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Risorse e progetti per il futuro - Moked

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P26<br />

EDITORIALI<br />

&COMMENTI<br />

La coscienza di Israele<br />

info@ucei.it - www.moked.it<br />

Nel 1982 Israele invade <strong>il</strong> Libano. E <strong>per</strong> la prima volta<br />

Tzahal rimane impantanato in una guerra lunga, sfibrante,<br />

apparentemente senza senso. E’ la fine di un mito e<br />

l’inizio di un processo di autocoscienza. Venticinque anni dopo, i<br />

giovani soldati allora mandati allo sbaraglio s’interrogano sull’orrore<br />

di quell’es<strong>per</strong>ienza e sul significato della guerra. Un po’ com’è successo<br />

in America con <strong>il</strong> Vietnam. Lì alla fine degli anni Ottanta<br />

uscirono molti capolavori sulla guerra in Indocina, basti citare<br />

Apocalypse now e Full metal jacket . Oggi in Israele, un quarto di<br />

secolo dopo la prima guerra del Libano, continuano a uscire f<strong>il</strong>m<br />

che rivisitano quel conflitto in chiave critica e di crisi esistenziale.<br />

Sono tutte o<strong>per</strong>e di alto livello artistico, che sono state osannate<br />

da critica e pubblico e hanno ricevuto importanti premi. Beaufort<br />

di Joseph Cedar (2007), Orso d’argento al Festival di Berlino, racconta<br />

la storia di una guarnigione che, chiusa in una fortezza medioevale<br />

nel sud del Libano, aspetta un nemico che non arriva e<br />

un’evacuazione che tarda. Valzer con Bashir di Ari Folman (2008),<br />

vincitore del Golden Globe e favorito all’Oscar, che ha <strong>per</strong>so <strong>per</strong><br />

un soffio, è un cartone animato sul massacro di Sabra e Chat<strong>il</strong>a,<br />

in cui <strong>il</strong> protagonista ricostruisce l’orrore che la sua mente, <strong>per</strong> sopravvivere,<br />

ha dovuto rimuovere.<br />

E infine Lebanon di Samuel Maoz (2009), premiato con <strong>il</strong> Leone<br />

d’Oro a Venezia, e in questi giorni nelle sale cinematografiche italiane.<br />

Un f<strong>il</strong>m duro, senza s<strong>per</strong>anza, che presenta con crudezza la<br />

guerra <strong>per</strong> quello che è: assurda, soffocante, claustrofobica. I registi<br />

israeliani hanno la grande capacità di interrogarsi pubblicamente,<br />

di accettare i sensi di colpa e discuterne, di mettere in guardia da<br />

ogni fac<strong>il</strong>e esaltazione. Cedar, Folman e Maoz hanno partecipato,<br />

ragazzi, alla guerra in Libano. Tutti e tre ne sono usciti traumatizzati.<br />

E ora, sulla soglia dei cinquant’anni, sentono <strong>il</strong> bisogno di interrogarsi<br />

su quell’es<strong>per</strong>ienza. Sono f<strong>il</strong>m che certo non piaceranno a chi<br />

ritiene la guerra l’unica soluzione e <strong>il</strong> minore dei mali. Sono f<strong>il</strong>m<br />

che andrebbero proiettati nelle scuole, <strong>per</strong> far vedere a tutti i giovani<br />

che cosa è davvero la guerra.<br />

Viviana Kasam<br />

Pagine Ebraiche – <strong>il</strong> giornale dell’ebraismo italiano<br />

Pubblicazione mens<strong>il</strong>e di attualità e cultura dell’Unione delle Comunità ebraiche Italiane<br />

Registrazione al Tribunale di Roma numero 218/2009 – Codice ISSN 2037-1543<br />

Direttore editoriale: Renzo Gattegna Direttore responsab<strong>il</strong>e: Guido Vitale<br />

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE<br />

Lungotevere Sanzio 9 - Roma 00153<br />

telefono +39 06 45542210 - fax +39 06 5899569<br />

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STAMPA<br />

Stem Editoriale - via Brescia 22<br />

22063 Cernusco sul Naviglio (Mi)<br />

QUESTO NUMERO È STATO REALIZZATO GRAZIE AL CONTRIBUTO DI<br />

Daniele Ascarelli, David Bidussa, Michael Calimani, Anselmo Calò, Annalisa Capristo, rav Benedetto Carucci Viterbi, Alberto Cavaglion,<br />

rav Roberto Colombo, Claudia De Bendetti, Sergio Della Pergola, rav Roberto Della Rocca, Donatella Di Cesare,<br />

rav Gianfranco Di Segni, rav Riccardo Di Segni, Manuel Disegni, Luc<strong>il</strong>la Efrati, Anna Foa, Rocco Giansante, Andrea Gr<strong>il</strong>li, Daniela Gross,<br />

