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Risorse e progetti per il futuro - Moked

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P10 ORIZZONTI<br />

Gondar<br />

Novem<strong>il</strong>a etiopi pronti a fare l’aliyah<br />

Le autorità israeliane si preparano<br />

<strong>per</strong> una nuova ondata<br />

migratoria di ebrei<br />

etiopi. Oggi la comunità israelita in<br />

Etiopia conta circa 9 m<strong>il</strong>a <strong>per</strong>sone,<br />

soprattutto nella città di Gondar,<br />

nel Nord. Di queste, 3 m<strong>il</strong>a hanno<br />

già fatto domanda <strong>per</strong> compiere<br />

l’aliyah, ossia di trasferirsi in Israele<br />

grazie alla Legge del Ritorno. Il ministero<br />

degli Interni al momento sta verificando i documenti. Inoltre <strong>il</strong> ministro<br />

Eli Yishai ha comunicato di volere prendere in considerazione anche l’immigrazione<br />

di altri 5700: si tratta dei cosiddetti Falasha Mura, cioè etiopi di<br />

origine ebraica che si sono convertiti al cristianesimo nel corso dei secoli.<br />

Finora le autorità israeliane avevano mantenuto un atteggiamento dubbioso<br />

nei confronti di questo gruppo di <strong>per</strong>sone. La North American Conference<br />

on Ethiopian Jewry, un’associazione americana che si batte <strong>per</strong> l’aliyah degli<br />

ebrei etiopi, si è già impegnata a radunare i Falasha Mura che vivono nelle<br />

altre zone del Paese <strong>per</strong> trasferirli a Gondar. Dove sarà più fac<strong>il</strong>e <strong>per</strong> le<br />

autorità israeliane svolgere le pratiche. Inoltre, l’organizzazione f<strong>il</strong>antropica<br />

American Jewish Joint Distribution Committee sta pensando di aprire un<br />

piccolo ospedale in città.<br />

Mosca<br />

Campagna umanitaria <strong>per</strong> affrontare l’inverno<br />

Salvare 20 m<strong>il</strong>a <strong>per</strong>sone dal freddo, in Russia e in altri Paesi ex sovietici:<br />

l’obiettivo è davvero ambizioso. Per raggiungerlo la Federazione delle<br />

comunità ebraiche del Csi ha lanciato una campagna di aiuti invernali,<br />

destinata a tutte le <strong>per</strong>sone bisognose, senza discriminazione di etnia o religione.<br />

Le comunità ebraiche hanno cominciato a distribuire pacchi contenenti<br />

cappotti, stivali e <strong>per</strong>sino stufe elettriche. La campagna è partita in 300 città<br />

della Russia e dei suoi ex satelliti, dove <strong>il</strong> 70 <strong>per</strong> cento della popolazione<br />

vive al di sotto della soglia di povertà e si trova dunque particolarmente<br />

esposta al rigido clima invernale. Il piano è distribuire 5 m<strong>il</strong>a pacchi, ognuno<br />

dei quali può provvedere ai bisogni di una famiglia di quattro <strong>per</strong>sone. Ogni<br />

pacco costa circa 40 euro, di cui poco meno di 20 servono all’acquisto di<br />

una stufa elettrica, spiegano gli stessi organizzatori.<br />

FRA YOGA E SHOPPING DI MASSA<br />

Nathalie Thaler, 33 anni, israeliana di Herzlya, insegnante di Shivananda<br />

Yoga, negli Stati Uniti <strong>per</strong> raggranellare qualche risparmio vendendo<br />

creme cosmetiche <strong>per</strong> una azienda giapponese. In genere lavora dalle 10<br />

alle 22 nel centro commerciale di Tyson Corner in Virginia ed in quello di<br />

Annapolis in Maryland (non lontano da Washington). S<strong>per</strong>a di mettere<br />

assieme i soldi che le serviranno <strong>per</strong> realizzare un sogno: acquistare un<br />

terreno in Costa Rica dove costruire <strong>il</strong> suo centro di Yoga insieme al marito<br />

