pdf - 348 kb - Popolis
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BRIXIA SACRA<br />
tere. Nelle quali cose quasi si può ammirare la pietà e generosità grande di questo<br />
cavagliere abbate che ha del meraviglioso. Da tutte queste opere egregie chiaramente si<br />
può conoscere che dall’abbate Gonterio in qua, che fu nel 1200, il qual fece rifare la<br />
chiesa per essere distrutta dell’abbadia, non vi sia stato nessun altro abbate ch’habbia<br />
fatto tanto come l’abbate Girolamo Martinengo, il quale era tanto stimato, non dirò<br />
nella patria e fuori, ma da sommi pontefici, come ne fanno testimonio le nonciature et<br />
impieghi che gli furon [c. 383v] imposti. Perché Paolo 3°, l’anno 1549, lo mandò noncio<br />
in Polonia, Giulio 3° lo mandò noncio a Ferdinando re de’ romani, Pio 4.to l’inviò<br />
noncio nell’Ingilterra alla regina, la quale, per essere infetta d’heresia, non lo volse<br />
ricevere come noncio del papa, la cui autorità apostolica et universale ella negava; ben<br />
sì il ricevette come gentilhuomo onorato l’anno 1561 et fu anco presidente della<br />
Camara Apostolica sotto il detto Giulio.<br />
In somma questo mobilissimo prelato aveva qualità tali che da giudiziosi della Corte<br />
Romana s’aspettava meritamente cardinale se da morte immatura non fosse stato<br />
colto in Roma dove pur anco fu sepolto in S. Apollinare et vi si vege l’epitafio. Egli a<br />
memoria perpetua fece registrare in un libro ben scritto gli privilegi, investiture et altre<br />
cose pertinenti all’abbadia, le quali fece trare d’altri fogli che et per l’antichità e per la<br />
diversità de caratteri si facevano oscuri alla intelligenza anco de periti. Volendo questo<br />
degnissimo abbate conservare nella sua famiglia questa nobil abbadia di Leno, per<br />
viversene più sbrigato nella corte romana d’ogni altra sollecitudine, rinonciolla al conte<br />
Ascanio suo nipote et figliuolo del cont’Antonio suo fratello, giovine di rara aspettatione<br />
e per le belle lettere et per i buoni costumi et se non fosse stato prevenuto da varie<br />
infirmità e finalmente da morte acerba, egli non solo era bonissimo per reggere con<br />
molta honorevolezza l’abbadia, ma pure per darsi al publico servitio di S. Chiesa con<br />
somma prudenza et sodisfatione.<br />
Et per quel tempo ch’egli fu in questa prelatura fece fare quella bella vigna che si<br />
vede a canto dell’abbadia et che cosa non haverebbe fatto se fosse lungamente vissuto,<br />
tratto dal proprio mobilissimo genio e dal vivo essempio di suo zio, ma ridotto alli 28<br />
anni vedendosi mancar di vita a puoc’a puoco, rissolse di rinonciar l’abbadia ad un<br />
suo cugino che di puoco tempo era ritornato da Padoa colla laurea del dottorato, giovine<br />
di grandissima aspettatione, anc’esso nominato Girolamo.<br />
[c. 384r] Questa rinontia egli fece nell’anno 1584 et havendo nelli primi questo<br />
moderno abbate dati buonissimi ordini per il governo spirituale e temporale dell’abbadia,<br />
massime provisto del numero de sacerdoti secondo il decreto fatto dal beato<br />
cardinale Borromeo, Visitatore Apostolico et delegato a latere nella Visita che fece di<br />
quest’abbadia, quando venne a visitare la città e diocese di Brescia, et havendo di più<br />
posto al servitio et custodia di essa un vicario in suo luogo religioso di ottime qualità,<br />
andò a Roma al servitio della S. Sede Apostolica ad immitatione del sopradetto suo<br />
zio, il cui nome, per le sue egregie operationi, caminava ancor con lode et in breve tempo<br />
fu fatto referendario dell’una e dell’altra signatura.<br />
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