziuni…ce mettese armeno ‘na bona parola issu. Meno male che doppu qua settimana ce responniru che lu prestitu lu potemmo ì a pià, e così ce reccelemmo ‘mpo…però gni quattro misi tenemmo da ì a rinnova la cambiale, vordì a “Refrescà”! Doppu vinneru li grattacapi. Ogni vòta che ssè vvecinea la scadenza, a Rubriche SIPARIETTO di Mario Vinci di “B” Lu prestitu prestitu alla banca anni trenta trenta PESCHERIA da Marko ARRIVI GIORNALIERI PESCE FRESCO NAZIONALE Rocca Priora - Via Mediana, 6 tel. 0694300011 tutti dova li pieanu le ‘nfantiole e la pace drento a quelle “Quattro mura” deventea ‘na ‘ngustia. Na bella matina lu compare Checco gnette a jiamà lu compare ‘Ntogno datusi che se faceanu li “Recagli” (Scambio di lavoro), e dalla finestra se ffaccià la commare Filomena. “Commare Filomèè! Da mò che se rrizzatu, a itu a refrescà! Va bè va bè comma!, vordi che se a itu a refresca lu trovarajio balle a la vigna- rebattì Checco-. Tè te! Alla vigna? – rebattì Filomena – ma mica a itu a refrescà lo vangatu a la vigna compà; ha itu a la Banca de’Frascati a “Refrescà la Cambiale… ma tu che si capitu? A toccato aì puru a piedi che co ssà gelata c’ha fatti innote sciufulanu puru le jatte maddimà! Era questo il tormentato ripetersi del vivere quotidiano di allora anche se, questo ancestrale racconto può apparire… “Fantascienza”. La colonna poetica di Mario Vinci Il brindisi Viva Bacco viva il vino Bianco, rosso, frizzantino Su il bicchier colmo alla mano E un bel brindisi facciamo. ……………………………… Beve beve il cantiniere Beve il prete all’incensiere Beve questo beve quella Beve il servo e la donzella Beve il tonto, il lestofante, Il modesto, l’arrogante, Beve il lesto, beve il pigro, Beve il bianco, beve il nigro, Beve il serio, l’incostante, Beve il dotto, l’ignorante, Beve l’esule ignorato, Beve il povero ammalato, Beve il presule, il decano, Beve il giovane, l’anziano, Mamma e nonna vecchierella, Il fratello, la sorella, Beve beve il musulmano, Il buddista, l’anglicano, Beve il Papa in “ave e gloria” Sulla sedia gestatoria… ……………………………… Or noi qui che manduchiamo Un bel brindisi facciamo; “viva Bacco che ci infiamma” Viva nonno, viva mamma Li pensier cacciamo via Brinda o allegra compagnia! Salute, salute, salute!!! Marvin 1976
Economia Sabato 14 luglio 200713 Il problema del sistema pensionistico Il TFR ed i nodi economici È di Raffaele Guarino evidente che l’avvio di un sistema pensionistico parallelo sia praticamente fallito. I risultati della destinazione del TFR (Trattamento di Fine Rapporto), anche se non ancora pubblici, sono di una sostanziale sconfitta di questa politica. I lavoratori dipendenti, nella stragrande maggioranza, hanno preferito non cambiare. Grossa delusione nei salotti finanziari italiani ma era tutto sommato una sconfitta attesa. Perché gli italiani non hanno voluto cambiare? Prima di dare la mia interpretazione di questo evento vorrei rifare un attimo il punto della situazione. In sostanza il nostro sistema pensionistico non regge e non reggerà ancora per molto. Le ragioni principali sono dovute agli scarsi versamenti, alla grande sperequazione fra pochi contributi versati e all’alto numero e valore di pensioni erogate. Il problema è indicato tipicamente attraverso la disuguaglianza tra sistema retributivo e sistema contributivo. Nel primo, indipendentemente dai versamenti effettuati si ottiene una pensione che è circa il 75% dell’ultimo stipendio percepito. Nel secondo caso si ottiene una pensione che è proporzionale ai versamenti effettuati. Ma a questo occorre aggiungere che nessuno osa dire che l’INPS si è fatta carico negli anni di strutture pensionistiche di altri enti sobbarcandosi i relativi debiti e i relativi occupati. Degli enti pensionistici diversi dall’INPS nessuno è mai stato licenziato quando sono stati fatti gli assorbimenti. Un esempio per tutti l’integra- zione della Cassa Marittima Meridionale. Fu