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Risorse e progetti per il futuro - Moked

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P38 SPORT<br />

n. 2 | dicembre 2009 pagine ebraiche<br />

News<br />

TENNIS<br />

UN CLUB IN GALILEA<br />

PER UNIRE I POPOLI<br />

E’ stato inaugurato in Gal<strong>il</strong>ea un<br />

club sportivo molto particolare.<br />

L’Israel Tennis Center si è messo in<br />

testa di costruire ponti tra i popoli<br />

che abitano in quella regione: drusi,<br />

arabi cristiani, ebrei, musulmani.<br />

La struttura, nel v<strong>il</strong>laggio druso di<br />

Sajur, è fac<strong>il</strong>mente raggiungib<strong>il</strong>e<br />

da molti centri abitati da cristiani,<br />

musulmani ed ebrei, come la cittadina<br />

di Karmiel.<br />

BASKET<br />

SPARTAK, IL PATRON<br />

UCCISO A MOSCA<br />

E’ stato assassinato a Mosca, in circostanze<br />

misteriose, Shabtai von<br />

Kalmanovic, proprietario di una<br />

delle principali squadre russe di basket<br />

femmin<strong>il</strong>e, lo Spartak. Gli hanno<br />

sparato mentre si trovava nella<br />

sua macchina. Kalmanovic, che viveva<br />

in Russia ma era in possesso<br />

anche della cittadinanza israeliana,<br />

è sempre stato un <strong>per</strong>sonaggio<br />

controverso, anche al di fuori del<br />

mondo dello sport. Nel 1988 era<br />

stato condannato da un tribunale<br />

israeliano <strong>per</strong> spionaggio a favore<br />

del Kgb.<br />

MARATONA<br />

A NEW YORK DI CORSA.<br />

DA GERUSALEMME<br />

Il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat<br />

ha deciso di partecipare alla<br />

celebre maratona di New York, <strong>per</strong><br />

“sensib<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> pubblico sui problemi<br />

di Gerusalemme”. Inoltre s<strong>per</strong>a<br />

di promuovere <strong>il</strong> turismo. Per<br />

Barkat si è trattato di unire l’ut<strong>il</strong>e<br />

e <strong>il</strong> d<strong>il</strong>ettevole. Infatti <strong>il</strong> primo cittadino<br />

è un appassionato di maratone<br />

e mezze maratone: ha già corso<br />

a Parigi e Berlino.<br />

La febbre del calcio<br />

tra i ragazzi di Ghetton<br />

Dietro al successo della League m<strong>il</strong>anese<br />

c’è chi sogna i Mondiali e chi pensa solo a divertirsi.<br />

Ma è un’occasione di incontro <strong>per</strong> tutta la Comunità<br />

all’ottava edizione<br />

la Ghettons League, <strong>il</strong> tra-<br />

E’giunta<br />

dizionale torneo calcistico<br />

della comunità ebraica di M<strong>il</strong>ano.<br />

L’appuntamento è nato ai tempi dei<br />

Mondiali di Corea, nel lontano 2002.<br />

Già da un po’ Yasha Maknouz pensava<br />

di creare un’occasione di incontro<br />

<strong>per</strong> gli ebrei m<strong>il</strong>anesi, soprattutto<br />

i giovani: “Sono partito da una<br />

mia grande passione, quella <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

