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BRIXIA SACRA<br />

mente quello si deve per conscienza e quanto per l’utile. Così tanto più volentieri presento<br />

a lei questa fattica, quanto mi persuado che sarà in strumento per movere il bel<br />

giudicio d’essa tanto nell’età nostra stimata da prencipi a puotere col loro favore ricuperare<br />

et diffendere i beni d’essa abbadia, anzi di Santa Chiesa, i quali da molto tempo<br />

in qua da diverse sorti d’arpie sono stati distrutti, come si potrà vedere dal presente<br />

sommario, considerando le molte ricchezze ch’haveva in diversi paesi, le possessioni,<br />

le giurisdittioni di conferir molti beni, non pure in questa nostra Diocese, ma in<br />

altre ancora, i beni feudali a lei soggetti et gli non puochi enfiteusi con honoranze di<br />

non poco conto, et confrontandole col poco ch’ora possiede, n’haverà stupore. Ma<br />

vostra signoria illustrissima, nel leggere questa mia fattica, vedendola non havere qualitadi<br />

degne di lei, mi potrà avere per iscusato, non havendola fatta per portar diletto<br />

di alcun lettore, ma solamente per quel’utile che si suole cavare dalle scritture private:<br />

potrà però conoscere quanto l’animo mio sia desideroso di farle cosa grata et così prego<br />

Nostro Signore concederli tutti gli honori che merita.<br />

Da Santo Clemente di Brescia, 26 febbraio 1591.<br />

Di vostra signoria illustrissima et reverendissima<br />

fedelissimo servitore fra Corneglio Adro<br />

[c. 362r]<br />

Historia dell’abbadia di Leno del Padre Cornellio Adro domenicano<br />

Che l’abbadia di Leno fosse edificata dall’ultimo re di Longobardi chiamato Desiderio<br />

qual, vinto da Carlo Magno imperatore, fu condotto ad ultimar i suoi giorni in<br />

Francia, non v’è dubbio alcunno; perché, oltre la pubblica fama et quello ne dice il<br />

Cavriolo, cronista bresciano, si vede anco chiarissimo in tutti i privilegi, non pure di<br />

molti imperatori, ma di molti papi, come si mostrarà d’uno in uno per quelli che si<br />

sono potuti trovare, oltre quelli che sin hora non si sono potuti havere. Della causa poi<br />

e del modo non è così chiaro: imperocché il Cavriolo, nel quinto libro della sua Cronica<br />

bresciana, brevemente dice che fu da lui edificata con l’occasione di non essere<br />

ingrato a Dio de beneficii ricevuti, et dice che la chiamò Leoni per causa d’havere ivi<br />

trovato tre leoni di marmore et che oltra d’haverla arrichita di molti doni, ordinò anco<br />

che vi stassero cinquanta monaci di S. Benedetto per lodar Dio di continuo al modo<br />

loro, et come chiamavasi quella contrada Leoni dalla trovata di quei leoni et adesso<br />

corrottamente si chiama Leno.<br />

Le scritture però che si trovano nella detta abbadia mostran il fatto in altro [modo] 42<br />

qual si conforma ad una Cronichetta pure di Brescia, molto volgata, cioè che, andando<br />

un giorno a caccia il detto re Desiderio, a sorte venne a capitare in simil luogo, ch’all’hora<br />

era tutto selvaggio et boscareccio, et perché era nel mezzo giorno, forsi stanco et scalmanato,<br />

si mise a riposare nel sito ove al presente si trova la chiesa di S. Benedetto che<br />

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