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Risorse e progetti per il futuro - Moked

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P2<br />

POLITICA / SOCIETÀ<br />

INCHIESTA / ORA DI RELIGIONE<br />

Al momento dell’ora di religione<br />

almeno uno studente<br />

su dieci esce dalla classe. Sono<br />

bambini e ragazzi che appartengono<br />

ad altre religioni o studenti che<br />

decidono <strong>per</strong> una scelta laica. Ma<br />

cosa succede di loro, una volta varcata<br />

quella porta? Cosa fanno? Gli<br />

istituti scolastici sono in grado di<br />

proporre loro un’efficace alternativa?<br />

O quello della religione cattolica<br />

è solo un intervallo, sospeso tra imbarazzo<br />

e dolce far niente, in attesa<br />

della prossima campanella? Sono interrogativi<br />

quanto mai attuali, alla luce<br />

del dibattito in corso sull’insegnamento<br />

dell’ora di religione nelle<br />

scuole pubbliche, destinati a divenire<br />

dirompenti già nel prossimo <strong>futuro</strong>.<br />

Nelle aule si rispecchia infatti una<br />

società in evoluzione costante, in cui<br />

l’incontro e l’intreccio delle religioni<br />

sono già oggi un dato consolidato.<br />

Ma i numeri non danno affatto adito<br />

a grandi s<strong>per</strong>anze sul fronte del dialogo.<br />

In base a nostre r<strong>il</strong>evazioni appena<br />

13 alunni su cento sono infatti<br />

coinvolti in attività alternative. Per<br />

tutti gli altri l’ora di religione si traduce<br />

in uscite da scuola o passeggiate<br />

tra aule e corridoi. Per capire cosa<br />

succede nella quotidianità delle nostre<br />

scuole siamo andati a parlare<br />

con i ragazzi. Miriam, 15 anni, al secondo<br />

anno del liceo classico Manara<br />

di Roma confessa un disagio<br />

molto forte. “Mi sembra davvero ingiusto<br />

stare senza fare niente e spesso<br />

senza neanche un controllo - racconta<br />

- in quest’ora la scuola dovrebbe<br />

organizzare corsi di recu<strong>per</strong>o o<br />

qualcosa di ut<strong>il</strong>e”. Ma <strong>il</strong> problema è<br />

anche un altro. “Se religione entrerà<br />

a far parte della media scolastica - si<br />

chiede Miriam - su che cosa saremo<br />

valutati noi che non frequentiamo le<br />

lezioni?”<br />

Sia chiaro, non sono molti gli studenti<br />

interpellati che vivono come<br />

un dramma <strong>il</strong> fatto di avere un’ora<br />

di buco in cui ripassare, chiacchierare<br />

e scherzare con gli amici. Sarebbe<br />

strano e forse anche ingiusto aspettarsi<br />

<strong>il</strong> contrario. Tuttavia, dalle parole<br />

di gran parte di questi ragazzi<br />

risulta evidente come in quei minuti<br />

la scuola, de facto, si dimentichi di<br />

loro. E questo, invece, è qualcosa di<br />

grave. Mario Salvadori, professore di<br />

Lettere alla scuola media Luigi Einaudi<br />

di Venezia, ci spiega <strong>per</strong>ché la<br />

situazione è probab<strong>il</strong>mente destinata<br />

a rimanere immutata. “Fino a poco<br />

tempo fa - racconta - gli insegnanti<br />

avevano alcune ore in eccedenza nelle<br />

quali potevano sostituire un professore<br />

assente <strong>per</strong> malattia o sup-<br />

plire alla mancanza di una <strong>per</strong>sona<br />

che gestisse l’ora di attività alternativa.<br />

Con la riforma Gelmini, invece,<br />

le cose sono cambiate e un docente<br />

si trova adesso a dover coprire diciotto<br />

ore piene di lezione, senza più<br />

tempo extra da dedicare a quelle at-<br />

u GADI POLACCO*<br />

“Sull’esposizione del simbolo cristiano<br />

come sui principi indispensab<strong>il</strong>i<br />

in una società a<strong>per</strong>ta la<br />

parola è ormai passata ai giudici.<br />

Perchè la politica si è rivelata incapace<br />

di prevenire i contrasti”<br />

Nel coro trasversale levatosi di recente a condannare<br />

la sentenza di Strasburgo che boccia l’esposizione<br />

del simbolo cristiano <strong>per</strong> eccellenza nella scuola pubblica,<br />

al quale i media hanno dato giustamente grande attenzione<br />

eccedendo invece al contrario nell’ignorare spesso<br />

la sponda alternativa, si distinguono voci sincere, altre<br />

tività”. “I presidi - conclude - si sono<br />

così trovati a dover smistare nelle altre<br />

classi i ragazzi che lasciano la<br />

propria aula al momento della lezione<br />

di religione. È probab<strong>il</strong>e che l’anno<br />

prossimo i genitori, consapevoli<br />

della situazione, pur di non lasciare<br />

www.moked.it<br />

i propri figli allo sbando, decidano<br />

di barrare la casella <strong>per</strong> la frequentazione<br />

dell’ora di religione”.<br />

“La scuola non ci propone alternative<br />

o religione o qualcos’altro”, racconta<br />

Gavriel, 16 anni, liceo classico<br />

D’Azeglio di Torino. L’anno scorso,<br />

n. 2 | dicembre 2009 pagine ebraiche<br />

L’alternativa del dolce far nulla<br />

Su cento alunni che scelgono di non frequentare l’insegnamento religioso appena 13 sono coinvolti in attività educative.<br />