Ruth Ellen Gruber, Viviana Kasam, Giorgio Israel, Cinzia Leone, Aviram Levy, Valerio Mieli, Anna Momigliano, Giona Nazzaro, Gadi Polacco,<br />

Daniel Reichel, Franca Rodrigues Garcia, Maurizio Rosenzweig, Michele Sarfatti, Lucetta Scaraffia, Anna Segre, Vittorio Dan<br />

Segre, Adam Smulevich, Piero Stefani, Simone Tedeschi, Rossella Tercatin, Ada Treves, Federica Valabrega, Claudio Vercelli, Ugo Volli.<br />

I disegni e gli appunti grafici che accompagnano l’intervista alle pagine 6 e 7 e le pagine degli editoriali e dei commenti<br />

sono di Giorgio Albertini, i ritratti alle pagine 5, 32 e 39 sono di Vanessa Belardo, la tavola di pagina 29 è di Maurizio Rosenzweig.<br />

La vignetta di pagina 2 è di Enea Riboldi.<br />

“PAGINE EBRAICHE” E’ STAMPATO SU CARTA PRODOTTA CON IL 100 % DI CARTA DA MACERO SENZA USO DI CLORO E DI IMBIANCANTI OTTICI.<br />

QUESTO TIPO DI CARTA È STATA FREGIATA CON IL MARCHIO “ECOLABEL”, CHE L’ UNIONE EUROPEA RILASCIA AI PRODOTTI “AMICI DELL’AMBIENTE”,<br />

PERCHÈ REALIZZATA CON BASSO CONSUMO ENERGETICO E CON MINIMO INQUINAMENTO DI ARIA E ACQUA. IL MINISTERO DELL’AMBIENTE TEDESCO<br />

HA CONFERITO IL MARCHIO “DER BLAUE ENGEL” PER L’ALTO LIVELLO DI ECOSOSTENIBILITÀ, PROTEZIONE DELL’AMBIENTE E STANDARD DI SICUREZZA.<br />

