ORSERA: Pianta e prospetti del castello <strong>di</strong> Orsera, sede estiva del vescovo parentino. (Autore: Riboni Lorenzo, agrimensore pubblico). Tav. 58. 100
“Nota dell’estensione del fondo, della quantità e qualità de materiali che s’attrouano nel pubblico palazzo <strong>di</strong> S. Lorenzo del Pasenatico con relativo loro valore” dell’alfier ingegnere Antonio Romanò del 24 febbraio 1794. (Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Venezia, fondo “Savio Cassier”, b. 4<strong>97</strong>, fasc. 18 “San Lorenzo. Per ven<strong>di</strong>ta del Palazzo Pubblico e accomodamento della cisterna”) (171) Per le mappe catastali dei singoli centri urbani ve<strong>di</strong> il “Catasto franceschino” che si conserva presso l’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Trieste. CENNI CONCLUSIVI Dalla consultazione della raccolta iconografica e dallo spoglio delle rispettive schede archivistiche e <strong>di</strong> commento traspare la ricchezza e la varietà <strong>di</strong> immagini delle forme architettoniche dell’Istria ex veneta e, <strong>di</strong> riflesso, la gran copia <strong>di</strong> fonti manoscritte che va ben oltre al numero dei <strong>di</strong>segni. Questi due elementi assieme costituiscono una documentazione insostituibile per lo stu<strong>di</strong>o del segmento storicourbano e un’ere<strong>di</strong>tà culturale che va salvaguardata e valorizzata con nuovi e più ampi stu<strong>di</strong> e ricerche settoriali. I centri <strong>di</strong> podesteria ex veneti rientrano <strong>di</strong> pieno <strong>di</strong>ritto nel novero degli esempi più rappresentativi del sistema inse<strong>di</strong>ativo dell’ Istria, deficitario ancor oggi nel settore degli stu<strong>di</strong> urbani, ma che come in tutte le altre regioni europee e adriatiche rappresenta il risultato <strong>di</strong> un lungo e articolato processo <strong>di</strong> aggregazioni e sovrapposizioni morfologiche e che vanta una continuità evolutiva che in alcuni casi ebbe avvio nelle epoche preistoriche più recenti per arrivare, riuscendo a rimanere immune dagli effetti dei drastici strappi causati dal susseguirsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti contesti statali e socio-culturali, fino al periodo a cavaliere dei secoli XIX e XX, che per il contesto istriano può essere preso quale termine superiore <strong>di</strong> completamento fisico e storico dei tessuti urbani. Lo confermano anche le mappe catastali austriache dell’Ottocento e ancor <strong>di</strong> più il loro raffronto con la situazione o<strong>di</strong>erna 171 . Il catasto austriaco costituisce, per quanto concerne l’oggetto della nostra trattazione e vista la totalità del territorio istriano che esso contempla, comprese ovviamente le località dell’Istria ex veneta, una fonte rilevante, la prima in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo a offrire un valido, qualificato e uniformato, anche se in<strong>di</strong>retto, supporto tecnicoiconografico dell’or<strong>di</strong>to urbano <strong>di</strong> tutti i principali inse<strong>di</strong>amenti umani dell’Istria. Va, inoltre, rilevato che per quasi tutto il secolo XIX, proseguì un altro rilevante quanto incidente processo, avviatosi in alcune località già durante la seconda metà del secolo XVII e che portò all’inarrestabile sparizione <strong>di</strong> gran parte delle strutture <strong>di</strong>fensive principali dei capoluoghi <strong>di</strong> podesteria, come pure degli altri centri semiurbani, quelle murarie che per tutto il me<strong>di</strong>o evo ed i primi quattro secoli <strong>di</strong> epoca veneta avevano assicurato ad essi pure la qualifica <strong>di</strong> città murate-fortificate. In questo quadro storico istriano complessivo la lunga stagione veneziana assurge a fase decisiva e a ruolo fondamentale proprio nel settore urbanistico, sia nella facies architettonica che in quella artistica in generale, mentre i capoluoghi <strong>di</strong> podesteria, assieme ovviamente ad altri agglomerati minori della Provincia dell’Istria e <strong>di</strong> quelli dell’altra area storica istriana che gravitava intorno alla contea <strong>di</strong> Pisino, vanno annoverati senza dubbio nella categoria dei centri storici istriani in quanto in essi fin dal tramonto della Serenissima e in particolare in quest’ultimo secolo sono coesistiti, oltre agli elementi essenziali per la valutazione del manufatto urbano considerato nella totalità e complessità delle sue caratteristiche formali e sociologiche, ovvero i suoi contenuti storico-culturali e le sue forme architettoniche dall’elevato e rappresentativo spessore artistico-culturale (alle volte circoscritti a quello che si usa definire il nucleo antico dell’abitato, che in alcuni casi combaccia con il ristretto or<strong>di</strong>to racchiuso da quanto rimane della cinta muraria me<strong>di</strong>evalerinascimentale), altri fenomeni che ne hanno completato e definito la suddetta qualificazione, quali il degrado fisico più o meno marcato, l’abbandono persistente dei loro tessuti sociali autoctoni, la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> parte delle loro funzioni originarie, i non pochi problemi <strong>di</strong> adeguamento alle nuove realtà ed esigenze civiche e, specialmente, la conservazione <strong>di</strong> una certa vitalità anche nel nuovo contesto e sistema sociale della città. Il nostro giu<strong>di</strong>zio in merito alla definizione dei suddetti centri <strong>di</strong> podesteria ha ovviamente un valore relativo e in questa fase va inteso quale suggerimento e nel contempo contributo alla trattazione ed al promovimento <strong>di</strong> questa materia, importante non solo per gli stu<strong>di</strong> storico-urbanistici ma pure in prospettiva <strong>di</strong> un suo quanto più qualificato utilizzo culturale-economico se teniamo presente l’ importanza sempre maggiore, per le regioni rivierasche come quella istriana, degli itinerari storico-artistici nell’offerta turistica delle loro citta<strong>di</strong>ne. 101