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Editoriale | Le cure primarie: una priorità per il servizio sanitario<br />
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viene comunemente definita come Long Term<br />
Care (LTC); la necessità di assicurare la continuità<br />
assistenziale (verticale) tra i diversi livelli di<br />
risposte al bisogno, sia a livello di territorio che<br />
di ospedale.<br />
Bisogna però rilevare che, se le linee di sviluppo<br />
dell’assistenza ospedaliera sono, da questo<br />
punto di vista, chiare e facilmente definibili, non<br />
lo sono altrettanto quelle dell’assistenza territoriale,<br />
che soffre ancora oggi, a trenta anni dalla<br />
riforma, di un’eccessiva “compartimentazione”<br />
dei servizi.<br />
Luci ed ombre sull’assistenza territoriale, quindi.<br />
Infatti, da un lato abbiamo assistito in questi<br />
ultimi anni allo sviluppo dei servizi della residenzialità,<br />
attraverso il superamento della RSA,<br />
in direzione di strutture multifunzionali con maggior<br />
contenuto sanitario a vario titolo definite:<br />
ospedale di comunità, country hospital, hospice,<br />
cure palliative ecc., tutte forme di assistenza<br />
orientate a raggiungere il superamento della residenzialità<br />
tradizionale.<br />
È anche da rilevare come si sia verificato un costante<br />
sviluppo e una crescita esponenziale dell’assistenza<br />
specialistica e della diagnostica ambulatoriale,<br />
in conseguenza dell’“espulsione” delle prestazioni<br />
inappropriatamente erogate in ospedale.<br />
Tuttavia, senza dubbio, si riscontra ancora una<br />
separatezza, in assenza di un adeguato coordinamento,<br />
di servizi che pure sono fortemente radicati<br />
sul territorio, come quelli relativi alla salute<br />
mentale, alle dipendenze, così come si registra l’esigenza,<br />
da più parti reclamata, di linee omogenee<br />
condivise per lo sviluppo dell’assistenza riabilitativa,<br />
che si caratterizza ancora in forme fortemente<br />
diversificate tra regione e regione.<br />
Permane infine una criticità nella relazione<br />
tra i bisogni complessivi di una comunità nella<br />
sua interezza e il Distretto, che appare a volte<br />
marginale rispetto ai percorsi assistenziali relativi<br />
ai bisogni maggiormente diffusi della popolazione.<br />
Un peso tutto particolare nella riorganizzazione<br />
dei servizi territoriali assume la figura del<br />
medico di medicina generale, per il quale – e ne<br />
sono testimonianza i contributi pubblicati in<br />
questo numero di <strong>Monitor</strong> – la tradizionale attività<br />
di attesa nel proprio ambulatorio appare<br />
sempre più inadeguata rispetto alle nuove esigenze<br />
poste dal crescere delle patologie croniche<br />
che richiedono – a fini preventivi e di controllo<br />
– una funzione “attiva” del medico, lo sviluppo<br />
cioè di quella che viene chiamata “medicina<br />
di iniziativa”.<br />
Non è difficile prevedere che la nuova sfida<br />
del sistema sanitario nell’immediato futuro sarà<br />
riuscire a mettere ordine nell’insieme delle attività<br />
territoriali partendo da percorsi assistenziali<br />
integrati, ormai ben conosciuti, relativi alle patologie<br />
croniche di maggiore impatto.<br />
Le coordinate di questa riorganizzazione –<br />
che d’altra parte costituiscono esse stesse “problemi”<br />
– sono abbastanza chiare: da una parte<br />
l’adozione di terminologie e definizioni condivise<br />
e comuni che consentano di confrontare<br />
esperienze e sperimentazioni; dall’altra lo sviluppo<br />
di sistemi informativi efficienti per valutare<br />
le risorse impiegate, l’attività svolta, gli esiti<br />
delle cure.<br />
Ma, soprattutto, l’elemento che costituisce il<br />
maggior impegno che abbiamo di fronte è l’individuazione<br />
di modalità e strumenti per l’integrazione<br />
trasversale delle competenze e dei servizi.<br />
In questo quadro, il Distretto dovrà trovare il<br />
modo di affermare un proprio ruolo nella lettura<br />
dei bisogni di una popolazione e di sviluppare<br />
la capacità di indirizzare e avviare il cittadino<br />
verso percorsi assistenziali guidati che non rap-