calcio”, racconta. “La partita che si<br />

guarda in compagnia, quella che si<br />

gioca tra amici, i commenti sulle notizie<br />

sportive… Tutto questo andava<br />

sfruttato in maniera adeguata, <strong>per</strong>ché<br />

poteva diventare lo spunto <strong>per</strong> offrire<br />

a tanti ragazzi l’occasione di passare<br />

del tempo insieme”. Così, durante i<br />

giorni della Coppa del mondo Maknouz<br />

organizzò i Mondialìm, torneo<br />

di calcio a cinque con dodici squadre<br />

che rappresentavano i differenti paesi<br />

di origine degli appartenenti alla Comunità.<br />

Fu un grande successo, e l’autunno<br />

successivo venne replicato con la nascita<br />

della Ghettons League, con sedici<br />

formazioni, arbitri, divise, pronostici,<br />

e tutto ciò che serve a rendere<br />

stuzzicante una competizione<br />

sportiva. Sotto <strong>il</strong> marchio Ghetton<br />

fu costituito anche un sito internet<br />

che presto divenne un punto d’incontro<br />

virtuale frequentatissimo.<br />

“A distanza di tanti anni sono molto<br />

soddisfatto del risultato,” commenta<br />

Maknouz. “Anche se ci sono molte<br />

cose che mi piacerebbe incrementare”.<br />

Il vero successo, spiega, sta nel<br />

torneo femmin<strong>il</strong>e: “Prendere dei ragazzi<br />

e farli giocare a calcio può<br />

www.moked.it<br />

sembrare la cosa più naturale del<br />

mondo. Ma la partecipazione delle<br />

ragazze dimostra che la nostra è<br />

un’iniziativa speciale capace di coinvolgere<br />

tutta la comunità”.<br />

Già, <strong>per</strong>ché dalla prima edizione tante<br />

cose sono cambiate, e in meglio.<br />

Da alcuni anni, infatti, la Ghettons<br />

League comprende tre campionati:<br />

la Serie A, la Serie B under 18, e la<br />

Liga femmin<strong>il</strong>e, con circa 150 partecipanti.<br />

Un momento di aggregazione<br />

importante, visto che oltre ai<br />

giocatori, intorno alle partite gravitano<br />

genitori e amici, che accorrono<br />

a tifare la propria squadra del cuore.<br />

Le partite vengono vissute in un clima<br />

di attesa e rivalità, si gioca al<br />

mercoledì, poi se ne discute fino al<br />

week end. Intorno ai campi <strong>il</strong> tifo<br />

non manca mai, specie in quelli della<br />

Liga femmin<strong>il</strong>e, complice la curiosità<br />

di vedere come se la cavano col pallone<br />

amiche, sorelle, e fidanzate.<br />

La febbre da Ghetton quest’anno sale,<br />

<strong>per</strong>ché Gruppocomodo, che insieme<br />

a Tremorsi e Inhoc rappresentava<br />

la triade “M<strong>il</strong>an Juve e Inter”<br />

della Ghettons League, ora si è divisa<br />

in due squadre: HSM e Cardadue.<br />

Ma anche le altre squadre sono<br />

agguerrite: “Mi dispiace <strong>per</strong> gli altri,<br />

ma quest’anno la Serie A la vinciamo<br />

noi della Famiglia,” promette Manuel<br />

Rimini, 21 anni. La Famiglia è una<br />

squadra che ben rappresenta lo spirito<br />

di questo torneo. Nata come formazione<br />

della classe di liceo scientifico<br />

della scuola ebraica che avrebbe<br />

preso la maturità nel 2007, la Famiglia<br />

iniziò a giocare nella serie B<br />

Under 18, arrivando a disputare anche<br />

una finale. “Quando ero al liceo,<br />

la Ghetton rappresentava un momento<br />

<strong>per</strong> passare del tempo con<br />

amici e compagni di tutti i giorni,”<br />

ricorda Manuel. “Ora che questa<br />

quotidianità è finita, mi rendo conto<br />

che le partite sono un’occasione d’incontro<br />

unica <strong>per</strong> mantenere i contatti<br />

con l’ambiente ebraico, considerando<br />

che non esiste a M<strong>il</strong>ano un<br />

movimento giovan<strong>il</strong>e <strong>per</strong> gli over 18<br />

che si riunisca <strong>per</strong>iodicamente”.<br />

Ci sono anche tanti ragazzi <strong>per</strong> i<br />

quali questo torneo rappresenta<br />

l’unico momento di vita ebraica o<br />

quasi, come racconta Josef Mouhadab,<br />

che si occupa di organizzare la<br />

Serie B e la Liga, dagli arbitri ai palloni.<br />

“Ci fa piacere essere riusciti a<br />

portare anche ragazzi e ragazze poco<br />

inseriti nella vita comunitaria.”<br />

Rossella Tercatin<br />

ú– PORTSMOUTH<br />

Un allenatore<br />

da Petah Tikva<br />

<strong>per</strong> la squadra<br />

del tycoon<br />

saudita<br />

Violenza e razzismo negli stadi,<br />

doping e corruzione: non<br />

si parla d’altro. Tuttavia, <strong>il</strong><br />

mondo del calcio è ancora capace di<br />

raccontare delle belle storie, come<br />

quella di Avraham Grant, santone<br />

degli allenatori israeliani, recentemente<br />

nominato direttore sportivo del<br />

Portsmouth, squadra inglese di Premier<br />

League, <strong>il</strong> cui principale azionista<br />

(con oltre <strong>il</strong> 90% delle quote) è<br />

Ali Al-Faraj, magnate saudita considerato<br />

vicino alla famiglia reale. Un<br />

israeliano e un saudita che lavorano<br />

insieme a un obiettivo comune, sembra<br />

utopia ma nel mondo del calcio<br />

diventa possib<strong>il</strong>e. Dovunque abbia allenato,<br />

del resto, Grant ha lasciato<br />

un ottimo ricordo di sé. Non tanto<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> suo carattere (pare sia intrattab<strong>il</strong>e)<br />

quanto <strong>per</strong> gli eccellenti risultati<br />

raggiunti. Anche grazie al suo famoso<br />

Hatachat shel Avraham: una buona<br />

dose di fortuna, <strong>per</strong> usare un eufemismo.<br />

Inizia giovanissimo all’Hapoel<br />

u Avraham Grant<br />

Petah Tikva e arriva alla guida della<br />

squadra nazionale nel 2002, anche se<br />

la svolta nella sua carriera avviene<br />

quattro anni dopo, quando si trasferisce<br />

in Ingh<strong>il</strong>terra: <strong>il</strong> primo incarico<br />

è proprio al Portsmouth. Poi, l’anno<br />

dopo, l’amico Roman Avramovich,<br />

proprietario del Chelsea, lo vuole con<br />

sé. Giunto nella capitale inglese con<br />

l’idea di occuparsi di calciomercato<br />

e talent scouting, Grant non può immaginare<br />

che di lì a poco diventerà<br />

una delle Chelsea legend. Jose Mourinho,<br />

infatti, nel settembre del 2007<br />

molla la panchina, e Avramovich lo<br />

rimpiazza con l’amico israeliano. Sarà<br />

un’annata (quasi) trionfale. Sotto la<br />

sua guida, infatti, <strong>il</strong> Chelsea va vicinissimo<br />

alla vittoria della Champions<br />

League, che gli sfugge di mano solamente<br />

al termine di una sfortunata<br />

finale contro <strong>il</strong> Manchester United.<br />

La botta psicologica è dura da smaltire<br />

e i dissapori con una parte dello<br />

spogliatoio si acuiscono, così Avraham<br />

Grant lascia <strong>il</strong> Chelsea in attesa<br />

di un altro incarico e di nuovi stimoli.<br />

Che, a quanto pare, sono finalmente<br />

arrivati.<br />

a.s.

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