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BRIXIA SACRA<br />

te di rottami d’altre fabbriche; et però redificata la chiesa di S. Benedetto siasi fatta cura<br />

in essa sin che da i monaci fosse poi terminato di farla in S. Pietro, dove anco al presente<br />

si fa et vi si faceva sino al tempo d’Aicardo et di Pietro abbati sopranominati.<br />

L’anno 1378 trovo esser abbate un monaco col nome Andrea di Tacconia, del quale<br />

si vedono molte investiture, fra le quali nel libro de registri si vede quella che fu fatta ad<br />

un signor Pietro delli Occanoni di molti beni dattegli in Pavone per feudo honorifico, il<br />

qual hora non si nomina fra ’l investiture delli abbati moderni non so per qual causa.<br />

Questa investitura degna veramente di consideratione, si vede che fra molti e molti<br />

beni che sono nominati, i quali passano 256 luoghi tra case et pezze di terra, ve ne<br />

sono anco di quelle che s’affittavano o si livellavano, i quali dovevano pagare o danari<br />

o formento, come si può vedere in detta investitura al libro de registri; né veddo che<br />

sopra d’essi si paghi al presente cosa alcuna, né veddo commutatione d’alcuna sorte,<br />

né meno si fa mentione di feudo alcuno in detta terra di Pavone.<br />

Fece quest’abbate molte altre investiture, delle quali se ne trova un libro particolare<br />

che si può vedere segnato al di fuori col nome d’esso abbate et millesimo; e con la<br />

sua autorità sono fatte tutte le scritture che si contengono; fece anco una locatione di<br />

molti beni in Ostiano et appare a fol. 147 et 151.<br />

[c. 377v] Nel tempo di quest’abbate Andrea, overo circa questo tempo, l’Italia e Brescia<br />

in particolare, fu grandemente travagliata, come dicono l’Historie, dalle guerre civili<br />

de guelfi e gibellini, per causa delle quali patì molto l’abbadia, come si può vedere dalla<br />

forma d’una supplica trovata nelle scritture et fatta da un abbate suo successore chiamato<br />

Antonio Rivazzone, overo Ronzalio, il quale come si vede da detta supplica, fu<br />

figliuolo d’un capitanio della duchessa Cattarina Sforza, duchessa di Milano, la quale,<br />

per favorire questo suo capitanio, fece che l’abbadia fosse data a questo abbate Antonio<br />

Ronzilione, la quale, come indica detta supplica, era stata molto tempo senza abbate e<br />

tutta discuoperta et rovinata, di maniera che esso abbate supplicando al duca di Milano<br />

(in quei tempi signore anco della città et provincia bresciana) d’essere sollevato d’una<br />

certa gravezza e per mostrare che non la poteva pagare, gli preferisce di dargli tutta l’entrata<br />

annuale dell’abbadia per doicento scudi et veramente si trovava spogliata sino de’<br />

paramenti, de libri, di mobilie e d’ogni altra cosa necessaria per il suo buon stato, forsi<br />

per qualche svaligio fatto dalla barbarie de soldati in occasione di qualche scorreria.<br />

Oltre poi che quest’abbate Antonio trovò l’abbadia così disfatta, trovò anco che la<br />

terra di Leno non solamente non voleva osservare quello si conteneva ne’ privilegi di<br />

essa, ma né pure le sodette sentenze arbitramentali et trova parimente che un giudice<br />

chiamato Ugolino, dei Pili da Fano, il qual era giudice della città di Brescia, senza<br />

haver riguardo ch’a lui non s’appartenesse simil causa, nondimeno haveva revocata et<br />

atterrata la sentenza arbitramentale già fatta dal preosto di S. Giovanni et suoi colleghi<br />

sopradetti.<br />

Quindi è che il detto abbate, provocato forsi dalla terra et communità di Leno, si<br />

pose in lite seco avanti un giudice secolare chiamato Stefano Bonignori da Lodi,<br />

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