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PENTECOSTALE - Assemblee di Dio in Italia

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L’apostolo Pietro affermò: “In nessun<br />

altro è la salvezza; perché non vi è sotto il<br />

cielo nessun altro nome che sia stato dato<br />

agli uom<strong>in</strong>i, per mezzo del quale noi dobbiamo<br />

essere salvati” (Atti 4:12); solo <strong>in</strong><br />

Cristo, il Creatore, e non nell’uomo, creatura<br />

fallace, troviamo salvezza. L’apostolo<br />

Paolo <strong>di</strong>sapprova i credenti <strong>di</strong> Cor<strong>in</strong>to che<br />

parteggiavano per l’uno o l’altro apostolo<br />

e fa notare loro: “Voglio <strong>di</strong>re che ciascuno <strong>di</strong><br />

voi <strong>di</strong>chiara: “Io sono <strong>di</strong> Paolo”; “io d’Apollo”;<br />

“io <strong>di</strong> Cefa”; “io <strong>di</strong> Cristo” Cristo è forse<br />

<strong>di</strong>viso? Paolo è stato forse crocifisso per voi?<br />

O siete voi stati battezzati nel nome <strong>di</strong><br />

Paolo?” (I Cor<strong>in</strong>zi 1:12, 13).<br />

Con questo impe<strong>di</strong>sce la formazione <strong>di</strong><br />

una latente forma <strong>di</strong> devozione, qualunque<br />

essa fosse. Non ci sono svariate vie per<br />

arrivare a <strong>Dio</strong>; l’apostolo Paolo scrive:<br />

“Infatti c’è un solo <strong>Dio</strong> e anche un solo me<strong>di</strong>atore<br />

fra <strong>Dio</strong> e gli uom<strong>in</strong>i, Cristo Gesù uomo”<br />

(I Timoteo 2:5). Nessuna creatura ha<br />

cooperato con <strong>Dio</strong> alla creazione e nessuna<br />

creatura ha cooperato né può cooperare<br />

con Lui nella redenzione. La creazione e la<br />

redenzione sono ambedue un atto <strong>di</strong> amore<br />

<strong>di</strong>v<strong>in</strong>o, ma mentre la creazione, pur nella<br />

sua grandezza, non richiese alcun sacrificio,<br />

l’ atto della redenzione sì. Gesù <strong>di</strong>sse<br />

chiaramente: “Io sono la via, ... nessuno viene<br />

al Padre se non per mezzo <strong>di</strong> me”<br />

(Giovanni 14:6).<br />

Io sono la verità.<br />

La Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>in</strong>segna a: “praticare il<br />

non oltre quel che è scritto” (I Cor<strong>in</strong>zi 4:6).<br />

Gesù <strong>di</strong>sse: “<strong>Dio</strong> è Spirito; e quelli che l’<br />

adorano, bisogna che l’ador<strong>in</strong>o <strong>in</strong> Spirito e<br />

Verità” (Giovanni 4:24); <strong>in</strong>vece, l’uomo,<br />

essendo lontano da <strong>Dio</strong>, risponde con la<br />

materialità al bisogno <strong>di</strong> spiritualità.<br />

Il vitello d’oro (cfr. Esodo 32:4), il serpente<br />

<strong>di</strong> rame, <strong>di</strong>venuto oggetto <strong>di</strong> idolatria<br />

(cfr. 2 Re 18:4), gli idoli e l’altare <strong>di</strong><br />

Atene (cfr. Atti 17:16) e tutti gli altri, f<strong>in</strong>o<br />

ad oggi, sono la risposta sbagliata che l’uomo,<br />

non illum<strong>in</strong>ato dallo Spirito Santo,<br />

dà al suo bisogno <strong>in</strong>teriore e spirituale.<br />

Ecco, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, il fiorire <strong>di</strong> immag<strong>in</strong>i, reliquie,<br />