Shay, 31 anni. Giorni liberi durante la settimana: zero. Ore di lavoro alla<br />

settimana: oltre 70. Vendita massima giornaliera: creme bellezza pari al<br />

costo di 600 dollari. Ore di Yoga alla settimana: un paio, spostandosi da<br />

un centro commerciale e l’altro. (Testo e immagine di Federica Valabrega)<br />

www.moked.it<br />

n. 2 | dicembre 2009 pagine ebraiche<br />

Il rabbino antidroga<br />

vuole abbattere<br />

<strong>il</strong> muro dell’omertà<br />

e quello della diffidenza<br />

Aryeh Sufrin combatte da quasi 20 anni le tossicodipendenze.<br />

E quando è arrivato un ragazzo in abiti tradizionali islamici<br />

alla sua porta <strong>per</strong> chiedere aiuto, ha fondato “Join the loop”<br />

LONDRA Spacciatori e narcotrafficanti<br />

hanno un nemico particolarmente<br />

agguerrito a Londra: <strong>il</strong> suo<br />

nome è Aryeh Sufrin e di mestiere<br />

fa <strong>il</strong> rabbino, “<strong>il</strong> rabbino antidroga”,<br />

lo chiamano dalle sue parti. Sufrin,<br />

che vive e lavora nell’East End della<br />

capitale inglese, è un tipo abituato<br />

ad abbattere molti muri: <strong>il</strong> muro<br />

d’omertà e di emarginazione che<br />

spesso circonda chi ha problemi di<br />

sostanze stupefacenti, purtroppo anche<br />

all’interno delle comunità ebraiche;<br />

ma anche <strong>il</strong> muro di diffidenza<br />

e odio che spesso divide ebrei e musulmani.<br />

óúúúó<br />

Il quartiere in cui o<strong>per</strong>a, infatti, è popolato<br />

soprattutto da immigrati, di<br />

prima, seconda e terza generazione:<br />

inclusi molti ebrei ashkenaziti e musulmani<br />

provenienti dal Pakistan, dal<br />

Bangladesh e da altri Paesi dell’Asia<br />

meridionale.<br />

Purtroppo anche le sostanze stupefacenti<br />

sono molto diffuse. Così, quasi<br />

vent’anni fa, Sufrin ha deciso di<br />

rimboccarsi le maniche e dare una<br />

mano ai giovani con problemi di<br />

droga e alcol, senza fare distinzioni:<br />

ebrei, cristiani e musulmani.<br />

La sua lotta alla tossicodipendenza<br />

è conosciuta e apprezzata dalle autorità<br />

inglesi, tanto che lo scorso ottobre<br />

la regina Elisabetta in <strong>per</strong>sona<br />

lo ha premiato con una medaglia al<br />

valore civico.<br />

Ma è lo stretto legame del rabbino<br />

con i giovani e con le autorità musulmane<br />

a rendere <strong>il</strong> lavoro di Sufrin<br />

ancora più prezioso. Infatti, qualche<br />

anno fa, quando un ragazzo vestito<br />

in abiti tradizionali islamici si è presentato<br />

a chiedergli aiuto <strong>per</strong>ché<br />

aveva paura del giudizio della sua<br />

stessa comunità, Sufrin ha capito che<br />

era giunto <strong>il</strong> momento di fare di più.<br />

Così ha lanciato un programma che<br />

coinvolge direttamente la Comunità<br />

ebraica londinese e quella musulmana:<br />

“Dobbiamo imparare ad affrontare<br />

a<strong>per</strong>tamente i problemi di droga,<br />

senza vergognarci,” ci racconta<br />

<strong>il</strong> rabbino. “E’ una mitzvah.”<br />

Come ha cominciato a occuparsi di<br />

droga?<br />

Ho cominciato a lavorare 19 anni<br />

fa con Drugsline (un numero verde<br />

di ascolto, gestito dalla Comunità<br />

ebraica londinese ma a<strong>per</strong>to a tutti),<br />

<strong>per</strong>ché c’era un enorme mancanza<br />

di informazioni nella Comunità<br />