uno scandalo economico. Questo ha semplicemente incrementato il costo di gestione della stessa INPS. Ha aggravato una serie di problemi funzionali e non ha portato alcun beneficio né ai pensionati né agli occupati. Semplicemente una tassa in più, poco nota e poco pubblicizzata. A ciò occorre aggiungere che diverse categorie di lavoratori avevano versamenti risibili negli anni passati ed oggi i pensionati di quei settori chiedono migliori condizioni. Volendo la politica accontentarli mi faccio una domanda: chi paga? In realtà non è vero che paghiamo noi occupati odierni, o almeno non completamente. Anzi solo una parte. Infatti il modello messo in piedi da qualche decina di anni è il modello “a debito” ovvero si contraggono debiti pubblici per finanziare spese tra cui quella pensionistica. Ed è per la preoccupazione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Centrale Europea (BCE) che i nostri governanti vorrebbero mettere mano al sistema pensionistico. In pratica siamo diventati una nazione scarsamente credibile sul piano finanziario ed i banchieri, da buoni mestieranti, ci stanno dicendo che non ci faranno più credito se non paghiamo i debiti che abbiamo, e per pagare i debiti dobbiamo spendere meno. E per spendere meno dobbiamo avere meno spese di pensione. Tutto qui, semplice e conciso. Ma torniamo al fallimento della politica sul TFR. è, a mio avviso, il fallimento di una intera classe politica e non per fare il populista. La sinistra è ovviamente interessata a conservare quello che rimane di una mitizzata classe operaia mai veramente esistita in Italia, sono p i ù conservatori che mai e n o n hanno interesse a pensare alle future generazioni semplicemente perché non votano oggi. La destra cerca di curare gli interessi dei circoli bancari-assicurativi ma diventa odiosa quando vuole imporre per legge una pensione complementare che garantisce solo i più ricchi che quindi ne hanno meno bisogno. Basta fare un po’ di conti. Per avere una pensione decente (e parlo di 800 euro al mese) occorre versarne circa altrettanti perché considerando una rendita del 3%, una inflazione dello 1.5% , un costo di gestione del fondo pensionistico del 1.5% alla fine sto semplicemente giocando ma non ho ricavi veri. Provare per credere, andate su internet a cercate i simulatori di pensione integrativa. Ne vedrete delle belle, io ho simulato il mio caso e quello di alcuni amici e il ricavo rispetto al versato è stato un ipotetico 0.71%. Ma stiamo scherzando? Partendo dall’assioma che nessuno fa alcunché gratuitamente una domanda sorge spontanea: chi ci guadagna in tutto ciò? Di sicuro non l’INPS che deve continuare ad erogare secondo la legge. Di certo non le aziende manifatturiere e di servizio che sono costrette a versare la loro quota ai vari fondi pensione. Rimangono i bancari e gli assicurativi. Essi si troverebbero tra le mani enormi quantità di denaro da investire. Una parte ovviamente da restituire al povero pensionato. Ma vi pare che un fondo pensionistico debba montare tutta una organizzazione ed un lavoro per restituire al povero pensionato un modesto (misero!) 0.71%? In più provate a vedere cosa dice il Codice di Procedura Civile in caso di fallimento di una di queste società di gestione dei fondi. Non è molto consolante rischiare una parte più o meno consistente del proprio stipendio (o TFR) per un modesto 0.71%. Perché invece non evitiamo le pensioni folli, le pensioni a chiunque ed a prescindere, perché non viene ridotto il costo di gestione dell’INPS? Perché non si aumenta progressivamente l’età pensionabile e si difendono i privilegi di pochi? E tra questi pochi purtroppo non sono poi così pochi gli ex-deputati o ex-senatori che godono di interessanti pensioni. Ed infine ho smesso da tempo di credere alle favole. Cosa si inventeranno ora per superare la sconfitta del TFR?
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