EDITORIALI / COMMENTI / LETTERE<br />

ú– LETTERE<br />

ú–– Michele<br />

Sarfatti<br />

direttore<br />

della Fondazione<br />

Cdec<br />

poco uscito In difesa di<br />

Pio XII. Le ragioni della<br />

E’da<br />

storia, a cura di Giovanni<br />

Maria Vian, direttore de L’Osservatore<br />

romano (Mars<strong>il</strong>io, 167 pagine,<br />

13 euro). Il libro raccoglie - talora in<br />

versione riveduta - una serie di interventi<br />

già ospitati sul quotidiano.<br />

Il titolo lascia un po’ <strong>per</strong>plessi, poiché<br />

non mi pareva che fosse in corso<br />

un attacco contro <strong>il</strong> papa della seconda<br />

guerra mondiale, casomai un<br />

più che lecito dibattito. Certo, è vero<br />

che all’esterno di quest’ultimo sedicenti<br />

storici affermano o suggeriscono<br />

che egli fu connivente o complice<br />

della Shoah. Ma laddove regna la<br />

deontologia professionale la questione<br />

del comportamento storico di Pio<br />

XII di fronte alla Shoah viene affrontata<br />

solo tramite la lettura critica<br />

delle fonti e l’esame ragionato<br />

delle ricostruzioni. Senza spazio <strong>per</strong><br />

assurde teorie di corresponsab<strong>il</strong>ità.<br />

Dopo l’introduzione di Vian, nel<br />

volume si susseguono gli scritti di<br />

Paolo Mieli, Andrea Riccardi, Rino<br />

Fisichella, Gianfranco Ravasi e Tarcisio<br />

Bertone, nonché una riflessione<br />

di Saul Israel sui tempi della caccia<br />

all’uomo e sul convento che l’aveva<br />

ospitato e <strong>il</strong> discorso pronunciato da<br />

Benedetto XVI <strong>il</strong> 18 settembre 2008<br />

al simposio della Pave the way<br />

Foundation (anche in<br />

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homelies/2008).<br />

Solo in parte i testi concernono la<br />

questione del “di fronte allo sterminio<br />

degli ebrei”, anche se essa rimane<br />

una delle principali ossature del<br />

libro. Alcuni autori ritengono che le<br />

critiche postbelliche al comportamento<br />

di Pio XII abbiano origine<br />

nell’ost<strong>il</strong>ità sovietica o nell’avversione<br />

di settori del mondo anglosassone<br />

protestante. Io ritengo che, prima<br />

di dedicare la necessaria attenzione<br />

alle origini dei giudizi, occorra<br />

stab<strong>il</strong>ire una piattaforma comune,<br />

almeno tra gli storici, su ciò che<br />

papa Pacelli ha attuato.<br />

Vediamo quindi come viene trattato<br />

uno specifico punto e prendiamo in<br />

considerazione un brano di un autore<br />

che è protagonista della storia e<br />

non osservatore distaccato delle sue<br />

ragioni, <strong>il</strong> massimo rappresentante<br />

del cattolicesimo: “E come dimenticare<br />

<strong>il</strong> radiomessaggio natalizio del<br />

dicembre 1942? Con voce rotta dalla<br />

commozione deplorò la situazione<br />

www.moked.it<br />

delle centinaia di migliaia di <strong>per</strong>sone,<br />

le quali, senza veruna colpa propria,<br />

talora solo <strong>per</strong> ragione di nazionalità<br />

o di stirpe, sono destinate<br />

alla morte o ad un progressivo de<strong>per</strong>imento”,<br />

con un chiaro riferimento<br />

alla deportazione e allo sterminio<br />

<strong>per</strong>petrato contro gli ebrei (pag.<br />

155). Ebbene, a che cosa si sta riferendo<br />

Benedetto XVI? Al messaggio<br />

del 24 dicembre 1942 di Pio XII,<br />

trasmesso via radio e tempestivamente<br />

pubblicato in più lingue. Cosa<br />

possiamo osservare al riguardo?<br />

Per quanto concerne l’audio, solo la<br />

registrazione (conservata non so ancora<br />

dove) può attestare tono e carattere<br />

della voce. Per quanto concerne<br />

lo scritto, esso fu pubblicato<br />

integralmente tra l’altro su La Ci-<br />

v<strong>il</strong>tà cattolica del 4 gennaio 1943 (i<br />

più recenti volumi Actes et documents<br />

du Saint Siège contengono<br />

esplicitamente solo degli extrait;<br />

una traduzione inglese completa è<br />

su The New York Times del 25 dicembre<br />

1942).<br />

Il testo integrale consta di oltre 35<br />

m<strong>il</strong>a battute. Il brano fedelmente citato<br />

da papa Ratzinger ne impegna<br />

185 (compreso l’iniziale “alle”) ed è<br />

posto quasi alla sua fine. Il lunghissimo<br />

discorso tra l’altro trova <strong>il</strong> modo<br />

di precisare che “mossa sempre<br />

da motivi religiosi, la Chiesa condannò<br />

i vari sistemi del socialismo<br />

marxista, e li condanna anche oggi”,<br />

ma non trova mai <strong>il</strong> modo di<br />

pronunciarsi sul nazionalsocialismo.<br />

Il brano è parte di un elenco di<br />

vittime della guerra comprendente -<br />

nell’ordine - i soldati uccisi, i loro<br />

n. 2 | dicembre 2009 pagine ebraiche<br />

Si è parlato molto dell’atteggiamento tenuto da Pio XII riguardo la <strong>per</strong>secuzione<br />

degli ebrei nel <strong>per</strong>iodo delle leggi razziste. Come interpretare la posizione tenuta<br />

dalla Santa Sede in quegli anni?<br />

Romana Comastri, Napoli<br />

famigliari, gli “esuli che l’uragano<br />

della guerra ha spiantati dalla loro<br />

patria”, le vittime incolpevoli e in<br />

particolare quelle <strong>per</strong> motivi “di nazionalità”<br />

(probab<strong>il</strong>mente innanzitutto<br />

i polacchi) e “di stirpe”, le vittime<br />

dei bombardamenti aerei.<br />

Ora, se è giusto dare atto che Pio<br />

XII con quella frase intendeva riferirsi<br />

(anche) agli ebrei, non occorre<br />

essere comunisti o anglosassoni protestanti<br />

<strong>per</strong> riconoscere che quelle<br />

parole, parzialmente problematiche<br />

(l’italiano “stirpe” era non chiaro,<br />

la traduzione inglese “race” decisamente<br />

esplicita; non ho ancora avuto<br />

modo di controllare la tedesca, la<br />

francese e le altre), erano straordinariamente<br />

inadeguate alla tem<strong>per</strong>ie<br />

dell’epoca.<br />

Quanto invece a protestanti anglosassoni<br />

e comunisti, è forse ut<strong>il</strong>e ricordare<br />

che <strong>il</strong> 17 dicembre 1942, ossia<br />

sette giorni prima del radiomessaggio<br />

pontificio, appunto i governi<br />

statunitense, sovietico, inglese e di<br />

altri nove Paesi r<strong>il</strong>asciarono un’eccezionale<br />

esplicita dichiarazione<br />

pubblica di condanna di “questa politica<br />

bestiale di sterminio a sangue<br />

freddo” della “popolazione ebraica<br />

in Europa” (ne ho pubblicato <strong>il</strong> testo<br />

tradotto su Il Sole 24 ore del 26<br />

apr<strong>il</strong>e 2009).<br />

Sugli Alleati sono tuttora a<strong>per</strong>ti ricerca<br />

e dibattito intorno alla questione<br />

dei mancati o insufficienti<br />

bombardamenti delle linee ferroviarie<br />

e delle strutture omicide dello<br />

sterminio. Ciò non toglie che essi almeno<br />

a fine 1942 denunciarono e<br />

ammonirono.

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