amuleti, portafortuna; il passaggio<br />

dallo spirituale al superstizioso, <strong>di</strong>venta<br />

breve, e viene compiuto senza notarne la<br />

contrad<strong>di</strong>zione.<br />

Ciò avviene perché gli uom<strong>in</strong>i lontano<br />

da <strong>Dio</strong>, hanno “...l’<strong>in</strong>telligenza ottenebrata,<br />

estranei alla vita <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, a motivo dell’ignoranza<br />

che è <strong>in</strong> loro, a motivo dell’ <strong>in</strong>duramento<br />

del loro cuore” (Efes<strong>in</strong>i 4:18) non sono,<br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernere la verità<br />

dell’Evangelo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, da pratiche estranee<br />

e proibite da esso. Gesù <strong>di</strong>sse: “Conoscerete<br />

la verità e la verità vi farà liberi” (Giovanni<br />

8:32). Rispondendo a Toma: “Gesù gli <strong>di</strong>sse:<br />

Io sono la verità...”.<br />

I resti mortali, <strong>di</strong> un essere umano,<br />

non devono <strong>di</strong>ventare oggetto <strong>di</strong> culto.<br />

Neanche quelli dei credenti. Tra gli uom<strong>in</strong>i<br />

<strong>di</strong> fede dell’Antico Testamento, Abramo,<br />

Isacco morirono e furono sepolti (Genesi<br />

25:7-9; 35:27-29); Giacobbe, trovandosi<br />

<strong>in</strong> Egitto, <strong>di</strong>ede istruzioni <strong>di</strong> non essere<br />

seppellito <strong>in</strong> quella terra ma nella<br />

tomba dei suoi padri, Giuseppe eseguì<br />

puntualmente questo suo desiderio (Genesi<br />

47:27-31 e 49:29-33; 50:7-14).<br />

Anche Giuseppe, prima <strong>di</strong> morire, fece<br />

impegnare gli israeliti a trasportare le sue<br />

ossa fuori dall’Egitto, nella terra promessa,<br />

antivedendo per fede la liberazione d’Israele<br />

dall’Egitto (Ebrei 11:22); morì, fu<br />

seppellito <strong>in</strong> Egitto.<br />

Le sue ossa furono trasportate durante<br />

tutto il viaggio, nel deserto, f<strong>in</strong>o alla terra<br />

promessa dove furono seppellite a Sichem<br />

(Genesi 50:24-26; Esodo 13:19; Giosuè<br />

24:32). In tutti questi casi, e <strong>in</strong> modo particolare<br />

nel caso <strong>di</strong> Giuseppe le cui ossa,<br />

furono trasportate per quaranta anni, non<br />

troviamo mai neanche un tentativo <strong>di</strong> attribuire<br />

a questi resti un valore spirituale.<br />

Non <strong>di</strong>vennero neanche motivo <strong>di</strong> idolatria<br />

per un Israele che facilmente cadeva <strong>in</strong><br />

questo peccato.<br />

La morte <strong>di</strong> Mosè presenta un aspetto<br />

particolare riguardo alla sepoltura; il suo<br />

fu un funerale del tutto speciale (Deut. 34:<br />

5,6-8), <strong>Dio</strong> stesso lo seppellì, facendo <strong>in</strong><br />

modo che nessuno conoscesse il luogo della<br />

sepoltura. Il Diavolo voleva appropriarsi<br />

<strong>di</strong> quel corpo ma <strong>Dio</strong> non lo permise<br />

mandando l’arcangelo Michele a fronteggiarlo<br />

(Giuda 9).<br />

Non doveva essere facile per Israele rimanere<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>fferenti verso un uomo dalla statura<br />

straor<strong>di</strong>naria come quella <strong>di</strong> Mosè; chissà se,<br />

giunti nella terra promessa, avrebbero costruito<br />

un eccezionale monumento sepolcrale<br />

(magari una piramide), che, nel tempo,<br />

sarebbe potuto <strong>di</strong>ventare mèta <strong>di</strong> pellegr<strong>in</strong>aggio<br />

e <strong>di</strong> speciale devozione?<br />

R ISVEGLIO P ENTECOSTALE - LUGLIO/AGOSTO 2007<br />

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