Gli altri sono lasciati a se stessi tra chiacchiere nei corridoi, uscite in anticipo e molti disagi<br />

u CORPO DOCENTE ANNO 2007/08<br />

Ecclesiastici<br />

85,9%<br />

25.694<br />

A tempo indeterminato<br />

54,5%<br />

100%<br />

Laici<br />

14,1%<br />

A tempo determinato<br />

45,5%<br />

u L’ORA DI RELIGIONE ANNO 2007/08<br />

TOTALE INSEGNANTI SI AVVALGONO 91,1%<br />

NON SI AVVALGONO 8,9%<br />

100%<br />

Materna: 94,1%<br />

Primaria: 94,6%<br />

Secondaria:<br />

1° grado 92,7%<br />

2° grado 84,5%<br />

TOTALE ALUNNI<br />

6.710.277<br />

100%<br />

ATTIVITÀ<br />

ALTERNATIVE<br />

Cosa scelgono<br />

gli studenti<br />

che rinunciano<br />

all’ora<br />

di religione<br />

86,6%<br />

Uscita<br />

13,4%<br />

Didattiche<br />

formative<br />

ovvie in quanto provenienti dai diretti interessati e altre<br />

ancora che sembrano recitare difese d’ufficio. Secondo<br />

alcuni osservatori anche nella convinzione che una resistenza<br />

a oltranza non pagherà, non essendo possib<strong>il</strong>e<br />

sostenere ragionevolmente cosa rivesta valore universale<br />

e condiviso <strong>per</strong> tutti, specialmente quando si tratti di un<br />

simbolo identitario di una precisa parte. Non è <strong>per</strong>ò<br />

colpa dei giudici l’essere da tempo chiamati a esprimersi<br />

in materia sfociante nella laicità, poiché ciò deriva dall’evidente<br />

incapacità della politica a prevenire l’insorgere<br />

di sim<strong>il</strong>i contrasti. L’Italia pare quindi destinata a proseguire<br />

lungo un <strong>per</strong>corso che potrebbe riservarci ulteriori<br />

puntate di questa sorta di saga legale applicata a princìpi<br />

che sono indispensab<strong>il</strong>i in una società a<strong>per</strong>ta.<br />

*Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane<br />

mosso dalla curiosità, ha partecipato<br />

a qualche lezione di religione e ha<br />

avuto la possib<strong>il</strong>ità di apprezzare<br />

l’o<strong>per</strong>ato di un docente “che non<br />

parlava solamente di cattolicesimo,<br />

ma anche delle altre religioni e culture”.<br />

Così, quando argomento delle<br />

lezioni è stato l’ebraismo, “sono stato<br />

coinvolto in prima <strong>per</strong>sona e ho partecipato<br />

attivamente”. Da quest’anno,<br />

<strong>per</strong>ò, c’è un nuovo professore, decisamente<br />

meno open mind, e Gavriel<br />

trascorre quei sessanta minuti al bar<br />

in compagnia degli amici. Non sembra<br />

infelice. Una storia sim<strong>il</strong>e è quella<br />

di Alisa, al quinto anno dell’istituto<br />

tecnico commerciale Volta di Bagno<br />

a Ripoli (Firenze). Anche lei, nel passato,<br />

ha occasionalmente frequentato<br />

le lezioni di religione, <strong>per</strong>ché “<strong>il</strong> professore<br />

parlava di temi significativi<br />

(Africa, Aids, povertà) aiutandosi con<br />

la proiezione di alcuni f<strong>il</strong>m, senza<br />

imporre necessariamente una visione<br />

cristiana dei fatti”. Da settembre quel<br />

docente è stato sostituito da un insegnante<br />

che ha un atteggiamento<br />

esclusivo e non inclusivo nei confronti<br />

degli studenti non cattolici.<br />

Alisa ne approfitta <strong>per</strong> dormire<br />

un’ora in più <strong>il</strong> martedì mattina ed<br />

entrare a scuola alle nove invece che<br />

alle otto. Alice, 14 anni, liceo artistico<br />

di Torino, invece, è una priv<strong>il</strong>egiata,<br />

<strong>per</strong>ché l’insegnante che si<br />

prende cura di chi non frequenta religione<br />

nella sua scuola c’è. Il docente,<br />

appositamente preposto <strong>per</strong> quella<br />

funzione, parla di vari argomenti,<br />

moderando <strong>il</strong> dibattito che avviene<br />

tra gli studenti. Tuttavia, racconta<br />

Alice, “non sono stata ancora in grado<br />

di individuare un tema centrale<br />

di queste discussioni”. Manca un f<strong>il</strong>one<br />

logico, <strong>il</strong> che trattandosi dell’ora<br />

di alternativa, non sorprende.<br />

C’è da dire, a onor del vero, che esistono<br />

alcune oasi felici, dove i responsab<strong>il</strong>i<br />

degli istituti scolastici si<br />

sono presi la briga di organizzare<br />

qualcosa di ut<strong>il</strong>e e costruttivo <strong>per</strong><br />

questi ragazzi. Alberto Anav (professore<br />

nel laboratorio dell’istituto<br />

Ipsia <strong>per</strong> odontotecnici di Roma) insegna<br />

in una di queste scuole. “Nell’ora<br />

di alternativa - racconta - si organizzano<br />

<strong>progetti</strong> culturali di vario<br />

tipo. Lo scorso anno, ad esempio,<br />

abbiamo avviato un progetto sul bullismo”.<br />

Ma questa è solo l’eccezione<br />

che conferma la regola.<br />

(Hanno collaborato Daniele Ascarelli,<br />

Michael Calimani, Manuel Disegni, Luc<strong>il</strong>la<br />

Efrati, Daniela Gross, Valerio Mieli,<br />

Daniel Reichel, Adam Smulevich,<br />

Rossella Tercatin)

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