ebraica su come affrontare questo<br />

tipo di problemi. Purtroppo, non ci<br />

u Aryeh Sufrin<br />

pensava nessuno. Ma dopo avere<br />

posto le prime basi, ho trovato sostegno<br />

e disponib<strong>il</strong>ità da molte parti.<br />

Quindi ho deciso di o<strong>per</strong>are <strong>il</strong> programma<br />

in modo pluri-confessionale,<br />

<strong>per</strong> potere offrire <strong>il</strong> sostegno a<br />

ragazzi di diverse comunità, e da allora<br />

andiamo avanti così. Credo sia<br />

una mitzvah aiutare le <strong>per</strong>sone di<br />

ogni fede a capire i rischi che comportano<br />

tutte le sostanze chimiche,<br />

incluso l’alcol.<br />

Invece <strong>il</strong> lavoro insieme alla Comunità<br />

musulmana da dove è nato?<br />

Uno dei programmi offerti dalla<br />

Drugsline è stato chiamato “joining<br />

the loop” ed è un progetto gestito<br />

insieme dalla Comunità ebraica e da<br />

quella musulmana.<br />

E’ un programma unico <strong>per</strong>ché è<br />

iniziato quando un ragazzo musul-<br />

mano si è presentato al centro Chabad<br />

<strong>per</strong> chiedere aiuto. Parlando con<br />

lui ho capito che non aveva nessun<br />

altro posto dove andare, <strong>per</strong> la vergogna<br />

e lo stigma sociale che è spesso<br />

associato all’abuso di sostanze<br />

chimiche. E come se non bastasse,<br />

la sua comunità non era attrezzata<br />

<strong>per</strong> affrontare <strong>il</strong> problema. Di conseguenza<br />

abbiamo addestrato alcuni<br />

volontari in quella comunità, dando<br />

a Drugsline la possib<strong>il</strong>ità di offrire<br />

un servizio in sei lingue, incluse tre<br />

asiatiche.<br />

Non sono molti i rabbini che lavorano<br />

con i tossicodipendenti...<br />

Purtroppo anche all’interno delle<br />

Comunità ebraiche non ci sono abbastanza<br />

rabbini o leader che si occupano<br />

di droga. Il mio obiettivo è<br />

sensib<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> rabbinato e i leader<br />

laici, insieme a coloro che lavorano<br />

a stretto contatto con i giovani, sui<br />

<strong>per</strong>icoli dell’abuso delle sostanze chimiche:<br />

mi auguro che tutti i segmenti<br />

della comunità diventino più informati.<br />

Lei lavora insieme a un imam, Haroon<br />

Patel. Come va la vostra collaborazione?<br />

In generale va molto bene e mi sta<br />

dando una grande soddisfazione.<br />

Parliamo spesso insieme: i loro valori<br />

sulla famiglia, sui figli e l’educazione<br />

sono molto sim<strong>il</strong>i ai nostri, così come<br />

la sfida di mantenere la religione,<br />

la fede e la tradizione in un mondo<br />

spesso lontano da questi valori. A<br />

volte parlare di politica è problematico,<br />

specie sul Medio Oriente. Per<br />

questo cerchiamo di evitare l’argomento<br />

e ci concentriamo sull’obiettivo<br />

di aiutare le nostre comunità.<br />

Che cosa si può fare <strong>per</strong> migliorare<br />

<strong>il</strong> rapporto tra ebrei e musulmani?<br />

Lavorare insieme e costruire relazioni<br />

<strong>per</strong> un bene comune è una<br />

buona cosa, che porta subito risultati.<br />

Dobbiamo capire che esistono molte<br />

differenze, ma che sono molte di più<br />

le cose che abbiamo in comune rispetto<br />

a quelle che ci dividono.<br />

a.m.

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